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venerdì 26 giugno 2009

19) LA SOLITA ESTATE PAESANA


Come al solito in occasione dell’estate verranno riproposte le manifestazione folcloristiche coresi del Carosello Storico dei Rioni e del Latium Festival: la prima è una manifestazione tipicamente corese che consiste in una sfilata in costume rinascimentale e in una gara di cavalli, la seconda è una manifestazione che consiste nell'esibizione di gruppi folcloristici internazionali, che ha sostituito quello che un tempo era il Festival della Collina. Per tutti coloro che non sono coresi o che non hanno avuto mai a che fare con Cori (LT) per saperne di più consiglio di visitare i siti tra i miei collegamenti (Links): Carosello Storico dei Rioni Coresi, Festival folcloristico corese, La Proloco di Cori e Comune di Cori. A me invece preme analizzare le manifestazioni sotto aspetti che noi diamo per scontati.

Sarebbe molto interessante il Festival folcloristico corese, molto più del monotono carosello, perché di anno in anno si alterna il varietà del folclore mondiale, bisognerebbe soltanto superare tutte le dispute, le rivalità che ne causarono la metamorfosi genetica, coinvolgere tutti i gruppi folcloristici di Cori e unire tutte le forze.

Non vorrei finire affossare il Carosello Storico, vorrei esporre delle proposte per migliorarlo, per fare in modo che venga rilanciato, che la gente si appassioni di nuovo, come quando veniva proposta ad anni di distanza tra un’edizione e l’altra, quando si litigava per far sfilare parenti e conoscenti, quando si faceva a botte per degli anelli e ancor prima nella notte dei tempi quando era l’unico svago, insieme alle messe e alle processioni, dal durissimo lavoro quotidiano nei campi. Tutti i costumanti a mio avviso dovrebbero far delle prove prima di sfilare, dovrebbero muoversi al ritmo delle trombe e dei tamburi, dovrebbero tenere un atteggiamento serio, decoroso, dovrebbe esserci un attento studio per quanto concerne i costumi e la ricostruzione delle porte, le quali sarebbe bello lasciarle fisse e non dovrebbero essere edificate a molti metri di distanza da dove erano piazzate anticamente, coloro che parlano ai microfoni (podestà o priori) dovrebbero parlare un italiano cinquecentesco e nella sfilata non dovrebbero esserci persone che non c’entrano nulla, magari con attaccato al petto il distintivo di una Porta. Due palii all’anno forse sono troppi e ci si annoia, sarebbe interessante fare questa rievocazione storica la terza domenica di maggio, nell’ottavario della Festa della Madonna del Soccorso: se il palio è dedicato alla Madonna del Soccorso non ha senso farlo disputare a più di un mese dalla festa; negli anni ’30 si disputava in quella ricorrenza, la prima edizione si disputò il 18 maggio 1937, come è scritto sul retro di questa fotografia, nell’odierna Piazza Signina, allora Piazzale Vittorio Emanuele III.


L’altro palio, dedicato a Sant’Oliva (il palio del forestiero), con relativa sfilata, se non vorranno eliminarlo, sarà interessante farlo disputare a tre mesi di distanza dall’altro; a questo punto dovrebbe essere rivalutata la Festa di Sant’Oliva, antica patrona di Cori dimenticata: da alcuni anni la Proloco Cori qualche cosetta organizza in quella occasione. Nello stadio di Stozza una manifestazione rinascimentale non c’entrerebbe nulla, essendo un impianto moderno, se proprio deve essere svolta da quelle parti dovrebbe svolgersi davanti alla decrepita chiesa di San Rocco dove anticamente si correvano i palii. Ricordiamo che il palio di Sant’Oliva e la manifestazione a Stozza nacquero nel 1992, quando fu accantonata la proposta di far disputare il palio Madonna Del Soccorso in quel luogo per risparmiare i soldi delle tribune da erigere in Piazza Signina, e per non scontentare i contradaioli di Porta Furba bisognò istituire un altro palio. Se tali semplici e interessanti proposte, lanciate da un comune cittadino, verranno almeno discusse e valutate questa manifestazione diverrà una vera manifestazione rinascimentale, attrattiva di appassionati, studiosi e semplici visitatori, i quali non sono molto attratti dalla disputa dell’anello, per loro è noiosa, che è invece l’unica attrattiva di alcuni facinorosi delle Porte, unitamente alla sagra mangereccia nelle taverne.





Anche la tradizionale festa di Sant’Antonio da Padova, quest’anno spostata a luglio per via delle votazioni, del referendum, del Corpus Domini e per via della strada bloccata, prevederà un programma mangereccio: di solito in quella festa ci sono molte iniziative esterne con un'ampia partecipazione popolare, ma al vero fulcro della festa, cioè alla processione, non ci va nessuno. Tuttavia è una bella festicciola, sia nel sacro che nel profano e i vallarani devono lottare per conservarla e rivalutarla, perché no, con l’aiuto pure di quelli del Monte. Io non capisco i sostenitori delle Porte della Valle nel Carosello, soprattutto quelli di Porta Ninfina o Furba, che prima imprecano e inveiscono contro il Monte, poi quando escono nel corso di tutto l’anno, escono sempre sù al Monte. A Cori Monte nelle aree nuove ci sono molti abitanti nati a Porta Furba o a Porta Romana che non hanno tagliato il cordone ombelicale con le proprie origini, così come nelle zone nuove di Porta Romana vi abitano molti di origine montanara. Quando si nasceva nelle case del centro storico aveva un senso appartenere ad una Porta, ma per coloro che sono nati negli ospedali e che hanno sempre risieduto nei nuovi quartieri per me non ha senso. Così io, come molti, non mi definisco appartenere a nessuna Porta all’infuori di quella di casa, oltre che per quel motivo pure perché non si attuano cambiamenti per rilanciare quella manifestazione e far tornare l’entusiasmo e la frenesia come nelle edizioni 1984 e 1992 ad esempio. Quelle edizioni tornarono rispettivamente dopo 13 anni e dopo 8 anni, le uniche bellissime ed appassionate che io ricordi, anche se quella del 1 luglio 1984 finì come finì.

Carosello Storico 1984


In quell’anno i televisori e le fotografie erano già a colori, non c’erano i telefoni tascabili, se non in fase sperimentale, internet e You Tube erano fantascienza, anche se non mancavano i computer da ufficio, sistema operativo Ms Dos, ma erano pochi, erano ancora diffusissime le macchine da scrivere e i calcolatori tradizionali, erano diffusi tra i ragazzi gli elaboratori Commodore, più che altro per giocarci, come erano abbastanza diffusi i videoregistratori e le telecamere da casa con cui uno poteva immortalare e rivivere le emozioni del Carosello Storico. Il Muro di Berlino e il Blocco Sovietico erano ben saldi, il Partito Comunista aveva maggioranze bulgare a Cori, Angela Vitelli era sindaco e Ignazio Vitelli era podestà del Carosello. Bei ricordi: le grandissime tribune (o ero piccolo io?), il cui costo era di £ 10.000 ma se volevi stare in piedi pagavi £ 5.000, le sfilate ad ogni festa di porta, con le prove del palio, con la massiccia partecipazione ed entusiasmo popolare, ce n’era troppo, fu la principale causa dello stroncamento e della scazzottata generale.

domenica 14 giugno 2009

18) PRESIDENTE SIAMO CON TE……


Il risultato del partito del Popolo delle Libertà alle elezioni europee è stato un buon risultato, nonostante la lieve flessione rispetto alle elezioni politiche di un anno fa (37,39% alla Camera, 38.17% al Senato, contro il 35,26% di quest'anno). La forte astensione ha influito nel piccolo calo di percentuale, ma non dimentichiamo che l’Italia ha avuto il maggior numero di votanti rispetto agli altri paesi europei, circa il 72% di votanti sugli aventi diritto, tuttavia la coalizione di governo ha guadagnato, con la Lega Nord Padania che è riuscita a superare il 10 %. Dopo un anno i cittadini hanno potuto apprezzare il buon governo (crisi economica, regole severe sull’immigrazione incontrollata, terremoto in Abruzzo, grandi opere, problema immondizia a Napoli), per questo lo hanno premiato; il Partito Democratico gioisce per le mancate previsioni di Berlusconi, che auspicava superare la soglia del 40%, ma non guarda in casa sua, dove ha perso oltre 7 punti in % rispetto all’anno scorso (il 26% ha ottenuto alle elezioni di quest'anno), in realtà sarebbero 4 perché l’anno scorso il Partito Radicale era unito al Pd. 



Guadagna molto a sinistra l’Italia dei Valori ed è in lieve ripresa rispetto allo scorso anno la sinistra radicale, che comunque non riesce a far eleggere nessun rappresentante al Parlamento Europeo. L’Udc ha guadagnato un punto per il calo dei votanti, il numero di suoi elettori è uguale allo scorso anno: se fosse stato al governo avrebbe levato la pelle a Berlusconi, come già fece Follini alle precedenti europee, quando per un pugno di voti in più si montò la testa; pensava di essere ancora ai tempi di un governo ogni due mesi. L’Udc va bene solo quando è alleato con il Pdl, quando va da solo i suoi elettori preferiscono votare Berlusconi: a Latina ha guadagnato un 8%, se fosse andato da solo penso che non sarebbe arrivato a tanto, comunque nella nostra provincia c’erano anche altre liste di destra che sono andate discretamente. Alle elezioni amministrative moltissimi comuni e province sono stati strappati al centrosinistra al primo turno, quelli che andranno ai ballottaggi l’Udc in alcuni casi si apparenterà con la destra, mentre in altri casi si apparenterà con la sinistra: facesse quello che vuole.

Nel Comune di Cori si esulta perché il Pdl per una manciata di voti non ha raggiunto il Pd, che ha perso oltre mille voti: avrà influito il calo dei votanti come nel resto d’Italia? Di solito alle elezioni comunali e alle elezioni politiche le percentuali dei votanti sono elevatissime, mentre gli altri tipi di elezioni interessano poco; oppure il non voto è stata una forma di protesta verso la nostra amministrazione comunale per alcune politiche non gradite, come i rifiuti sparsi per le strade e per le campagne e come il proliferare di supermercati nel nostro paese con il rischio del fallimento degli esercenti locali? Se questi dati saranno confermati pure alle Elezioni Regionali dell’anno prossimo non sarà più un miraggio la riconquista del comune da parte delle forze di destra, che potranno andare sole alle comunali senza l’apparentamento con l’Udc, che ora come ora appare di difficile realizzazione. Negli ambienti Pdl c’è grande soddisfazione per il traguardo raggiunto, ma allo stesso tempo c’è un po’ di amarezza per il candidato consigliere provinciale Tommaso Bianchi che qualcosina in più avrebbe potuto fare: liste e listarelle che appoggiavano il presidente Cusani hanno fatto disperdere i voti Pdl. Il candidato del Pd Cassoni viene riconfermato come da pronostico al consiglio provinciale e 500 voti sono stati sufficienti al candidato della sinistra radicale Nuglio per essere eletto, anch’egli all’opposizione.

lunedì 8 giugno 2009

17) CAMBIO DELLA GUARDIA ALLA CHIESA DEL MONTE

Sabato 13 giugno 2009 alle ore 18:30 si insedierà nella Parrocchia dei Santissimi Pietro e Paolo a Cori Alto il nuovo parroco don Angelo Bonaiuto, che sostituirà il vecchio parroco don Fabio Fiorini e nei giorni prima dell’insediamento ci sarà una sorta di triduo di preparazione.


Cori forse è una piazza difficile per un prete: vuoi per un forte sentimento anticlericale diffuso, vuoi per la secolarizzazione, che non è solo un problema corese. Per riallacciarmi al discorso dell’anticlericalismo corese dell’11) PROCESSIONE DEL SOCCORSO, quando dissi di un certo anticlericalismo propagato, in quanto i preti erano visti come amici dei padroni, aggiungo che erano malvisti pure perché detenevano il potere: Cori faceva parte dello Stato Pontificio. (un proverbio corese diceva: prèviti, frati e pàssari come i vidi mmàzzai; traduzione: come vedi i preti, i frati e i passeri ammazzali) Leggendo un saggio di Tullio De Mauro si narra che i coresi divennero tutti repubblicani quando durante i motti del 1848 il Papa Pio IX fuggì a Gaeta e fu proclamata la Repubblica Romana: alcuni di essi si distinsero combattendo a fianco di Garibaldi a Velletri in difesa della Repubblica, contro i francesi di Luigi Bonaparte (futuro Napoleone III), che erano divenuti gendarmi del papa.

Nonostante la forte avversione verso i clericali molte famiglie cercavano di far entrare i loro figli, o qualcuno dei loro numerosi figli, nei semiari per poter loro garantire un futuro, per studiare e per sfuggire alla durissima vita dei campi, come diceva un altro proverbio corese: “chi ‘n tè voglia de laorà o frate o sbiro se va ffa’” (chi non ha voglia di lavorare diventa frate o sbirro); non era semplice entrare allora nei seminari in quanto le domande di accesso erano numerosissime. Se oggi lo sbirro (poliziotto o carabiniere) è divenuto un mestiere rischioso si, ma ambito, perché con la precarietà è percepito come un posto lavorativo fisso vitalizio, per cui c’è una durissima selezione; al contrario, avendo tutti la pancia piena e essendo cambiate le mentalità, se qualcuno decide di entrare in seminario non penso trovi molti ostacoli: prete ancora qualcuno si fa, perché è guardato dalla gente come una figura importante per i battesimi, per i matrimoni e per i funerali, ma frate non si fa quasi più nessuno, quei pochi che lo diventano se lo sentono veramente. I sacerdoti di oggi sono più deboli rispetto a quelli del passato: qualche volta succede che si lasciano attrarre dagli scintillii esterni della nostra società e lascino l’abito, ma sono solo una piccolissima percentuale. Se il Vaticano consentisse il matrimonio dei sacerdoti non ci sarebbero più abbandoni e neanche ci sarebbero più alcuni casi isolati di pedofilia; scusate, gli apostoli di Gesù Cristo non erano sposati? La Chiesa Cattolica per coprire la carenza sacerdotale importa più religiosi possibili dai paesi in via di sviluppo, dove sono in sovrannumero e dove si ragiona come da noi quando il tenore di vita era più basso, ma molti di essi è probabile che si trovino in Italia per motivi di studio, per conseguire specializzazioni universitarie ecclesiastiche del Vaticano.

Nel nostro mondo occidentale qualcuno non ha più bisogno della religione: si sposa in comune e quando arrivano i figli non li fa battezzare, fortunatamente queste persone si contano sulla punta delle dita, ma se la cosa dovesse ingrossarsi che fine faremo noi, con le nostre tradizioni, con il nostro sangue, con la nostra cultura e con la nostra memoria? Non è tanto una questione politica di sinistra: la Religione Cattolica per certi aspetti si avvicina alla sinistra, vedi politiche migratorie e politiche ecumeniche; mentre per altri aspetti si avvicina alla destra, vedi la contrarietà alla bioetica, la contrarietà all’aborto, la contrarietà del riconoscimento giuridico delle unioni al di fuori del matrimonio tra uomo e donna e la contrarietà alla rimozione dei crocefissi dai luoghi pubblici in chiave anti – islam. Solo il divorzio mette tutti d’accordo: sinistra, destra e Chiesa, anche se formalmente non lo riconosce, la Sacra Rota può annullare i matrimoni religiosi. Le organizzazioni cattoliche organizzate si dice che siano più orientate a sinistra che a destra, essendo ridotto ai minimi termini il partito cattolico centrista erede della Dc, ma può capitare che qualcuno la pensi diversamente.

A parte la politica, una volta mi fu riferito che quando uno è un assiduo frequentatore delle messe o delle associazioni cattoliche dovrebbe stare sereno, tranquillo, dovrebbe avere una pace interiore, dovrebbe essere superiore alle chiacchiere di paese, non dovrebbe farsi prendere da stupide ripicche, da stupide scaramucce e non dovrebbe stare sempre sul “chi va là”. Non so ora quale futuro attenderà don Angelo Bonaiuto a Cori, ma non posso che augurargli un buon lavoro nella chiesa di San Pietro e Paolo al Monte, edificata nel 1952, in sostituzione delle due chiese parrocchiali distrutte dalle bombe del 1944, possa egli operare come i precedenti parroci don Luigi, don Gianni, don Fabio e agli altri sacerdoti che temporaneamente li hanno aiutati e li hanno assistiti, ne cito alcuni che ricordo: don Livio, gli egiziani don Paolo e padre Kamal e in ultimo l’altro don Luigi che ha sostituito il parroco in questi mesi.

lunedì 1 giugno 2009

16) RIPERCORRENDO LA VIA DELL’IMPERO




Da pochi anni in occasione del 2 giugno, anniversario della nascita della Repubblica Italiana, sono state ripristinate la festività nazionale e la parata militare su Via dei Fori Imperiali a Roma: la strada che da Piazza Venezia conduce al Colosseo. In quella strada sono collocate le rovine dell’antica Roma e a Piazza Venezia c’è l’Altare della Patria o il Monumento al Milite Ignoto, inizialmente intitolato a Vittorio Emanuele II di Savoia (il monumento del Vittoriano) considerato il Padre della Patria, esso è l’emblema patriottico dell’Italia di oggi: sorto tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento con non poche polemiche, sia perché si ritenne e si ritiene che stoni con i resti di Roma antica, sia perché per edificarlo furono abbattute molte abitazioni e chiese medioevali. Piazza Venezia è la piazza che fu cara al Regime Fascista, a Palazzo Venezia c’era l’ufficio di Benito Mussolini, spesso si affacciava dal balcone per tenere i suoi grandi discorsi, con le folle oceaniche assiepate che ascoltavano osannandolo; su Via dei Fori Imperiali anche allora avvenivano le parate militari, quella strada era denominata Via dell’Impero, non solo per rimembrare i fasti di Roma antica, ma anche per celebrare il nuovo impero, sorto “sui colli fatali di Roma”, con la conquista dell’Etiopia e imperatore fu proclamato Vittorio Emanuele III, già Re d’Italia. La dinastia dei Savoia che unificò l’Italia nella seconda metà dell’ottocento era una dinastia francese, divenuta piemontese e infine divenuta romana; quando Roma fu scelta per capitale, la città attraversò ovviamente anni di ammodernamenti, di cambiamenti e di trasformazioni urbanistiche: con i Savoia e con il Fascismo. Il 17 marzo 1861 fu proclamato a Torino il Regno d’Italia, anche se in quel momento rimanevano fuori dal Regno le tre Venezie e Roma, futura capitale, furono così cancellati 1400 anni di vergogne, di umiliazioni, di dominazioni straniere, di smanie di potere, di grandezza e di ricchezza di nobili nostrani, di papi e di cardinali: motivo per cui secondo il mio parere il 17 marzo dovrebbe essere festa nazionale, come un tempo, la festa dell’Unità d’Italia, più importante del 2 giugno, la festa in cui si ricorda la forma di governo istituzionale d’Italia. I Savoia con 20 anni di dittatura fascista, con una terribile e disastrosa guerra si giocarono il Trono d’Italia; guerra voluta per l’egemonia di potere sul mondo della Germania nazista e del Giappone imperiale, con i quali l’Italia si schierò per avere la propria parte di bottino, sicura della loro vittoria, per rivivere ancor di più le glorie della sua Roma, ma i fascisti non capirono che quando iniziò l’alleanza con i nazisti tedeschi finì l’autonomia italiana ed essi divennero loro succubi. Oggi per le conseguenze di quella guerra la nostra Italia ha perso la propria autonomia, è schiava degli Usa e la sovranità nazionale l’ha perduta ancor di più con l’Unione Europea: allora non vi sembrano uno sfregio le forze armate di Roma, capitale di un’Italietta, che sfilano lungo la Via dei Fori Imperiali, dove anticamente sfilavano le legioni di Roma padrona del mondo?





Far parte dell’Unione Europea ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: preferirei che fosse un’unione per favorire l’economia e gli scambi commerciali ma non voglio che si faccia il grande stato europeo. Pure far parte della Nato ha i suoi vantaggi: facendo parte della più grande alleanza militare del mondo non verremo mai attaccati dalle altre nazioni pazzerelle, perché sono timorose della nostra superiorità; con la fine della Guerra Fredda è stato scongiurato l’incubo di una guerra totale e nucleare e la pace è garantita. Le insidie oggi non arrivano più dai singoli stati ma da gruppi terroristici: ogni tanto bisogna impiegare i soldati delle forze Nato per sconfiggerli e per garantire la sicurezza e la stabilità nelle nazioni dove c'è quel problema. Tornati a casa i militari sfilano a Roma, in occasione della Festa della Repubblica, dinanzi al Cesare di oggi (Napolitano o Berlusconi?), in una nazione che cerca di ritrovare un orgoglio patriottico e nazionale per troppo tempo dimenticati, nonostante i forti movimenti autonomisti e regionalisti del paese. La Roma di allora cadde per le invasioni barbariche, l’Italia di oggi farà la stessa fine con le ondate migratorie? Oppure dopo l’era monarchica e l’era repubblicana arriverà anche per noi un impero, come avvenne per Roma antica? Ma fare quei paragoni è un’utopia perché oggi tutto il mondo è un unico villaggio globale di cui sappiamo tutto, comincia ad andarci stretto e sentiamo il desiderio di esplorare sempre più l’universo per cercare altri pianeti abitati. Tornando sulla Terra, io appassionato di musiche e marce militari, vi faccio godere quest’inno della Brigata Sassari di stazza nell’isola della Sardegna: quell’isola fu il nucleo originario d’Italia, che i Savoia barattarono con gli austriaci in cambio della Sicilia; quando Napoleone invase il Piemonte il Principe Vittorio Emanuele I fuggì in Sardegna, che non fu occupata, dopo la Restaurazione la capitale del Regno tornò ad essere Torino, ma il nome del Regno cambiò in “Regno di Sardegna”, i Re di Casa Savoia che salivano al trono assumevano il titolo di Re di Sardegna e poi con l’Italia unita assunsero il titolo di Re d’Italia. Dei reparti dell'esercito italiano portano ancora la denominazione del Regno di Sardegna: le caserme della Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna, ad esempio, sono dislocate in tutta l'Italia centrale e non c'entrano nulla con la Sardegna, se non con lo scudetto della Brigata: i quattro mori decapitati e fasciati, simbolo della vittoria dei sardi sugli arabi che tentarono di occupare l'isola, con al centro una granata. Quell’isola è un po’ staccata dall’Italia perciò non mancano movimenti separatisti, ma sono poca roba; nella vicina Corsica, che appartiene alla Francia, il sentimento separatista è più forte: fa parte d’Italia geograficamente, se ne facesse parte anche politicamente la spinta separatista sarebbe minore.




PARATA AI FORI IMPERIALI


All’ombra dei Fori imperial,
orgoglio e pregio, dall’altar
dell’Italia e della sua capital,
ecco, appare la parata militar!

E le folli col cuor alla man
nel vento, è l’Italo tricolor,
si riconoscono vere Italian,
con politici di tutti i color!


Via, “La marcia degli eroi”:
“bersaglier!” “Folgore” grida,
con i vari reparti e inni poi
si rifinisce la nazional gita!


Al caduto di ieri un pensier
va, e oggi si rischia la pelle
per miseri popoli: è dover
dar speranze vitali più belle!



Gli angeli le legioni del ciel
sono; l’angelo umano audace
è, del sogno è custode fedel:
quel sogno chiamato pace!


Andrea Lucarelli (giugno 2004)