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giovedì 25 luglio 2013

193) IL 25 LUGLIO 1943

Il 25 luglio del 1943

Lo sbarco in Sicilia del 10 luglio esauriva le scarse possibilità che restavano all'Italia di vincere la guerra, anche se in realtà la situazione era per l'Asse già gravemente compromessa da diverso tempo: la sconfitta di El Alamein nel novembre del 1942, contemporanea allo sbarco delle forze americane in Marocco e Algeria, aveva portato alla definitiva sconfitta in Africa, e con la perdita dell'Africa, si apriva la concreta possibilità, per le forze alleate, di aprire un fronte diretto contro l'Italia, l'alleato debole della Germania.
Una situazione militare ormai allo sfascio, unita alle posizioni ormai contrarie al Duce del Fascismo della Casa Savoia, trovò uno sbocco naturale nel Gran consiglio fascista del 24 luglio, in cui - alle 3 del mattino del 25 luglio - venne approvato l'ordine del giorno Grandi (con 19 voti su 28). Il nocciolo della proposta Grandi era la richiesta per "l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali" e l'invito al Duce di pregare il re "affinché egli voglia, per l'onore e la salvezza della patria, assumere con l'effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quelle supreme iniziative di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono": al di là del contorto linguaggio politico, appariva evidente che fra le supreme iniziative del re, se c'era stata quella della guerra, poteva esserci anche quella della pace.
Fu proprio il re, che aveva un ventennio prima voluto accettare il Duce come primo ministro, a decidere che era il momento, per salvare la monarchia, di sacrificarlo: dal gennaio 1943 iniziano così le "grandi manovre" del sovrano, di cui fu messa al corrente solo una piccola cerchia di fedelissimi (anzitutto il ministro della Real Casa duca Acquarone, il capo di Stato maggiore generale Ambrosio, e poi il generale Castellano, futuro plenipotenziario italiano nelle trattative con gli alleati), che trovarono in Grandi e in Ciano (il genero del Duce) gli alleati nel Partito di cui avevano bisogno, utilizzandoli per i propri fini e probabilmente senza che questi si accorgessero del vero scopo cui servivano.
La mattina del 25 luglio il Duce accettò di recarsi dal re. Fece il suo ingresso a Villa Savoia alle 17, per il consueto colloquio settimanale; non sapeva che già in quel momento la sua scorta era sotto controllo, e duecento carabinieri circondavano l'edificio, mentre un'ambulanza della Croce Rossa era in attesa di portarlo via prigioniero. Fu il capitano dei carabinieri Giovanni Frignani ad arrestarlo.
Mussolini fu prima relegato a Ponza nella casa già occupata dal prigioniero abissino ras Immiru, e poi all'Isola della Maddalena.
Le notizie dell'arresto di Mussolini e della formazione del Governo Badoglio furono accolte in tutt'Italia con manifestazioni di giubilo; gli antifascisti e molta gente comune scese in piazza e divelse i simboli del vecchio regime, inneggiando alla democrazia e alla pace.



 

Il 25 luglio è vivo e lotta assieme a noi

Da settant'anni è il tormentone della storia d'Italia, il paradigma di tutte le cadute dei capi, di tutti i conflitti tra poteri e di tutti i voltafaccia e i tradimenti

Da settant'anni il 25 luglio è il tormentone della storia d'Italia, il paradigma di tutte le cadute dei capi, di tutti i conflitti tra poteri e di tutti i voltafaccia e i tradimenti.
Ogni leader deposto nella nostra repubblica ha subito la sindrome del 25 luglio: da Craxi a D'Alema, da Berlusconi a Bossi, solo per dire dei più recenti.
Per i missini, la replica del 25 luglio fu la scissione di Democrazia Nazionale dal Msi (poi venne il caso Fini). Almirante ripeteva che fu coniato un verbo in inglese, To Badogliate, per indicare il tradimento col nome del Maresciallo Badoglio.
Il 25 luglio è anche un evento paradossale: un dittatore che va al Gran Consiglio consapevole del destino che lo attende, cade democraticamente, con voto di larga maggioranza e rimette il suo mandato nelle mani del Re e poi si fa arrestare.
Chi lo abbatte sono i suoi quadrumviri della Marcia su Roma (Balbo era morto), le migliori intelligenze del regime, da Grandi a Bottai, personalità di valore come De Stefani, De Marsico, Rossoni, Federzoni; la destra del regime, sotto l'egida del Re. Col Duce al Gran Consiglio restano in pochi e non i migliori. Mussolini è sfiduciato, non ama la prospettiva di andare al rimorchio dei tedeschi, magari voterebbe anche lui per la caduta.
Poi con l'8 settembre verranno le tragedie, da Salò a Verona, gli eccidi rossi, i rastrellamenti tedeschi, la guerra civile. Ma il Paese spaesato e decapitato, con la classe dirigente che si squaglia, comincia là (salvo antichi precedenti). Il 25 luglio non finì più.
LA BADOGLIEIDE

domenica 14 luglio 2013

192) LO SBARCO ANGLOAMERICANO IN SICILIA

70 anni fa lo sbarco degli americani in Sicilia: ma oggi le stragi compiute non sono più tabù



Nel settantesimo anniversario dello sbarco angloamericano in Sicilia (9-10 luglio 1943) si riaprono i dossier sulle stragi compiute dagli americani nei sei giorni di guerra che infiammarono il territorio da Gela a Vittoria e durante i quali i soldati dell’Operazione Husky si macchiarono di crimini di guerra sia contro i civili sia contro
i militari italiani e tedeschi presi prigionieri.


Biscari, Comiso, Vittoria, Passo di Piazza, sono i nomi delle località siciliane dove si sono consumate le stragi ricostruite nei saggi Uccidi gli italiani di Andrea Augello (strage di San Pietro di Caltagirone, località Biscari), Gela 1943 di Fabrizio Carloni (strage dei carabinieri a Passo di Piazza  sulla quale la Procura Militare di Napoli ha aperto un fascicolo ) e nel recente Obiettivo Biscari di Domenico Anfora e Stefano Pepi che documenta, per la prima volta, la strage di Comiso  nella quale vennero fucilati soldati italiani e tedeschi, e ricostruisce l’omicidio di Giuseppe Mangano, podestà di Acate, ucciso nei pressi di Vittoria insieme al figlio Valerio e al fratello Ernesto. Nell’Operazione «Husky», l’assalto alla Fortezza Europa, gli anglo-americani misero in campo 180 mila uomini, 1800 mezzi da sbarco, 600 carri armati, 4 mila aerei. Sulla spiaggia di Gela si trovarono di fronte alla resistenza disperata dei soldati della Livorno, della Goering e di gruppi di civili. La reazione degli americani, caricati dalla parola d’ordine del generale Patton: «Kill, kill and kill some more» fu violenta.

Il senatore del Pdl Andrea Augello, oggi impegnato in un convegno sullo sbarco organizzato dalla Regione Sicilia e dalla Provincia di Catania, ha sottolineato che per la prima volta l’anniversario dello sbarco di Gela viene celebrato dalla stampa nazionale dedicando la dovuta attenzione alle vittime dei crimini di guerra commessi da diverse unità dell’esercito degli Stati uniti in Sicilia. “Mi sembra che lo sforzo di ricerca della verità, al quale ho dato il mio piccolo contributo, abbia aperto una breccia, destinata ad allargarsi per effetto dell’attenzione dei media in questi giorni”.


mercoledì 3 luglio 2013

191) CHE SCANDALI!

SOLIDARIETÀ A BERLUSCONI PER L’ASSALTO GIUDIZIARIO, MA NO ALLA TRASFORMAZIONE DEL “POPOLO DELLA LIBERTÀ” IN “FORZA ITALIA”, SOPRATTUTTO PER RISPETTO PER GLI ORIGINARI DI “ALLEANZA NAZIONALE”. 


La sentenza di Primo Grado del processo Ruby è stata vergognosa: senza prove e con più di trenta testimoni che hanno smontato le accuse rivolte a Silvio Berlusconi, compreso un questore di Polizia, l’imputato ha avuto una condanna a 7 anni di reclusione, oltre ovviamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. È stata una vera stangata che neanche gli assassini più incalliti ricevono! Ma in che razza di paese viviamo??? La giustizia italiana (una parte, non tutta) anziché occuparsi dei crimini veri, delle cose serie, perde tempo con queste cretinate: soltanto se riguardano alcuni però. Quando ci sarà per il caso Monte dei Paschi di Siena un simile assalto mediatico – giudiziario???

Una parte politica non riesce a piegare il suo solito avversario con le elezioni, non lo abbatte mai, neanche quando sembra destinato al tramonto, e tenta di farlo in altre maniere: sono dei metodi leninisti – stalinisti e quando si raggiunge lo scopo di intona “Bella Ciao”. Ora coloro che si erigono a puritani, a palatini della moralità, dimenticano quando prendevano in giro il Papa e la Chiesa che parlavano di ferree regole per la sessualità? Tutto sommato il proprio tempo l’ha fatto Berlusconi: ha quasi 77 anni, ha vinto per 3 volte le elezioni, ha governato, sommando i vari periodi, 9 anni e 2 mesi; nessuno nella storia della repubblica ha fatto meglio di lui. Per cui se dovesse essere costretto con forza a lasciare la politica non avrà nulla da recriminare dal punto di vista della carriera, considerando anche l’età avanzata, sarà il metodo vergognoso che non andrà. Gli converrà governare ancora con chi lo sta “uccidendo”? Staccherà la spina all’esecutivo prima che arrivi una condanna definitiva? Penso che non lo farà nell’immediato, soprattutto per timore che si formino altre maggioranze di governo per evitare il voto anticipato. Le nuove elezioni politiche generali non sembrano un miraggio, il clima da campagna elettorale non si è mai arrestato dallo scorso febbraio.




In questo contesto corrono delle voci, sempre più insistenti, della risurrezione di “Forza Italia” e dell’accantonamento del “Popolo della Libertà”. Gli ex forzisti sono entusiasti di quest’idea, gli ex An non lo sono affatto. Non mi sembra una buona iniziativa: significherebbe ammettere un fallimento. Non si può stare a fondare o a resuscitare partiti ogni 3 – 4 anni. Servono idee, proposte, non nomi. Siamo giunti a questo grande partito Pdl, il frutto delle molte anime del centrodestra italiano, ora torniamo indietro e buttiamo tutto all’aria? Dai, non siamo ridicoli. Negli Stati Uniti sono secoli che ci sono gli stessi grandi partiti, in Italia se ne fondano o si rifondano ogni anno. Se il partito si chiamerà Pdl o FI i potenziali elettori saranno sempre gli stessi, non cambierà nulla; i fautori di questo progetto dicono che così facendo si tornerà allo spirito del 1994, magari lanciando in campo la figlia del grande capo e riproponendo il celebre inno, ma visto che i tempi sono cambiati e le esperienze di governo non sono mancate, tutto potrebbe ritorcersi contro, così da puzzare di stantio.

Per questo sarà meglio proseguire con il Popolo della Libertà, non ammettendo recriminazioni per questa fusione, guardando avanti senza più voltarsi, in questo modo si rispetterà l’ex partito Alleanza Nazionale, diverso da Forza Italia, che vi ha aderito. Io, come molti altri, da sempre ci siamo impegnati per portare dentro il Pdl i valori ed i principi di quella che era An, in modo da non far sembrare il partito troppo forzista, troppo di centro. Il mio blog è nato nel 2009, lo stesso anno del Pdl: è una bella coincidenza. Se rifonderanno Forza Italia sarà una grande delusione per me: la fine del sogno di questo grande partito. Il mio entusiasmante impegno di 4 anni e ½ non sarà servito a nulla!