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venerdì 31 ottobre 2014

244) I GRANDI AFFARI CON I DEFUNTI

NEL MESE DI NOVEMBRE SI RICORDANO I DEFUNTI: IL GRANDE GIRO D’AFFARI LEGATO AD ESSI CALPESTA LE PIÙ ELEMENTARI NORME DI RISPETTO PER I MORTI E PER I LORO FAMILIARI VIVI.




Il mese di novembre tradizionalmente è dedicato a tutti i defunti. Le visite nei cimiteri di tutti i paesi e di tutte le città, tirati a lucido per l’occasione, aumenta vistosamente rispetto agli altri mesi dell’anno e i commercianti fanno grandi affari con le vendite dei fiori e dei lumi. La morte fa parte del ciclo della vita: se non ci fosse, non ci sarebbe nemmeno la nostra esistenza. Essa non desterebbe nessuno scandalo se arrivasse in età molto avanzata, quando uno è lacerato dai molti acciacchi e non ce la fa più a far niente; purtroppo non sempre va così. Si aggiungano pure gli elevatissimi costi legati alle sepolture, il cosiddetto “caro estinto”, che apportano la beffa, oltre naturalmente al danno del trapasso. Il posto al cimitero, i lavori di muratura, i rivestimenti in marmo, la cassa, la vestizione, il carro, le luci, spesso i fiori, l’offerta per la chiesa e le altre cose ancora sono degli elementi che rendono un lusso la morte.

E se uno non ha i soldi non muore? Magari. O provvederà il comune di appartenenza o provvederanno tutti i parenti o si pagherà un po’ per volta. Le frequenti costruzioni dei nuovi loculi e delle cappelle familiari nei camposanti, che per legge devono sorgere fuori dai centri abitati, rendono gli stessi in continua espansione come le città: eppure basterebbe recuperare molti posti eliminando le tombe di coloro che sono morti da molti decenni e oramai dimenticati, così da limitare i nuovi fabbricati. Secondo me è sbagliato scegliersi il posto nelle moderne necropoli con largo anticipo, magari ritenendolo migliore degli altri: sempre al cimitero finirai e il “posto buono” non te lo godrai mai.

Insomma oggi è divenuto un bel mercato quello legato alle sepolture che fa fare affari d’oro e dietro iniziano ad intravedersi dei fenomeni mafiosi; siamo ben lontani dai tempi degli antichi e temuti “beccamorti” o “becchini”. Ogni tanto ci sono delle notizie relative ad arresti di alcuni titolari delle agenzie funebri, che negli ospedali della grandi città scorrettamente si aggiudicano la gestione dei funerali attraverso le soffiate dei compiacenti infermieri. Addirittura si fa a botte tra “cassamortari” per l’aggiudicazione delle esequie. Qualcuno di questi approfitta del dolore e della poca lucidità dei familiari del morto, in quei frangenti, per imbrogliare  per spillare più denaro possibile. Mi rendiamo conto che anche le onoranze funebri hanno le loro spese ed i loro dipendenti devono pur campare guadagnandoci su, soltanto ci vorrebbe un maggiore ritegno. Non bisogna dimenticare lo strazio e la sofferenza dei congiunti per una loro persona cara che non c’è più. È un mestiere controverso quello legato alle sepolture.

domenica 26 ottobre 2014

243) MANIFESTI INVITANTI ALLA PRUDENZA ALLA GUIDA

FORTI MESSAGGI PUBBLICITARI E PER PREVENIRE GLI INCIDENTI STRADALI DA PARTE DI UN’AGENZIA DI POMPE FUNEBRI DI LATINA AFFISSI PRINCIPALMENTE LUNGO LA S.S. 148, O VIA PONTINA, UNA DELLE ARTERIE PIÙ PERICOLOSE D’ITALIA.




domenica 19 ottobre 2014

242) BASTA CON GLI ANGLICISMI

SEMPRE PIÙ PAROLE STRANIERE, IN PARTICOLARE INGLESI, INVADONO LA LINGUA ITALIANA: DA NOI LA MODA E IL GLOBALISMO PREVALGONO SULL’ORGOGLIO NAZIONALE. ALLORA SI ABOLISCA L’ITALIANO E SI ADOTTI L’INGLESE COME LINGUA UFFICIALE!


Negli ultimi tempi c’è stata una massiccia immissione di anglicismi nella nostra lingua. Purtroppo nessuno si preoccupa di tutelare e salvaguardare il nostro idioma nazionale, come avviene in altre nazioni: ad esempio in Francia ed in Spagna per ogni parola inglese che entra in uso comune trovano dei termini corrispondenti nelle loro lingue. L’unico popolo di rammolliti siamo noi. L’alto giorno la televisione reclamizzava l’incontro di calcio della nazionale italiana valevole per le qualificazioni al Campionato Europeo e dicevano: “european qualifiers”, anziché “qualificazione per l’Europeo”; con uno scatto d’ira ho cambiato canale. Restando in ambito calcistico Champions League e Confederation Cup sono facilmente traducibili, ma evidentemente non si vuole andare controtendenza e addirittura la Coppa Italia Tim (chiamata Tim per ragioni di sponsor) per essere più fichi sempre di più viene chiamata Tim Cup. Stanno tornando le parole team, coach o trainer, volley, basket, al posto di squadra, allenatore, pallavolo, pallacanestro. I titoli dei film (pellicole o lungometraggi in italiano) americani non li traducono più nella nostra lingua. Invece di dire “facciamo una spuntino durante una pausa” si dice  sempre di più: “mangiamo uno snack durante il break”. I saloni di esposizione divengono gli showroom, le sale conferenze o i centri congressi mutano in room conference o al massimo in sale meeting. Il Welfare sono gli affari sociali, il jobs act sono gli investimenti per il rilancio economico. Non parliamo poi della televisione, dove i termini più ricorrenti anglofoni sono: talk show (trasmissioni o dibattiti politici ed economici), reality show (varietà), fiction (film televisivi), talent show (ricerca dei talenti). Club e weekend fanno parte del comune lessico ed hanno definitivamente soppiantato le parole circolo e fine settimana. In futuro potrebbero fare la stessa fine le parole notizie e nuovo, visto che sempre più spesso si sostituiscono con news e con new.

Ai bambini che nascono, specie ai figli dei personaggi del mondo dello spettacolo, si danno sempre di più i nomi inglesi: sicuramente i genitori pensano che così facendo sono modaioli, più moderni e aperti, avendo dei figli coi nomi esotici. Recentemente a Rocca Massima hanno inaugurato quell’affare che permette di lanciarsi nel vuoto appeso ad un cavo d’acciaio e l’hanno chiamato “Flying in the Sky”: per poter attirare maggiore attenzione e per non essere considerati retrogradi e antiquati, non è convenuto scegliere un nome italiano, come ad esempio “Volo dell’Angelo”; ma questa è una tendenza comune del momento. Nelle scuole questo problema viene affrontato a seconda dei docenti, conservatori o progressisti, che si incontrano: in passato mi è capitato di sentire dei pareri differenti sull’uso dei termini esteri; ad esempio in ambito letterario i primi erano contro il termine flash back e a favore di analessi, mentre i secondi no. Lo tsunami è una specie di maremoto, un fenomeno tipico del sudest asiatico di cui si è sentito parlare per la prima volta dieci anni fa: da allora i maremoti che ci sono in ogni parte del mondo sono gli tsunami; addirittura si sente dire: “lo tsunami che nel 1908 distrusse Messina”, quando per un secolo si è detto: “il maremoto che nel 1908 devastò Messina”. Non solo le parole inglesi entrano nella nostra lingua anche le francesi: chef, clochard, chicane stanno per cuoco (o cuciniere), barbone, tornante (o variante).

Negli anni del Fascismo nessun vocabolo estero riusciva a penetrare nel nostro lessico, inventavano delle alternativa in italiano e qualcuno di quei nomi istituiti ancora si usa: sciacquone (wc), tramezzino (sandwich), mescita (bouvette), acquavite (whisky), malfattore (gangster), rinfresco o tavola fredda (buffet), cornetto (croissant), corriera (autobus), maglione (pullover), autorimessa (garage), autocarro e autoarticolato (camion e tir), termini sportivi, ecc. Altre parole non fanno più parte del nostro linguaggio, come: pallacorda (tennis), tuttochesivede (panorama), spirito d’avena (whisky), sciampagna (champagne), arzente (cognac), alcole (alcol), bevanda arlecchina (cocktail), giovanottiera (garconniere), cesare e cesarina (zar e zarina), giovane esploratore (boys scout), fioreggiare (avere un flirt), vitaiolo (playboy), disco su ghiaccio (hockey su ghiaggio), torpedone (pullman), Buonaria (Buenos Aires), Vosintone (Washington), Luigi Fortebraccio (Louis Amstrong) e molti altri ancora. I toponimi delle località dell’Alto Adige italianizzati in quel periodo ancora oggi sono in uso nell’odierno ambito del bilinguismo: Bressanone (Brixem), Vipiteno (Sterzing), Merano (Meran); in Val d’Aosta invece molti comuni sono tornati ai nomi originali francesi: Courmayeur al posto dell’italiano Cormagliore. I francesi non sono stati da meno nel francesizzare i cognomi italiani e i toponimi delle località del nizzardo. Oggi in ambito informatico ci sarebbero anche dei termini corrispondenti italiani in alternativa a quelli tradizionali, ad esempio: elaboratore elettronico o terminale (computer), cursore (mouse), elaborazione testi (word), foglio elettronico (excel), presentazioni (power point), base di dati (database), reti informatiche (internet) e via dicendo. Alcuni si mettono a ridere se si inventano delle parole italianissime in alternativa agli anglicismi; allora, dando retta a questi, conviene adottare sin da subito l’inglese come lingua ufficiale?

Purtroppo solo in Italia e dintorni è conosciuto l’italiano: questa è la ragione per cui non si sente il desiderio di tutelarlo. Qualche segnale di interesse dall’estero c’è: sempre più stranieri affascinati dalla nostra cultura decidono di apprendere il nostro idioma, così come quelle milioni di persone d’origine italiana sparse per il mondo ed anche i preti stranieri della Santa Romana Chiesa devono impararlo per forza, in previsione di una possibile carriera. La lingua italiana fa parte del concetto di nazione e di orgoglio patriottico (valori che ormai non esistono quasi più) per cui andrebbe salvaguardata e protetta dal soffocamento della terminologia estera. Il nostro linguaggio non è altro che un dialetto come molti altri (il fiorentino o il toscano dei grandi letterati) che ha fatto carriera, unificando linguisticamente l’Italia dalle Alpi alla Sicilia: l’uniformità linguistica avvenne in forma completa dopo la diffusione dei televisori e la scolarizzazione di massa.

domenica 12 ottobre 2014

241) IL CINQUANTENARIO DELL’AUTOSOLE

CINQUANT’ANNI FA VENNE INAUGURATA L’AUTOSTRADA DEL SOLE: COSÌ IL NORD E IL SUD DIVENNERO PIÙ VICINI. OGGI LE AUTOSTRADE (VERA DELIZIA PER CHI È APPASIONATO DI MOTORI) CHE CI SONO, SONO INSUFFICIENTI PER L’ODIERNO TRAFFICO, MA LA BUROCRAZIA E I GUASTAFESTE NE RITARDANO L’AMMODERNAMENTO E LA CREAZIONE DI NUOVI TRATTI.



Il 4 ottobre 1964 venne inaugurata in maniera completa l’Autostrada del Sole da Milano a Napoli: furono realizzati quasi 760 chilometri in soli otto anni. Con tecniche ingegneristiche, commutate in ponti, gallerie, viadotti, cavalcavia, furono superati gli ostacoli di madre natura. Cinquant’anni fa il nord e il sud divennero più vicini: prima di allora per andare da Milano a Napoli occorrevano due giorni di viaggio. Allora si era in pieno boom economico, per cui gli industriali, in primis i produttori delle automobili, vollero fortemente l’Autosole: per far decollare in maniera definitiva l’economia e per incrementare il mercato dell’auto, il quale iniziava a ritagliarsi i suoi spazi nella classe media. Le aree di sosta e gli autogrill, specialmente quelli a ponte, divennero delle nuove attrattive per le gite domenicali delle famiglie. Dopo l’Autostrada del Sole vennero realizzate delle nuove grandi arterie simili, molte delle quali nel ricco Nord, dove ce n’era già qualcuna dai tempi del Fascismo, ma anche degli altri rapidi collegamenti Sud – Nord: l’Autostrada Adriatica, la “Napoli – Canosa di Puglia”, i collegamenti tra Roma e l’Abruzzo e la "Salerno – Reggio Calabria" per rompere l’isolomento della regione calabrese, considerata la “terza isola” d’Italia a causa del suo territorio montuoso che rendeva difficile gli spostamenti. Se la creazione dell’Autosole fu un vanto per l’Italia, non si poté dire altrettanto per la "Salerno – Reggio", che ancor oggi rappresenta un grande scandalo: furono sperperati dei fondi pubblici per un’arteria che risultò molto pericolosa e ancor oggi se ne spendono degli altri, una vera gola per le mafie, per degli infiniti ed interminabili lavori di messa in sicurezza.
 
Il traffico di oggi è molto maggiore rispetto al passato per cui le autostrade non sono più sufficienti per contenerlo e quasi ovunque sono presenti dei lavori di ampliamento, che però vanno molto a rilento. Se nel 1960 dopo tre anni venne inaugurato il tratto più spettacolare e difficile da costruire tra Firenze e Bologna, costituito totalmente da viadotti e da gallerie, il suo ampliamento completo avverrà nel 2015, ovvero dopo quindici anni dall’inizio dei lavori. Si cerca dopo più quarant’anni di completare l’Autostrada Tirrenica e per soli quattordici chilometri, la distanza tra Civitavecchia e Tarquinia, da oltre tre anni ancora si è a “carissimo amico”. C’è maggiore burocrazia rispetto al passato, si sono allungati i tempi per reperire i fondi necessari, si impiega minore manodopera e gli oppositori, che mettono sempre di più, i bastoni tra le ruote si sono moltiplicati. Una vecchia legge stabilì negli anni ’70 il divieto di realizzare nuove autostrade, dopo molti anni si riuscì ad abolirla tra l’opposizione di alcuni progressisti in campo politico ma allo stesso tempo regressisti di fatto. Delle grandi vie di comunicazione a scorrimento veloce, senza incroci, semafori, attraversamenti interni dei paesi e delle città, una parte dell’Italia ne è priva o al massimo ci sono le superstrade, con caratteristiche autostradali, senza pedaggi e con aree di soste spartane: vedi la Pontina, la Superstrada Umbra, la Variante Aurelia, le superstrade della Sardegna, ecc. Sono in fase di esecuzione dei progetti fondamentali per renderle più sicure, adatte all’enorme mole dei veicoli che le percorrono e quindi velocizzare i trasporti delle merci: così saranno mutate in delle vere e proprie autostrade. Anche la bretella “Cisterna – Valmontone – Campoverde” gioverà un ruolo indispensabile: sia per facilitare i trasporti del nord industriale della nostra provincia e sia per agevolare gli spostamenti tra l’Autosole e l’Autostrada Tirrenica, evitando così il traffico di Roma che finalmente respirerà. Di strade ce ne sono tante, per una in più cosa cambierà? I danni all’ambiente e all’agricoltura saranno contenuti. Il nord industriale è pieno di bretelle e bretelline, specie il nordovest, che uniscono le principali vie autostradali, creando una vera e propria ragnatela: se hanno ritenuto opportuno realizzarle serviranno.
  


Ancora non mi riprendo dalla mia vacanza estiva, ne sono ancora esaltato: non tanto per i luoghi visitati, comunque bellissimi, principalmente per il viaggio in automobile lungo le autostrade. Con la scusa che bisogna prenotarsi con largo anticipo per avere dei voli aerei a prezzi stracciati, ho scelto felicemente di viaggiare in auto e non mi è parso vero quando mi è stato proposto di non prendere il traghetto per il viaggio di ritorno. Dal momento dell’acquisto dell’automobile avevo sempre desiderato farci un bel viaggio, provarla su dei lunghi percorsi e in delle strade dove si può andare più veloci. Se nell’agosto dello scorso anno mi sono accontentato di unirmi per pochi giorni, insieme a dei miei parenti, ad Ovindoli, Ascoli Piceno, Campo Imperatore ed ero impacciato e timoroso nel percorrere le autostrade d’Abruzzo, quest’anno, nel lunghissimo percorso da me effettuato, tutto era svanito ed ero molto più sicuro e più deciso. Nelle zone interne aride della Spagna c’erano pochi veicoli e si poteva abbassare l’acceleratore, senza esagerare, anche perche i lunghi rettilinei erano rari. Nel percorrere le autostrade della Francia del Sud invece c’era moltissimo traffico e si doveva essere prudenti ed erano lunghe le code dovute a degli incidenti, specialmente all’imbocco dei caselli. Impegnativo e gravoso è stato superare i lunghi autoarticolati sugli altissimi ponti curvi che sovrastano Genova: sembrava che lo spazio della tua corsia fosse stato insufficiente e che quei bestioni avessero potuto stritolarti da un istante all’altro. Fantasticando immaginavo la voce di Gianfranco Mazzoni che commentava la mia corsa e la telecamera che riprendeva l’interno del mio abitacolo: “eccolo che si accinge ad effettuare un doppiaggio, superando facilmente la chicane…” e al momento dei rifornimenti: “escono dal muretto gli uomini Ferrari….”  Peccato che in Formula Uno durante le soste non si possa andare nei servizi igienici, o a mangiare e a bere qualcosa, come fanno i comuni automobilisti. Lasciando stare le metafore e ritornando sulla terra, molti potranno dire leggendo: “come se lo avesse fatto solo lui un lungo viaggio guidando un veicolo!” Per molti altri è la normalità guidare per migliaia e migliaia di chilometri, in particolare per gli autisti, i camionisti e per gli abituali vacanzieri, mentre per me non lo è. Questa mia avventura estiva è stata un importante passo della mia completa maturità, crescita e formazione come uomo: questo esame può essere superato anche guidando per un vastissimo percorso su strada.