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domenica 27 dicembre 2015

296) PARENTI SERPENTI

PARENTI SERPENTI È UNA PELLICOLA DRAMMATICA DEL 1992, DIRETTA DA MARIO MONICELLI, AMBIENTATA DURANTE LE FESTIVITÀ NATALIZIE A SULMONA (ABRUZZO).



In occasione delle festività natalizie pubblico un lungometraggio completo, che è disponibile nell’infinito universo delle reti informatiche (fin quando non reclameranno e lo rimuoveranno) e che vedo tutti gli anni in questo periodo, precisamente: “Parenti Serpenti”, diretto da Mario Monicelli nel 1992 e ambientato a Sulmona, rinomata località abruzzese, famosa per la produzione dei confetti. 

In una vigilia di Natale l’anziana coppia, composta da Saverio (appuntato dei carabinieri in congedo) e da Trieste (casalinga) attendono l’arrivo dei loro quattro figli, accompagnati dai loro coniugi, e dei due loro nipoti (uno dei quali è Mauro, la voce narrante della storia), i quali passeranno con i vecchi le feste di Natale. Tutto sembra trascorrere nel calore della serenità familiare, nonostante si intraveda una certa tensione tra alcuni, mascherata al meglio con l’ipocrisia, finché durante il pranzo di Natale, Trieste comunica alla famiglia che lei e il marito, data l’età avanzata di entrambi, intendono trasferirsi da uno dei loro figli e, a chi si prenderà cura di loro, come compenso daranno metà pensione e intesteranno la loro casa. I loro figli, di nascosto dai genitori e dai bambini, iniziano a litigare violentemente perché nessuno vuole i due vecchi, ma il malloppo è desiderato da tutti. Così si scopre che quell’armonia, regnante nella prima parte del film, era tutta una finzione e escono fuori i segreti di alcuni, tirati fuori dai loro stessi cari per ferirsi meglio o come attenuante per non prendersi cura dei loro genitori: come l’omosessualità di un figlio degli anziani coniugi o la relazione segreta, con tanto di fotografia pubblicata in una pornorivista, tra il marito e la moglie, di una sorella e di un fratello. Quando ormai esausti non litigano più e non riescono a trovare una soluzione, il bambino Mauro gira i canali in televisione, fino a che non mette il notiziario che parla dei morti nelle abitazioni a causa delle fughe di gas: cala il silenzio e i familiari si guardano l’uno con l’altro, facendo intuire ad un piano diabolico - criminoso per sbarazzarsi dei vecchi. Il giorno 31 dicembre viene regalata dai figli una stufa di gas difettosa agli anziani coniugi, ignari di tutto. La notte di capodanno mentre i figli festeggiano in un veglione fuori casa, i loro genitori saltano in aria, per mano del sangue del loro sangue. La storia si chiude con Mauro che torna a scuola e in classe legge il tema sulle vacanze, in cui scrive anche della morte dei nonni: chiedendosi perché i suoi genitori e i suoi zii hanno dichiarato alle autorità e alla stampa che la stufa era esplosa poiché era molto vecchia, quando lui ha visto (con uno sguardo sospettoso) che l’ha portavano loro la mattina prima dell’esplosione. Forse aveva capito tutto e non l’ha voluto ammettere? Probabilmente si, anche perché durante la festa di capodanno è stato l’unico della famiglia che è rimasto seduto al tavolo del ristorante e non si è buttato nella mischia per festeggiare.

Il contenuto della bella pellicola, ma allo stesso tempo drammatica ed angosciante, non è tramontato: ancora oggi sono all’ordine del giorno le liti familiari per la “roba” e gli anziani che diventano un peso. Personalmente a me piace molto la prima parte: l'atmosfera della vigilia di Natale, le tradizioni paesane, il cenone in famiglia, il clima invernale tipico di quel periodo. Buona visione a quanti si imbatteranno in questo sito ed avranno il tempo e la pazienza di visionare il filmato per la prima volta o di rivederlo di nuovo, dopo aver letto la recensione. 


domenica 20 dicembre 2015

295) PREVISIONI FUTURE, SPERIAMO FASULLE

«Nel 2043 Roma capitale del Califfato Isis», la profezia della veggente dei Balcani

di Ida Artiaco



«Nel 2016 si inasprirà la guerra dell’Occidente contro il mondo islamico cominciata con la primavera araba. La fine si avrà soltanto nel 2043, quando verrà istituito un nuovo califfato che avrà Roma come suo epicentro». A parlare non è Nostradamus, ma una anziana donna non vedente di origine bulgara, dal nome Baba Vanga, venuta a mancare nel 1996 a 85 anni dopo oltre 50 dedicati alla chiaroveggenza.

Le sue parole non farebbero così paura se non si considerasse che nella sua vita abbia predetto una serie di eventi, tragicamente verificatisi qualche anno dopo la sua morte. Primi tra tutti, gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, che sconvolsero l’America e tutti i suoi alleati, e lo tsunami del 2004. Ripercorrendo tutte le profezie della donna, da molti conosciuta come la “Nostradamus dei Balcani”, ci si accorge che il suo margine di errore è piuttosto ridotto, circa il 15%.

Baba Vanga, nata a Strumica, attuale Macedonia, nel 1911 da una famiglia di origini poverissime, perse la vista, secondo quanto riportato dai tabloid locali, dopo essere stata colpita da un tornado a soli 12 anni. Ben presto ebbe le prime apparizioni: si diffuse la credenza che la donna riuscisse a leggere nel pensiero e a prevedere il futuro. Addirittura i leader comunisti del Paese chiesero il suo aiuto paranormale per organizzare la loro agenda politica.

Tra gli altri eventi da lei predetti ci sarebbero anche la tragedia del sottomarino Kursk, avvenuto nel 2000, l’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti, sottolineando che sarebbe stato afroamericano e l’ultimo della storia, e la Primavera araba. Proprio da questi ultimi eventi, Baba Vanga avrebbe avvertito l’Europa di correre ai ripari contro la furia islamica, che stravolgerà il Vecchio Continente così come lo abbiamo conosciuto finora e ne sterminerà le popolazioni. Fino a che, come riportato dal sito News.co.au, nel 2043 l’economia europea sarà soggetta alla legge di un nuovo califfato che sorgerà a Roma. Addirittura, nel 2066 la Capitale Italiana, sotto il nemico musulmano, sarà bombardata dagli Usa con un’arma climatica.
Martedì 8 Dicembre 2015, 16:47 -



Molte profezie, che speriamo non si verifichino mai, dicono che arriveranno tempi duri per Roma e per l’Italia. Sin dal 2000, all’alba del nuovo millennio, si pronosticava un’islamizzazione dell’Europa attraverso le guerre: i quotidiani pubblicarono infatti le previsioni degli astrologi e dei futuristi in vista del domani, i quali si vantavano di aver predetto i crolli del Muro di Berlino e dei regimi comunisti. Qualche previsione diceva che l’Italia sarebbe piombata in una guerra civile (nord contro sud?) e gli anticlericali avrebbero distrutto il Vaticano, dopodiché le nazioni islamiche avrebbero invaso l’Europa. Questi eventi nefasti erano previsti intorno al 2013; finora l’abbiamo scampata sino ad un certo punto: da qualche tempo c’è stata infatti una netta impennata delle violenze e delle guerre islamiche (iniziò tutto l’11 settembre 2001). Una centuria di Nostradamus (tali centurie ognuno le può definire a modo suo) fu interpretata in tale modo: per Roma arriverà la rovina, non per le proprie mura, ma per il suo sangue; alla fine sarà salvata da un Re Francese (Enrico), succeduto alla Repubblica di Francia, che alleato con l’esercito dell’aquila (Germania o Stati Uniti), caccerà gli invasori dall’Europa. Le violenze che fino a questo momento sono state compiute in Europa per il fanatismo mussulmano sono state il frutto non delle guerre dirette di conquista, ma di molte politiche autolesioniste, imperanti di buonismo, non aperte, spalancate all’immigrazione di massa incontrollata. Per tutti, non solo per i futurologi, è facile tirare ad indovinare e se si azzecca una previsione è semplice dire: l’avevo predetto; se non si azzecca si dice: ci sono andato vicino. Negli anni ’70 nessuno pronosticava la dissoluzione del Blocco Orientale, mentre negli anni ’80, quando iniziavano ad intravedersi delle crepe nei sistemi politici dell’Europa dell’Est, qualche indovino provava ad azzardare che presto il comunismo sarebbe crollato. Gli esperti del mondo arabo – mussulmano conoscevano già da decenni le molteplici contraddizioni di quella cultura, gli episodi di violenza legati a quella religione ci sono sempre stati, compresi gli attentati contro gli Usa: non era sorprendente pronosticare qualche grande attentato, anche se nessuno avrebbe mai immaginato l’abbattimento delle Torri Gemelle. Negli anni ’90 la Lega Nord voleva fortemente la creazione di uno stato settentrionale: si poteva profetizzare una futura guerra civile italiana; oggi questo tema è passato in secondo piano e gli astrologi non se ne occupano più. Il tema del momento è l’Isis che intende conquistare Roma e non solo e si prova a prevede in tal senso. Anche se queste ipotesi, queste previsioni, sono soltanto delle supposizioni e degli azzardi, noi stiamo zitti, siamo mosci, paurosi, ormai ci manca quell'orgoglio patriottico - nazionale e quel coraggio di rispondere a tono: magari dicendo che Roma e l'Italia sono inespugnabili, perché ben difesi, perché forti e d'informarsi che cosa è stata Roma nella storia. Non riescono a piegare Israele, figuriamoci se potranno compiere il resto. 
L’unico ricordo piacevole che ho relativo ad una profezia è quello che riguarda l'ultimo scudetto della SSLazio. Nel 1999 la Lazio perse il campionato per un punto alle ultime giornate; un barista della piazza mi disse di non disperare, perché anni prima aveva sentito un mago in televisione che aveva predetto che ci sarebbero stati tre papi in un anno e che la Lazio avrebbe vinto lo scudetto nel 2000: ventidue anni dopo quella predizione calcistica. E così è stato.

domenica 13 dicembre 2015

294) INCHIESTA FOTOGRAFICA 4

IN QUESTI GIORNI SONO SORTE DELLE POLEMICHE RELATIVE ALL’APERTURA DI NUOVE CAVE DI PIETRA. LE CONTESTAZIONI SONO IN PARTE LEGITTIME, IN PARTE NO. NON BISOGNA DIMENTICARE CHE LA CAVE SONO SEMPRE ESISTITE E QUELLE ABBANDONATE, DA ANNI DETURPANO IL NOSTRO PAESAGGIO MONTANO.



Mi permetto di intromettermi nel dibattito che da giorni imperversa sulla carta stampata provinciale, che riguarda le polemiche e le contestazioni per l’apertura di due nuove cave per estrarre il cemento: una dovrebbe sorgere nel territorio comunale di Rocca Massima e un’altra in quello di Cori. Condivido la contrarietà dell’amministrazione comunale corese all’apertura di una nuova cava nella vicinanza di un’altra, immensa e in piena attività. Però dalle notizie diffuse attraverso la carta stampata e attraverso dei manifestini, pare che il nostro comune abbia a suo tempo dato l’autorizzazione all'avviamento della nuova attività estrattiva: allora perché prima dire di si? Per l’altra cava, che dovrebbe sorgere nel territorio comunale della Rocca, penso che il Comune di Cori non abbia i titoli per esprimersi: ogni singolo comune valuta le proposte e sceglie al meglio, valutando le opportunità di nuovo lavoro per i suoi cittadini, le entrate per lo stesso e prestando attenzione all'ambiente. Entrambe le probabili nuove attività di estrazione sono riconducibili alla stessa proprietà, mi chiedo: perché scegliere di aprire due imprese che deturpano il paesaggio, l’una a pochi chilometri dall'altra, e non optare per altri luoghi, anche di altri comuni, meno in vista e spogli di vegetazione? Le cave sono sempre esistite, servono per un’edilizia in continua espansione e danno lavoro, bisognerebbe soltanto scegliere dei siti dove l’impatto sull'ambiente è minimo. 





A Cori le cave abbandonate e chiuse da molti anni, a ridosso del centro abitato, deturpano in modo considerevole il paesaggio, ma oramai non ci facciamo più molto caso e a nessun amministratore comunale è mai venuto in mente di rinverdirle. Delle altre mini cave si notano nella Via San Nicola e nella via parallela sottostante di Cori Valle: sono gli sbancamenti per la creazione delle strade e per la sostruzione delle ville, delle villette e delle altre abitazioni di quelle zone, che danno una pessima immagine di un territorio montano ed agricolo.


domenica 6 dicembre 2015

293) TRADIZIONI MILLENARIE ITALIANE CHIUSE PER MULTI RELIGIOSITÀ

IL MITO DEL MULTICULTURALISMO, PER NON OFFENDERE LA SENSIBILITÀ ALTRUI, VORREBBE CANCELLARE LE TRADIZIONI E I COSTUMI, SUI QUALI IL POPOLO OSPITANTE HA COSTRUITO LA PROPRIA IDENTITÀ STORICO – CULTURALE. ALTROVE NON C’È ASSOLUTAMENTE RECIPROCITÀ NEL RISPETTO DELLE CULTURE E DELLE RELIGIONI DEGLI ALTRI.  SARÀ PUTIN IL NOSTRO SALVATORE?


Tutti gli anni a ridosso delle feste natalizie si sentono sempre le stesse polemiche, scolastiche e non, relative alla cancellazione delle recite natalizie, al mancato allestimento dei presepi e degli alberi di natale e per la proposta di mutare la festa natalizia in Festa d’Inverno, tutto ciò per un triplice motivo: per non offendere gli ospitati di altre religioni, i non credenti nostrani e con l’aggiunta che dopo i fatti di Parigi festeggiare delle ricorrenze cristiane sarebbe stata una provocazione. Bravi, così farete vincere i terroristi, i quali percepiranno che la loro azione è servita; proprio per i fatti sanguinari di Parigi sarebbe stato opportuno ribadire fortemente la cristianità dell’Europa. Ho affrontato più volte l’argomento di come sia a rischio la nostra identità a causa della penetrazione di altre culture che vorrebbero sovrapporsi e assoggettarci, spesso con metodi non pacifici: i recenti tragici fatti francesi ne sono una prova; dal mio piccolo sito posso esprimere solo dei pareri personali, non posso far nulla affinché cessi una crescente violenza, ritorni la ragione (magari votando al meglio nelle elezioni) che ci farà tornare ai nostri valori e alle nostre tradizioni, che sono da salvaguardare e da conservare. Agli atei dà fastidio soltanto l’aspetto religioso della festività in questione: spesso in quel periodo fanno acquisti, regalano roba e si scambiano gli auguri di una festa cristiana; se fossero coerenti dovrebbero andare a scuola, lavorare e basta.

Per i bambini di intere generazioni, me compreso, l’atmosfera della feste di Natale veniva vissuta come un sogno: soprattutto per quanto concerne le recite scolastiche, le lettere da leggere a casa, l’albero e il presepe da preparare, la carpìa (il muschio) da cercare in montagna, qualche dono da ricevere, i giochi, familiari e d'azzardo, di quel periodo. Poi crescendo le feste natalizie si sentono di meno, delle volte divengono malinconiche; ma fino al punto in cui te le vorrebbero portare via. Perché oggi impedire ai bambini di vivere quelle magiche, insolite, gioiose atmosfere? Non mi stancherò mai di ripetere che le nostre saghe legate al cattolicesimo non si toccano poiché siamo in un paese da millenni cattolico che appartiene ad un popolo cattolico: gli italiani. Gli altri nessuno li ha obbligati a risiedere in una nazione lontano dalla loro cultura e dalle loro usanze, è stata una loro libera scelta: se non piace loro l’ambiente che li circonda nessuno li trattiene. Se continueremo di questo passo, presto vieteranno anche le processioni paesane, la carne di maiale, gli alcolici e saremo costretti ad osservare pure noialtri il ramadan per solidarietà. In un paese mussulmano nessun cristiano e nessun ateo sognerebbero mai di chiedere che i muezzini non facciano chiasso o di eliminare il ramadan per non offenderli: sanno benissimo che li arresterebbero (nel caso più fortunato).

Se qui in Italia, in occidente in generale, dilagherà sempre di più un laicismo dilagante le nostre radici e la nostra storia andranno perdute. Cos’è un popolo senza identità, senza cultura e senza storia? Cosa sono questi minestroni interculturali senza né capo, né coda? Nella Divina Commedia, in un canto del Paradiso, Dante in un colloquio con l’anima del suo avo Cacciaguida, riportò le sagge e sante parole, secondo cui la mescolanza delle genti fu la rovina di Firenze. Nella Bibbia si fa la distinzione dei popoli (ognuno dei quali con le proprie tradizioni, la propria cultura, i propri culti, la propria lingua), che si differenziarono l’uno dall’altro con la storia della Torre di Babele e allorquando il popolo d’Israele venne scelto come popolo prediletto. Il funerale areligioso a Venezia di quella povera ragazza assassinata a Parigi è stato l’esempio di come l’islam si muova indisturbato in uno spazio lasciato vuoto dalla rinuncia alla nostra identità storico – religiosa (addirittura in quella cattolicissima Serenissima che tanto diede filo da torcere ai turchi). Molti di quelli che dichiarano di essere contro il terrorismo, compresi coloro che portano in televisione, magari interiormente saranno soddisfatti. Con tutto il rispetto per il dolore di quella famiglia veneziana e per la sua libertà di scelta; io negli stessi panni avrei organizzato delle esequie conformi ai valori tradizionali della mia patria, anche per tenere lontana certa gente: esequie cattolicissime in rito tridentino, “cunzio” a base di porchetta e di vino per tutti i partecipanti (anticamente molte famiglie avevano il loro maialino da far ingrassare per poi sfamarsi e per millenni vendemmiare e curare le vigne, che insieme agli ulivi costituiscono tuttora i nostri paesaggi agricoli, per arrivare ad un vino frutto di fatiche e di sudore, è stata una sfacchinata immane i nostri antenati) e niente politici, specie alcuni, in bella mostra.

Tornando a parlare concretamente, oggi l’unico che si batte saggiamente contro il terrorismo islamico e rilancia nella sua terra il triplice grido “Dio – Patria – Famiglia”  è un ex agente del Kgb sovietico: risponde al nome di Vladimir Putin. Egli fa quello che un’Unione Europea,  priva di identità e di virtù, e un’Usa non fanno: alza la voce rimettendo in riga la Turchia e si batte con decisione contro l’Isis; è l’ultima speranza per ridare all’Europa la sua dignità, la sua storia e per fermare l’islamizzazione. Conoscere sì la altre culture e le altre usanze del mondo, ma senza vergognarsi e rinnegare le proprie. Auspichiamo che i teologi dell’Islam propongano una riforma e revisione della propria religione, anche se sarà molto difficile, in modo da non far interpretare i versi del Corano in forme di violenza. D’accordo nell’ospitare qualche straniero nei nostri limiti e nelle nostre possibilità e senza stravolgere il tessuto identitario autoctono, ma solo se si impegna a non contestare le usanze del popolo che lo ospita e ovviamente se non è un violento. 

domenica 29 novembre 2015

292) IL MESE DEI DEFUNTI

GUARDANDO AL MESE DEI DEFUNTI CHE VOLGE AL TERMINE, SI RIFLETTE SULLA VITA, SULLA MORTE E SULLA LOTTA TRA DI ESSE.




Il mese di novembre è tradizionalmente dedicato ai defunti. I cimiteri sono curati ed addobbati come non mai, le tombe si evolvono sempre di più (le lapidi di ultima generazione stampano direttamente sul marmo le scritte e le fotografie) ed altissima è la presenza delle persone che visita i propri cari estinti. Solo ora, cioè alla fine di novembre, parlo di questo argomento, sarebbe stato più consono se ne avessi parlato agli inizi del mese: ci avevo pensato ma nel frattempo sono accaduti altri eventi (alcuni dei quali drammatici ed imprevedibili che appunto ci fanno riflettere ancora di più sulle nostre non immortalità e non onnipotenza) a cui mi è sembrato dare priorità. Spesso la maggioranza di noi si sente eterna, onnipotente e raramente pensa alla propria morte. Tutti noi, come impone la moderna società odierna, vogliamo imporci, strafare, passare sopra gli altri con metodi scorretti, ma non ci rendiamo conto che potrebbe bastare, in qualsiasi età, la comparsa d’un male incurabile, di un infarto, di un incidente, oppure un atto terroristico o una calamità naturale, per porre fine a tutto. Sarà la modernità, il benessere diffuso che ci fa venire voglia di desiderare ed ottenere spesso tutto quello che vogliamo, di dare la risposta ad ogni quesito, facendoci dimenticare che siamo solo di passaggio, come sapevano bene gli antichi. A tal proposito cito un simpatico episodio di tanti anni fa che mi è stato riferito. Una volta ad un signore anziano morì la moglie, organizzò il funerale e comprò la cassa da morto anche per lui per ottenere uno sconto, ragionando così: “tanto quanti anni ancora potrò campare?” La bara la ripose sotto il suo letto, credendo che presto gli sarebbe servita, ma non fu così: morì centenario e la cassa da morto che aveva acquistato non era più buona poiché la legge aveva imposto dei nuovi modelli. Una persona semplice è consapevole che la natura farà il suo corso e che egli passerà a miglior vita; ci sono invece quelli più sofisticati, che disponendo di un patrimonio invidiabile, esorcizzano il decesso in tutti i modi, anche dopo il loro trapasso: infatti si fanno congelare, sperando di risvegliarsi tra qualche secolo, quando la scienza sarà arrivata ad un punto tale da risuscitare i morti (aspetta e spera…).  Da morti sarebbe meglio farsi togliere gli organi: se sono ancora in buone condizioni e non sono logorati e rovinati dall’età.




È vero che la vita media della gente si è allungata rispetto al passato, ma ci sono ancora molti che non hanno la fortuna di arrivare alla vecchiaia. Alcuni scienziati americani anni fa esaminarono i tipi di mortalità e le relative differenze negli Usa e in Kenia. Essi constarono che la popolazione del Kenia, dove ovviamente la vita media era ed è tuttora molto inferiore rispetto a quella degli Stati Uniti, di rado si ammalava di cancro al seno e di altre malattie diffuse in occidente grazie all’inquinamento e alle cattive abitudini alimentari. In tutto c’è la legge del contrappasso: da una parte del globo si campa poco per la povertà, per la carenza di igiene e per la mancanza di cure per le più banali malattie, ma si scampa ai malesseri che colpiscono l’occidente per l’eccessivo sviluppo, per l’industrializzazione e per il mangiar troppo e male. Quella ricerca americana fu effettuata agli inizi degli anni ’70, oggi ci sono stati dei lievi progressi, sia nel mondo povero, sia in quello ricco: da una parte l’esplosione demografica africana ha fatto diminuire la mortalità infantile, mentre dall’altra parte le ricerche, le scoperte scientifiche e la prevenzione hanno permesso di contrastare i tumori e c’è stata una riduzione dei decessi. Proprio in America, in Gran Bretagna ed in altre nazioni sviluppate le nuove generazioni crescono nutrendosi esclusivamente delle schifezze delle catene McDonald e simili: qualche volta esse contraggono malattie in età giovanile, per la scarsità delle protezioni nell’organismo, a causa della privazione della verdura e della frutta. Alcuni esperti consigliano, onde evitare di contrarre il cancro e le malattie cardiovascolari, di passare ad una alimentazione costituita interamente da frutta e da verdura (vitamine e qualche carboidrato), eliminando carne, latticini, pesce, dolci, ovviamente pure alcol e fumo, e di fare molto movimento. Non tutti sono concordi: per un perfetto metabolismo basale e per un completo sviluppo delle ossa e del fisico, l’organismo necessita di nutrirsi anche delle carni (scegliendo quelle sicure e non esagerando nel consumo), del latte, del pesce (alimenti ricchi di proteine, di carboidrati, di fosforo); soltanto dei dolci, dell’alcol e del fumo, che non centra con la nutrizione, si può fare a meno. Nell’arco dei decenni mica tutti si ammalano alimentandosi male, bevendo, fumando molto e vivendo una vita sedentaria: ci sono alcuni che superano tranquillamente gli ottant’anni, per una questione di buoni fisici, di buoni anticorpi e di fortuna. Per eliminare l’inquinamento di ogni tipo  nocivo alla salute dovremmo rinunciare a tutte le comodità della vita tecnologica e moderna, tornando a vivere come nei tempi antichi: penso che nessuno sia disposto a farlo. Ancora una volta la bilancia pende da una parte: il progresso ci consente di vivere comodamente, riducendo o eliminando la fatica fisica, ma rischiamo di sentirci male per le contrapposizioni che comporta.  

lunedì 16 novembre 2015

291) ENNESIMI ATTENTATI TERRORISTICI ISLAMICI A PARIGI

L'invasione è già iniziata: la civiltà europea va difesa

Per fronteggiare il terrorismo islamico è necessario chiudere le moschee illegali, bloccare ai confini i clandestini e abrogare lo ius soli. Poi potenziare e addestrare le forze dell'ordine


Siamo in guerra. Parigi è stata trasformata in un campo di battaglia. Dopo toccherà a Roma. È una guerra scatenata dal terrorismo islamico, ormai autoctono ed endogeno.
Una guerra intestina, europei musulmani contro europei miscredenti, che si consuma in Europa. Una guerra che registra il fallimento dello Stato, dei suoi servizi segreti e della magistratura, che non hanno saputo elaborare una strategia politica, prevenire e reprimere il terrorismo islamico. Una guerra dove in realtà il principale nemico da combattere siamo noi stessi, la nostra ingenuità, la nostra ignoranza, la nostra paura, il condizionamento degli interessi materiali, la collusione ideologica di una maggioranza che concepisce l'islam come una religione di pace e immagina i terroristi islamici come una scheggia impazzita che tradirebbe il «vero islam». Inevitabilmente il trauma prodotto da terroristi islamici che si fanno esplodere, che massacrano e che giustiziano uno ad uno i nemici dell'islam, ci costringe a prendere atto che siamo in guerra. Ma non abbiamo la lucidità intellettuale e il coraggio umano di affermare che i terroristi che perpetrano degli efferati crimini invocando «Allah è il più grande», sono i musulmani che più di altri dicono e fanno alla lettera e nella sua integralità quanto Allah ha prescritto nel Corano, quanto ha detto e ha fatto Maometto. Un attimo dopo aver toccato con mano le atrocità dei terroristi islamici archiviamo il fatto nei meandri impenetrabili della ragione. Perché abbiamo paura di
guardare in faccia la realtà. Quanti continueranno a occuparsi delle stragi di Parigi tra una settimana o dieci giorni? La verità è che temiamo di prendere atto che la radice del male è l'islam, ritenendo che dovremmo scontrarci con tutti i musulmani, moderati, integralisti e terroristi che, con modalità diverse, difendono la bontà dell'islam. Ebbene non si tratta di fare la guerra a un miliardo e mezzo di musulmani, ma di salvaguardare il nostro legittimo dovere, prima ancora che diritto, di difendere la nostra civiltà per essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.Cosa dovremmo fare concretamente? Se fossi il ministro dell'Interno, nell'ambito della proclamazione dello stato d'emergenza indispensabile per fronteggiare la guerra del terrorismo islamico, attuerei immediatamente i seguenti provvedimenti: 1) chiudere le moschee illegali, a partire da quelle che sono registrate come centri culturali, le moschee e i siti jihadisti collusi con il terrorismo, che legittimano nel nome di Allah l'odio, la violenza e la morte nei confronti di ebrei, cristiani, atei, apostati, adulteri e omosessuali. 2) Bloccare le frontiere all'ingresso dei clandestini, che sono in stragrande maggioranza giovani musulmani che arrivano dalle coste libiche, filtrati dal terrorismo islamico, ponendo fine all'attività della criminalità organizzata straniera e italiana che lucra con il traffico e l'accoglienza dei clandestini. L'Italia non può continuare a essere l'unico Stato al mondo che legittima la clandestinità e che investe le proprie risorse per l'auto invasione di clandestini. 3) L'adeguamento delle Forze dell'ordine assumendo 40mila giovani che riequilibrino l'organico e consentano di abbassare l'età media che è di 45 anni; avviare un corso di formazione anti terrorismo per almeno 12mila agenti; l'ammodernamento delle armi e dei mezzi; l'aumento sostanziale delle retribuzioni che sono mediamente di 1.350 euro; la tutela giuridica che favorisca le forze dell'ordine nell'esercizio del loro dovere di garantire la sicurezza dei cittadini e la difesa delle istituzioni. 4) Abrogare lo ius soli e limitare
la concessione della cittadinanza agli stranieri che abbiano dimostrato con i fatti di rispettare le leggi, di condividere i valori della sacralità della vita di tutti, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta compresa la libertà del musulmano di abiurare l'islam senza essere automaticamente condannato a morte per apostasia e, soprattutto, di operare concretamente per costruire un'Italia migliore. Chiedo al ministro dell'Interno Alfano di smetterla di dirci che non ci sono riscontri dell'imminenza di attentati. Con questo terrorismo islamico microcellulare, dove 8 terroristi sono stati in grado di mettere a soqquadro la capitale di un importante Stato europeo, non ci saranno mai riscontri che consentano di prevenire gli attentati. Alfano deve ugualmente smetterla di fare proclami altisonanti per l'espulsione di singoli imam violenti. Sono la punta dell'iceberg, è una mera operazione mediatica. Solo scardinando l'iceberg, la filiera che attraverso il lavaggio di cervello trasforma le persone in robot della morte, potremo vincere la guerra del terrorismo islamico. È questa la specificità e la vera arma del terrorismo islamico. Oggi tutte le nostre istituzioni sono inadeguate a fronteggiare la guerra del terrorismo islamico. Dobbiamo cambiare. Fortificarci dentro. Subito. Quando conteremo i nostri morti sarà troppo tardi. Siamo in guerra. O combattiamo per vincere o saremo sconfitti e sottomessi all'islam.

giovedì 12 novembre 2015

290) NASCE UNA FORTE OPPOSIZIONE E UN’ALTERNATIVA

FINALMENTE SI DEFINISCONO  E SI RICOMPATTANO LE OPPOSIZIONI DI DESTRA, LE QUALI SI PROPONGONO COME ALTERNATIVA DI GOVERNO.


A Bologna c’è stata una manifestazione delle forze di destra, le quali per la prima volta hanno dato dimostrazione di aver messo da parte le divisioni, le rivalità e le ripicche. Matteo Salvini per la Lega Nord, Silvio Berlusconi per Forza Italia e Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale hanno infuocato una Piazza piena all’inverosimile, tenendo i loro infuocati comizi contro Renzi e il Governo, da lui impostato senza alcuna legittimazione popolare. L’importante è stato iniziare ad intraprendere un camino comune: ci sarà tempo per superare le ripicche, le rivalità, per scegliere i candidati sindaci nelle elezioni amministrative e per il candidato ufficiale nella sfida più importante, il quale sfiderà Renzi. Berlusconi sembra intenzionato a mettere a disposizione la sua esperienza per le nuove leve: le aiuterà e rinuncerà a candidarsi nuovamente (sarà…..con Berlusconi mai dire mai).

Ha manifestato una certa insofferenza il duo Alfano – Casini, le stampelle del Governo Renzi: hanno ribadito che entrambi non si staccheranno dal loro nuovo punto di attrazione. Meno male. Ma chi li ha cercati? È facile stare nel mezzo e muoversi nella direzione del vento (prima Berlusconi, poi Monti, adesso Renzi), più difficile, più impegnativo è dirigersi nel senso opposto alle raffiche. Molto più dura e violenta è stata la risposta dei facinorosi di estrema sinistra che hanno messo a ferro e fuoco alcuni quartieri di Bologna ed hanno danneggiato delle rotaie ferroviarie. Accusano gli altri di un fascismo e di un razzismo che non esistono, ma dai loro modi di comportarsi dimostrano di essere loro quello di cui rimproverano gli altri.  Alcuni li hanno arrestati per i disordini, ma clamorosamente sono già fuori di galera.

Sarà meglio non dare molta importanza a questi nefasti episodi e guardare al positivo di questa manifestazione, ovvero un punto di avvio comune che culminerà col listone elettorale: sarà la logica conseguenza della nuova e sciagurata legge elettorale. Occorrerà verificare attentamente le candidature e l’affidabilità dei personaggi in lista: per evitare futuri cambi di casacca di convenienza, consiglierei di far firmare, ai candidati di destra al parlamento, il pagamento di una salata e milionaria penale in caso di abbandono della lista che li ha fatti eleggere. Sino ad adesso la figura forte di questo trio sembra essere Matteo Salvini, che è riuscito a far convergere tutti verso di lui: sta dimostrando di avere una forte personalità e un vigoroso carisma, ma non è detto che sarà lui il prossimo candidato delle destre alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha delle buone probabilità. Egli ha avviato una svolta storica nella Lega Nord, togliendo dallo statuto un articolo sulla secessione della Padania e sta pensando di trasformare il suo partito in una Lega dei Popoli nazionale: per essere un punto di attrattiva su tutto il territorio nazionale italiano per i molti scontenti dell’odierno governo. 

sabato 7 novembre 2015

289) ITALIA ED EUROPA ORA TIMOROSE, IERI FORTI

UN’EUROPA UNITA (COMPRESA L’ITALIA), CHE QUINDI DOVREBBE ESSERE FORTISSIMA, VIENE AZZITTITA E MESSA IN RIGA DALLA LIBIA E DALLA TURCHIA. DECENNI ADDIETRO GLI STATI DELL’EUROPA FRAMMENTATA ERANO I PADRONI DEL MONDO E LOTTAVANO TRA LORO PER ESSERNE I DOMINATORI ASSOLUTI.



La scorsa settimana il Governo Italiano non ha avuto il coraggio di rispondere duramente a quello libico, che accusava il nostro paese far sconfinare le navi militari nelle loro acque territoriali. Successivamente le autorità libiche hanno detto di essersi sbagliate ma non si sono scusate. Nella fattispecie si tratta della missione navale europea per contrastare i trafficanti di uomini che si sta rivelando l’ennesima farsa che incrementerà quel traffico illegale e i loschi giri miliardari di denaro. Anche la Turchia fa lo voce grossa con l’Europa: da adesso in poi la alzerà ancora di più, dopo la riconferma di Erdogan. Sia la Libia, sia la Turchia credono di avere il coltello dalla parte del manico nei confronti dell’Europa: entrambe la ricattano con l’arma dell’immigrazione illegale. La maggioranza delle isole greche sono posizionate in prossimità della costa turca, per cui alla Grecia basterebbe pattugliare le proprie isole, compresa la costa turca  e senza chiedere l’autorizzazione; ma evidentemente il Governo Greco, anch’esso di sinistra, è a favore di quell’esodo biblico e non si cura delle tragedie marine che ne conseguono. Il Primo Ministro turco pretenderà che tutti si inchinino a lui, la Signora Merkel in testa, che non usa lo stesso pugno duro usato nei confronti dell’Italia, della Grecia e della Spagna per ragioni economiche. La Turchia pretenderà l’entrata nell’Unione Europea come moneta di scambio, anche se quella nazione per posizione geografica, per cultura, per religione è fuori dall’Europa; manca anche dei requisiti giuridici di base necessari per farne parte. Così circa 80 milioni di turchi potranno andare a spasso per l’Europa, sconvolgerne le radici e destabilizzarla con i terroristi islamici. Le popolazioni della Penisola Balcanica, che per secoli subirono l’oppressione turca e tanto lottarono, versando sangue  per le loro indipendenze, per le loro libertà, si troveranno al punto di partenza. Sembra strano che
le nazioni d’Europa, un tempo padrone del mondo ed in perenne conflitto tra loro per uscirne ancora di più dominatrici assolute, oggi, alleate tra loro, quasi unite tramite l’Unione Europea, quindi ancor più forti e potenti rispetto al passato, si facciano mettere i piedi in testa da modesti stati; magari la Turchia non sarà un piccolo stato, ma la Libia…… Non indento dire che bisogna dichiarare la guerra per farsi valere e rispettare, basterebbe soltanto rispondere a tono, alzare la voce contro i ricatti, dimostrando di essere una potenza mondiale non indifferente, così da uscirne in modo più decoroso. Poi naturalmente difendere i propri confini a qualsiasi costo.






Quando iniziammo l'avanzata/sentivamo la vittoria,/ci ritrovammo all'adunata,/sul cammino della storia/In questa terra liberata/non ritorneranno più/ogni violenza è vendicata/la Libia è consacrata/dal sangue e dal valor.

E sul mio carro ardito/innalzo il tricolor/O mia Libia, o mia Libia/è giunto il Duce vincitor.

Con una marcia travolgente/avanzammo nell'Egitto/era il nemico assai potente/ma l'abbiamo ormai sconfitto/e nella marcia fatalmente/trascinammo il mondo inter/E' la virtù di nostra gente/che vittoriosamente/rivendica l'imper.

E sul mio carro ardito/innalzo il tricolor/Alessandria, Alessandria/il Duce il tuo liberator.


Per riallacciarmi al discorso di prima, su come le nazioni europee lottavano tra loro per il dominio globale tiro fuori la mia solita pagina di storia per far comprendere i sostanziali stravolgimenti che ci sono stati nel giro di pochi decenni. Tanti canali televisivi dedicati alla storia quotidianamente ci inondano di pagine storiche recenti e lontane e delle grandi battaglie dell’umanità, il tutto per far conoscere una materia sconosciuta: è lo stesso mio scopo. La Libia a suo tempo era un possedimento italiano, l’Egitto, che oggi è un gigante demografico e i suoi integralisti islamici minacciano il mondo, era un protettorato inglese. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale Italia e Gran Bretagna, nazioni europee, si fronteggiavano in quelle terre per imporre le loro egemonie sul globo. In passato ho già parlato dell’eroica resistenza italiana a Giarabub, quando gli inglesi occuparono la Cirenaica, della canzone “La sagra di Giarabub” e del film dedicato; successivamente ho descritto anche la battaglia di El Alamein in Egitto, che ci fu dopo la riconquista delle forze dell’Asse di Bengasi e la loro avanzata in terra egiziana, grazie al fondamentale aiuto germanico di Rommel. Il raro canto militare “Africa Nostra” fu scritto nel periodo intermedio tra Giarabub ed El Alamein: si celebrò la sicurezza della vittoria e si diede per scontato l’entrata delle truppe italiane ad Alessandria d’Egitto con a capo lo stesso Mussolini, su un cavallo bianco e alzando la spada dell’Islam, donata al Duce dai libici. Ma ci fu la sconfitta di El Alamein, che secondo le cronache arrivate fino a noi, fu dovuta alla sfortuna e non alla mancanza di valore.

venerdì 30 ottobre 2015

288) GUAI A REAGIRE ALLA DELINQUENZA

LO STATO SE NE INFISCHIA DELLA GENTE PERBENE CHE PAGA LE TASSE, CHE SUBISCE VIOLENZA E VIENE RAPINATA E SE REAGISCE PAGA DI PIÙ DEI CRIMINALI.



Siamo proprio ridotti male se un bravo cristiano che si trova nella sua dimora reagisce ai soprusi, quando subisce delle violenze e viene rapinato, dovrà passare dei guai seri con la giustizia. Probabilmente lo condanneranno ad una pena superiore ai ladri e agli altri delinquenti in genere. Mentre chi viola il domicilio altrui, malmena e delle volte uccide per rubare, se verrà scoperto verrà condannato ad una pena non troppo severa e tra buona condotta, condizionale, richiesta di arresti domiciliari, la condanna sarà resa ulteriormente morbida. Mica possiamo essere cattivi, razzisti: bisogna comprendere e dare un’altra possibilità (spesso di commettere di nuovo gli stessi crimini!). I criminali di tutto il globo hanno capito che l’Italia è il paese dei balocchi: tutti cercano di raggiungerla per svolgere indisturbati il proprio “mestiere”. Mentre le carceri dei loro luoghi di origini sono carceri nel vero senso della parola, ne hanno il terrore, per cui se ne guardano bene dal delinquere a casa loro: potrebbero anche essere mandati ai lavori forzati. Per logica conseguenza i delinquenti stranieri si opporranno con tutte le loro forze, aiutati dai soliti buonisti, ad un’eventuale estradizione nelle carceri dei loro suoli natii. Anche per le organizzazioni criminali nostrane l’impunità regna sovrana: spesso se la cavano con i soliti cavilli legali, oppure i capimafia continuano a comandare indisturbati dalle carceri.


La nostra nazione non è posto per gente perbene, che con i sacrifici di una vita riesce a comprarsi una casa, a sistemarsela, paga le tasse a uno stato, che per questo dovrebbe tutelarla e non condannarla perché reagisce se l’incolumità sua e delle persone ad ella care viene messa in pericolo. Leggo la notizia di un Marocchino introdottosi illegalmente in Italia, carcerato perché sospettato di essere un attentatore dei recenti attentati sanguinari in Tunisia. È sospettato di essere un pericoloso terrorista, è un immigrato illegale, allora i compagni possono spiegateci che diamine ci fa in Italia???  Ed ha pure l’avvocato che ricorrerà contro il decreto di espulsione. Cos'è quest’esterofilia esasperata, la noncuranza della criminalità in aumento e il menefreghismo nei confronti dei propri connazionali? Se ci saranno condanne più severe e soprattutto la certezza della pena, se gli stranieri sapranno che sconteranno le loro condanne nei loro paesi e se i cittadini per non soccombere saranno autorizzati a difendersi, con armi e con cani feroci, un bandito, italiano o straniero che sia, ci penserà per bene prima di introdursi nelle proprietà private altrui. I perbenisti non si rendono conto di cosa significhi subire della violenza in casa propria o in generale e non possono capire; neanche i politici e i magistrati: spesso hanno le guardie del corpo e le loro dimore super protette. La legittima difesa persino nella dottrina cattolica è ammessa: l’importante è che uno si difenda esclusivamente per salvare la propria pelle e non agisca con sentimenti di odio, di rancore e di vendetta.

sabato 24 ottobre 2015

287) ALLE RADICI DELL'ITALIANITÀ

Meglio paesani che multiculturali

Bruno Giurato
(http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/2015/10/24/elogio-delle-culture-locali/)


Un’ enorme riserva di significati, concretezza, varietà e, ultimo ma non ultimo, profondità storica. Sono le culture regionali italiane. Misconosciute per secoli, ridotte al rango di sagra della pajata e macchietta scoreggiona, sono invece la vera vis abdita, la forza nascosta, dell’Italianità. Voghera, lode alla casalinga, è necessaria ad Arbasino non meno dei seminari con Kissinger. La Sicilia serve a Sciascia quanto l’illuminismo francese. La Puglia è necessaria a Carmelo Bene quanto, sommo per sommo, l’esser fiorentino è coessenziale all’Alighieri.

Dio “ci parlerà in dialetto”, secondo il grandissimo e misconosciuto scrittore Giuseppe Marotta da Napoli. E non solo Dio ma anche le etichette della Nutella. Bella e recentissima iniziativa: stampare sui vasetti frasi dialettali, da “anvedi” a “alùra”.  E anche la musica. L’italiano pieno di parole piane è magnifico per le arie d’opera e i ritornelli di Sanremo, quando servono flow e tronche, come per esempio nel rap, ci vuole il dialetto. 


Ma abbiamo voluto dedicare la pagina Off cartacea di questa settimana, con gli articoli di Davide Brullo, Angelo Crespi e di Simonetta Sciandivasci, alla cultura regionale e dialettale, perché questa è, anche, un fantastico veicolo di integrazione: gli studiosi di dialettologia confermano che gli immigrati quasi sempre imparano prima il dialetto del luogo in cui si trovano che l’Italiano.

Altro che la sciocchezza dello ius soli (non si diventa cittadini per nascita ma per cultura), ma soprattutto altro che multiculturalismo, l’atteggiamento istituzionale che deprime simboli, storia, e patrimoni dei paesi che ospitano mentre regala campo libero (e soldi pubblici) a esotismi, a volte non del tutto inoffensivi.

Si impara a diventare italiani del futuro dal “qui e ora” del paesino dove si arriva. E il contrario è una precisamente quella sorta di bovarsimo cognitivo, quella sagra dell’indifferenziato, che dell’identità di un territorio esprime solo una cosa: l’infelicità. 

martedì 13 ottobre 2015

286) IGNAZIO MARINO AFFONDA

IL SINDACO DI ROMA IGNAZIO MARINO AFFONDA NEGLI SCANDALI DEL MALGOVERNO E DEL MALCOSTUME AMMINISTRATIVO ROMANO.



Ce l’ha fatta a dimettersi il sindaco di Roma Ignazio Marino. È quasi un anno che sono venuti alla luce i legami tra le amministrazioni romane e la criminalità organizzata. Ha resistito per tutti questi mesi con la scusa che, secondo il suo parere, gli sporchi affari erano cosa esclusiva della vecchia amministrazione Alemanno. La causa principale che ha influito nelle sue dimissioni è stata la scoperta di tutte le spese private (viaggi e cene) che ha sostenuto con uno dei conti correnti del Comune di Roma. La restituzione dei soldi che Marino ha effettuato non cancellerà il reato di peculato. Avrebbe continuato a governare se non fosse stato scaricato dal suo partito, il quale temeva di perdere la faccia, i voti e che grida alle ruberie, alle mangerie pensando sempre agli altri. Questa vicenda ricorda il caso Fiorito di qualche anno fa alla Regione Lazio, con la differenza che allora ovviamente fa dato più clamore e risalto per portare alla caduta di un consiglio e di una amministrazione regionale: la maggioranza dei giornali italiani si sa di che parte sono. In seguito si scoprì che il (legittimo) rimborso ai gruppi consiliari regionali era la prassi in quasi tutte le regioni italiane, così tutti i partiti ne approfittavano per effettuare degli sperperi eccessivi, anche per le spese private dei singoli consiglieri regionali.



Tornando a Marino, persino il Vaticano ha giocato un ruolo determinante nella sua caduta: è stato proprio il Papa ha smentirlo pubblicamente, dicendo che in occasione del suo viaggio in America non era stato invitato da Lui. Se un organo che dovrebbe essere imparziale si intromette nelle vicende politiche, significa che anch’esso non vedeva di buon occhio l’operato dell’ex primo cittadino romano. Ma anche nella Città del Vaticano non sempre fila tutto liscio. Durante l’amministrazione Marino alcune  volte è stato toccato il fondo per alcuni fatti: si cominciò con l’abuso di potere del sindaco che parcheggiò continuamente la propria vettura dove non poteva posteggiare nessuno, si proseguì con l’istituzione di un registro per le coppie di fatto e per quelle omosessuali, senza alcun valore legale e giuridico, si continuò con gli insulti alle destre che, a suo dire, avrebbero dovuto tornare nelle fogne, infine si concluse con i funerali spettacolo del re della malavita romana, in cui Roma divenne la barzelletta di tutto il mondo, tra l’indifferenza del primo cittadino che beato e tranquillo non ha pensato minimamente di rientrare dalle vacanze.

Col cavolo che assegneranno le olimpiadi a Roma (un tempo ammirata ed invidiata da tutto il mondo per la sua storia, per le sue rovine, per i suoi monumenti, per la sua cultura), divenuta lo zimbello globale, tra malaffare, malcostume, abusivismo, truffatori e vicende comiche. La capitale d’Italia si aggiungerà alle maggiori città italiane che la prossima primavera saranno chiamate alle elezioni dei loro sindaci. Sarà una tornata elettorale importante che determinerà le sorti del governo; sempre che non cada prima e si voti anche per le politiche: non sarà impossibile, ma difficile sicuramente (visto e considerato che i voltagabbana della migliore tradizione democrista – socialista per non perdere le loro poltrone e i loro privilegi, dall’opposizione passano alla maggioranza di un governo non eletto dal popolo). Ci saranno diversi mesi di tempo per costituire tra i partiti di destra delle solide alleanze e per scegliere con tutta calma dei rappresentanti idonei, capaci di attirare gli elettori e di governare bene.

sabato 10 ottobre 2015

285) LE ASSURDITÀ

Ius soli. Perché la cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia è un falso problema

di Davide Mura, il 

Quale sia l’utilità dello ius soli è un mistero. Eppure c’è ancora chi – come l’attuale presidente della Camera, Laura Boldrini – propone l’introduzione di questo criterio di attribuzione della cittadinanza italiana, facendone una questione di “progresso”, quasi che l’italianità sia una questione di passaporto e non di cultura e identità. Chi nasce in Italia non necessariamente è italiano, ma chi nasce da italiani è certamente italiano. Non è una regola arbitraria, è un dato di fatto, perché inevitabilmente i genitori trasmettono ai figli i valori e gli ideali della loro comunità: cultura, religione, lingua, folklore, etica e così via. E questo vale per gli italiani, così come vale per gli immigrati, i quali, giustamente, non trasmettono ai loro figli i valori dell’italianità, ma quelli della loro terra e della loro cultura.

La verità è che la questione della cittadinanza è un falso problema. Anzi è un “non problema” che viene periodicamente tirato fuori, quando si vuole distrarre gli italiani dalle vere questioni che affliggono il nostro paese. E in questi mesi, le questioni davvero importanti sono di ben altro spessore: la crisi economica, la disoccupazione giovanile, la crisi delle partite IVA, le aziende che chiudono, l’emigrazione dei giovani all'estero. E ciliegina sulla torta, le minacce dell’IS, davanti alle quali noterete quanto strida la propaganda che promuove lo ius soli.

D’altra parte, giova anche ricordare come lo ius soli sia in verità un criterio residuale dell’attribuzione della cittadinanza che viene adottato solo da quei paesi nati con l’immigrazione (USA e Australia per esempio), dove però le leggi sulla clandestinità non sono certo quelle italiane. Se un immigrato viene sorpreso negli USA o in Australia senza permesso di soggiorno rischia il carcere e poi l’espulsione. Da noi cosa rischia? Dopo la cancellazione del reato di clandestinità, al massimo un foglio di via la cui efficacia pratica è quasi nulla.

Ma lo ius soli è persino un falso problema per le cosiddette seconde generazioni di immigrati: i figli. Semplicemente perché la legge attuale sulla cittadinanza prevede già che l’immigrato nato in Italia, al compimento del 18° anno di età, possa chiedere (e ottenere!) la cittadinanza italiana. Perché affrettare i tempi, assegnandogli la cittadinanza alla nascita o dopo la scuola dell’obbligo? Che cosa cambia, se poi i diritti civili (es. elettorato attivo e passivo) possono essere esercitati solo al compimento della maggiore età? Niente. Resta solo la propaganda la cui finalità mi è del tutto ignota, perché quella dello ius soli non è una battaglia di civiltà, ma è semplicemente una scelta politica, che addirittura qualche nazione nata con questo sistema ha deciso di cancellare (vedere Canada).

Credo e sono convinto che il criterio dello ius sanguinis (è cittadino italiano chi ha almeno un genitore italiano) sia l’unico criterio ragionevole dell’attribuzione della cittadinanza. Se davvero si vuole affrontare con serietà il problema demografico, si incentivino le famiglie italiane a fare figli, anziché sostituire le famiglie italiane con quelle dell’immigrazione. Gli immigrati sono certamente una risorsa che può contribuire al progresso economico e civile italiano, ma è certo che l’immigrazione deve essere accolta in modo serio, attraverso criteri di selezione e di attribuzione della cittadinanza che garantiscano un’effettiva integrazione dell’immigrato nel tessuto sociale italiano. Lo ius soli non garantisce nulla di tutto questo. E’ solo propaganda.