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giovedì 30 luglio 2015

280) INCHIESTA FOTOGRAFICA 3


GLI ALBERI IMPONENTI CHE NON VENGONO SFOLTITI COSTITUISCONO UN PERICOLO PER I VEICOLI IN TRANSITO E QUELLI POSTI IN MEZZO AI MARCIAPIEDI COSTITUISCONO UN OSTACOLO AL NORMALE TRANSITO DEI PEDONI.



È vero gli alberi non andrebbero mai potati o rimossi e le ombre di quelli grandi d’estate sono una bellezza. Nelle cime più alte delle nostre montagne c’è una fitta vegetazione e una consistente macchia in continua espansione: lassù i grossi arbusti non costituiscono un pericolo per nessuno, anche perché quelle zone sono poco frequentate dagli uomini. Dentro i centri urbani e nelle via carrozzabili invece gli alberi maestosi, i cui grossi rami si espandono sempre di più, costituiscono una grave minaccia per l’incolumità di tutti noi: in caso di forti ventate o di trombe d’aria qualche grosso ramo potrebbe spezzarsi e cadere sui veicoli in transito.




Basta guardare la grossa quercia centenaria ubicata nel parcheggio del cimitero di Giulianello: è molto bella, però i rami sovrastano la sottostante strada che conduce ad Artena. 




Anche l’olmo posto all’inizio di Via Casalotto, nonostante gli abbiano dato una leggera sfoltita, non è del tutto innocuo.




Un ulteriore problema costituito dai grandi fusti è quello che essi spesso sono piantati in mezzo ai marciapiedi e quando crescono troppo ostruiscono il passaggio dei pedoni: è il caso di Via Roma e della Circonvallazione.




Gli antichi alberavano le strade per abbellirle e per fare riposare all’ombra i viandanti; allora però non c’erano i mezzi a motore veloci come oggi (che avrebbero potuto anche finirci contro): così nei casi di cadute dei rami, le genti dei tempi passati se ne rendevano subito conto e si allontanavano. Oggi bisognerebbe rimpicciolire o eliminare del tutto le grosse piante lungo le strade e piantarle nei luoghi dove non costituiscono dei pericoli. Sarà altresì necessario prestare attenzione anche agli alberi posti nei giardini e nei parchi urbani per non far correre rischi alla gente a piedi.

mercoledì 22 luglio 2015

279) IN GRECIA TANTO RUMORE PER NULLA E DA NOI?

IN GRECIA, NONOSTANTE LA VITTORIA DEL NO AL REFERENDUM, LE COSE SONO ANDATE COME SE AVESSE VINTO IL SI. L’ITALIA POTREBBE ESSERE LA PROSSIMA VITTIMA DEI BUROCRATI E DEI FINANZIERI EUROPEI, VISTO CHE IL DEBITO PUBBLICO TOCCA LA SPAVENTOSA CIFRA DEI 2.200 MILIARDI DI EURO.



La Grecia ha ottenuto dei nuovi prestiti dalla Banca Centrale Europea con alti tassi d’interesse e mettendo delle ipoteche su qualche proprietà statale: la volontà popolare non è stata presa in considerazione. Così il Primo Ministro Tsipras si è rimangiato tutte le promesse elettorali e quel no che egli aveva invitato a votare nel referendum inerente all’accettare o meno le proposte di Bruxelles per il risanamento dei debiti greci. Hanno imposto delle condizioni pesantissime, includendo dei nuovi piani di riforme e di austerità. Purtroppo non c’è modo per la Grecia di uscire da questo vortice: i soldi ottenuti incrementando i debiti, daranno una boccata d’ossigeno per alcuni mesi, dopodiché si starà peggio di prima. La coalizione di partiti che sorregge Tsipras inizia a scricchiolare: un ministro si è dimesso; la sua componente di sinistra dà segni di maggiore insofferenza perché da anticapitalista ha dovuto accettare dei compromessi d’alta finanza per non soccombere. Con la moneta unica ha tutto in mano l’Unione Europea, che controlla i coni tramite la Bce: se uno stato non conia una propria moneta nazionale difficilmente riuscirà a ripianare il debito pubblico, subirà le imposizioni ed i ricatti delle nazioni d’Europa più potenti economicamente. Una possibilità per pagare più agevolmente i debiti verso l’estero sarebbe quella di avere una propria valuta nazionale forte, non svalutata dall’inflazione, come ad esempio la sterlina britannica, il cui valore è superiore all’euro.


La prossima vittima dell’Europa potrebbe essere proprio l’Italia, il cui debito pubblico è costantemente in crescendo: attualmente è equivalente a quasi 2.200 miliardi di euro (dove sta la ripresa annunciata dal governo?). Nel 2011 mandarono all’attacco gli speculatori tedeschi, col cosiddetto “spread”, per mettere paura al popolo e per poterci commissariare, perché il governo di allora aveva intrapreso delle strade distanti da quelle dettate da Berlino e da Bruxelles. In futuro non è escluso che potremmo subire dei nuovi ricatti con la minaccia della chiusura dei rubinetti ed essere sacrificati agli altari dei burocrati e dei finanzieri europei, entrando in quel vortice del “debito tira debito” che non avrà mai fine. Le proprietà dello stato andranno perdute, nelle borse valori gli investitori si ridurranno drasticamente, la nostra sovranità e la nostra unità nazionale scompariranno. Nel senso che non potremo decidere più nulla autonomamente e le regioni un po’ più sviluppate delle altre se ne vorranno andare. Quindi al fine di evitare queste nefaste conseguenze occorrerà sbrigarsi a ridurre il più possibile i debiti verso l’estero (magari chiedendo dei prestiti urgenti agli italiani più facoltosi attraverso l’emissione di nuovi Bot, Cct, obbligazioni), anche  se ciò comporterà un impoverimento e un regresso statale; una volta saldati i debiti si potrà uscire agevolmente dall’euro: allora si che non ci saranno più timori dei ricatti economici esteri, si riacquisterà la piena indipendenza e si potranno programmare dei piani per il facile rilancio.

lunedì 13 luglio 2015

278) CRISTO SULLA FALCE E SUL MARTELLO

IL PAPA FRANCESCO HA RICEVUTO IN DONO UNA SCULTURA RAFFIGURANTE CRISTO CROCISSO SOPRA UN SIMBOLO ANTICRISTIANO PER ECCELLENZA: LA FALCE E IL MARTELLO. EGLI NON HA MOSTRATO MOLTA INDIGNAZIONE.



Hanno suscitato clamore in tutto il mondo i doni fatti al Papa dal Presidente Boliviano Morales; infatti trattasi di un crocifisso e di una medaglia un po’ anomali: un Gesù Cristo inchiodato su un simbolo comunista, la falce ed il martello, il medesimo simbolo comunista era presente sul collare indossato dal Papa. Quel crocifisso blasfemo può essere considerato un classico esempio di ossimoro, poiché due elementi in contrasto tra loro vengono accostati.

Sarà vero che le teorie cui si basano sia il socialismo, sia il cristianesimo elogiano gli ultimi, condannano gli sfruttatori e il loro fine è un’equa distribuzione dei beni; però la storia ha dimostrato che entrambi dimenticarono i loro obiettivi primari, pensando al tornaconto personale e si macchiarono di gravi crimini. Le nazioni del socialismo reale praticavano l’ateismo di stato, perseguitando violentemente le religioni (in particolare quella cristiana), perché le ritenevano una delle cause della povertà delle classi umili, ancora oggi qualche regime comunista del mondo non si è ammorbidito. Carlo Marx considerava le religioni l’oppio, la droga dei popoli.

Il Papa Giovanni Paolo II conobbe bene le persecuzioni comuniste nella sua Polonia: infatti Egli indicava quell'ideologia come uno dei mali assoluti e così diede un contributo fondamentale al suo crollo nell'Europa dell’Est. Nessuno si sarebbe sognato di donare quel tipo di crocifisso al Papa Polacco, ben sapendo che si sarebbe arrabbiato molto. Una netta differenza tra questi due papi è che Francesco non fa mistero delle sue tendenze politiche di sinistra, poi grosso modo sono uguali nelle idee, tranne che sulla famiglia, visto che oggi nella Chiesa ci sono delle timide aperture verso le nuove forme di convivenza.  Un’altra sostanziale differenza tra i due pontefici è che il Polacco, a differenza del’Argentino, si occupava poco delle questioni interne del Vaticano, per cui non era malvisto dai cardinali.

Ho letto un articolo di Antonio Socci su questo dono fatto al Papa, egli ha fatto un’analisi completa sul perché in America Latina il Cattolicesimo perde terreno, a favore del protestantesimo e dell’ateismo (laggiù per fortuna che l’Islam  non costituisce un problema, almeno per ora): per lui i vescovi ed i sacerdoti si sono ridotti al rango di sindacalisti, sono troppo in combutta con i governi di sinistra, marxisti e le masse perdono attrattiva per la fede. In un periodo storico come questo avremo bisogno di un figura papale forte che difenda i valori portanti della nostra società e tuteli la nostra religione come valore nazionale, senza però dimenticare i poveri. Invece avviene tutto l’opposto: si protegge e benedice quel multiculturalismo (magari sperando nelle conversioni per rimpiazzare gli autoctoni che si allontanano sempre di più dalla Chiesa) che un domani potrebbe favorire la fine del Cattolicesimo a suon di violenza, come avviene nelle aree calda del pianeta. Delle nuove opere di evangelizzazione in occidente, no?

Peccato che l’America Latina stia cambiando in peggio: molti stavano facendo un pensierino per un eventuale trasferimento in quel continente per non assistere agli stravolgimenti negativi in atto in Europa, benedetti dal politicamente corretto. 

martedì 7 luglio 2015

277) L’EROICO CORAGGIO DEI GRECI

IL POPOLO DELLA GRECIA CON CORAGGIO E DETERMINAZIONE HA PREFERITO ANDARE VERSO UN FUTURO IGNOTO PIUTTOSTO CHE AVERE LA VITA PIÙ COMODA, AUMENTARE I DEBITI FARSI MANGIARE DAI POLITICI E DAI BANCHIERI EUROPEI E MONDIALI. 



È stato grande il popolo greco nell’ultimo fine settimana nel dire no al piano di rientro dei debiti, che il loro stato non è stato in grado di pagare, proposto dell’Europa e del FMI. Negli anni passati i piani di austerità imposti da un’Europa capeggiata dalla Germania non hanno prodotto grandi risultati, se non quelli di impoverire sempre di più la nazione e far aumentare la disoccupazione. Il Primo Ministro greco Tsipras ha preferito consultare il suo popolo prima di sedersi da suddito al tavolo dei grandi d’Europa e rispondere: “sissignori!” Infatti egli ha dichiarato che il referendum istituito non era sull’Euro e sull’Europa: la vittoria del no gli servirà ad essere più forte quando si siederà al tavolo dei potenti d’Europa. Quei potenti irritati per l’esito referendario non vogliono più saperne della Grecia: spereranno che Tsiparas li implorerà accettando tutto quello che dicono? Non si può pensare di estinguere i vecchi debiti aprendone di nuovi: sarà un circolo vizioso che non avrà mai termine; in quel vortice della finanza mondiale la Grecia ci entrò grazie all’Europa e all’Euro: ora come farà ad uscirne indenne e senza essere schiavizzata? Dovrà cercare l’aiuto della Russia o della Cina?

Storicamente la Grecia, se escludiamo il periodo florido dei tempi antichissimi, è sempre stata una nazione povera, il turismo in parte la salva: ha accettato la scommessa europea per decollare economicamente ed ha fallito, mentre le nazioni guida dell’UE  sono ingrassate sempre più (le stesse analogie si possono riscontrare nella Spagna e nel Portogallo: hanno aderito alla Cee, dopo delle dittature, con le stesse ambizioni greche ed oggi a decenni di distanza stanno regredendo economicamente). I Greci da qualche anno sono stremati: per alleviare un poco le loro sofferenze avrebbero potuto comportarsi da pecoroni e votare in massa si, come suggerivano i poteri forti mondiali indicando le gravi conseguenze in caso di no, invece hanno capito che il si era la causa di tutti i loro mali, si sono ribellati, incuranti dell’aumento di tutti i loro patimenti. Qualche eccesso se lo sono concesso: infatti nella nazione ci sono molti pensionati non anzianissimi. Anche da noi in Italia fino a qualche anno fa in determinati settori lavorativi statali (e non) c’erano le minipensioni: fortunatamente noi, che siamo un paese più sviluppato della Grecia, ci siamo resi conto in tempo che era un lusso che non potevamo permetterci, perché le conseguenze sarebbero ricadute sulle nuove generazioni.

La svolta greca potrebbe aprire un vortice che determinerà il fallimento della moneta unica e delle politiche economiche d’Europa. Meglio tornare alle valute nazionali per non essere rasi al suolo (economicamente parlando) dai tedeschi e dai francesi? Meno male che alcune nazioni forti del nord non partecipano a questo circolo vizioso e si allontanano sempre più dall'Europa e dell’Euro (Gran Bretagna, Danimarca, Svezia), altrimenti per noi nazioni mediterranee sarebbe ancora peggio. A questo punto i paesi dell’Europa dell’Est per non perdere quel poco di positivo che hanno nelle loro economie, si guarderanno bene dall'adottare l’Euro.



In Italia esiste un forte dislivello nord/sud; è proprio il ricco nord che salva le aree più degradate del paese, altrimenti finirebbero peggio della Grecia. Negli ultimi anno però anche noi abbiamo sentito gli effetti della crisi internazionale: i burocrati di Bruxelles hanno imposto i governi a loro graditi, delle volte andando anche contro la volontà popolare, per non andare contro i loro interessi e noi abbiamo subìto delle conseguenze negative. Con il troppo servilismo di Renzi gli effetti della crisi potrebbero dilatarsi e, anche se non finiremo come la Grecia, le spinte separatiste del nord  potrebbero accentuarsi, in modo che il settentrione indipendente, non mantenendo più il sud, sentirà in toni minori gli effetti della crisi economica. 



Post scriptum: al coraggio che hanno avuto i greci può essere accostata la similitudine del coraggio che hanno coloro che manifestano pubblicamente il proprio pensiero, poi camminano tranquillamente e a testa alta nei punti di maggior ritrovo del proprio paese e negli orari di maggior afflusso di persone, perché essi sono consapevoli di non aver nulla di cui vergognarsi e di essere delle persone oneste e pulite.