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venerdì 30 gennaio 2015

256) IL PROSELITISMO ISLAMICO TRA I DEBOLI

LE NUMEROSE COLONIE MUSULMANE CHE SI INSTALLANO NEI GRANDI E PICCOLI CENTRI, IN PARTICOLARE NELL’ITALIA DEL NORD, FANNO PROSELITI TRA I NOSTRI CONNAZIONALI PRIVI DI IDEE: GLI STESSI SONO TALMENTE PLAGIATI DA SPINGERSI FINO AL MARTIRIO.

Si calcola che siano tra i 50 mila e i 60 mila gli italiani convertiti all’Islam. Di fronte a 60 milioni di italiani (56 residenti in Italia, 4 all’estero) non sono nulla, eppure molti di questi convertiti sono talmente convinti delle loro scelte che sarebbero capaci di farsi saltare in aria in mezzo agli “infedeli” o combattono per lo stato islamico in Medio Oriente, comprese le donne, che scelgono di essere coperte da capo a piedi con una sorta di lenzuolo. Gli arabi più fanatici, in continua ascesa in Europa, non si accontenteranno di avere questi pochi convertiti, continueranno il loro proselitismo, come alcuni hanno dichiarato, venendo intercettati telefonicamente. La Chiesa, che non è più la forte autorità di un tempo, benedice e protegge l’avanzata musulmana, quando invece dovrebbe preoccuparsi, avviando nuove opere di evangelizzazione per impedire che molti battezzati abbandonino la religione italiana. Raramente succede che qualcuno, noto e meno noto, ritrovi la propria fede cristiana attraverso le testimonianze e le storie di alcuni santi, le narrazioni di qualche miracolo o apparizione.

Cosa spinge invece coloro che si fanno affascinare dall’Islam, fino ad esserne totalmente succubi da spingersi sino all’estremo sacrificio? Alcuni anni fa l’allora Presidente del Senato Marcello Pera e l’allora Cardinale Ratzinger affrontarono questi temi nel libro “Senza radici”, in cui si denunciava la volontaria rinuncia dell’Europa ai valori cristiani, con la minaccia dell’integralismo islamico che era, come oggi, in agguato. Pera successivamente lanciò una sorta di allarme, inerente sempre al tema della perdita della propria identità, relativo al “meticciato”. Nei matrimoni misti italiani/islamici sono di più i casi in cui i figli di queste coppie divengono musulmani che cristiani. La Chiesa alla concessione del nullaosta qualche volta cerca di scoraggiare coloro che vorrebbero unirsi in matrimonio con qualcuno/a di un’altra religione. Quando una persona è cristiana per modo di dire non le importa nulla di cambiare culto per compiacere l’altra parte. Le persone comuni solitamente non hanno nulla da ridire se un musulmano fa le preghiere e il ramadan: li tollerano perché pensano che sono in ritardo rispetto a noi; mentre se un loro connazionale italiano dice di digiunare per la quaresima o di recitare il rosario è coperto di irrisioni e di ridicolo. In molti paesini dell’Italia del Nord le percentuali di musulmani sono elevatissime rapportati sul totale della popolazione: le due realtà (autoctoni/islamici) si trovano a strettissimo contatto, per cui qualche nostro compatriota, debole, cresciuto senza idee e senza valori, può trovare nel conoscente islamico, convintissimo della sua fede, motivo di fascino, tanto da farsi coinvolgere totalmente e successivamente di farsi plagiare dagli iman più fanatici, scegliendo di combattere per l’Islam. Ma come si fa a sacrificarsi per una causa di odio, di morte, lontana anni luce da noi, estranea ai nostri valori e alle nostre tradizioni?

Una giusta causa per lottare è difendere il nostro sacro suolo italico, qualora venisse minacciato per stravolgergli il suo tessuto sociale, il suo sangue. Allora bisognerà ripartire ad educare le nuove generazioni all’amor patrio, all’attaccamento ai nostri valori religiosi. Occorrerà, per riscoprire l’orgoglio dell’appartenenza, rivalorizzare la storia (l’Impero Romano, il Risorgimento), la cultura (il rinascimento), le tradizione religiose (le suggestive processioni di ogni angolo d’Italia, con le statue e le icone delle Madonne e dei santi e accompagnate dalle bande musicali). I giovani così ritroveranno la fierezza nel concedere un anno allo stato italiano, il quale li addestrerà per la difesa della patria e di tutti i suoi valori. Io se potessi scegliere tra l’essere povero, faticare ed arrangiarmi da me, conservare il mondo che mi ha sempre circondato (ad esempio: suono delle campane, sagre paesane con porchetta, prosciutto, salsicce, birra, vino) e l’essere miliardario, servito, riverito da domestici extracomunitari, ma quando esco di casa non c’è più quello che mi ha sempre circondato per non offendere gli altri, comprese le carni suine e le bevande alcoliche bandite dal Corano, e trovo un Medio e Lontano Oriente, un Nord Africa in miniatura, opterei di corsa per la prima soluzione. Con un popolo fiero di sé, orgoglioso delle sue radici, delle proprie tradizioni, forte, virile, battagliero, non molle, non timoroso, non manovrabile, gli estremisti islamici troveranno pane per i loro denti e rinunceranno all’islamizzazione di Roma e dell’Italia.

martedì 20 gennaio 2015

255) FALSI MITI E VERI EROI

L’eroe è Fabrizio Quattrocchi, non Greta e Vanessa. Lasciatecelo dire

In Italia si è ancora liberi di pensarla in modo diverso, di dire che pagare i riscatti ultramilionari è pericoloso perché potrebbe incentivare altri sequestri? In Italia si è ancora liberi di avere forti perplessità su Greta e Vanessa, alla luce dell’informativa dei Ros che dà un quadro diverso da ciò che ci hanno raccontato per giorni e giorni? In Italia si è ancora liberi di criticare il ministro Gentiloni che, in aula, non ha chiarito come è realmente avvenuta la liberazione delle due ragazze? Se non è stato pagato il riscatto, qual è stato lo strumento usato? Di sicuro non c’è stata azione militare e altrettanto sicuro è che sarebbe puerile credere che con le parole si è riusciti a convincere gli estremisti islamici.

Le “dittature” della Boldrini e della sinistra

Tutta la sinistra – ad eccezione di qualche quotidiano non allineato ai voleri renziani – ha puntato il dito contro chiunque ponesse queste domande. Non si può. È vietato. È vietato dire che quei supposti 12 milioni di euro siano finiti nelle tasche dei terroristi. È vietato dire che Greta e Vanessa, nell’andare in quei posti caldi, non si sono limitate a fare opere umanitarie ma abbiano fatto una scelta, aiutando una fazione di ribelli. Le parole della Boldrini («ritengo che ci siano alcune polemiche veramente inaccettabili, insopportabili e non degne di considerazione») suonano come l’ennesima prevaricazione, una frase provocatoria che ha – come noto – avuto un seguito, con reazioni politiche forti. Basti ricordare la replica di Salvini: «La Boldrini è una poveretta. Vada in Siria, l’aspettano».

Il web non perdona e ricorda Quattrocchi

Ma le reazioni più forti sono arrivate dal “tribunale di Facebook” con vignette, ironie e commenti durissimi contro la presidente della Camera e contro il governo Renzi: «Non si trovano un centesimo per le famiglie che soffrono, spuntano soldi per le due ragazze che volontariamente e senza neppure consultarsi con la Farnesina, sono volate in Siria»; «La Boldrini ci spieghi perché la sinistra non ha onorato Fabrizio Quattrocchi mentre trasforma in eroine Greta e Vanessa»; «La Boldrini legga quello che il suo partito e il Pd dicevano di Quattrocchi, l’ultimo vero italiano»; «maschilista chi critica le due ragazze? E chi criticava Quattrocchi?». Ecco, torna forte l’immagine di Fabrizio. È inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma; «Posso togliere la kefiah». Qualcuno gli risponde di no. E allora lui tenta di togliersi la benda e pronuncia la famosa frase: «Adesso vi faccio vedere come muore un italiano». Passa qualche secondo e gli sparano con la pistola urlando: «È un nemico di Allah». L’eroe è lui, non le due ragazze.




P.S.: occorre precisare che l'esecuzione di Quattrocchi fu censurata da tutti i media, mentre, sempre in quel periodo, trasmettevano le uccisioni degli altri ostaggi occidentali che lanciavano accuse contro i loro governi.

martedì 13 gennaio 2015

254) IL SUICIDIO DELL'OCCIDENTE

IL CRESCENTE NUMERO DEI TERRORISTI ISLAMICI, CHE SI SOSTIUISCE ALLA POPOLAZIONE EUROPEA, DETTA LEGGE A SUON DI BOMBE E DI FUCILATE.

C’è molta amarezza dopo quello che è successo a Parigi, non soltanto motivata dall’uccisione dei giornalisti di quel settimanale satirico; il fattore che colpisce maggiormente è l’espansione di culture e religioni che non dovrebbero c’entrare nulla con l’Europa, le quali dettano legge a suon di bombe o di mitra, incutendo paura e angoscia tra le popolazioni locali. Tante nazioni europee hanno deciso spontaneamente di rinunciare alle loro identità nazionali, incluse le loro tradizioni, in nome di un mondialismo, di un buonismo, di un multiculturalismo che si è rivelato suicida.
  

Nel pensiero moderno nostrano esaltare la propria cultura nazionale, le propria gloria, la propria storia, la propria religione è vietato, particolarmente a causa dell’esperienze nazifasciste che ci sono state, secondo tale concezione bisogna immettere nel proprio tessuto sociale e storico altre colture lontane anni luci, buttare all’aria le tradizioni europee di millenni ed adattarsi a quelle altrui. Gran Bretagna e Francia hanno seguito quelle strade, facilitando l’immigrazione dalle ex colonie e concedendo con estrema facilità le cittadinanze britanniche e francesi (Marianna in questo caso non ha detto “jamais, jamais”, ma “oui, bien sŭr”). Esse sono state seguite a ruota libera dalle Germania, dalla Svizzera, dal Belgio, dall’Olanda e dai paesi del Nord Europa. Per ora Italia, Spagna e Grecia ancora riescono a preservare le loro identità, perché il fenomeno migratorio massiccio è abbastanza recente rispetto al resto d’Europa occidentale. Tuttavia si sente nostalgia e rimpianto per una società italiana che non c’è più, che si nota quando trasmettono dei film degli anni ’60, ’70 e ’80 e si rimane amareggiati per come sia stata cancellata in pochi decenni.

Secondo me è sbagliato distruggere le culture degli stati europei per passare al multiculturalismo: si potrebbe fare se tutte le nazioni del mondo fossero multirazziali e multiculturali; al contrario ciò avviene solo in Europa, in Occidente, e sono gli unici che ci rimettono. Se vai in Africa, in Vicino ed in Lontano Oriente non trovi le popolazioni locali in invecchiamento ed in diminuzione con gli occidentali che aumentano; anzi, perseguitano e cacciano anche i pochi cristiani che ci sono. Non dimentichiamoci degli italiani trapiantati in Libia, Tunisia ed Egitto: tutti espulsi o costretti dalle circostanze avverse a rimpatriare. L’Islam con le guerre dirette non avrà mai la possibilità di conquistare il mondo, userà altre strategie, come l’immigrazione e la riproduzione di massa nelle nazioni più potenti della Terra, sfruttando la nostra stupidità in nome del buonismo, dei diritti civili e la nostra paura delle loro violente reazioni se non li accontenteremo. Qualche terrorista ha detto che nessuno farà più del male ai francesi se essi lasceranno in pace l’Islam. Benissimo; allora perché loro pretendono di stabilirsi a milioni nei paesi cristiani? Hanno i ricchissimi paesi arabi del petrolio per emigrare.

La satira, la mancanza di rispetto per quella religione non giustifica assolutamente l’ultimo eccidio che hanno compiuto. Se i politici e gli altri personaggi pubblici avessero usati gli stessi parametri dei terroristi islamici quando volte avrebbero dovuto trucidare giornalisti e vignettisti? Un’infinità. La sinistra nostrana invece di preoccuparsi per l’instabilità che causeranno i terroristi, si preoccupa della diffusione dell’islamofobia, cercando le cause degli atti terroristici nelle presunte guerre che provoca l’occidente nei territori mussulmani. Ma se quelle guerre se le fanno tra loro, cosa c’entra l’Occidente? Tutto iniziò con le rivolte interne della cosiddetta “primavera araba”. La causa maggiore è il fondamentalismo islamico che tenta di prendere il potere ovunque e anzi è lo stesso Isis che deve ringraziare gli Usa per aver rovesciato Saddam Hussein e Gheddafi, favorendolo. La guerra in Afghanistan l’hanno dichiarata Al Qaeda e i Talebani con la distruzione della Torri Gemelle americane l’11 settembre 2001. Infine noi cosa c’entriamo con Israele che si difende per la propria sopravvivenza? Il progresso tecnico – scientifico, che ha portato migliori condizioni di vita, è nato quasi tutto dall’ingegno dell’occidente; gli integralisti islamici se non facessero le guerre per imporre il loro medioevo eviterebbero l’arretratezza dei loro territori e getterebbero le basi per il loro avanzamento economico – sociale.



Questo non entra in testa a quella parte politica che occupa il governo italiano, il governo dell’invasione che mette sempre più a rischio l’italianità. Le altre nazioni d’Europa si preoccupano sempre di più e propongono maggiori controlli alle frontiere (terrestri, marittime, aeroportuali), i nostri naturalmente sono contrari. Allora bisognerà votare dei partiti che si opporranno all’islamizzazione e che mettano in condizione le famiglie di ripopolare la nostra patria, quel tanto che basta per garantire un perfetto equilibrio demografico, con dei nuovi italiani, italiani doc! (Mario Rossi, Giovanni Neri, Marco Ferrari, Luigi Bianchi, Giuseppe Di Mario). I numeri per far cadere questo governo antinazionale non ci sono; tanto, per quanto possano avanzare le opposizioni, il popolo rieleggerà questi che ci sono: 80 € valgono di più dei nostri valori tradizionali e del nostro sangue che stiamo perdendo. La maggioranza delle persone non conosce a fondo le controverse sfumature islamiche, piuttosto si fa una risata sentendo parlare della religione in generale, soprattutto quando passerà il clamore per gli attentati di Parigi.

martedì 6 gennaio 2015

253) JAMAIS, JAMAIS

IL TERMINE FRANCESE JAMAIS (GIAMMAI, MAI, IN ETERNO, SEMPRE) STORICAMENTE HA DETERMINATO SEMPRE IL CONTRARIO DEL SUO SIGNIFICATO, MA NON TROPPO…

Il Giornale d’Italia, organo telematico de La Destra di Francesco Storace, analizza molto spesso le canzoni storiche, militari e patriottiche, specie quelle del ventennio fascista. Vedendo ciò anche a me è venuta l’idea di fare la recensione dal punto di vista storico di qualche canto militare/storico del periodo. Ho scelto “Jamais, jamais”, cantato dal tenore Daniele Serra nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale, testo e musica di Rodolfo De Angelis. Tale parola in francese significa una risposta molto negativa ad una precisa richiesta. Nella suddetta canzone “Jamais” viene utilizzato in senso ironico perché si sapeva che storicamente quando fu già usato accadde il contrario di quanto sperato, sin dai tempi in cui la Francia difendeva lo Stato Pontificio dalle rivendicazione italiane.
 
Un ministro francese nel 1867 dichiarò dinanzi al suo parlamento queste parole: «que l'Italie peut faire sans Rome; nous déclarons qu'elle ne s'emparera jamais de cette ville. La France ne supportera jamais cette violence faite à son honneur et au catholicisme» (Traduzione: che l'Italia può fare a meno di Roma; noi dichiariamo che non si impadronirà mai di questa città. La Francia non sopporterà mai questa violenza fatta al suo onore ed al cattolicesimo.).
Alcuni anni prima l’ambasciatore francese scrisse ad un cardinale le seguenti parole: «Quant à pactiser avec les spoliateurs, nous ne le ferons jamais.» (Traduzione: «Quanto a fare accordi con gli espropriatori, noi non lo faremo mai»).
Oggi sappiamo tutti come andò a finire: una volta ritirata la guarnigione francese da Roma nel 1870, per via della guerra franco – prussiana, gli italiani poterono conquistarla e farla capitale del loro nuovo stato e si attese sino al 1929 per risolvere le controversie con la Chiesa Cattolica Romana.


Quella parola fu usata in seguito dal Primo Ministro francese Edouard Daladier prima dell’ultimo conflitto mondiale. L’Italia rivendicava per sé Tunisi e Gibuti nell’Africa e le terre geograficamente e storicamente italiane: Nizza, Savoia e Corsica. Alla firma dell’armistizio tra Francia e l’Asse nel 1940, all’Italia non spettò nulla e quelle zone rivendicate finirono sotto la giurisdizione della nuova Francia del sud e collaborazionista di Vichy. Nel 1942 la Germania, in seguito allo sbarco americano in Nord Africa, decise di sopprimere il regime di Vichy ed occupò militarmente i territori che lo stesso deteneva in Francia e in Tunisia, lasciando all’alleato italiano il compito di occupare, oltre alla Tunisia, la Corsica e una porzione della Francia meridionale, ben oltre Nizza e Savoia, sino al fiume Rodano. Quelle terre dal novembre 1942 fino al settembre 1943 furono unite all’Italia, senza però essere annesse ufficialmente e vi si rifugiarono molti ebrei francesi per sfuggire alle persecuzioni naziste. Dopo l’armistizio tra Italia ed Alleati, la Germania Nazista si prese tutto, facendo prigionieri e deportando molti soldati italiani. Al termine della guerra tutto tornò alla Francia vincitrice, in più essa si prese qualche colle alpino italiano al confine tra i due stati e ci mancò poco che non ottenesse anche la Val d’Aosta. Così la parola Jamais perse il senso ironico che aveva. Anche in quel canto in cui la forte Italia si rivolge all’intimorita Marianna, figura allegorica francese, e con le minacce riesce a farsi dare quello che chiede. Alla fine ella se la prende con l’Inghilterra che l’ha trascinata nella disastrosa avventura, mutando Jamais in Ahimè.


Marianna, Marianna…/Jamais! Jamais! Jamais!/ … e dammi la Tunisia…/…la Tunisia jamais, jamais!/Se non mi dai la Tunisia io ti mando la fanteria!/Mamma mia, mamma mia, non mandarmi la fanteria; pigliati pure la Tunisia ma nient’altro avrai da me! Jamais! Jamais!

Marianna, Marianna…/Jamais! Jamais! Jamais!/ …e dammi la Corsichella…/… la Corsichella jamais, jamais!/Se non mi dai la Corsichella io ti mando la navicella!/Mamma mia, mamma bella, non mandarmi la navicella; pigliati pure la Corsichella ma nient’altro avrai da me! Jamais! Jamais!”

Marianna, Marianna…/Jamais! Jamais! Jamais!/ … e dammi Nizza e Gibuti…/… Nizza e Gibuti jamais, jamais!/Se non mi dai Nizza e Gibuti io ti mando Ciano e Muti!/Mamma mia, il ciel m’aiuti,/non mandarmi Ciano e Muti; pigliati pure Nizza e Gibuti ma nient’altro avrai da me! Jamais! Jamais!

Marianna, Marianna…/Ahimè! Ahimè! Ahimè!/ Hai visto che trombonata?/Che trombonata, ahimè! Ahimè!/È giunta l’ora nella storia che ha piegato la tua boria./Mamma mia, mamma mia, fu davvero una fesseria far gridare per ogni via al pelato Daladier: Jamais! Jamais!

Mamma mia, mamma mia, che follia, che follia, l’Inghilterra, quell’arpia, si batteva per la via con la sola pelle mia e quell’altra amica mia, quella “gran democrazia” con il “paga e porta via” ha fregato pure me! Ahimè! Ahimè!