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lunedì 27 giugno 2016

318) G.B.: QUEL CHE È DECISO È DECISO



IL POPOLO DELLA GRAN BRETAGNA, SENZA FARSI INFLUENZARE DA MINACCE E PRESSIONI INTERNAZIONALI, DEMOCRATICAMENTE HA SCELTO DI STACCARSI DALL’UNIONE EUROPEA DELL’ALTA FINANZA, CHE IMPONE A TUTTI. NIENTE DRAMMI E ALLARMISMI.



Cosa c’è di più democratico che chiamare un popolo a decidere sui propri destini? È quel che ha fatto il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord pochi giorni orsono, allorquando ha deciso tramite un referendum popolare di uscire dall’Unione Europea. Alcuni esponenti politici italiani, che vollero fortemente portare l’Italia verso la moneta unica e verso la libera circolazioni, tra stati comunitari, delle persone e delle merci, tra cui Napolitano, Prodi e Monti, hanno fortemente contestato la concessione del referendum in Gran Bretagna (allora siamo in dittatura?). Si, perché ogni qualvolta un popolo è chiamato a decidere sull’Unione Europea quasi sempre boccia le sue politiche, mentre quando tocca ad un parlamento nazionale difficilmente rifiuta una proposta europea. Adesso si parla di un nuovo referendum con lo stesso quesito (tra l'altro molte firme raccolte per lo scopo sono ripetute svariate volte): perché non si vuole accettare democraticamente il responso uscito? Se i britannici diranno nuovamente di no insisteranno con un ennesimo referendum?

Tra G.B. ed U.E. no c’è mai stato un grande amore: infatti nessun governo di Sua Maestà Elisabetta II ha firmato il Trattato di Schengen sulla libera circolazione e ha aderito all’Euro, la moneta unica europea. Così il distacco sarà meno complicato. Gli inglesi sapevano bene quel che facevano: senza sentir ragioni sono andati avanti per la loro strada. Se ci fossimo stati noi italiani al loro posto, ci saremmo impauriti dalle solite pressioni e minacce ed avremmo ribaltate le tendenze: da negative all’Europa a strapositive. Hanno perfino tentato di strumentalizzare il gesto folle di un pazzo (ovviamente condannato da tutti noi) in modo che potesse ribaltare i sondaggi del quesito popolare: in Gran Bretagna si parlava solo di un uomo con seri problemi mentali e nient’altro, il quale ha ucciso una deputata laburista europeista. 





Sempre più popoli sono scettici verso le politiche europee, particolarmente tedesche, dai banchieri, dell’alta finanza, che impongono a tutta Europa le loro regole, facendo ingrassare la Germania e impoverendo le nazioni mediterranee, come Grecia, Italia e Spagna. Hanno rovinato la Grecia, ora ci provano con noi e con la Spagna. Queste situazioni non erano sentite particolarmente dai britannici: essi erano maggiormente preoccupati dal’immigrazione di massa ed incontrollata (fra poco apriranno le porte a circa 100 milioni di turchi). Alcuni sono allarmati da un eventuale sfascio dell’Europa Unita, il che potrebbe, secondo costoro, far tornare le guerre interne continentali: dimenticano la Nato, l’Alleanza Atlantica, di cui molti stati europei fanno parte? Se l’Unione Europea non cambia avrà una vita breve: si ad un’associazione di stati per favorire gli scambi commerciali, anche i movimenti delle genti, ma limitate e a determinate condizioni; no al superstato europeo oligarchico che arricchisce pochi, impoverisce tutti gli altri, permette alla delinquenza comune di circolare incontrastata. Il pensiero del Primo Ministro Britannico Cameroon era il medesimo, avendo a suo tempo dichiarato che egli era per l’Europa ma a determinate condizioni: la capitale del suo stato era Londra e non Bruxelles, il suo capo di stato era la Regina e non il Presidente della Commissione Europea, la sua valuta era la sterlina e non l'euro, decideva il suo popolo chi far entrare nel proprio paese e chi no. Tutte queste catastrofi che annunciano sul Regno Unito non credo che si avvereranno: hanno risorse a cui attingere dalle ex colonie, tramite il Commonwealth. Vale anche per la Scozia, la quale non dovrà farsi sopraffare dal forte clamore. Gli allarmismi per gli affari italiani e per le imprese italiane operanti in Gran Bretagna sono ingiustificati: difatti le aziende nostrane che operano all’estero lo fanno tranquillamente in molti stati extra Ue. E a quanto sembra nulla cambierà in G.B., tutto rimarrà tale e quale a prima del quesito referendario, cioè gli italiani e le loro imprese non avranno restrizioni.

martedì 21 giugno 2016

317) LE AMMINISTRATIVE 2016



VITTORIE COMUNI CAPOLUOGHI DI REGIONE:
  • M5S: ROMA, TORINO
  • CENTROSINISTRA: CAGLIARI, MILANO, BOLOGNA
  • LISTA CIVICA: NAPOLI
  • CENTRODESTRA: TRIESTE

VITTORIE COMUNI CAPOLUOGHI DI PROVINCIA:
  • M5S: CARBONIA
  • CENTROSINISTRA/SINISTRA: VARESE, RAVENNA, RIMINI, CASERTA, SALERNO
  • LISTE CIVICHE: LATINA, VILLACIDRO, BRINDISI, CROTONE
  • CENTRODESTRA/DESTRA:  SAVONA, NOVARA, PORDENONE, GROSSETO, OLBIA, ISERNIA, BENEVENTO, COSENZA


Tutti dicono che la vera forza politica vincitrice di queste amministrative è stato il Movimento 5 Stelle, poiché ha strappato due delle maggiori città italiane al centrosinistra: Roma e Torino. Se a Roma l'evento era prevedibile, considerando il malgoverno, il degrado e il malaffare emersi nei mesi scorsi, a Torino nessuno se lo aspettava. E' stata una brutta botta per Renzi, ma il suo centrosinistra salva parzialmente la faccia mantenendo Milano e Bologna. Peccato per il centrodestra, che per poco non ha riconquistato Milano: personalmente ho atteso sino a notte fonda con la speranza che quel minimo scarto di vantaggio di Sala su Parisi si rovesciasse in favore dell’ultimo. Quando ormai pensavo che le destre sarebbero uscite a bocca asciutta da questa tornata elettorale è arrivata la notizia della vittoria di Trieste. Poi ho avuto notizia dei risultati che arrivavano dai capoluoghi di provincia e un po’ mi sono consolato, notando che altre roccaforti di sinistra passavano a destra, anche a Bologna si è sfiorato il miracolo. Bisogna considerare che tutte in tutte le tornate amministrative c’è scarsa affluenza alle urne: pure se qualche indicazione la danno, quando si vota per le politiche è tutta un’altra musica, poiché la percentuale dei votanti sale vertiginosamente.

Con questo sistema elettorale che è stato approvato per le elezioni della Camera dei Deputati, ci sarà il rischio che il M5S vinca al ballottaggio, se ci andrà: i voti della destra o della sinistra escluse potrebbero convergervi. Questo movimento vuole boicottare molte opere pubbliche di vitale importanza, come le nuove arterie di comunicazione: per loro la persone devono continuare a perire su vie vecchie e pericolose. Fortunatamente i lavori per la nuova Strada Pontina e l’annessa bretella di collegamento con l’A1, già sono stati appaltati e non si potrà fare nulla per fermarli. La Linea C della metropolitana romana quasi sicuramente rimarrà un’opera monca: avrebbe dovuto raggiungere San Pietro e lo Stadio Olimpico. I neosindaci giovani di Grillo li selezionano preparati: non sbagliano una battuta quando sono in televisione e pensano di essere all’avanguardia immettendo una media di tre anglicismi, ogni dieci parole, i quali sono incomprensibili per il ceto culturalmente medio/basso  e allo stesso tempo attraenti (si pensa: ma da quale pianeta viene?). Coloro che vorrebbero introdurre il reddito di cittadinanza, dove prenderanno i soldi? In tale modo nessuno vorrà lavorare più, tutti diventeranno pigri, grassi, riposati, i posti lavorativi vacanti verranno rimpiazzati da altre orde di stranieri, che così detteranno legge. Con il Cinque Stelle e con la sinistra col tempo verremo travolti e spazzati via da un’immigrazione illegale e incontrollata. La maggioranza dei penta stellati provengono da sinistra; quei pochi che vengono da destra sono alla ricerca dell’esotico: se nel 1994 la novità era per costoro rappresentata da Berlusconi ed erano attratti da Forza Italia, oggi vedono il Cavaliere come una figura decrepita, superata e stantia. Se le destre si fossero presentate unite il M5S difficilmente sarebbe arrivato ai ballottaggi, ad eccezione di Roma che è un caso a sé; serva da lezione per le future elezioni politiche. A Roma hanno combinato un pasticcio: all’inizio tutti erano concordi nel candidare Bertolaso, successivamente Salvini e Meloni hanno fatto i “capricci”; con un unico candidato si sarebbe perso sul filo di lana, in modo più dignitoso.  


A Latina si parla di svolta storica, ma anche lì se il centrodestra fosse stato unito avrebbe vinto al primo turno: è successo che tutti gli elettori delle liste perdenti al primo turno hanno riversato i loro voti sul candidato civico Coletta, compresa Forza Italia, la responsabile delle premature cadute delle ultime due amministrazioni di destra e che non intendeva darla vinta al nuovo corso di Calandrini, proveniente da An, come gli ultimi due sindaci sfiduciati. C’è da notare una cosa sui tre maggiori centri della Pianura Pontina (Latina, Aprilia, Cisterna), fino a poco tempo fa roccaforti delle destre: quando ne sono stufi non svoltano mai a sinistra, preferendo scegliere delle liste civiche.

martedì 14 giugno 2016

316) ANTICIPO DI CALCIOPOLI NEL 2000


NEL 2006 (DIECI ANNI FA)  CI FU LO SCANDALO “CALCIOPOLI” O “MOGGIOPOLI”, MA GIÀ NEL 2000 SI VERIFICARONO I PRODROMI. SE NON FOSSE STATO PER LA RIVOLTA DEI TIFOSI LAZIALI E DELLA STAMPA ROMANA, IN UNA SETTIMANA DI FUOCO DEL MAGGIO 2000, IL SISTEMA DI MOGGI SAREBBE ANDATO A SEGNO ANCHE ALLORA. 


Dieci anni fa un vero terremoto scosse il calcio italiano professionistico: infatti furono rese pubbliche delle intercettazioni telefoniche del direttore sportivo della Juventus Luciano Moggi, in cui si scoprì che gli arbitri e alcuni vertici della Federcalcio erano ai suoi ordini. Oltre alla Juventus, ruotavano nel sistema Moggi il Milan, la Fiorentina e la Lazio. La Juventus, a seguito dei processi sportivi, pagò il dazio maggiore, essendo anche la maggiore beneficiaria di quegli sgarbi: le furono tolti due scudetti e fu retrocessa in Serie B (per la prima volta nella sua storia). Le altre tre società in un primo momento vennero retrocesse nella serie inferiore anch’esse, poi in seguito ai verdetti d’appello furono riammesse nella massima serie calcistica italiana con delle penalizzazioni, delle squalifiche per i loro dirigenti e delle salate multe. Quell’inchiesta venne chiamata “calciopoli o “moggiopoli”: le parole derivavano dal termine “tangentopoli”, l’inchiesta che anni prima spazzò via un’intera classe politica e chi conduceva le indagini era lo stesso magistrato, Francesco Saverio Borrelli (se la parola tangentopoli aveva un significato sensato, “la città delle tangenti”, nel termine calciopoli, la città del calcio, non c’era nessuna allusione concreta allo scandalo degli arbitraggi sleali). Le prove schiaccianti contro i dirigenti juventini erano evidenti: il solo fatto di decidere le designazioni arbitrali, quando gli arbitri dovrebbero essere indipendenti e non avere contatti con nessuna società, costituiva un gravissimo illecito severamente punibile, inoltre erano evidenti la sudditanza ed il timore degli arbitri nei confronti della Juventus. Anche se la Juventus tecnicamente era la squadra più forte in quegli anni e avrebbe vinto gli incontri, i campionati, con qualsiasi arbitro e senza interferenze, il gravissimo sgarro ci fu senz’altro: quella magistrale punizione era il minimo che le potesse accadere. La Federazione Calcistica Italiana venne commissariata, i suoi massimi dirigenti squalificati, molti arbitri vennero radiati, tra cui Massimo De Santis, che avrebbe dovuto rappresentare l’Italia nel mondiale di Germania 2006, poi conclusosi positivamente per gli azzurri. 

L’arbitro De Santis aveva suscitato clamore già nel maggio 2000, in un incontro Juventus – Parma, in cui annullò una rete regolare agli emiliani, che avrebbe consentito alla Lazio di agganciare la Juventus al primo posto in classifica ad una giornata dal termine. Dopo la partita, si disse allora, che aveva ricevuto misteriose telefonate e a sua volte ne aveva effettuate altrettante. Si contraddisse anche, dicendo che aveva annullato la rete al Parma prima che la palla varcasse la porta; le immagini televisive dimostrarono che fischiò dopo il vincente colpo di testa del parmense Cannavaro. Perciò si suppone che quella struttura di Moggi” era già operativa sei anni prima della scoperta della verità. Ci fu una settimana di fuoco in quel maggio 2000, tra la penultima e l’ultima giornata della Serie A 1999 – 2000: i giornali sportivi e non di Roma condussero una campagna di fuoco contro la Juventus, contro i torti subìti dai biancocelesti per il secondo anno consecutivo, i tifosi laziali misero a ferro e fuoco Roma per giorni, addirittura volevano bloccare la partenza del Giro d’Italia di ciclismo. A Tivoli, il paese di Massimo De Santis, arrivarono molte telefonate di insulti e minacce a parecchi De Santis. Essi auspicavano che si arrivasse allo spareggio, in caso contrario erano pronti alla guerra (come era scritto su uno striscione di allora). 
 

Quell’alzare la voce in modo sconsiderato servì: infatti la domenica dopo la Lazio vinse contro la Reggina e la Juventus inaspettatamente perse a Perugia nel mezzo di una tempesta primaverile; in tutta Italia c’era il sole, il nubifragio si abbatté solo su Perugia. L’arbitro Collina, a causa delle ferocissime polemiche di quella settimana, saggiamente non se la sentì di rinviare la partita al giorno dopo (con una Juventus senza ansie, tranquilla e riposata), anche perché per regolamento tutte le gare dell’ultima giornata di un qualsiasi campionato sportivo devono essere giocate in contemporanea, oggi come allora, attese che la pioggia cessò e il pallone rimbalzasse. Ormai tutti, al termine della penultima giornata di quella Serie A, credevano che la Juventus avrebbe tranquillamente vinto il titolo; i pochi ottimisti tifosi laziali speravano di andare allo spareggio scudetto: ci sarebbe stato con una vittoria laziale contro la Reggina e con un pareggio juventino a Perugia. Morale della favola: la ribellione dei tifosi e della stampa romana servì ad evitare che quel sistema favorevole alle squadre del nord andasse a segno anche allora. La vittoria del campionato a Lazio l’avrebbe meritata di più l’anno prima, nel 1999, ma naturalmente fu beffata al taglio del traguardo da un’altra società padrona del calcio italiano, il Milan, che si scoprirà essere in combutta con i dirigenti della Juventus (probabilmente anche l'Inter nel 1998 fu scippata). Voi direte che anche la Lazio era collusa con Moggi nel 2006. Certo, ma tra il 2000 e il 2006 la proprietà era cambiata. 

1:34:00

domenica 5 giugno 2016

315) QUALE FESTA REPUBBLICANA?


UNA VOLTA IN OCCASIONE DELLA PARATA MILITARE DEL 2 GIUGNO SI SENTIVA L’ORGOGLIO DI UN’APPARTENENZA PATRIOTTICA CHE OGGI NON SI PROVA PIÙ. 


In questo giugno 2016 la Repubblica Italiana sta festeggiando il suo 70° anniversario. Possibili brogli al referendum monarchia/repubblica portarono settant’anni fa alla nascita di questa forma istituzionale (c’erano gli americani che volevano la repubblica ad ogni costo). Non so se effettivamente quelle scorrettezze ci furono o no, in ogni caso non credo che la storia italiana degli ultimi settant’anni sarebbe cambiata molto con i re al posto dei presidenti della repubblica: i monarchi avrebbero svolto le stesse funzioni di arbitri imparziali, dando gli incarichi di governo ai rappresentanti dei partiti più votati e la Nato non avrebbe mai permesso delle svolte autoritarie antidemocratiche. I pochi movimenti monarchici che ci sono oggi in Italia puntano di più sul ramo Savoia Aosta, che sui discendenti diretti dei Savoia ultimi Re d’Italia: probabilmente perché Umberto II, il Re di maggio, preferì far interrare con la sua salma, sotto le sue ascelle, i sigilli reali, anziché consegnarli al figlio Vittorio Emanuele; dopo che quest’ultimo sposò una borghese i rapporti tra i due si incrinarono. 



Ricominciando a parlare delle  commemorazioni per il sette decenni della Repubblica d’Italia, con le solite parate militari che ci sono ogni 2 giugno, constato che ormai non provo più quell’orgoglio patriottico vedendo i vari reparti militari che sfilano e le istituzioni che assistono. Le forze armate italiane, capeggiate da quei governanti, dovrebbero difendere la patria, i suoi sacri confini, non essere le fautrici di un’infinita invasione che alla lunga distruggerà la nostra civiltà e tutto quello che con sacrificio abbiamo conquistato. Le stragi in mare continuano nonostante l’impegno delle molte marine europee per scongiurarle. Ogni tanto Renzi e Mattarella si fanno i loro giri in Africa: anziché dire che in Europa, in Italia specialmente, c’è crisi, la povertà e la disoccupazione aumentano, invece di spronare gli africani più colti, più benestanti, ad impegnarsi per lo sviluppo del loro continente con l’aiuto europeo ed invitarli a non consegnare i loro risparmi ai criminali che li porteranno alla morte, dicono, che non serve costruire muri, che loro vanno a prendere tutti e i molti media della loro parte danno manforte. Il messaggio che viene recepito è il seguente: è cosa buona e giusta affidarsi ai trafficanti di uomini ed ammucchiarsi al’inverosimile in delle piccole imbarcazioni fatiscenti. All’inizio dicevano che accoglievano solamente chi fuggiva dalle guerre (una piccola percentuale tra coloro che arrivano): a tutti sembra che nessuno viene identificato ed ognuno è libero di scorazzare senza né arte, né parte, per tutta Italia, in tutta Europa, finendo tra le grinfie della delinquenza e del terrorismo islamico. Anche lo status di rifugiato viene concesso con superficialità: alcuni basta che si dichiarano omosessuali (già, perché in molti stati africani l’omosessualità è un reato) ed è fatta. Tutta Europa si sta blindando, solo noi no. Recentemente il Dalai Lama, il capo della religione Buddista (il Buddismo è una religione tanto in voga tra gli intelletti di sinistra), ha dichiarato che l’Europa non può perdere la sua anima, il suo sangue, divenendo araba e musulmana; aggiungendo a quanto detto, che è meglio che gli immigrati si impegnino nei loro paesi. Quel poco di autorità che c’è in Libia si è detto disponibile a tornare agli accordi stipulati con Gheddafi (chissà i libici quanti soldi vorranno però), atti ad impedire le partenze illegali verso la Sicilia e così salvare veramente le vite: perché aspettare ancora e non approfittare di quella proposta? Un governo non di sinistra avrebbe colto al volo l’occasione, per cui dovrà insediarsi il prima possibile: il referendum di ottobre per provare a mandare a casa questo esecutivo è troppo lontano. Si stanno raccogliendo le firme per un altro quesito referendario, il quale tenterà di abrogare alcune norme della legge sulle unioni civili, così almeno, in caso di successo, si salverà la sacralità della famiglia, considerando che quelle patriottiche e religiose sono andate perdute. 


Concludo gioendo alla conclusione (si spera definitiva) della vicenda dei due marò tenuti prigionieri in India per alcuni anni: la loro mancata partecipazione alla parata militare del 2 giugno, anniversario della Repubblica, sono stati degli ennesimi motivi di non piacimento di quella sfilata e della perdita dell’orgoglio dell’appartenenza alla patria italiana.