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martedì 31 luglio 2018

396) ATTIRARE ATTENZIONE ESTERIORMENTE



NEL PERIODO ESTIVO, ANDANDO IN GIRO QUASI SCOPERTI, IN MOLTI INDIVIDUI SI NOTANO SCRITTE, DISEGNI E SCARABOCCHI VARI INCISI NELLE GAMBE, NELLE BRACCIA E NEL CORPO. IL DAR NELL’OCCHIO DAL PUNTO DI VISTA ESTERIORE NON FA LA PERSONA.



Ora che fa caldo la gente va in giro sbracciata o quasi ignuda: in molti individui si notano scritte multiformi, disegni multicolori e schizzi vari impressi nelle braccia, nelle gambe e nel corpo. C’è colui che si tatua in modo molto modesto, con minidisegni e miniscritte, e c’è quello che lo fa in modo molto più consistente, coprendo quasi interamente la pelle (almeno un piccolo spiraglio per far respirare la pelle bisogna lasciarlo, altrimenti, con l’intero corpo verniciato, si muore soffocati). Non soltanto i giovani si fissano con quella mania, anche la gente di una certa età ha iniziato a farsi contagiare. Si calcola approssimativamente che gli individui tatuati ammontino a circa il 12 – 15% della popolazione. Questa fatta di cittadinanza come mette qualche risparmio da parte lo impiega per farsi “affrescare” o “scolpire” come un bassorilievo.

Il tatuarsi potrebbe comportare qualche rischio: infatti ci sono stati dei gravi casi di infezioni, episodi isolati, ma che dimostrano che non si può star tranquilli al 100%. Inoltre si rischiano ustioni permanenti, se si va sotto il sole cocente con un tatuagio fatto da poco. Ricordo che negli anni 1980 questa pratica già andava di moda, anche se in modo più ridotto rispetto ad adesso; in quel lasso di tempo in alcune gomme americane da masticare si trovavano i tatuaggi finti, i quali potevano essere applicati sul corpo e che col tempo si scolorivano o si staccavano. Un limitato periodo può andar pure bene, per tutta la vita a me non piacerebbe affatto. Nei maschi un ulteriore elemento, che è visto come abbellimento estetico, è l’orecchino: un tempo destava scandalo e quando uno lo portava si pensava a “particolari tendenze”, mentre oggi non si sconvolge più nessuno.

Chi non segue le inclinazioni del momento non è benvisto, è antico, potrebbe anche essere oggetto di scherno; però io penso che si può essere sé stessi anche senza nessuna traccia di inchiostro sul corpo, senza orecchini, senza stare tutto il tempo con la testa abbassata verso un minischermo, insomma non seguendo gli orientamenti dell’epoca. Ai figli o agli altri parenti si può voler bene ugualmente, anche non scrivendo i loro nomi nel proprio corpo. Pur rispettando che la pensa in modo differente, aggiungo ai precedenti pensieri che un uomo debba essere forte, disciplinato, ordinato, rassettato; quando si esagera con quelle mode egli non è visto in modo totalmente positivo, specialmente se dovesse ambire ad avere una discreta occupazione. Non è l’aspetto esteriore quello che conta (l’apparire), bensì le qualità di una persona e quello che la stessa ha dentro (l’essere): tale considerazione va applicata a tutti, sia a coloro che vogliono dar nell’occhio, sia ai soggetti “invisibili” più discreti.

sabato 21 luglio 2018

395) FURTI SACRILEGHI NELLE CHIESE A CORI



I FURTI DEI CALICI USATI PER LE FUNZIONI NELLE CHIESE DI CORI, I RITI VUDÙ,  LE MESSE NERE, LA SICUREZZA DEI CITTADINI.



Un mistero si aggira sui furti che hanno riguardato i calici e le ostie usati per le celebrazioni religiose in alcune chiese di Cori. Una domanda sorge spontanea: come mai i trafugatori hanno preso di mira solo quegli oggetti in particolare, evitando di portare via soldi o altre cose di maggior valore? C’è chi ipotizza la pista sacrilega, cioè i furti a scopi satanici. Qualcun altro addirittura parla di riti vudù, i quali sono dei culti sincretistici africani con alcuni aspetti esoterici.



Questa pratica prevede dei sacrifici animali. Addirittura quando fu uccisa, lo scorso febbraio, quella ragazza a Macerata in un primo momento si parlò di riti vudù, poi quella pista si rilevò falsa. Anche nel nostro caso specifico, cioè in questi piccoli furti, sembra poco probabile la pista vudù (se fosse esatta i furti riguarderebbero pure altro), ciò non toglie che per un paese di modeste entità, con alcuni dei suoi abitanti locali che hanno dei problemi seri, non è conveniente ospitare un elevatissimo numero di richiedenti asilo politico, senza sapere chi sono costoro e cosa hanno fatto in vita loro; è notizia di questi giorni che i nostri politici locali hanno fatto richiesta per farsene arrivare degli altri, quelli che erano a Fondi, dopo che i loro gestori hanno chiuso bottega perché travolti dal malaffare. Mandarli in città più grandi che ancora ne ospitano pochi no? Non so il motivo di questa scelta; alcuni mesi fa gli stessi amministratori avevano dichiarato sulla stampa che Cori aveva raggiunto il numero massimo di profughi da ospitare. Per tranquillizzare il popolo i governanti coresi hanno dichiarato che coloro che arriveranno staranno al massimo per sessanta giorni, prima di essere trasferiti altrove: saranno sessanta giorni precisi o sessanta giorni rinnovabili? Ora c’è il Ministro Salvini che porrà fine agli eccessivi sperperi ed affari in questo campo e darà un’accelerata nell’esaminare le moltissime richieste d’asilo politico, concedendolo solo a chi ne ha diritto, come facevano i suoi predecessori, soltanto che erano più lenti.

Tornando ai furti dei calici: dietro potrebbe celarsi l’ombra delle messe nere o dei riti satanici, i quali alcune volte possono condurre ad uccidere. Premettendo che i possibili moventi di quegli scippi sono solo delle supposizioni e nessuno conosce la verità, prendendo spunto da un’ipotetica motivazione affronto l’argomento. Sempre più giovani e meno giovani si sentono attratti dall’esoterismo, la quale è una trappola ben adescata per coloro che sono privi di convinzioni religiose. Uno cresciuto con ideali cristiani se ne guarderebbe bene di farsi convincere a partecipare a quei riti. Ben pochi ritrovano la fede cristiana, sono di più coloro che preferiscono abbracciare altre religioni o addirittura i riti satanici; fortunatamente ancora non ci sono masse oceaniche che cercano l’alternativa al cattolicesimo, la stragrande maggioranza degli individui vive, religiosamente parlando, nell’indifferenza.




Il sistema di videosorveglianza da poco istallato in paese, al fine di prevenire gli scippi e le rapine nelle abitazioni private e nel patrimonio storico culturale, ancora non è funzione; presto arriveranno delle nuove telecamere, ma bisogna attivarle tutte il prima possibile. Non è escluso che un domani provino a rubare oggetti con più alto valore custoditi nelle chiese, come ad esempio l’Ara del Tempio d’Ercole a San Pietro o il famoso candelabro pasquale a Santa Maria, o delle porzioni di colonne dei templi. Ciò, dei reperti storici,  che si puossono trasportare facilmente non starebbero meglio custoditi e protetti nel Museo della Città e del Territorio?

martedì 10 luglio 2018

394) LA MALASANITÀ A CORI E NEL LAZIO



LA REGIONE LAZIO DECIDE DI CONCENTRARE LE STRUTTURE SANITARIE NEI MEDI – GRANDI CENTRI, CHIUDENDO QUELLE DEI PICCOLI PAESI. POCHI OSPEDALI NON BASTANO PER IL SEMPRE MAGGIORE BACINO D’UTENZA CHE HANNO E I TEMPI PER ESSERE CURATI ADEGUATAMENTE SI ALLUNGANO DANNATAMENTE. MENO SPASSI, PIÙ SERVIZI PER I CITTADINI.



Quando la Regione Lazio decide di tagliare le strutture sanitarie dei piccoli centri della regione (come ad esempio quelle di Cori, Sezze, Priverno) non si rende conto del danno che arreca ai cittadini. Bisogna recarsi negli ospedali delle città di degna rilevanza e mettersi in lista di attesa, aspettando settimane, mesi, anni per effettuare una visita. Nel nostro caso particolare a Velletri, ad Aprilia, a Latina soprattutto, nei pronto soccorsi del Santa Maria Goretti, dell’Icot o di altri ospedali, se i casi non sono urgentissimi bisogna attendere ore ed ore per essere medicati o curati, addirittura certe volte non basta una giornata d’attesa. E se uno è in una situazione grave senza saperlo? Adesso se vai nel (presunto) punto di primo intervento corese ti dicono in molti casi di recarti altrove, dicendoti: ci vai da solo o ti portiamo noi?

Eppure a Cori avevamo un ospedale che era un piccolo gioiello: c’era un pronto soccorso efficiente, un reparto maternità, le grandi e complesse operazioni non le effettuano, ma i piccoli interventi si. Ricordo i tanti amichetti di scuola che venivano operati di appendicite nel nostro ospedale. Esso fu aperto nel 1880 col nome di “Santa Maria salute degli infermi, allorquando i Conti Cataldi adibirono parte del loro antico palazzo a punto di ricovero per gli ammalati. Negli anni 1970, quando l’antica residenza signorile destinata ad ospedale fu ampliata, la struttura sanitaria corese conobbe il massimo splendore; negli anni 1980 la vecchia mulattiera che congiungeva Cori Alto a Cori Basso fu allargata notevolmente e trasformata in strada carrozzabile (con l’antico ponte romano della Catena che venne coinvolto nei lavori che  in parte lo stravolsero), anche per facilitare il compito delle autoambulanze.  L’ospedale di Cori era già destinato alla chiusura all’alba del nuovo millennio, ma si riuscì a salvarlo convertendolo in ospedale di comunità, grazie ala particolare sensibilità delle amministrazioni comunali e regionali di quel momento. Addirittura un privato cittadino donò col suo patrimonio personale un’apparecchiatura, che ora dicono sia stata portata altrove (non so se è vera questa notizia).

Sono passati degli anni ed hanno ricominciato coi tagli alla sanità. Nella passata campagna elettorale regionale il riconfermato presidente venne a Cori, (oggi possiamo aggiungere con la faccia di bronzo) rassicurando  i politici locali della sua fazione che il nostro punto di primo intervento non sarebbe stato toccato; poi “passata la festa gabbato lo santo”. Hanno ricominciato a circolare delle voci negative sulla sopravvivenza di quel che rimane del nostro ospedale di comunità. All’amministrazione comunale corese si sono uniti i sindaci di Cisterna, Norma, Roccamassima per far pressione alla Regione al fine di scongiurare questa nefasta eventualità. Perché la regione non taglia le spese superflue, come le ricchissime prebende per i suoi consiglieri, i rimborsi per i gruppi politici, i sostanziosi vitalizi per gli ex consiglieri ed assessori e i contributi al cinema, invece di ridurre un diritto fondamentale per i  cittadini, come quello alla salute?

Durante la campagna elettorale regionale si erano stretti fortemente al presidente uscente una cricca di personaggi sfarzosi, capeggiati dal fratello attore di Nicola Zingaretti: speravano nella continuità della precedente amministrazione, cioè nell’erogazione di fondi per le rappresentazioni cinematografiche? Il cinema si, gli ospedali no! Non si rendono conto che la Regione Lazio è popolata anche da quei “paesanotti”, “burinotti”, “contadini”, “pastori” e non soltanto dalla ristretta loggia dei salotti sontuosi del suo capoluogo. Non tutti hanno i soldi necessari per delle visite specialistiche e per delle cure private. Confidando nella saggezza di chi di dovere e se ci fosse il lieto fine, non riavremo mai l’efficiente ospedale e pronto soccorso di qualche decennio fa.

A tal proposito voglio concludere con una bella poesia dialettale corese presa da un libro di Cesare Chiominto, dedicata allo storico primario del vecchio ospedale di Cori, vale a dire il dottor Bertrando Fochi, la quale ci illustra come era operativo, efficiente, professionale, il nostro presidio sanitario una volta.


Aglio dottóre Fòchi, ghierurgo                Al dottor Fochi, chirurgo

Eviva Fochi,                                           Evviva Fochi
ggènte ghierurga,                                    stirpe di chirurghi,
che ttàglia e ccóse,                                 che taglia e cuce,
nn’aùsa purga!                                        non usa purganti!

Peréntro ai létti                                       Nei letti
déglio Spedàle                                        dell’Ospedale
fa a tutti bbène                                       fa a tutti bene
facènno male.                                         facendo male

Se a ttì te zzìchia                                    Se ti pizzica
l’appendicite                                           l’appendicite
o puramente                                           oppure
l’interculite,                                            hai l’enterocolite,

se tte se smòve                                       se ti si muove
jo carcolétto                                           il calcoletto
o nno’ sfocóna                                        o non funziona bene
bbè jo cellètto,                                        il pisello

se glio ‘ngennóre                                     se il dolore
te mantè sveglio,                                    ti tiene sveglio,
se tte castìa                                             se ti castiga
torcibbudéglio,                                       il mal di pancia,

se tté lo fegato,                                       se hai mal di fegato
se ppisci fino                                          se urini poco
se tte sse’ ntùrbita                                  se ti si intorbida
sempre l’urino,                                        sempre l’urina,

se ppó le nàlisi                                        se poi le analisi
palrlano stórto                                        non sono buone
ca, pe’ ‘nna pòtise,                                   perché, per ipotesi,
te sta a dda’ ‘n córbo,                             stai per avere un colpo,

e sse a tti l’ùrgera                                    e se la tua ulcera
male se mette,                                        peggiora
e nnon c’è bbóno                                    e non ti fa effetto
lo Tagamètte,                                         il Tagamet,

se vidi móglieta                                      se vedi tua moglie
fasse ciccióna                                         diventare grassa
ca ci ss’è fatto                                         perché si è formato
quache fibblòma,                                    un fibroma,

se lle moròiche                                       se le emorroidi
te fao chicì                                              ti bruciano    
e colle càppuse                                       e con le capsule
n’te pó guarì,                                          non puoi guarire,

se glio sturòlogo                                     se l’urologo
t’è ggià spacciato                                    ti ha già spacciato
e fosse méglio                                         e sarebbe meglio
che ti èo tagliato,                                    che te lo avessero tagliato,

se a ttì la cònica                                      se la colica    
non te dà pósa,                                       non ti dà tregua,
se tte ss’accóglie                                     se ti si infetta            
l’antivenósa:                                           l’endovenosa:

non perde témpo,                                   non perdere tempo,
curi da Fòchi                                          corri da Fochi
ca cómme isso                                        perché come lui
ci ne stao póchi;                                     ce ne sono pochi;

do’ cortellate                                          due coltellate
ar punto ggiusto                                      al punto giusto
e ttu recampi,                                         e torni a vivere,
ma co’ ppiù ggusto.                                ma con più gusto.