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venerdì 30 novembre 2018

408) L’IRREDENTISMO ODIERNO



OGGI SONO UTOPIE E SOGNI LE RIVENDICAZIONI TERRITORIALI, CIOÈ IL PORTARE LO STATO ITALIANO AI SUOI CONFINI NATURALI. LA SITUAZIONE ATTUALE DEI TERRITORI APPARTENENTI ALL’ITALIA SOLO GEOGRAFICAMENTE.

A cent’anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, l’ultimo conflitto in cui l’Italia annesse dei nuovi territori in forma permanente (successivamente una parte delle terre guadagnate furono perse: con la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale), i movimenti irredentisti stanno rinascendo silenziosamente. Questi chiedono, esattamente come un secolo fa, l’estensione dello stato italiano entro i suoi confini geografici naturali. Gli irredentisti di oggi, a differenza di ieri, non sono presi in grande considerazione dai mezzi d’informazione, dalla politica, dalle istituzioni, le quali nel diritto costituzionale nostrano ed internazionale non prendono iniziative in tal senso. Sono anche cambiate le mentalità degli stati europei occidentali, i quali è impensabile che facciano tra loro delle guerre sanguinarie, come hanno fatto per secoli, per contendersi una porzione di territorio. Con la diplomazia ed i trattati si potrebbe provare, però dubito sull’ottenimento di risultati concreti.
Come si può vedere nella mappa del Movimento Irredentista Italiano (https://movimentoirredentistaitaliano.wordpress.com/), i territori rivendicati sono i seguenti: Corsica, Nizza, Svizzera italiana (Canton Ticino, parte del Canton Grigioni), San Marino, Istria, Dalmazia, Malta. Di questi luoghi, non considerando San Marino, solo la Svizzera italiana è totalmente italofona, ma ben pochi italiani di Svizzera sognano di unirsi alla madrepatria: temono di perdere il loro alto tenore di vita con la dissoluzione della Confederazione Elvetica. In Corsica ed a Malta l’italiano è compreso bene, anche se è stato abolito come lingua ufficiale da tempo a favore del Francese e dell’Inglese, i cognomi della gente si può dire che siano italiani; anche in queste due isole non ci sono mai stati grandi sentimenti d’aspirazioni italiane da dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Malta ha molte leggi ispirate al cattolicesimo intransigente, se la piccola isola si unisse all’Italia dovrebbe rinunciarvi in nome della laicità dello stato. La Corsica più che l’Italia sogna l’indipendenza: la lingua corsa, riconosciuta ufficialmente dalla Francia, è molto simile alle parlate toscane, rappresenta l’orgoglio isolano. Quando la Repubblica di Genova cedette la suddetta isola alla Francia, per i debiti contratti, per far sedare la rivolta sull’isola dai francesi, nel trattato c’era una clausola che avrebbe potuto far ritornare la Corsica genovese, sotto pagamento di denaro, l’acquisizione non fu mai registrata agli organismi internazionali e sottoposta a plebiscito popolare: su questo puntano i separatisti corsi; oggi lo Stato Genovese è stato assorbito dalla Repubblica italiana, quindi……



Nizza era una città italianissima, tanto è vero che diede i natali a Giuseppe Garibaldi, il maggior artefice del Risorgimento, il quale soffrì molto per la perdita e provò nel 1871 a fare tornare italiana la sua città. Senza l’aiuto francese, i piemontesi non ce l’avrebbero mai fatta da soli a liberare la Lombardia e quindi ad unificare l’Italia, il prezzo di quell’alleanza fu altissimo: la cessione di Nizza e della Savoia (la terra natale della casa regnante del Piemonte, della Sardegna, poi dell’Italia). La Savoia era già francofona, Nizza lo diventò in fretta: i cognomi dei nizzardi furono francesizzati in fretta e senza che nessuno gridasse al razzismo, alla discriminazione etnica (ad esempio Bianchi divenne Le Blanc, Del Ponte fu trasformato in Dupoint). La Repubblica di San Marino è l’ultimo piccolo stato indipendente dell’era dei liberi comuni medioevali; nel periodo risorgimentale non fu unito al resto d’Italia, sia perché, non essendo uno stato assoluto ma liberale, il popolo godeva di alcuni diritti, sia perché vi avevano trovato rifugio molti patrioti ed esuli ricercati dai molti regimi preunitari (incluso lo stesso Garibaldi seguito dalla moglie Anita). Istria e Dalmazia sono appartenute per secoli a Venezia, la percentuale degli italiani presente era alta fino all’ultimo conflitto mondiale, dopo ci furono le foibe e l’esodo ed oggi in quelle terre si contano pochi italofoni. Gli istriani e i dalmati, dopo il loro esodo, formarono interi quartieri nelle maggiori città d’Italia, oggi i discendenti potrebbero tornare nei luoghi d'origine e convivere con Croati e Sloveni. La “Grande Italia” nelle condizioni attuali è solo un sogno, domani chissà.

sabato 17 novembre 2018

407) ASIA BIBI E I CRISTIANI PERSEGUITATI



IL CASO DI ASIA BIBI (LA CRISTIANA CONDANNATA A MORTE IN PAKISTAN PER BLASFEMIA E POI ASSOLTA) NON HA DESTATO LO STESSO CLAMORE CHE DESTANO I RIFUGIATI DI ALTRE FEDI.




Asia Bibi, la cristiana pakistana accusata di aver offeso il profeta Maometto, dopo quasi dieci anni di detenzione, in attesa dell’esecuzione, è stata assolta dalla corte suprema del Pakistan, per le contraddizioni nelle testimonianze durante i processi a suo carico. La suddetta assoluzione ha suscitato nella citata nazione proteste, violenze, minacce di ogni tipo. Durante questo lasso di tempo le fu proposto di convertirsi all’Islam per avere salva la vita: lei rifiutò. Nella sua assoluzione probabilmente avranno influito le forti pressioni internazionali. In Pakistan, come in altri paesi islamici, le leggi coraniche vengono estese nelle legislazioni statali e non vengono abolite per la sicura reazione violenta dei fondamentalisti. I pochi cristiani che ci sono, sono visti come una setta anomala ed essi subiscono quotidianamente vessazioni di ogni tipo, violenze, massacri. La Chiesa Cattolica di casa nostra e le sue principali associazioni si indignano con moderazione per denunciare le persecuzioni ai danni dei cristiani nel mondo, ma quando parlano di rifugiati di altre fedi, senza stabilire se effettivamente lo sono, lo fanno con enfasi molto più potente e determinata e si prodigano moltissimo in loro favore (si veda Comunità di Sant’Egidio). Negli anni 1990 alle porte di casa nostra c’è stata la guerra, divisa in diverse fasi, nella ex Jugoslavia: non mi sembra che in quel decennio siano arrivate da noi massicce ondate di fuggiaschi. Con questo non voglio dire che oggi non ci siano conflitti nel mondo (qualcuno cessa: Etiopia/Eritrea), voglio sottolineare che a volte quello della guerre siano delle scuse per mescolare ai perseguitati, anche chi non lo è (giovani in buone condizioni, muscolosi), così da incrementare gli affari sull’immigrazione ed attuare il disegno politico per coloro che cercano un serbatoio di futuri voti. 


Il Papa lo scorso anno si è recato di corsa a portare conforto ai musulmani perseguitati in Birmania: sicuramente ha fatto bene, ma perché non usa un parametro consolatorio superiore per confortare i cristiani oppressi e per denunciare le persecuzioni nel mondo nei loro confronti? (è notizia di queste ore il massacro ai danni dei cristiani nello Stato Centrafricano) Nei confronti della famiglia di Asia Bibi il Pontefice si limitò a scambiare poche parole con la stessa in Piazza San Pietro; essi rischiano la vita nel loro paese: avrebbero le carte in regola per ottenere lo stato di rifugiati. Anche da noi le loro vite sarebbero a rischio a causa dei loro molti connazionali presenti; altrettanti cercano di introdursi illegalmente attraverso la rotta balcanica, passando dalla frontiera del Friuli Venezia Giulia, e non sono di certo cristiani oppressi. Adesso però la musica sta cambiando da quando quella regione è amministrata da un presidente leghista, che insieme al Ministro dell’Interno hanno rafforzato i controlli alla frontiere. Se non si agisce in questo modo, ma in senso totalmente opposto, anche nel nostro mondo tra qualche secolo, se non tra qualche decennio, i cattolici (e anche gli atei) si ridurranno ad una minoranza da finire schiacciare e il sacrificio di tanti uomini, che non fuggivano e che caddero per l’Italia, al fine di unificarla e di migliorare le condizioni di vita, sarà stato inutile.

domenica 4 novembre 2018

406) IL CENTENARIO DELLA VITTORIA NELLA GRANDE GUERRA



1a GUERRA MONDIALE 1915 – 1918 (FRONTE ITALIANO)


1915
  • ​​​24 maggio - l'Italia entra in guerra contro l'Austria-Ungheria. I soldati italiani superano dovunque i vecchi confini e attaccano le posizioni nemiche.
  • 25 maggio - 28 maggio - Occupazione di monte Altissimo, di Ala, Cortina d'Ampezzo.
  • 12 giugno - I soldati italiani occupano la conca di Plezzo.
  • 16 giugno - Con ardita azione gli alpini conquistano il Monte Nero.
  • 23 giugno - 7 luglio - Prima battaglia dell'Isonzo.
  • 18 luglio - 4 agosto - Seconda battaglia dell'Isonzo.
  • 18 ottobre - 4 novembre - Terza battaglia dell'Isonzo.
  • 10 novembre - 2 dicembre - Quarta battaglia dell'Isonzo.
1916
  • 11 marzo - 19 marzo - Quinta battaglia dell'Isonzo.
  • 12 aprile - Gli italiani attaccano sull'Adamello. Si combatte a oltre 3000 metri d'altitudine.
  • 18 aprile - Viene fatta saltare con una mina e conquistata la cima del Col di Lana.
  • 15 maggio - 31 maggio - Gli austriaci lanciano sugli altipiani la "Strafexpedition" (spedizione punitiva) contro l'Italia. Dopo sanguinosi combattimenti l'attacco fallisce.
  • 29 giugno - Gli austriaci lanciano gas asfissianti nella zona del monte S. Michele.
  • 12 luglio - Vengono impiccati Cesare Battisti e Fabio Filzi, catturati pochi giorni prima durante un'azione sul monte Corno.
  • 6 agosto - 17 agosto - Sesta battaglia dell'Isonzo. Gorizia è conquistata dagli italiani. Il primo giorno della battaglia cade Enrico Toti.
  • 28 agosto - L'Italia dichiara guerra alla Germania.
  • 14 settembre - 17 settembre - Settima battaglia dell'Isonzo.
  • 10 ottobre - 12 ottobre - Ottava battaglia dell'Isonzo.
  • 1º novembre - 2 novembre - Nona battaglia dell'Isonzo.
1917
  • 12 maggio - 28 maggio - Decima battaglia dell'Isonzo.
  • 10 giugno - 29 giugno - Battaglia dell'Ortigara.
  • 17 agosto - Undicesima battaglia dell'Isonzo e vittoria italiana sull'altipiano della Bainsizza.
  • 24 ottobre - Tedeschi e austro-ungarici ingaggiano la dodicesima battaglia dell'Isonzo e riescono a sfondare allo sbocco della valle dell'Isonzo, fra Tolmino e Caporetto.
  • 8 novembre - Il Generale Cadorna viene esonerato dal comando dell'esercito. Lo sostituisce il generale Diaz.
1918
  • 15 giugno - 23 giugno - Battaglia del solstizio. Gli austro-ungarici riescono a superare il Piave. I soldati italiani resistono. Il 23 gli avversari si ritirano.
  • 9 agosto - Volo di D'Annunzio su Vienna.
  • 24 ottobre - 3 novembre - Gli italiani scattano all'offensiva sul Grappa e sul Piave. Le truppe italiane occupano Vittorio Veneto. Il fronte austriaco crolla dovunque. L'Austria-Ungheria chiede l'armistizio.
  • 4 novembre - fine delle ostilità tra l'Italia e Austria-Ungheria: Bollettino della Vittoria.
  • 11 novembre - Armistizio tra gli Alleati e la Germania, le cui armate si ritirano dovunque. La Grande Guerra è finita.


BOLLETTINO DELLA VITTORIA
Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.​​
(Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito)



FILM “LA GRANDE GUERRA”
La grande guerra è un film del 1959 diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentis, tra i principali attori figurano: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano. Per la prima volta quella guerra venne descritta diversamente da come era stata narrata sino ad allora; motivo per cui ebbe dei problemi di censura. Si narrano le vicende dei due protagonisti: un soldato romano ed uno milanese, i quali cercano in tutti i modi di fuggire dalle situazioni di pericolo, fin quando, catturati dal nemico con indosso dei cappotti austro – ungarici, per salvarsi le loro vite sono disposti a tradire i loro commilitoni italiani, poi, venendo irrisi per la loro codardia, rivolgono degli insulti al comandante austriaco e vengono fucilati. Nel frattempo gli italiani, impegnati in prima linea, resistono agli assalti nemici e passano alla controffensiva; ci si lamenta che i due, i vigliacchi, i meno efficienti, ancora una volta l’hanno fatta franca, ignorando che sono morti da eroi, per non tradirli.