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sabato 26 ottobre 2019

431) FACEBOOK, GIOIE E DOLORI



L’universo di Facebook, dove tutti possono liberamente dire ciò che vogliono, sfogandosi, spesso rozzamente. In Questa rete sociale, che io non amo molto, si provano gioie e delusioni ed è un po’ migliorata nei contenuti rispetto agli esordi.



Sono tornato su Facebook da un po’ di mesi, dopo circa un decennio d’assenza, riattivando il mio vecchio profilo, per cercare dei contatti con una persona che avevo tra le conoscenze. A differenza delle altre volte, quando rientravo brevemente e poi mi disattivavo, questa volta sono rimasto per un bel po’ di tempo. Nel periodo d’assenza i gruppi e i personaggi pubblici che mi interessavano li potevo visionare tranquillamente anche fuori Fb, ma dall'esterno non si gode dei privilegi degli iscritti. Non amo molto le reti sociali o social, infatti le abbandonai per le troppe idiozie e stupidità che vi erano presenti e ci sono tutt’ora, anche se gli argomenti interessanti sono cresciuti notevolmente rispetto agli esordi. Preferisco scrivere sul mio blog: poche cose ma ben elaborate, ragionate, sviluppate e Facebook è un ottimo mezzo per propagarle: infatti i post è possibile pubblicarli anche lì. Le mie vecchie amicizie del debutto sono state conservate, tranne qualcuna; alcune le ho eliminate, essendo non attive da tempo; altri mi hanno eliminato.

Ci sono coloro che chiedono amicizie a raffica, non guardando in faccia nessuno, non facendo distinzioni tra belli, brutti, buoni, cattivi, destra, sinistra, religiosi, irreligiosi, eccetera. Si assistono a dirette di vite personali h24, a “liberi editoriali”, a volte volgari, su politica, cronaca, storia, fatti paesani, sport, dove ognuno cerca di far valere le proprie ragioni e idee, scontrandosi animatamente con i pareri opposti e non mancano insulti e violenti attacchi. Altre categorie tra coloro che chiedono migliaia e migliaia di amicizie sono i titolari delle attività commerciali per farsi pubblicità o gli amministratori dei comuni per le stesse ragioni; nel nostro caso i membri del “Politburo corese”, della nomenklatura e i loro addetti alla propaganda; idem per la fazione politica opposta. Ci sono quelli che si divertono a collezionare seguaci, poi quando arrivano a qualche migliaio lasciano perdere e, aprendo dei nuovi profili (ad esempio Mario, Mario, anziché Mario Rossi o Peppe Bianchi invece di Giuseppe Bianchi), ricominciano da capo a chiedere contatti, arrivando o superando in numero le vecchie amicizie.



Io in linea di massima le amicizie le concedo a tutti, anche se conosco poco o per niente i richiedenti: vedo nella maggioranza dei casi che i nomi sono nostrani, coresi (o di altre località limitrofe), notando le loro immagini e le amicizie comuni deduco che gli aspiranti segugi virtuali siano reali. Se non concedo amicizie a qualcuno di Cori o li elimino (finora non mi è mai capitato) devo avere qualche valida e grave motivazione. Poche richieste ho rifiutato: nomi strani, pseudonimi, persone e appellativi totalmente estranei con nessuna amicizia in comune. Quando rifiuto, rifiuto semplicemente, non metto spam, che si dovrebbe usare solo in caso di gravi motivi. Per quanto riguarda le amicizie che ho chiesto, nella stragrande maggioranza dei casi ho ricevuto risposte positive, soltanto qualcuno me l’ha rifiutata, addirittura spammandomi. Ci sono rimasto molto male, anche perché si tratta di persone che in qualche modo mi conoscono o ho avuto a che farci, non sono mai stato con loro in grandi discordie, qualche volta salutano pure, scambiando qualche parola; per quelli che rifiutano e conosco poco non fa nulla. Non c’è obbligo d’accettare amicizie virtuali, lo so, ma addirittura mettere spam: mi sdegnano fino a quel punto; se uno rifiuta io non ci proverò più. Se tali richieste le inviasse loro un bel pezzo di fica, anche se non la conoscessero, che ci metterebbero ad accettare. Se si preferisce avere poche amicizie con parenti e amici più stretti va bene, ma mi sembra che costoro ne avessero centinaia e centinaia. Qualcun altro invece che non ha intenzione di accettare e, allo stesso tempo, non avendo il coraggio di bocciare la richiesta, lascia la questione in sospeso per lungo tempo. L’unico fattore positivo di questa vicenda è l’individuare l’ipocrisia della gente.

Le bacheche le hanno quasi tutti aperte, cioè visibili anche se non si è legati virtualmente ai soggetti; io ho preferito riservare la mia agli amici: non perché abbia dei segreti di stato da custodire, ma è sempre meglio sapere chi legge quello che pubblico, lontano da occhi indiscreti; però degli informatori potrebbero sempre esserci. Comunque, ripeto, chi vuole può richiedere amicizia. Oltre alle poche amarezze ci sono state anche molte gioie: infatti i rifiuti sono stati solo pochi casi, la stragrande maggioranza delle richieste d’amicizia hanno avuto esito positivo e c’è pure chi ha ringraziato affettuosamente per averlo scelto tra gli amici (o di aver accettato una richiesta). Tra i suggerimenti di contatti virtuali, ci sono altre persone che in un modo o nell'altro conosco e il dilemma è il seguente: saranno felici se invierò delle richieste o, scocciati, ti respingeranno in malo modo? Se ci tenessero potrebbero inviarle pure loro. Qualcuna di queste domande arriva, ma non quante te ne aspetteresti.

Una mattina ascoltavo all'autoradio un dibattito sull'utilità o sull'uso distorto delle reti sociali e la maggioranza degli ascoltatori intervenuti telefonicamente ha affermato che l’iscrizione a questi social ha cambiato loro la vita in meglio, specie nel campo delle relazioni sentimentali lunghe e durature.

lunedì 14 ottobre 2019

430) SEMPRE DI PIÙ POLITICAMENTE CORRETTO


È assurdo rinunciare alle proprie TRADIZIONI gastronomiche, adattandosi alle esigenze alimentari degli ospiti. È illogico cambiare la storica maglia azzurra delle squadre sportive italiane con quella verde per motivi di sponsor (e anche in onore delle politiche ambientaliste di Greta?)


Ha scatenato aspre polemiche l’iniziativa dell’Arcivescovo di Bologna di istituire in occasione della festa patronale di San Petronio il cosiddetto “tortellino dell’accoglienza”, cambiandone il ripieno, in carne di pollo anziché maiale, per non offendere i palati degli ospiti islamici. Il motto mondialista politicamente corretto che impera è il seguente:” evviva siamo tutti fratelli, venite, prendetevi le nostre chiese, espandetevi, fate attentati, che bello!” Ormai è presente una politica di resa e di rassegnazione all’espansione musulmana in occidente, agevolata anche da ampi strati della stessa Chiesa Cattolica; l’esigua minoranza ecclesiastica che si oppone a ciò viene ammutolita, non considerata e ovviamente non avrà mai la possibilità in futuro di eleggere un proprio rappresentante al Soglio di Pietro, considerando che i cardinali elettori progressisti sono in espansione. Invece nelle nazioni a maggioranza musulmana non c’è reciprocità per le minoranze cristiane, che calano sempre di più numericamente perché perseguitate, e mai si sognerebbero di chiedere di cambiare, in base alle loro esigenze, gli usi e i costumi della maggioranza degli abitanti delle nazioni dove vivono. Sono gli altri (ospiti, non padroni) che devono rispettare le mentalità, le usanze, del paese occidentale che li ospita e non fare il contrario; siamo a casa nostra, abbiamo i nostri usi e tradizioni di cui dovremmo esserne fieri e non vergognarcene: mangiamo carne di maiale, beviamo vino, birra e liquori. Se ad alcuni individui non vanno bene certi cibi e certe bevande nessuno li obbliga ad ingerirli, mangiano e bevono altre cose, non possono essere cambiati i connotati ad alcune millenarie prelibatezze nostrane, come lo sono i tortellini bolognesi. Penso che la maggioranza degli islamici presenti qui la pensi in questo modo, solo una minoranza vorrebbe imporre a noi la sua visione di vita, ma costoro hanno già vinto se alcuni nostri connazionali masochisticamente calano le braghe, adottando queste pericolose mosse suicide. 





Ha suscitato un po’ di scalpare la scelta della Federazione di Calcio italiana di adottare per una gara della rappresentativa nazionale A la casacca verde, invece di quella azzurra o al massimo di colore bianco e senza scudetto tricolore. La seguente scelta ufficialmente sarebbe dettata da motivi di sponsor che, strana coincidenza, è ricaduta proprio in un periodo di grande attenzione mediatica verso i temi ecologisti lanciati dalla ragazzina svedese Greta. Se fosse così il politicamente corretto andrebbe a sconvolgere qualcosa di sacro, come lo sono le divise azzurre dello sport nazionale italiano. Ci sono altre maniere ed altri modi per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della salvaguardia dell’ambiente e non bisogna agire solo perché ha parlato una a caso, che non è nessuno, e che i mezzi d’informazione hanno portato agli onori degli altari per altre ragioni, come quelle politiche.