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martedì 19 giugno 2012

148) IL 60ESIMO RADUNO NAZIONALE DEI BERSAGLIERI


LATINA, DOMENICA 17 GIUGNO 2012


Bersaglieri istriani/dalmati con i labari

Potevo mai mancare al 60esimo Raduno Nazionale dei Bersaglieri che si è svolto a Latina, mio capoluogo di provincia, a mezzora scarsa da casa mia, domenica 17 giugno 2012? Certo che no. Ogni anno il raduno nazionale del corpo dei bersaglieri viene celebrato a ridosso del fatidico 18 giugno, cioè nel giorno in cui il corpo venne fondato, nel 1836, dal generale Alessandro Ferrero della Marmora, fratello dell'altro generale e uomo politico piemontese Alfonso Ferrero della Marmora, il cui decalogo è stato imparato a memoria da migliaia di bersaglieri.


IL DECALOGO DEL BERSAGLIERE
di Alessandro La Marmora

  1. Obbedienza
  2. Rispetto
  3. Conoscenza assoluta della propria arma
  4. Molto esercizio al tiro
  5. Ginnastica di ogni genere sino alla frenesia
  6. Cameratismo
  7. Sentimento della Famiglia
  8. Onore al Capo dello Stato
  9. Onore alla Patria
  10. Fiducia in sé stessi sino alla presunzione
             Stendardi dei comuni della Provincia di Latina


            È stato bello ed emozionante vedere sfilare i reparti di bersaglieri, in servizio ed in congedo (questi ultimi sono costituiti in associazioni di bersaglieri, disponesti delle immancabili fanfare): giovani e vecchi (compresi i pochi reduci di guerra ancora in vita ultranovantenni) andavano a passo di corsa, in una giornata da temperature molto roventi, a costo di sentirsi male. Il pubblico ha seguito la sfilata sotto un cocente sole, senza timore di abbrustolirsi, così come ho fatto io, ma non potevo andarmene: dovevo vedere passare in rassegna tutte le regioni d’Italia, sarebbe stata una mancanza di rispetto verso le regioni che ancora non passavano l’andar via. Hanno iniziato la passerella  gli Sbandieratori di Cori e una banda musicale di Latina. Successivamente hanno corso col cappello piumato il Sindaco di Latina e la Presidente della Regione Lazio.

            La Presidente della Regione Lazio con il Sindaco di Latina, bersaglieri improvvisati





            Dopo alcune ore di attesa ha sfilato la regione ospitante: il Lazio, tutte le sue province ed in ultimo Latina (che aveva anche aperto la rassegna), con la sua sezione dei bersaglieri, la quale ha organizzato l’evento ed ha  reso omaggio all’ex sindaco Finestra, scomparso da poco, che nel corso dell’ultima guerra fu bersagliere e combattente. C’è stato il passaggio delle consegne, precisamente della stecca, col nome di tutte le città che hanno ospitato i raduni, tra i sindaci di Latina e di Salerno, il quale il prossimo anno ospiterà il 61esimo Raduno Nazionale dei Bersaglieri. La mattinata e le cerimonie si sono concluse con il calo di un gigantesco tricolore italiano da parte dei pompieri dall’edificio dell'Intendenza di Finanza. La gente comune ha detto che il Raduno Nazionale degli Alpini, svolto sempre a Latina nel 2009, fu più imponente e maestoso, allo stesso tempo le masse comuni hanno ritrovato il sentimento del senso dell'onore nazionale, aggiungendo a quanto detto che l’Italia se la sono mangiata tutta “i delinquenti” (i politici corrotti di tutti gli schieramenti, con le tangenti, le mazzette, le bustarelle, le raccomandazioni, gli appalti truccati, le bombe a Capaci, a Via d’Amelio, ecc.), mentre prima la gente semplice e povera per il solo amore patriottico si faceva ammazzare volentieri.

            Quelli del "Primo" di Civitavecchia.

            Le telecamere dei telegiornali nazionali intervistavano il pubblico, c’è mancato un pelo che mi beccassero (si sono presentati a sorpresa davanti ad una signora vicino a me): all’improvviso e senza aspettarselo uno non sa quello che deve dire, mentre se fosse una cosa attesa uno ci penserebbe su sulle parole da esternare, senza tralasciare i problemi relativi alla tensione e all'emozione, per un avvenimento che non capita tutti i giorni. A sera ho visto il Tg1, sperando di vedermi, ma l’edizione era ridotta, a causa delle partite di pallone; forse il servizio è andato in onda nell’edizione della notte, io mi sono accontentato di quello del Tg3 regionale. Come rompono con questo calcio! In questo periodo si vedono in giro alcuni tricolori per via del Campionato Europeo di Calcio, ecco il punto: l’orgoglio nazionale dell’italiano medio si basa sul calcio.





            A Latina domenica scorsa la situazione era diversa: moltissimi tricolori italiani erano presenti per onorare e magnificare il glorioso corpo dei Bersaglieri italiani e l'Italia. Si devono ritrovare i sani principi di quella gente onesta, povera e semplice di una volta, servendo la patria italiana con fedeltà e devozione, così da cambiare gli stili di vita errati della nostra società: dal vivere, alla politica, dallo sport, al modo di pensare, ecc. È il messaggio che ho appreso in quell’adunata, a cui ho partecipato volentieri: ne ho sentito fortemente il desiderio perché sono stato bersagliere e sono stato felice di stare ad arroventarmi sotto il solleone per circa quattro ore, col serio rischio di riportare delle ustioni alla pelle. Allora cosa avrebbero dovuto dire gli ultraottantenni che andavano al passo di corsa? Tutti i bersaglieri son forti e fieri. Il Reggimento di papà, di cui ho riascoltato le note da qualche fanfara, è la canzone dei bersaglieri, tra le molte, che appresi per prima e che più mi è rimasta nel cuore.

            Col bimbo in braccio, ancor negli occhi il pianto
            aveva atteso ansiosa il suo passar;
            la grande guerra rotto avea l'incanto
            l'Italia i figli suoi dovea chiamar;
            partiron quel mattin verso  l'Italo confin...

            Parte il reggimento, il reggimento di papà,
            alto il vessillo al vento
            che un dì la gloria bacerà,
            parte, col cuor contento,
            chi lieto il sangue suo darà
            Parte il reggimento, il reggimento di papà.

            Campane a festa, pace vittoriosa,
            ritornano dal fronte i bersaglieri
            tra l'altre mamme, intrepida ed ansiosa,
            la sposa attende ancor con il suo piccin
            Tra evviva, canti e fior sfilano lieti i vincitor.

            Torna il reggimento, il reggimento di papà,
            alto il vessillo al vento baciato dalla gloria va
            torna col cuor contento, chi al casolar ritorno fa,
            torna il reggimento, ma non ritorna più papà.

            Bimbo alza la testa, il pianto tuo non far brillar,
            del babbo tuo le gesta la Patria non potrà scordar;
            il sangue che ti ha dato un dì di sprone a te sarà
            quando sarai soldato nel reggimento di papà.

            martedì 12 giugno 2012

            147) IN RICORDO DI FALCONE E BORSELLINO


            IL VENTENNALE DEL MARTIRIO DEI MAGISTRATI FALCONE E BORSELLINO



            “L’unico tentativo serio di lotta alla Mafia fu quello del prefetto Mori, durante il Fascismo, mentre dopo, lo stato ha sminuito, sottovalutato o semplicemente colluso. Sfidiamo gli antifascisti a negare che la Mafia ritornò trionfante in Sicilia ed in Italia al seguito degli “Alleati” e degli antifascisti, in ricompensa dell’aiuto concreto che essa fornì per lo sbarco e la conquista dell’isola!”

            GIOVANNI FALCONE a pag. 103 del suo libro “Cose di Cosa Nostra”



            Vent’anni fa i magistrati Falcone e Borsellino (quest’ultimo da giovane fu militante del Fronte della Gioventù) pagarono con la loro vita per le idee in cui credevano. Oggi le loro lotte sono servite: non tutte le persone dell’Italia meridionali sono all’unanimità omertose o hanno ammirazione per gli “uomini d’onore”, come scrisse Borsellino ad un liceo del nord Italia poco prima del suo assassinio. Sarà pure che la Mafia di oggi, con gli arresti eccellenti dei suoi vertici all’indomani delle stragi, ha stravolto le antiche strategie: non provoca più molti morti o fa le guerre allo stato, come quella del ’92 – ’93, perché tutto ciò fa molto rumore, e lo stato risponde con molta durezza, non facendosi intimorire (carcere duro per i mafiosi, invio di polizia ed esercito nei territori a rischio); la strategia di oggi è l’invisibilità e la legalizzazione nel territorio.

            La Mafia da alcuni è considerata lo stato, mentre i gruppi terroristici degli anni ’70, tra cui le Brigate Rosse, erano contro lo stato: a ragion di ciò non fu una buona mossa inviare a Palermo il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa nella lotta alla Mafia, il quale aveva avuto dei discreti successi nella lotta al terrorismo. Alcuni giovani prendono come pretesto l’uccisione dei due giudici per giustificare il loro disinteresse politico: secondo il loro parere è la politica che li ha uccisi.


            Esclusivo documento riguardante lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio 1943: un manifesto in cui le autorità fasciste siciliane incitavano alla resistenza contro l'avanzata americana (e mafiosa).


            L’ultimo Governo Berlusconi, con protagonista il Ministro dell’Interno Maroni, ha ottenuto eccellenti risultati nella lotta contro la criminalità organizzata. Con il Fascismo, il quale inviò nell’isola Cesare Mori, il “prefetto di ferro”, Cosa Nostra sparì dalla Sicilia, espandendosi oltreoceano a Nuova York. Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli americani progettavano lo sbarco in Sicilia, si fecero aiutare da molti mafiosi italo – americani per fornire supporto logistico per la conquista della regione e liberarono dal carcere il pericoloso criminale Lucky Luciano. Dopo la conquista americana dell’isola, Luciano fu amnistiato, a patto che rimanesse in Sicilia: egli e la mafia siciliana divennero i nuovi padroni. Dopo decenni di supremazia mafiosa sono arrivati Falcone e Borsellino, i quali hanno stravolto tutto ed erano fermamente consapevoli che per i loro ideali avrebbero pagato con la vita, ma andarono avanti, senza chiudere gli occhi o farsi colludere. Onoriamo e glorifichiamo questi eroi italiani che hanno reso possibile l’impossibile. 

            mercoledì 6 giugno 2012

            146) PRIMAVERA ARABA (FONDAMENTALISTA)

             

            Grazie alla primavera araba ora i tagliagole sono a Tunisi


            Il video dello sgozzamento di un ragazzo convertito al cristianesimo mostra la vera natura delle rivolte islamiche

            di Maria Giovanna Maglie
            

            La "rivoluzione" non ha portato democrazia, ma soltanto vecchi massacri. E li ha portati alle porte di casa nostra...

            "Sgozzano davanti a una telecamera un cristiano in nome di Allah, gli chiedono un’ultima volta di rinunciare all’apostasia, lui dice di no, eroe rassegnato e sereno. Non sono un’esperta, ma se non è questa la santità del martirio.... Ammiratori entusiasti della primavera araba accomodarsi alla visione dell’istruttivo filmato, prego. C’è spazio a destra perché a sinistra potranno sedere gli entusiasti del politically correct più multiculturalism, i costruttori di moschee in Italia, i difensori del relativismo, quelli come Giuliano Pisapia, quelli come il ministro Andrea Riccardi", spiega Maria Giovanna Maglie su Libero in edicola oggi, commentando il mostruoso video di un ragazzo sgozzato da un gruppo di musulmani perché aveva scelto di essere cristiano. A lasciare ancora più perplessi, il fatto che la violenza sia avventua alle porte di casa nostra. Il video dello sgozzamento mostra la vera natura delle rivolte islamiche, che non portano democrazia ma (vecchi) massacri: grazie alla primavera araba ora i tagliagole sono a Tunisi.



            Nell'ex oasi laica si prepara la Jihad


            Minacce di morte ai politici laici mentre gli islamisti amano le bande armate

            di Maurizio Stefanini

            Nel Paese da dove la Primavera Araba è iniziata si è votato il 23 ottobre per un’Assemblea Costituente. E questa il 12 dicembre ha eletto nuovo presidente il centrista Moncef Marzouki, nell’ambito di un accordo di unità nazionale in cui presidente dell’Assemblea stessa è diventato il socialdemocratico Mustapha Ben Jafaar mentre primo ministro è stato designato il segretario del partito islamista Ennahda, Hamad Jebali. Insomma, una situazione in teoria equilibrata: anche se i 16 ministri su 30 che gli islamisti si sono presi sono in proporzione più dei loro 89 deputati su 217. Comunque, il ministro del Turismo Piero Gnudi appena andato in Tunisia a firmare un’intesa col collega Elyes Fakhfakh, a indicare  il complessivo grado di fiducia dell’Occidente nell’evoluzione in corso.
            Ma sotto la superficie non è che tutto vada liscio. In un Paese in passato talmente laico da aver introdotto l’aborto nel 1965 con 13 anni di anticipo sull’Italia, giusto lunedì il Ministero degli Affari Religiosi ha fatto partire un’inchiesta penale contro Jalel Brick: un noto blogger accusato di blasfemia. Brick sta in Francia, ma rischia una condanna in contumacia e la privazione della cittadinanza. Senza contare che già lo scorso aprile mentre era seduto in un bar degli Champs-Élysées si prese una pugnalata alle spalle da un gruppo di giovanotti dall’inequivocabile barba salafita. D’altra parte, la morte dell’ex-premier Essesbsi è stata chiesta apertamente da un predicatore anche dipendente del Ministero degli Affari Religiosi: poi però, una volta denunciato, ha cercato di difendersi dicendo che intendeva una morte «solo politica». Per capire l’aria che tira si può pure ricordare che lunedì è stato il giorno in cui in nome della Sharia il presidente di Ennahdha, Rachid Gannouchi si è detto contrario all’abolizione della pena di morte. 
            Ma più inquietante di tutto è la comparsa di una specie di «polizia salafita», composta da ronde di barbuti che vanno in giro a minacciare baristi e donne senza velo. Il 24 maggio l’attore Rajab Magri, accusato di essere un miscredente, è finito addirittura in ospedale per le botte subite, e anche una giornalista è stata picchiata da sette energumeni per avere «le braccia scoperte». La stampa dice che ci sarebbero campi di addestramento militare nel Sud riforniti di armi dall’Algeria e con finanziamenti sauditi e qatarini, anche se la Guardia nazionale smentisce. I sindacati, a loro volta mobilitati contro un’inflazione galoppante per combattere la quale il premier islamista Jebali ha dato il consiglio stile brioches di Maria Antonietta di «non comprate i prodotti troppo cari», assicurano che l’Ennadha starebbe appunto addestrando miliziani per reprimere eventuali proteste contro il governo a guida islamista. Dunque hanno iniziato a fortificare le proprie sedi mentre anche altri cittadini iniziano a organizzare milizie di difesa anti-salafite. Insomma, cronaca di una guerra civile annunciata.


            domenica 3 giugno 2012

            145) IN ITALIA RISCHIO SISMICO ELEVATO


            IL TERREMOTO NELLA REGIONE DELL'EMILIA ROMAGNA RIAPRE IL DIBATTITO SUL RISCHIO SISMICO E SULLA PREVENZIONE.





            A tre anni di distanza dal terribile terremoto che ha colpito L’Aquila e l’Abruzzo un altro violento sisma ha provocato dolore e distruzione nella nostra nazione. Il terremoto di questi giorni, che ha colpito la regione Emiliana, per potenza era quasi uguale a quello de L’Aquila, facendo fortunatamente meno vittime e meno danni. In pianura i movimenti naturali della terra provocano meno danneggiamenti in superficie rispetto alla montagna rocciosa, un ulteriore motivo per i crolli degli edifici è la profondità: più il sisma avviene lontano dalla superficie  
            terrestre e meno saranno i danni alle opere costruite dall’uomo e all’uomo stesso. Bisognerà constatare se le terre colpite sono assai popolate o poco popolate: a L’Aquila ci furono oltre 400 vittime poiché il terremoto colpì una popolosa città e i suoi dintorni, in Emilia le vittime sono state 24 perché l’evento si è verificato in dei piccoli paesini, dove solo gli edifici più vecchi sono crollati, unitamente a dei capannoni industriali di recente costruzione e nessuno si è preoccupato nell’atto dell’edificazione delle misure antisismiche. È stato un evento che ha aperto, come al solito, delle discussioni sulla sicurezza degli edifici e mi chiedo: perché solo in queste occasioni se parla e non sempre? Alcune persone si preoccupano soltanto delle abitazioni (Oddio, come farei io se perdessi la casa??!): secondo me l'importante in queste occasioni è salvare la pelle; un proverbio dice che a tutto c'è rimedio, fuorché alla morte. Dei terremoti in Italia nessuno se ne interessa molto, eppure basterebbe dare una guardata a quelli catastrofici del passato, compresi quelli del XX secolo, per allarmarsi: Stretto di Messina 1908 con 120.000 morti, Avezzano 1915 con oltre 33.000 morti, Irpinia 1930 con oltre 1.000 vittime, Sicilia (Belice) 1968 con 370 vittime, Tuscania 1971 con 31 vittime, Friuli 1976 con 989 vittime, Irpinia e Basilicata 1980 con 2.914 vittime, Umbria e Marche 1997, moltissimi furono i danni ma fortunatamente ci furono solo 17 morti, San Giuliano di Puglia 2002 con quasi 30 bambini morti per il crollo di una scuola; e senza citare gli altri movimenti tellurici che durante i secoli hanno provocato poche vittime. Il terremoto per sé è un fenomeno naturale che non farebbe alcun danno se in superficie non ci fossero le costruzioni umane: ci sono delle nazioni, come la nostra, che è situata in un brutto punto, dove si scontrano tre placche (europea, africana ed asiatica) e dove le catastrofi naturali sono frequentissime, mentre altre nazioni sono completamente immuni da questi avvenimenti. La classificazione sismica d’Italia permette di vedere quale è il rischio sismico di ogni comune italiano: in base a quel rischio si dovrebbero adottare delle norme di prevenzione, sia quando si costruisce un nuovo edificio e sia quando si restaurano quelli vecchi, compresi i monumenti di interesse storico. Il Regime Fascista a suo tempo era già all’avanguardia nell’edilizia: ricostruì gli edifici dopo il terremoto del 1930 in Irpinia, i quali 50 anni dopo nell’altro terremoto di quell’area non hanno fatto una piega; così come quelli de L’Aquila di quell’epoca: non sono caduti nel 2009. Nei nuovi edifici antisismici non si corre alcun rischio, se non quello di essere colpiti dagli oggetti di casa che cadono per via delle forti ondulazioni, in quelli vecchi di secoli l’adattamento alle norme antisismiche permettono al fabbricato di resistere il più possibile e così si ha il tempo di scappare. Le scale sono le parti più deboli degli edifici e bene quindi evitare di andarci, facendosi prendere dal panico. Diciamoci la verità: ognuno di noi quando va ad abitare in una nuova casa o quando ne restaura una, la prevenzione sismica è l’ultima cosa a cui pensa. Ci sono delle superfici che apparentemente non dovrebbero essere sismiche, così nessuno si cura della prevenzione, e soltanto dopo il verificarsi di un forte sisma vengono segnalate col maggior rischio nell’inefficace mappa. Penso a dove vivo io: è pur vero che i monumenti antichi sono ancora in piedi e ciò dovrebbe rassicurarmi, ma lo erano anche quelli dell’Emilia fino ad un mese fa, per cui tutti noi non dovremmo dormire dei sonni tranquilli (in tutti i sensi).
            Dei violenti terremoti hanno colpito in passato il territorio di origine vulcanica dei Colli Albani, riportiamo l’elenco da wikipedia:


            1. 2 febbraio 1438. 5.4/5.6 richter. Non si hanno molte notizie su questo sisma, ma fu probabilmente il secondo terremoto più forte prodotto dal vulcano dei Colli Albani. Il 2 febbraio 1438 alle 12:15 GMT (la settima ora del giorno) un terremoto definito "spaventoso" colpì tutte le località dei Colli Albani e parte di Roma.

            1. 26 agosto 1806. 5.8 Richter VIII-IX Mercalli. È stato il più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani. Ebbe i massimi effetti, provocando moltissimi morti e feriti, nei paesi di Rocca di Papa, Velletri, Genzano e danni gravi in altri 14 paesi limitrofi (Nemi, Frascati, Lanuvio, Zagarolo ecc.). Interi quartieri, palazzi, chiese, cattedrali e conventi crollarono. Danni anche a Roma. La scossa fu avvertita fino a Napoli. Gli abitanti, spaventati, di Roma e dei Colli Albani organizzarono messe solenni e processioni in onore della Beata Vergine. A Nemi, vi fu la comparsa momentanea di un piccolo bacino sulfureo; fu notata un'insolita e grande agitazione delle acque del mare a sud di Roma e un abbassamento del livello delle acque del Tevere. Un pubblico consiglio decretò di celebrare la data del 26 agosto per ricordare l'evento.

            1. 1 giugno 1829. 4.7 Richter VII Mercalli. Già dal 22 maggio 1829, il Vulcano dei Colli Albani, iniziò un periodo sismico che si protrasse fino a Luglio dello stesso anno. Almeno 300 furono le scosse di forte intensità, la più forte delle quali avvenne il 1 giugno. Gravi danni con case lesionate e discreti crolli ad Albano Laziale e Marino. Vi furono danni anche a Monte Cavo, Palazzolo, Castel Gandolfo e Rocca di Papa. Danni più lievi subirono Grottaferrata, Frascati, Nemi, Genzano, Civita Lavinia, Galloro ed Ariccia. La scossa fu ben avvertita anche nella vicina Roma. L'abbandono delle abitazioni già con le prime scosse di maggio scongiurò feriti e vittime. Alcune delle scosse produssero rombi, odore di zolfo, emanazioni di gas acido carbonico ed altri pericolosi vapori dal sottosuolo.

            1. 19 luglio 1899. 5.2 Richter VIII-IX Mercalli. È stato il terzo più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani (dopo quelli del 1806 e del 1438) e colpì sia tutta l'area dei Colli Albani che Roma. Ebbe i massimi effetti a Frascati e Marino dove causò crolli e lesioni gravi. Molte ville storiche, come villa Torlonia, Senni, Rasponi, Aldobrandini, Muti e il palazzo della Ruffinella, subirono danni, gravi lesioni e strapiombamenti. Vi furono alcuni crolli parziali e lesioni a Grottaferrata, Zagarolo, Rocca di Papa, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Genzano, Ariccia, Albano Laziale, Castel Gandolfo. A Roma si ebbero crolli parziali e lesioni, anche in monumenti importanti, la chiesa del Gesù, S.Giovanni in Laterano, palazzo Chigi, palazzo Sciarra, mura aureliane. Non ci furono morti, ma moltissfimi feriti a Roma, Frascati, Monte Compatri e Albano Laziale. La scossa provocò emanazioni di anidride carbonica e agitazione del lago vulcanico di Albano.

            1. 26 dicembre 1927. 5,0 Richter, VIII Mercalli. È stato il quarto più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani dopo quelli del 1806, 1438 e 1899. La scossa avvenne il 26 dicembre 1927 alle ore 15:06 GMT e colpì tutta l'area dei Colli Albani e Roma. Il paese più danneggiato fu Nemi, dove quasi tutte le abitazioni subirono crolli e gravi lesioni e vennero dichiarate inabitabili. Furono seriamente danneggiati anche tutti gli edifici pubblici e il medievale castello Orsini. Danni gravi furono riscontrati anche a Genzano, dove la scossa causò il crollo totale di una casa e moltissimi altri edifici risultarono "completamente sventrati", in particolare nella parte alta del paese, a ridosso del cratere vulcanico; A Lanuvio si ebbero lesioni, più o meno gravi, in tutti gli edifici. A Roma si ebbero lesione in vari edifici ed una vittima; Danni discreti furono segnalati anche ad Ariccia, Albano Laziale e Velletri. La scossa, avvenuta nel giorno della festività di Santo Stefano, colse quasi tutta la popolazione dei paesi più colpiti nelle vie; a questa fortunata coincidenza si dovette lo scarso numero di feriti e vittime. Il terremoto provocò frane, allagamenti e spaccature del terreno. Il lago vulcanico di Nemi ebbe violente variazioni del livello delle acque, che "bollirono" per un tempo notevole

            Con queste notizie non voglio spaventare nessuno (so che è scioccante e terrorizzante parlare di questi argomenti ma è necessario), anche perché non so quali conseguenze ci furono per il nostro paese, che è situato vicino ai Colli Albani. Se il paese fosse stato gravemente danneggiato o distrutto il ricordo si sarebbe tramandato e gli antichissimi monumenti non sarebbero più in piedi. Una volta domandai ad alcuni anziani se a Cori ci sono mai stati violenti terremoti; qualcuno mi ha risposto che i “vecchi” (i loro nonni) dicevano del Ponte della Catena crollato o gravemente danneggiato e degli animali morti per il crollo delle stalle, causati da un terremoto; molto probabilmente si tratta di quello del 1899 (o quello più disastroso del 1806?). Il rischio sismico nel nostro comune è di fascia media e come ho detto in precedenza subisce le conseguenze del circondario dei Castelli Romani, della Ciociaria, entrambi i luoghi sono ad elevatissimo rischio, e quello insolito e recente di Tor Tre Ponti, sulla Pianura Pontina, che nessuno riteneva zona sismica. Ecco il motivo per cui c’è bisogno di adattarsi ad una cultura del terremoto: con esercitazioni di evacuazione degli edifici, diffusione di materiale informativo e rispetto delle norme di prevenzione, quando si costruisce o quando si restaura.