OTTOBRE 1942: BATTAGLIA DI EL ALAMEIN
La seconda battaglia di El Alamein (Egitto) 23 ottobre – 3 novembre 1942, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, sancì la definitiva affermazione delle nazioni Alleate su quelle dell’Asse e, assieme alla battaglia di Stalingrado, cambiò le sorti del conflitto. Gli italo –tedeschi dell’Asse erano comandati da Erwin Rommel, il quale disponeva 116.000 uomini e 547 carri armati; le truppe britanniche (comprese quelle dei suoi possedimenti nel mondo) erano comandate da Bernard Montgomery, che disponeva di 195.000 uomini e 1.029 carri armati. L’Asse perse oltre 30.000 uomini, tra morti, feriti, dispersi e prigionieri; gli alleati ne persero oltre 13.000. I carri armati degli sconfitti furono quasi completamente annientati, mentre quelli dei vincitori si ridussero alla metà. Furono utilizzati anche i caccia bombardieri da ambo le parti. I mal equipaggiati soldati italiani, comandati dal Gen. Ugo Cavallero, si batterono da eroi: epiche furono le imprese dei bersaglieri e dei Paracadutisti Folgore: uomini contro carri armati. I carri italiani della Brigata Corazzata Ariete erano assai inferiori a quelli alleati e furono completamente spazzati via. Il coraggio e la determinazione degli italiani suscitò ammirazione e rispetto da parte di alleati e nemici: Rommel e Churchill li celebrarono.
W. Churchill alla Camera dei Deputati, 21 novembre 1942: " Dobbiamo davvero inchinarci di fronte ai resti di quelli che furono i Leoni della Folgore"
Tra il 1940 e il 1943 la guerra era combattuta lontano dall’Italia, i bombardamenti erano rari. Le sole ansie delle famiglie, tra le ristrettezze economiche, la borsa nera, gli orti di guerra piantati nei giardini delle città, riguardavano i loro giovani e meno giovani parenti inviati sui vari scenari bellici. Un bambino inviò una bellissima lettera al padre in guerra, il quale era morto, ma il bimbo non sapeva nulla: quella lettera del fanciullo commosse profondamente i superiori del padre e decisero con quel testo di farne una canzone. In seguito quella canzone venne censurata dalla radio italiana perché secondo le autorità era “eccessivamente disperata e scarsamente ispiratrice del sentimento di immancabile vittoria”. Anche a me ha colpito molto: sono storie di altri tempi, sono dei valori che oggi non esistono più. Quei militari avrebbero voluto volentieri starsene a casa, ma una volta inviati sui vari fronti diedero l’anima per la vittoria e per onorare la loro nazione. I caduti perirono per un’ideale, per quella patria di cui andavano fieri, mentre oggi si vergognerebbero, così come ci vergogniamo noi, per come l’hanno ridotta i politici in questi ultimi tempi.
CARO PAPA'
Caro Papà, chi scrive è la mia mano,/quasi mi trema, lo comprendi tu./Son tanti giorni che mi sei lontano/e dove vivi non lo dici più./Le lacrime che bagnano il mio viso,/son lacrime di orgoglio, credi a me./Ti vedo che dischiudi un bel sorriso/e il tuo Balilla stringi in braccio a te.
Caro Papà, chi scrive è la mia mano,/quasi mi trema, lo comprendi tu./Son tanti giorni che mi sei lontano/e dove vivi non lo dici più./Le lacrime che bagnano il mio viso,/son lacrime di orgoglio, credi a me./Ti vedo che dischiudi un bel sorriso/e il tuo Balilla stringi in braccio a te.
Anch'io combatto, anch'io fo la mia guerra,/con fede, con onore e disciplina,/desidero che frutti la mia terra/e curo l'orticello ogni mattina:/l'orticello di guerra/e prego Iddio che vegli su di te babbuccio mio.
Caro Papà, da ogni tua parola/sprigiona un "Credo" che non si scorda più,/fiamma d'amore di patria che consola/come ad amarla mi insegnasti tu. Così da te le cose ch'ho imparato/le tengo chiuse, strette nel mio cuor/ed oggi come te sono un soldato:/credo il tuo Credo con lo stesso amor.
Anch'io combatto, anch'io fo la mia guerra,/con fede, con onore e disciplina,/desidero che frutti la mia terra,/curando l'orticello ogni mattina:/l'orticello di guerra/e prego Iddio che vegli su di te babbuccio mio.
OTTOBRE 1962: CONCILIO VATICANO II E QUASI TERZA GUERRA MONDIALE
Il Concilio Ecumenico Vaticano II fu indetto a sorpresa da Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, con grosso stupore dei cardinali conservatori legati a Pio XII. Il Cardinal Roncalli, patriarca di Venezia, fu fatto papa ed era visto come un papa di transizione, vista l’età avanzata: avrebbe dovuto fungere da marionetta manovrata dagli altri cardinali della Curia Romana. Con il suo carattere mite, dialogando e mai imponendo in maniera ferrea la sua volontà di papa, non si fermò davanti alle opposizioni e agli scetticismi. Il suddetto Concilio iniziò nell’ottobre 1962 e terminò nel 1965 sotto Papa Paolo VI, i punti cardini furono i seguenti: la Chiesa doveva smetterla di lanciare minacce, anatemi e scomuniche contro chi non vi si allineava; il dialogo con le altre confessioni, particolarmente con le altre cristiane; il rinnovo del messale e della liturgia. Quello di Giovanni XXIII fu un papato, breve, di cinque anni, ma intenso, che mutò profondamente la Chiesa e la società. Inaugurò le visite nelle carceri, negli ospedali e i pellegrinaggi: prima di lui era impensabile tutto ciò per un papa. Memorabile fu il suo discorso della luna a conclusione della prima giornata del Concilio: furono parole ispirate dalla sua mente e dal suo cuore.
Sempre nell’ottobre 1962, il Papa di allora, con un radiomessaggio, contribuì a sventare la Terza Guerra Mondiale: ebbe successo mentre i suoi predecessori (Benedetto XV e Pio XII) avevano fallito nell’obbiettivo di evitare le due guerre mondiali che c'erano già state. L’isola di Cuba con una rivoluzione era passata nel blocco comunista, i sovietici vi stavano impiantando dei missili nucleari, puntati verso gli Stati Uniti.
Il Presidente Usa Kennedy era pronto a fermare con la forza le navi sovietiche, con i missili a bordo, dirette verso Cuba. Per 13 giorni tutto il mondo trattenne il fiato, convinto di trovarsi sull'orlo di una nuova guerra mondiale. Il Capo dell’Urss Kruscev, conscio del pericolo per l’intero pianeta, ordinò il ritiro dei missili da Cuba, chiedendo in cambio agli americani di smobilitare le loro postazioni missilistiche stanziate in Turchia, al confine con la sua nazione. Se la guerra fosse scoppiata non sarebbe stata più la guerra tradizionale delle trincee, dei fucili, delle bombe convenzionali; sarebbe stata una guerra atomica, con milioni, se non miliardi, di morti in pochi minuti e la sopravvivenza della razza umana sarebbe stata messa in discussione. Per cui fu l’uomo che con la sua saggezza fu consapevole delle disastrose conseguenze e scelse la giusta soluzione. (mesi dissi la stessa cosa, quando qualcuno ipotizzò di una guerra mondiale, scongiurata negli anni ’80, grazie a degli interventi sovrannaturali)
Il Presidente Usa Kennedy era pronto a fermare con la forza le navi sovietiche, con i missili a bordo, dirette verso Cuba. Per 13 giorni tutto il mondo trattenne il fiato, convinto di trovarsi sull'orlo di una nuova guerra mondiale. Il Capo dell’Urss Kruscev, conscio del pericolo per l’intero pianeta, ordinò il ritiro dei missili da Cuba, chiedendo in cambio agli americani di smobilitare le loro postazioni missilistiche stanziate in Turchia, al confine con la sua nazione. Se la guerra fosse scoppiata non sarebbe stata più la guerra tradizionale delle trincee, dei fucili, delle bombe convenzionali; sarebbe stata una guerra atomica, con milioni, se non miliardi, di morti in pochi minuti e la sopravvivenza della razza umana sarebbe stata messa in discussione. Per cui fu l’uomo che con la sua saggezza fu consapevole delle disastrose conseguenze e scelse la giusta soluzione. (mesi dissi la stessa cosa, quando qualcuno ipotizzò di una guerra mondiale, scongiurata negli anni ’80, grazie a degli interventi sovrannaturali)