bandiera

bandiera

domenica 28 giugno 2015

276) NON SIAMO TERRA DI CONQUISTA

Integrazione sogno impossibile: l'islam vuole solo ucciderci

Non possiamo più credere che europei e arabi possano amalgamarsi. Tutte le volte ci illudiamo che ogni massacro sia un caso isolato

Vittorio Feltri - Sab, 27/06/2015 - 17:20 (http://www.ilgiornale.it/)


Due attentati in un sol giorno, uno in Francia, vicino a Lione, con un uomo decapitato e la sua testa accostata a una bandiera dell'Isis, tanto perché non ci fossero equivoci sulla matrice del delitto, e il secondo in Tunisia, nel Golfo di Hammamet (sissignori, quello di Craxi), con addirittura 37 salme, turisti freddati in spiaggia a titolo dimostrativo o addirittura inseguiti nelle stanze di un paio di resort, ex luoghi paradisiaci di vacanze.



Non è finita.
In Kuwait, per gradire, alcuni kamikaze si sono fatti esplodere davanti a una moschea: 13 cadaveri. Per oggi, anzi per ieri, può bastare a rammentarci che le guerre di religione o gli scontri di civiltà, o come diavolo si vogliano definire i massacri seriali in corso, non sono fenomeni regionali irrilevanti né destinati ad essere circoscritti a qualche zona particolare.
Siamo di fronte all'ennesima esplosione di follia omicida su scala internazionale di cui non comprendiamo, per accidia o per incapacità di valutare la portata dei fatti, la genesi e le finalità. Ogni volta che accadono episodi di questa gravità, i nostri sentimenti oscillano tra l'incredulità e lo stupore e, nonostante si ripetano con regolarità, ci illudiamo che siano casi isolati, non significativi di uno stato permanente di terrore voluto dagli islamisti allo scopo di farci capire che l'obiettivo siamo noi, noi dell'Occidente, infedeli da eliminare.
Illuminante, nella sua stupidità, il commento di François Hollande: «Non dobbiamo cedere alla paura». Scusi, presidente, con tutto il rispetto, ma come si fa a non avere paura di assassini crudeli e spietati che agiscono in nome di Allah? Che tagliano teste come se potassero alberelli? Che gettano bombe e compiono stragi? Dovremmo essere sereni e pensare che i fondamentalisti sono dei mattacchioni mossi da spirito goliardico?
Alcuni mesi orsono i ragazzotti dell'Isis hanno assaltato un giornale satirico parigino, Charlie Hebdo , ed è stata un'ecatombe. Non contenti, hanno stecchito altri cittadini il giorno appresso. Ma lei, Hollande, se ne è già dimenticato? Si è scordato di essere sceso in piazza in segno di solidarietà nei confronti dei morti ammazzati? Quella manifestazione in teoria doveva servire a sensibilizzare le coscienze dei francesi e, in genere, degli europei, mobilitandoli nella lotta ai malnati. Che ieri si sono nuovamente dati da fare per seminare terrore e versare sangue. E adesso lei ci viene a dire di non soccombere alla paura. Ci suggerisce di esultare? O forse confonde la paura con il panico? Già. Il panico è un cattivo consigliere, mentre la paura è indispensabile per trovare il coraggio di organizzare una difesa seria dal pericolo. Difesa alla quale, dopo una settimana dall'eccidio nella sede del settimanale, lei non ha più pensato. Così come non ci hanno più pensato coloro che sfilarono con lei lungo i boulevard di Parigi in segno di protesta contro i nemici della nostra civiltà.
Sia chiaro. Non ce l'abbiamo con il presidente francese: siamo irritati a causa dell'indifferenza europea, di ogni Paese comunitario, ai problemi riguardanti la sicurezza della gente minacciata dai musulmani esaltati che, dai tempi delle Torri Gemelle abbattute a New York, non hanno più smesso di attaccare le nostre democrazie talmente tolleranti da aver tollerato perfino l'immigrazione in massa proveniente dal Medio Oriente. Il dramma è che noi non abbiamo abbastanza paura (e qui evoco il titolo di un mio libro in materia) dei carnefici dello Stato islamico perché, in fondo, speriamo che essi si stanchino di sterminarci gratis e scoprano il piacere di vivere nel Vecchio Continente, dove i testi religiosi, compreso il Corano, appartengono alla sfera culturale e non si applicano quali codici penali.
Ci illudiamo. Non esistono i musulmani moderati. Anche quelli che non sparano, difficilmente, anzi mai, deplorano i fratelli criminali, probabilmente in silenzio approvano le uccisioni che compiono. Tutto ciò non succede per caso, ma è il frutto velenoso di un'immigrazione incontrollata che ha invaso il nostro continente, Francia, Inghilterra, Italia, eccetera, senza mai integrarsi appieno e rimanendo legata alla tradizione islamica, come dimostra la circostanza che quasi tutti i terroristi attivi dalle nostre parti sono figli e nipoti di musulmani trapiantati qui da decenni. L'integrazione è un sogno irrealizzabile. O comprendiamo questo concetto elementare o continueremo a credere ingenuamente che europei e arabi possano amalgamarsi e rispettare gli stessi valori. Aspetta e spera.
Gli Stati Uniti sono andati due volte a combattere in Irak e una volta in Afghanistan per esportarvi la democrazia, provocando centinaia di migliaia di vittime: hanno fatto un buco nell'acqua. Ovvio, in quei Paesi se ne infischiano dei nostri modelli istituzionali, non sanno cosa siano e li rifiutano, preferiscono il Corano e le sue feroci disposizioni comprendenti la decapitazione, il taglio delle mani e dei piedi, per sorvolare sulle crocifissioni, recentemente tornate di moda insieme con il rogo: bruciare vivi i cristiani piace all'islam integralista. E noi come ci proteggiamo? Ospitando in casa nostra cani e porci, salvo lagnarci perché non si limitano ad abbaiare e a grugnire: uccidono.



Ci possono salvare la rabbia e l'orgoglio

Vittorio Feltri - Dom, 28/06/2015 - 07:00 (http://www.ilgiornale.it/)

Siamo tutti impressionati, spaventatissimi. In questi giorni, causa stordimento, non sappiamo come reagire alle violenze dei terroristi. Non abbiamo la lucidità necessaria per organizzare neppure le idee. Ma il peggio arriverà tra una settimana, quando, a esequie avvenute, saremo di nuovo travolti dalle nostre attività quotidiane e inghiottiti dalla routine: il lavoro, la famiglia, le tasse. Succede sempre così. Lentamente ci si dimentica anche dei morti ammazzati. È accaduto in (...) (...) passato, accadrà nel prossimo futuro.
Non importa che la Tunisia, dove è avvenuta la strage sulla spiaggia, sia a pochi chilometri dall'Italia e che Lione, dove hanno decapitato un francese, sia a due passi dai nostri confini. Ci consoliamo pensando che, in fondo, siamo stati risparmiati e confidiamo che il nostro stellone ci proteggerà ancora. Ci attacchiamo alle illusioni. Ma in cuor nostro siamo consapevoli che, prima o poi, avendo l'Isis e similari all'uscio di casa, saremo colpiti. Nel qual caso cadremo ancor di più in stato confusionale. O forse ci organizzeremo, benché sia difficile che un singolo Paese - la Francia insegna - sia in grado di predisporre un piano di protezione autonomo.
Servirebbe un'iniziativa europea. Già. Ma Bruxelles è simbolo di inefficienza, di impotenza; non è stata all'altezza di modulare l'immigrazione scoordinata, figuriamoci se le possiamo delegare l'arduo compito di arginare la prepotenza sanguinaria islamista. Essa non ha la mentalità e i mezzi per correre ai ripari. La preoccupazione principale della Ue è la stabilità finanziaria, la tutela dell'euro - giudicato stoltamente irreversibile, come la morte - e gli interessi del sistema bancario, considerato basilare. L'Europa non ha una politica estera, è priva di un esercito, non è un corpo omogeneo: è un agglomerato di nazioni che non hanno nulla in comune, ciascuna delle quali sopravvive piegandosi alla volontà della cancelliera Angela Merkel e di pochi altri papaveri.
Supporre poi che gli Stati Uniti siano pronti a fornirci un aiuto salvifico è assurdo, senza contare che da anni, ogni qualvolta sono intervenuti in Medio Oriente, hanno combinato solo disastri: basti citare le nefaste guerre in Irak e in Afghanistan. La verità è che siamo costretti ad arrangiarci in proprio. Abbiamo il coraggio e la forza di farlo? Per ora, non crediamo. Non siamo preparati né militarmente né psicologicamente. Inoltre, l'Italia è pervasa dalla cultura dell'integrazione, della multiculturalità, dell'accoglienza. Cui si aggiunge la tradizionale vocazione dei cattolici e dei buonisti di sinistra a ritenere che sia giusto ospitare tutti gli stranieri, indiscriminatamente, nella speranza che ciò ci preservi dagli attacchi dei fondamentalisti.
È improbabile che i nostri governi si attrezzino per i respingimenti e i rimpatri nonché per selezionare gli aventi diritto all'asilo politico e bocciare chi, invece, viene qui per altri motivi, compreso quello di complicarci la vita. Ovvio, auspichiamo che l'Europa cambi registro e si renda conto che il problema non è l'euro bensì l'Eurabia. Ma temiamo che questa sia un'ipotesi ottimistica ai limiti della dabbenaggine.
Conosciamo i nostri polli e supporre che si ravvedano e si trasformino in galli, decisi a non soccombere all'Isis e similari, è quasi surreale. Forse ci meritiamo quello che sta accadendo: dopo due guerre mondiali nel secolo scorso, il Vecchio Continente non ha il temperamento per affrontare la terza, che però è in atto e minaccia di ridurci a pezzi. Tra i nostri nemici, ci sono anche coloro che non hanno l'energia interiore per combattere contro chi pretende di annientarci. Non resta che appellarsi a coloro che, oltre alla rabbia, hanno ancora una punta d'orgoglio.

venerdì 19 giugno 2015

275) SECONDO RADUNO DEI BERSAGLIERI DI CIVITAVECCHIA

20 GIUGNO 2010 PRIMO RADUNO DEI BERSAGLIERI DI CIVITAVECCHIA

14 GIUGNO 2015 SECONDO RADUNO DEI BERSAGLIERI DI CIVITAVECCHIA

 LE PRINCIPALI DIFFERENZE NELLA VITA DI QUALCUNO.






Domenica 14 giugno 2015 si è svolto il secondo raduno dei bersaglieri che hanno prestato servizio presso la Caserma “D’Avanzo” di Civitavecchia. Anche a me è arrivato un invito; non è che sia patito di queste adunanze: ho partecipato perché queste occasioni sono sempre delle buone scuse per fare un viaggetto, divertendosi con la propria automobile su lunghe distanze e mangiare delle buone pietanze in qualche ristorante, insomma per passare una domenica diversa. In questo raduno non c’è stato nulla di insolito rispetto agli altri che fanno abitualmente: i soliti discorsi e presentazioni degli organizzatori e delle autorità politiche della città ospitante, le consuete strombazzate delle molte fanfare delle associazioni di bersaglieri in congedo e simpatizzanti ed infine le tradizionali sfilate, di passo e di corsa.  


Anche alcune donne hanno sfilato: le crocerossine e qualche donna bersagliere, presente sia tra le associazioni e sia tra quei pochi veri militari che hanno partecipato al raduno. Oggi la presenza femminile nelle forze armate si aggira intorno all’8% del totale (nelle parate militari sembrano molte di più: vengono ben esposte per non indignare i perbenisti, i benpensanti e i paladini dell’uguaglianza), essendo quel mestiere duro e di prestanza fisica; apparentemente dovrebbe esserci uguaglianza tra i sessi, però molti privilegi alle femmine sono concessi, come ad esempio tenere i capelli lunghi.  Anche per delle donne indossare una divisa e imbracciare un fucile può essere considerato un segno di potenza fisica e caratteriale: se non saranno troppo maschie potranno suscitare interesse, almeno dal punto di vista esteriore. Naturalmente nessuno vuole le guerre e la violenza, la funzione del servizio militare è difensiva; se l’Isis avesse la possibilità e i mezzi non esiterebbe un istante ad invaderci e a farci scegliere tra l’Islam e la vita: dovremmo stare a guardare a causa della nostra delicatezza? La leva obbligatoria è stata sospesa (in caso di conflitti tornerà) per risparmiare nelle spese statali: con la fine della “Guerra Fredda” le possibilità di un coinvolgimento italiano negli eventi bellici è ridotto al minimo, perciò è stato deciso di istituire un esercito professionista, in formato ridotto e  composto da volontari, quel poco che basta per garantire la sicurezza nazionale ed internazionale.


Chiusa questa parentesi e tornando alla radunata, di cui ho detto brevemente tutto, non posso fare a meno di notare le cose che sono cambiate nella mia vita a distanza dal primo raduno del giugno 2010 (vedere qui la cronaca), in cui ancora non sapevo che per me si stava chiudendo un ciclo e se ne stava aprendo un altro che dura tuttora. Generalmente ai giovani che cercano lavoro vengono offerti contratti da precari, a tempo stabilito: essi sono costretti a lavorare tre mesi qui, due lì, uno da un’altra parte, tra un impiego e l’altro passa qualche tempo e non è mica detto che si riesca a trovare sempre qualcosa. Quel 20 giugno 2010 io avevo qualche prospettiva di lavoro in vista, ma pensavo appunto che si sarebbe trattato di tre mesi e basta e che poi sarei stato costretto a cercare altrove. Invece sono cinque anni che lavoro quasi ininterrottamente. Grazie a ciò c’è stato qualche cambiamento in positivo nei miei stili di vita e sono decollato definitivamente. Se il viaggio a Civitavecchia del 20 giugno 2010 fu il viaggio della maturità, questo del 14 giugno 2015 è stato quello della definitiva consacrazione. Nel primo raduno era la prima volta che andavo con l’auto in un posto così distante (in precedenza non c’erano state occasioni anche perché le vecchie utilitarie di famiglia non erano sempre a mia completa disposizione), utilizzai una vecchia Fiat Punto, che peraltro non apparteneva neanche a me, questa volta sono andato in una Fiat Bravo tutta mia. Questa volta, a differenza della prima, è stato come andare dal Monte alla Valle, perché nel frattempo ho avuto delle esperienze di guida in dei lunghissimi percorsi. In quel periodo consideravo vacanza l’andare in una piscina privata di qualche parente, successivamente ho potuto fare delle villeggiature in posti vicini e lontani. Cinque anni fa nel primo raduno dovetti contenermi nelle spese del pranzo, oggi non l’ho fatto: ho scelto le specialità di mare che preferivo, il tutto accompagnato da un ottimo vino bianco, per finire frutta di stagione, caffè ed amaro. Fare delle gite fuori porta, anche brevi, e mangiare al ristorante tutte le settimane è fuori dalle mie possibilità, una volta ogni tanto non guasta. Se ripenso alla situazione politica del 2010 era tutto l’opposto di oggi: allora il centrodestra controllava tutto, come oggi il centrosinistra (governo centrale, maggioranza delle regioni, delle province, dei comuni), le coste libiche di Gheddafi erano ben pattugliate, la posizione di Fini si faceva sempre più contrastante con il Pdl, il quale proprio quell’estate lo dichiarò incompatibile.


Anche le tipologie delle chiacchiere nel frattempo sono cambiate: prima il difetto era la disoccupazione, ora è la solitudine. È vero che chi si espone è al centro dell’attenzione e quindi se le cerca: se costui riesce ad eliminare quella che secondo gli altri è un’imperfezione ne troveranno immediatamente un’altra, soprattutto se noteranno dei cambiamenti positivi; la superbia e la noia perseguitano tutti, anche me. I passatempi sono tanti: c’è chi pratica sport, c’è chi frequenta associazioni culturali, folcloristiche, ricreative, religiose, politiche, c’è chi suona nei complessini, c’è chi vede la televisione o va su internet, c'è chi si improvvisa giudice o psicologo; l’essenziale è non far nulla di illecito. Io penso che uno nella vita possa fare tutto quello che vuole, basta che non faccia nulla contro le leggi e del male agli altri, solo in queste circostanze gli estranei potranno intromettersi, criticare ed eventualmente denunciare. Ma se uno si comportasse in una maniera non perseguibile penalmente e la sua famiglia non condividesse il suo modo di vivere, sarà compito esclusivamente della stessa spronarlo, biasimarlo e indirizzarlo verso le strade che essa riterrà più consone, specialmente nell’aiutare un giovane a costruirsi il proprio futuro. Per avere delle amicizie e frequentare le persone ci sono diversi modi: c’è quello che va in piazza e nei bar, scambia quattro chiacchiere con qualche conoscente e poi avrà altre occasioni di incontrarsi con quelle persone con cui ha un rapporto confidenziale; c’è invece chi in giro si vede poco e preferisce riunirsi in delle circoscritte comitive di amici nelle case private o in qualche locale, specialmente nel fine settimana. Gli anni passano, i ragazzi si fanno uomini e le strade che intraprendono li possono portare anche lontani dal paese o ad avere mogli e figli, così le vecchie amicizie si disperdono. Ci sono alcuni, anche giovani, che non escono mai di casa e non frequentano nessuno ad eccezione dei propri familiari: io non li giudico, né li critico. I caratteri non sono tutti uguali. E come dice il proverbio: "meglio soli che male accompagnati!"

lunedì 15 giugno 2015

274) DISASTROSE POLITICHE SULL'IMMIGRAZIONE IRREGOLARE

I cinque (falsi) totem del buonismo cattocomunista

del


Sono i cinque totem del buonismo ad oltranza. E gli argomenti preferiti da governo e sinistra per convincerci che l’immigrazione fuori controllo è la conseguenza di tragedie epocali anziché il risultato degli errori commessi tra il 2013 e il 2015.
Trenta mesi durante i quali l’Italia ha messo le proprie navi a disposizione dei migranti irregolari, ma si è ben guardata dall’affrontare la questione libica ed avviare politiche di contenimento degli sbarchi. Ma basta esaminare i dati del Ministero dell’Interno per capire che quei cinque totem sono pura finzione ideologica.

Chi cerca rifugio in Italia fugge da guerre e persecuzioni
Falso. Tra i 64mila 886 migranti che nel 2014 hanno presentato richiesta di protezione internazionale in Italia solo 812 provengono dalla Somalia, 505 dalla Siria e 480 dall’Eritrea. Dunque solo un’esigua minoranza dei richiedenti asilo in Italia fugge da Paesi dove sono in corso conflitti o persecuzioni. La maggior parte proviene, infatti, da Nigeria (10.138 richieste), Mali (9.771 ), Gambia (8.556), Pakistan (7191), Senegal (4.678) e Bangladesh (4582). Peccato che in Gambia, Pakistan, Senegal e Bangladesh non si registrino guerre o tragedie epocali. In Nigeria i Boko Haram fanno strage tra i cristiani del nord est, ma la maggior parte dei nigeriani approdati da noi sono musulmani alla ricerca di sistemazione economica. Nel Mali operano dal 2012 i soldati francesi impegnati a spegnere l’insurrezione islamista accesasi anche grazie all’eliminazione di Gheddafi in Libia. Ma la Francia, nonostante le sue responsabilità, lascia volentieri a noi anche i migranti del Mali.

Non possiamo dire no ai migranti mentre i Paesi mediorientali ne accolgono milioni
Falso. L’Arabia Saudita e il Qatar finanziano e armano le fazioni jihadiste attive in Siria, ma non accolgono un solo rifugiato. E ne vietano l’entrata sul proprio territorio. La Turchia, invece, utilizza i profughi per garantire un bacino di reclutamento ai gruppi jihadisti in lotta contro Bashar Assad. Il milione e duecentomila rifugiati del Libano sono la conseguenza della contiguità geografica e dei giochi delle fazioni che, come in Turchia, li utilizzano per garantire reclute alla causa jihadista.

L’ondata migratoria è una catastrofe figlia del disinteresse per l’Africa
Falso. Negli ultimi 60 anni i regimi africani si sono divorati più di mille miliardi di dollari in aiuti occidentali. Oggi di fronte alla pretesa di vederli ricambiati con riforme politiche ed economiche preferiscono rivolgersi ad una Cina che concede crediti a lungo termine in cambio di materie prime. Così mentre la Cina s’arricchisce con le risorse africane noi subiamo le conseguenze di un’alleanza che fa di Pechino la nuova potenza coloniale dell’Africa. Ed il vero responsabile dei suoi più recenti disastri.

Neppure una Libia con un governo stabile fermerebbe l’ondata migratoria
Falso. L’Africa è devastata da fame, guerra e povertà da mezzo secolo, ma gli sbarchi sulle nostre coste subiscono una rapida impennata solo all’inizio del 2014. Tanto che gli oltre 50mila sbarchi dei primi sei mesi del 2015 finiscono con il pareggiare la somma dei 13.267 sbarchi del 2012 e dei 42.925 del 2013. La situazione africana si è deteriorata così drasticamente in due anni? Ovviamente no. Le cause sono più semplici ed evidenti. Nel 2012 e nel 2013 la presenza di un governo a Tripoli e l’assenza di missioni di soccorso ai barconi contribuiscono a contenere il fenomeno. E un seppur debole governo centrale impedisce alle milizie jihadiste attive sui confini meridionali di garantire «materia prima» ai trafficanti di uomini presenti sulle coste. L’avvio, a fine 2013, di Mare Nostrum e il caos seguito alla salita al potere a Tripoli, nell’agosto 2014, di una coalizione islamista sono, a conti fatti, le vere cause degli oltre 220mila sbarchi registrati dal gennaio 2014 a oggi.

L’Italia è un Paese egoista. Gli altri paesi europei son più generosi
Falso. Nel 2014 l’Italia ha garantito 20.630 dei 183.365 asili concessi nei 28 paesi dell’Unione Europea. Davanti a noi c’è solo la Germania con 47.555 casi e l’immensa Svezia con 33.025. La Francia ne ha concessi 20.640, cioè solo 10 più di noi. E uno studio basato sui dati 2013 dell’European Migration Network, agenzia della Commissione Europea, rivela che i Paesi con il più alto numero di migranti in stato di detenzione sono: Francia (38.266 casi), Spagna (9.020), Ungheria (6496), Bulgaria (6.303), Belgio (6.285). Alla faccia dell’Italia cattiva.

domenica 7 giugno 2015

273) ELEZIONI REGIONALI 2015

PRIMI CALI DI CONSENSI PER IL PD DI RENZI (PERÒ SE LA CAVA VINCENDO IN CINQUE REGIONI SU SETTE), SALVA LA FACCIA  BERLUSCONI GRAZIE AL SUO PUPILLO TOTI CHE ESPUGNA LA ROSSA LIGURIA, TRIONFO DELLA LEGA NORD, CHE DILAGA IN VENETO, RICONFERMANDO IL GOVERNATORE USCENTE, E CON LE SUE LISTE FA IL PIENO DI VOTI NELL’ITALIA CENTRO – SETTENTRIONALE, SFRUTTANDO ASTUTAMENTE IL MALCONTENTO PER L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.


Le elezioni regionali 2015 sono state tutt’altro che indolore per il centrosinistra italiano, nonostante il risultato favorevole di cinque regioni a due faccia credere l’opposto. Se il centrodestra oltre a Liguria e a Veneto avesse conquistato anche l’Umbria e non avesse perso la Campania (nonostante gli "impresentabili"), dove le partite se le è giocate sino in ultimo, sarebbe stato un trionfo assoluto e ci sarebbe stata la disfatta di Renzi. A dire la verità se ci fosse stata unità nel centrodestra in tutte le sette regioni, magari effettuando le primarie per stabilire i candidati, le sfide sarebbero state aperte ovunque, soprattutto nelle Puglie, dove la sinistra vince sempre grazie alle spaccature altrui e a Fitto soprattutto. Dopo il trionfo del Pd nelle elezioni europee dello scorso anno da queste elezioni regionali, in cui sono state chiamate alle urne sette regioni per le elezioni dei loro presidenti e dei loro consigli, molti si aspettavano la replica: addirittura si pronosticava nei primi mesi dell’anno che il Pd facesse capotto, vincendo per sette regioni a zero.


 Analizzando i dati delle singole liste regione per regione e facendo una media nazionale si denota: qualche milione di voti in meno per il Pd rispetto allo scorso anno, un’emorragia senza fine per Forza Italia, una tenuta del Movimento Cinque Stelle, una percentuale insignificante per Alfano ed un vero e proprio boom per la Lega Nord; non bisogna dimenticare però che il partito dell’astensione risulta sempre il primo. Riesce a salvare la faccia Berlusconi, il cui partito è in profonda crisi di consensi, grazie al suo nuovo delfino e portavoce Toti che si afferma nella rossissima Liguria: una novità, un volto nuovo giovanile che è stato visto in positivo dagli elettori e che si spera non faccia come i vari Fini, Alfano, Fitto. Il quadro politico delle regioni in generale è ben chiaro e sbilanciato nettamente a favore delle sinistre, che controllano sedici regioni contro la tre del centrodestra, ma la Liguria potrebbe essere un segnale di svolta. Dietro alla grande esplosione di consensi per la Lega Nord, non solo nella sua roccaforte del Veneto, c’è il malcontento popolare per il grande esodo biblico ed incontrollato dall’Africa verso l’Italia.

Non si cercano soluzioni vere, atte a bloccare questo mega affare per trafficanti, mafie, terroristi islamici (chissà quanti milioni ne porteranno da qui al 2018), ma ogni qualvolta si verificano dei naufragi si potenzia il pattugliamento del mare: così si incoraggiano sempre di più le partenze (e gli affogamenti) e siamo passati da circa mille arrivi al giorno a tremila – quattromila approdi giornalieri. I centri di accoglienza sono al collasso e non si sa più dove accogliere queste persone, di cui solo una piccola parte ha diritto allo status di rifugiato (Siriani, Somali ed Eritrei), le navi delle altre nazioni d’Europa partecipano sì ai soccorsi, ma portano tutti in Italia. La lieve ripresa tanto sbandierata dal governo e dai media di regime non si percepisce e la povertà tra gli italiani è in  costante aumento: giovani e meno giovani non sempre riescono a trovare degli espedienti per racimolare qualche soldo, come fanno questi immigrati, che arrivano in maniera sempre più massiccia, per pagarsi le traversate del mare. Coloro che non otterranno il diritto di rifugiato politico finiranno in tutta Europa a fare i barboni, in mano alla criminalità, agli schiavisti e ai terroristi islamici; allora non è meglio rimanere nei propri paesi e e rimboccarsi le maniche per la crescita? La Lega parla per ottenere consensi ma non ha soluzioni immediate per risolvere questo problema: ci vorranno mesi, addirittura anni, per stipulare degli accordi internazionali, soprattutto con la martoriata Libia, la quale pretenderà fiumi di denaro per bloccare le partenze illegali verso la fessa Italia. Questo le masse popolari lo sanno bene: se non lo sapessero non ci sarebbe tutta questa astensione, motivata dal fatto che ritengono che la politica sia tutto un magna – magna e la Lega otterrebbe la maggioranza assoluta dei consensi, almeno al nord. Morale della favole di queste regionali: un anno fa Renzi sembrava imbattibile, oggi non lo è più.