GALLERIA FOTOGRAFICA SULLA PRIMA VISITA NELLA NATIA CORI DEL NEOVESCOVO FELICE ACCROCCA, ASSEGNATO ALLA DIOCESI DI BENEVENTO.
bandiera
lunedì 30 maggio 2016
lunedì 23 maggio 2016
313) SALVEZZE SUDATE PER IL LATINA CALCIO E PER IL CORI CALCIO
QUANTE FATICHE PER LE SALVEZZE DEL LATINA CALCIO (CAMPIONATO NAZIONALE DI SERIE B) E DEL CORI CALCIO (CAMPIONATO REGIONALE DI PROMOZIONE).
In questa stagione calcistica 2015 – 16 ho seguito con trepidazione le vicende sportive che riguardano le squadre rappresentanti del nostro comune, della nostra provincia e della nostra regione (Cori, Latina, Lazio), ovvero la nostra filiera amministrativa. Ho anche assistito dal vivo a qualche incontro calcistico a Cori, a Latina, a Roma. SSLazio 1900, Latina Calcio e Cori Calcio sono riuscite tutte a mantenere le loro categorie (Serie A, Serie B, Promozione laziale). Un discorso a parte, rispetto al Latina e al Cori, va fatto per la Lazio: infatti le ambizioni della società erano ben altre che il mantenimento della propria categoria ed ha concluso all’8° posto, perdendo cinque posizioni rispetto all’annata precedente. Invece il mantenimento delle loro categorie per Cori e Latina, è stato come vincere i loro campionati, anche perché ad un certo punto delle loro stagioni sembravano essere entrambe spacciate.
Il Latina Calcio, secondo me, avrebbe potuto salvarsi con più facilità se non avesse effettuato un infinito valzer di allenatori. Iuliano, l’artefice della miracolosa salvezza dello scorso anno, è stato allontanato troppo presto e quando la situazione di classifica non era disperata. La polemiche per lo stadio (hanno bloccato i lavori di ampliamento a causa del piano regolatore che lo destinava ad altri scopi) e per la scelta di Leonardi come direttore sportivo hanno influito negativamente. Ma non si può pretendere tanto dal Latina Calcio: la Serie B è tantissimo, è un bel patrimonio per il decollo della nostra provincia; bastano quei pochi milioni di euro dei diritti televisivi, più qaalche altro che arriva dagli sponsor, per allestire una squadra capace di mantenere la categoria, augurandosi che sia la di sopra delle aspettative e sperare in qualche miracolo. Poi se ci si mettessero pure le istituzioni e la politica per far sì che le infrastrutture e i servizi vengano potenziati tutto filerebbe ancor più liscio.
Il Cori Calcio, nel suo piccolo, sembrava essere ancor più spacciato del Latina Calcio, anche perché era inserito in un girone con molte squadre di Roma città, che tradizionalmente godono di privilegi. Il campionato regionale di Promozione (la Serie B della Regione Lazio) è un ottima vetrina pubblicitaria per il paese di Cori. Attraverso il calcio, i molti appassionati del pallone dilettantistico hanno curiosità di conoscere la storia, le tradizioni, la cultura, i prodotti, dei molti paesi laziali, spesso uscendo da Roma, che credono essere l’unica attrattiva, il centro dell’universo (a tal proposito invito a cliccare sopra il seguente indirizzo: http://www.sportpeople.net/storia-e-calcio-due-mondi-vicini-cori-vjs-velletri-promozione-laziale/). In questa stagione per il Cori c’è stata una sostanziale differenza tra andata e ritorno: un’andata disastrosa e un ritorno favoloso. La svolta l’ha data sicuramente il cambio di allenatore, l’esplosione in attacco di Tornesi, il perfezionamento dell’assetto difensivo con l’arrivo del portiere Tarricone, che ha fatto guadagnare qualche punto in più. Quest’ennesima impresa del Cori è passata tra l’indifferenza del paese e l’abbandono degli ultrà storici: alcune volte i tifosi avversari allo Stadio di Stozza erano più numerosi dei locali. Ragion per cui eventuali imprenditori o società cooperative, che a Cori non mancano, si sentiranno poco motivati ad investire nella locale squadra calcistica se le sue vicende interessano a pochissimi.
Ma bisogna considerare una cosa: sia il Cori Calcio, sia il Latina Calcio non erano mai arrivati così in alto nelle loro rispettive categorie prima dell'avvento delle attuali dirigenze. Lo stesso discorso vale per la SSLazio: i trionfi degli anni d'oro hanno comportato milioni e milioni di debiti che si stanno saldando ancora oggi e nonostante ciò negli ultimi anni qualche stagione ai vertici la squadra l'ha vissuta, vincendo anche qualche Coppa Italia. I tifosi spesso mostrano ingratitudine e memoria corta, poiché vogliono vincere a tutti i costi. La Serie A, anche se investi milioni, non te la faranno vincere mai, perché lo strapotere delle squadre del nord è immenso ed anche la sudditanza dei vertici del Federcalcio e delle istituzioni nei loro confronti.
lunedì 9 maggio 2016
312) OTTANT’ANNI FA NASCEVA L’IMPERO
IL 9 MAGGIO 1936 MUSOLINI PROCLAMÒ LA CONQUISTA DELL’ETIOPIA E LA NASCITA DELL’IMPERO ITALIANO.
Il 9 maggio 1936 dopo sette mesi di guerra il Regno d’Italia annesse l’Etiopia, che si
unì alle due vecchie colonie italiane della Somalia e dell’Eritrea, formando l’Africa Orientale Italiana, o Impero d’Etiopia. La carica di
imperatore fu assunta da Vittorio Emanuele III, già Re d’Italia. La guerra fu provocata dall’Etiopia, la quale attaccò
il forte italiano presso Ual – Ual in
Eritrea, causando numerose vittime tra italiani ed ascari. Già alla fine
dell’800 l’Italia aveva tentato di penetrare in terra etiopica, ma fu
sonoramente sconfitta e si accontentò del possesso delle colonie della Somalia
e dell’Eritrea. L’Italia nella guerra del 1935 – 36 perse quasi 500.000
militari, tra italiani ed indigeni, mentre l’Etiopia ne perse all’incirca
300.000. La propaganda fascista esaltò la Campagna d’Etiopia: oltre al nuovo impero “proclamato sui colli fatali di Roma”,
vi era la civiltà da esportare, la modernizzazione, attraverso le opere
pubbliche, e l’eliminazione delle barbarie, come la schiavitù che era ancora
ammessa laggiù. Gli abissini erano accusati di combattere con i proiettili dun dun, che esplodevano al momento
dell’impatto, mentre gli italiani usarono i gas asfissianti, che molti eserciti
impiegarono nella Grande Guerra. I
generali italiani che diressero le operazioni militari furono: De Bono prima e
Badoglio poi dal fronte eritreo e Graziani dal fronte somalo.
Possedimenti
italiani alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale: Libia, Albania, Isole dell’Egeo
ed Africa Orientale Italiana.
Le maggiori potenze
del mondo di allora, collocate in Europa, non vedevano di buon occhio l’espansione
coloniale italiana, infatti dopo la Prima Guerra
Mondiale mancarono le promesse
territoriali (e coloniali) fatte all’Italia alla vigilia, come ricompensa per
l’intervento: tramite la Società delle Nazioni imposero le sanzioni
economiche contro la nostra nazione per la conquista dell'Etiopia. Come risposta il Regime Fascista organizzò la raccolta dei metalli, oro compreso:
moltissimi donarono le fedi nuziali e in sostituzione ricevettero quelle
d’acciaio. Il Negus (imperatore) Selassié fuggì dalla capitale Abis Abeba e
riparò a Londra, mentre nel 1937 si insediò Amedeo Duca d’Aosta come viceré
d’Etiopia. Nei cinque anni di occupazione italiana in Abissinia (o Etiopia)
vennero realizzate opere pubbliche, venne abolita la schiavitù, alcuni coloni
italiani si insediarono, venne tutelato l’ambiente, regolarizzata la caccia con
la tutela di alcune specie protette, fu coniata una lira esclusiva etiope e le
ribellioni vennero duramente represse. Nel 1941 l’Africa Orientale Italiana fu accerchiata e conquistata dai
britannici nel corso della Seconda Guerra Mondiale, i quali restituirono il trono
ad Hailé Selassié, ponendo fine al dominio italiano.
Furono composte moltissime canzoni relative alla Seconda Guerra Italo – Etiope: parlano
principalmente della liberazione della schiavitù etiope e della creazione
dell’impero. La canzone più famosa di tutte è senz’altro “Faccetta Nera”: fu scritta in romanesco da Renato Micheli e fu
musicata da Mario Ruccione nell’aprile 1935, ancor prima dell’inizio della
guerra. Parlava dei liberatori italiani che avrebbero liberato gli schiavi,
cancellando così l’arretratezza dell’Abissinia. Successivamente il Regime, visto il successo, sfruttò quella
canzone, modificando alcune parti in chiave politica ed eliminò il dialetto
romano, adottando l’italiano nazionale.
A me piace di più “Le Carovane del
Tigrai”, che posto a conclusione di questa pagina di storia, unitamente al
discorso di Mussolini del 9 maggio 1936.
Mentre in ciel lassù,
nella notte blu/tremano le stelle tutte d’or,/s’ode da lontan, lieve un canto
stran,/pieno di nostalgico dolor…/E cantando va, nell’oscurità/chi giammai
conobbe libertà!
Vanno.../le carovane del Tigrai,/verso una stella che oramai/brillerà e più splenderà d'amor.
Mentre,/nell'ombra triste della sera,/s'innalza un umile preghiera/che dà un brivido in ogni cuor:
"Signore, Tu,/che vedi tutto di lassù,/fa che doman/finisca questa schiavitù!"
Vanno.../le carovane del Tigrai,/verso una stella che oramai/brillerà e più splenderà d'amor! …
Quando giunse il dì/che lontan s’udì/echeggiare il rombo del cannon,/ogni schiavo allor ascoltò il fragor,/con il cuore pieno di emozion!
Ora incontro va/alla civiltà/che le sue catene spezzerà!/Sotto sole d’or/verso il tricolor,/vanno... le carovane del Tigrai ecc.
Vanno.../le carovane del Tigrai,/verso una stella che oramai/brillerà e più splenderà d'amor.
Mentre,/nell'ombra triste della sera,/s'innalza un umile preghiera/che dà un brivido in ogni cuor:
"Signore, Tu,/che vedi tutto di lassù,/fa che doman/finisca questa schiavitù!"
Vanno.../le carovane del Tigrai,/verso una stella che oramai/brillerà e più splenderà d'amor! …
Quando giunse il dì/che lontan s’udì/echeggiare il rombo del cannon,/ogni schiavo allor ascoltò il fragor,/con il cuore pieno di emozion!
Ora incontro va/alla civiltà/che le sue catene spezzerà!/Sotto sole d’or/verso il tricolor,/vanno... le carovane del Tigrai ecc.
Ufficiali!
sottufficiali! Gregari di tutte le forze armate dello stato, in Africa e in
Italia! Camicie nere della rivoluzione!Italiani e italiane in patria e nel
mondo! ascoltate!
Con le
decisioni che fra pochi istanti conoscerete e che furono acclamate dal Gran
Consiglio del Fascismo, un grande evento si compie: viene suggellato il destino
dell’Etiopia, oggi, 9 maggio, XIV anno dell’era fascista.
Tutti i
nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta
nella storia della patria, integra e pura, come i legionari caduti e superstiti
la sognavano e la volevano. L’Italia ha finalmente il suo impero, impero
fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza
del littorio romano, perché questa è la meta verso la quale durante quattordici
anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate delle giovani, gagliarde
generazioni italiane Impero di pace perché l’Italia vuole la pace per sé e per
tutti e si decide alla guerra soltanto quando vi è forzata da imperiose, incoercibili
necessità di vita. Impero di civiltà e di umanità per tutte le popolazioni
dell’Etiopia.
Questo è
nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo
destino. Ecco la legge, o italiani, che chiude un periodo della nostra storia e
ne apre un altro come un immenso varco aperto su tutte le possibilità del
futuro:
1°) i
territori e le genti che appartenevano all’impero di Etiopia sono posti sotto
la sovranità piena e intera del Regno d’Italia.
2°) il
titolo di imperatore d’Etiopia viene assunto per sé e per i suoi successori dal Re d’Italia.
Ufficiali!
sottufficiali! gregari di tutte le forze armate dello stato, in Africa e in
Italia! Camicie nere! Italiani e italiane!
Il
popolo italiano ha creato col suo sangue l’impero. lo feconderà col suo lavoro
e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.
In
questa certezza suprema, levate in alto o legionari, le insegne, il ferro e i
cuori a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’impero sui colli
fatali di Roma.
Ne
sarete voi degni? (la folla prorompe in un formidabile: «sì!»)
Questo
grido è come un giuramento sacro, che vi impegna dinanzi a Dio e dinanzi agli
uomini, per la vita e per la morte!
Camicie
nere, legionari, saluto al re!
Benito
Mussolini
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