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domenica 30 agosto 2020

451) ESTATE DA PANDEMIA


IL CORONAVIRUS NON SI ARRESTA NEL TEMPO ESTIVO IN CUI TUTTO È TORNATO ALLA NORMALITÀ E SONO AUMENTATI I MOVIMENTI DELLE PERSONE PER LE VACANZE. ALLORA ANCHE PRIMA SI SAREBBE POTUTO CONVIVERE CON IL VIRUS, EVITANDO LA CHIUSURA TOTALE E I DANNI ECONOMICI.

 


Sembra che sia tornato un ritorno di fiamma tra le masse e il Coronavirus, generato dai molti focolai presenti nei principali luoghi di villeggiatura. Sembra strano che fino a pochi mesi fa tutti si lamentavano per le condizioni economiche, mentre oggi sono andati quasi tutti in vacanza. Senza dubbio le prenotazioni nei luoghi di villeggiatura saranno state in netto calo rispetto agli anni passati e alcuni avranno beneficiato dei contributi governativi per i soggiorni. Le priorità per il governo avrebbero dovuto essere ben altre e non certo le vacanze e i monopattini.

Chi scrive, di solito negli ultimi anni, quando partiva per qualche breve viaggio, riportava qui sopra delle dettagliate cronache sui luoghi visitati, contornati da storia, cultura, tradizioni, quest’anno però non si è mosso, sia per prudenza, col virus ancora in circolazione, sia perché è stato in convalescenza (per altri motivi) ed ha dovuto accontentarsi di visionare, sui vari canali sociali della rete informatica, i momenti di spensieratezza degli altri nei vari luoghi di villeggiatura. Ormai i momenti della vita è più importante condividerli che viverli. La maggioranza dei villeggianti ha scelto quest’estate di riscoprire l’Italia, a causa delle limitazioni negli spostamenti imposte da molte altre nazioni; anch'io da qualche anno a questa parte avevo riscoperto questa tendenza. Quei pochi che si sono recati all'estero, nei paesi che hanno tenuto aperte le frontiere, stanno tornando quasi tutti positivi al Covid, idem per alcuni che hanno scelto le vacanze italiane. Nelle discoteche e negli altri luoghi di svago ci si infetta e infatti molti di questi locali li stanno chiudendo. Gli assembramenti notturni nei luoghi di ritrovo e all'aperto sono tornati alla grande, anche qui a Cori, rimettendo a paro il “deserto” all'inizio della primavera scorsa. Al tempo della chiusura totale, quando uscivo per brevi passeggiate o per fare acquisti, mi sedevo una decina di minuti su qualche panchina di Piazza Signina ed era uno spettacolo, un pezzo raro, gustarsela completamente deserta nei tardi pomeriggi del sabato e della domenica, c’era solo qualche automobile che passava di rado. Pensavo: quando ricapiterà tutto questo? Infatti, oggi la citata piazza è tornata più affollata e caotica di prima, specie queste sere estive, con le solite auto parcheggiate in mezzo alla strada e nell'area pedonale, e i locali più frequentati, con i loro complessini notturni, un po’ si stanno rifacendo dei mancati guadagni dei mesi scorsi. Tornare alla normalità sì ma con prudenza, i focolai, che non si sa dove potrebbero annidarsi, dal paese alla città, non sono per niente estinti. Sarà necessario mantenere debita distanza tra individui nei luoghi pubblici e quando non si potrà, negli spazi chiusi, ristretti, bisognerà coprirsi bocca e naso, questo è ovvio.

Quello che contesto è che, anche quando è esplosa questa epidemia, si sarebbe potuto continuare a mantenere aperte le attività essenziali, seguendo le necessarie precauzioni e misure preventive, come sta avvenendo adesso. Per le attività superflue, di svago, pazienza se le avessero chiuse per qualche tempo. Soltanto i soggetti più a rischio avrebbero dovuto obbligare a rimanere in casa. Nel periodo del confinamento globale ci sono stati molti danni a famiglie e ad attività imprenditoriali, alcune di quest’ultime hanno accusato duramente il colpo ed hanno dovuto chiudere i battenti. Non credo si sia trattato di un complotto mondiale per creare degli stati di polizia, come sostengono i maliziosi di tutto il mondo, tuttavia coloro che detenevano e detengono le redini delle molte nazioni avrebbero dovuto riflettere seriamente sulle conseguenze dannose. Ci sono stati diversi errori del Governo italiano: all'inizio snobbò l’epidemia, successivamente commise diversi errori nella zona rossa della Lombardia, permettendo d’infettare altre regioni italiane; quando si rese conto degli errori esso pensò di rimediare chiudendo tutta Italia. Da una parte doveva pendere: o si salvaguardava l'economia o si evitava il diffondersi del virus. Ma ora i governanti si rendono conto che se la situazione peggiorerà non potranno assolutamente richiudere tutto quanto, pure se molti si infetteranno. 

venerdì 14 agosto 2020

450) SI AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

 SI AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI PER RIDURRE GLI SPRECHI DELLA POLITICA E I PRIVILEGI DELLA CASTA. IL CONFRONTO CON GLI ALTRI REFERENDUM ISTITUZIONALI.

 


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IL PROSSIMO REFERENDUM COSTITUZIONALE

I prossimi 20 e 21 settembre si terrà il referendum costituzionale confermativo della riforma voluta dal parlamento che riduce i suoi componenti, rispettivamente: alla Camera dei deputati essi passeranno da 630 a 400, mentre al Senato della repubblica passeranno da 615 a 200. Assieme al referendum si terranno le elezioni amministrative e regionali; tutte queste consultazioni ci sarebbero dovute essere la scorsa primavera, esse sono state rinviate tutte per l’emergenza sanitaria Coronavirus. Sarebbe stato meglio che non fosse stato chiesto questo referendum, il cui risultato pare scontato; l’ha fatto qualche parlamentare con la speranza di non vedersi ridursi le possibilità di perdere la poltrona. L’Italia è una delle nazioni al mondo che ha più rappresentanze parlamentari e quella che spende di più per mantenere la casta politica, tra stipendi e vitalizi. Votando sì, si ridurranno un po’ tutti questi eccessi e il meccanismo per approvare le leggi rimarrà invariato. Qualcuno dice che la Costituzione scritta dai padri costituenti non dev'essere toccata; allora occorre ricordare che il numero dei rappresentati al parlamento era leggermente inferiore agli albori della repubblica rispetto ad oggi: nel 1948 furono eletti 574 deputati e 237 senatori, nel 1953 i deputati passarono a 590, nel 1958 questi furono aumentati a 596, nel 1963 si raggiunse il numero attuale di 630 deputati e 315 senatori. Fu un processo di graduale aumento per consentire il dilatarsi di una casta privilegiata, con tutti gli sprechi e le mangerie varie, e oggi i comuni cittadini pagano le conseguenze. Qualcuno che è per il no sostiene che con questa riforma le rappresentanze territoriali saranno drasticamente ridotte o addirittura spariranno per alcune zone: contro questa teoria bisogna considerare che i senatori, che nel sistema attuale sono la metà dei deputati, rappresentano tutte le regioni d’Italia in proporzione al numero degli abitanti dei vari collegi. Approvando la riforma le rappresentanze territoriali ci saranno comunque (il numero dei deputati sarà sempre superiore all'odierno numero dei senatori), seppur in numero ridotto. Occorrerà fare di corsa un’altra legge elettorale e ridisegnare i collegi, altrimenti codesta riforma non servirà a nulla. La riduzione dei vitalizi e dei parlamentari sono dei primi passi verso l’abbattimento dei privilegi politici, ora speriamo che si proseguirà nel taglio degli stipendi d’oro, e trova d’accordo quasi tutti i politicanti di tutti i colori, anche se c’è qualche frangia di questi che manifesta malumore e presenta ricorsi. Queste riforme mi trovano d’accordo, non importa chi le ha fatte. La Lega, che aveva approvato questa legge quand'era al governo, è rimasta coerente dopo il passaggio all'opposizione, continuando a sostenere il sì convinto, mentre il Pd prima era contrario, dopo che è entrato al governo ha dovuto per convenienza cambiare posizione. Molti in tutti i referendum costituzionali hanno guardato ai partiti che hanno proposto le modifiche della Costituzione per decidere come votare e non alle migliorie e ai vantaggi: spesso si è votato no per non darla vinta ai politici di colore avverso.

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   I PRECEDENTI REFERENDUM COSTITUZIONALI

2001 ci fu il referendum per trasferire alcuni poteri e competenze dal governo nazionale alle amministrazioni regionali e prevalse ampiamente il sì;

2006 ebbe luogo il referendum per ridurre il numero dei deputati e dei senatori e per la trasformazione del senato in senato federale, il quale si sarebbe occupato esclusivamente delle regioni, le quali avrebbero avuto maggiori poteri, inoltre i cambi di casacca dei parlamentari, al fine di formare maggioranze parlamentari alternative, sarebbero stati vietati e il Primo ministro avrebbe avuto più poteri. Era una riforma accettabile, purtroppo ci fu una forte campagna di contrarietà, principalmente perché fu una riforma voluta da Berlusconi e dalla Lega Nord e a ragion di logica prevalse il no;

2016 fu proposto il referendum per ridurre il numero dei senatori e cambiarne le loro competenze e per trasferire i poteri dalle regioni allo stato; in realtà si trattava di un cambiamento confusionario, in cui non si capiva quali sarebbero state le funzioni del senato, che sarebbe stato composto in maggioranza dai sindaci delle grandi città e dai nominati dalle regioni e avrebbe avuto potere consultivo e non decisionale. Allora questo nuovo senato a cosa sarebbe servito? Lo stato avrebbe dovuto riprendersi alcune competenze che erano state trasferite alle regioni. Prevalse il no perché quasi tutti i partiti erano contrari, anche alcune componenti di quella maggioranza di centrosinistra che aveva attuato quella riforma.