IL CORONAVIRUS NON SI ARRESTA NEL TEMPO ESTIVO IN CUI TUTTO È
TORNATO ALLA NORMALITÀ E SONO AUMENTATI I MOVIMENTI DELLE PERSONE PER LE
VACANZE. ALLORA ANCHE PRIMA SI SAREBBE POTUTO CONVIVERE CON IL VIRUS, EVITANDO
LA CHIUSURA TOTALE E I DANNI ECONOMICI.
Sembra che sia tornato un ritorno di fiamma tra le masse e il
Coronavirus, generato dai molti focolai presenti nei principali luoghi di
villeggiatura. Sembra strano che fino a pochi mesi fa tutti si lamentavano per
le condizioni economiche, mentre oggi sono andati quasi tutti in vacanza. Senza
dubbio le prenotazioni nei luoghi di villeggiatura saranno state in netto calo
rispetto agli anni passati e alcuni avranno beneficiato dei contributi
governativi per i soggiorni. Le priorità per il governo avrebbero dovuto essere
ben altre e non certo le vacanze e i monopattini.
Chi scrive, di solito negli ultimi anni, quando partiva per qualche
breve viaggio, riportava qui sopra delle dettagliate cronache sui luoghi
visitati, contornati da storia, cultura, tradizioni, quest’anno però non si è
mosso, sia per prudenza, col virus ancora in circolazione, sia perché è stato in
convalescenza (per altri motivi) ed ha dovuto accontentarsi di visionare, sui
vari canali sociali della rete informatica, i momenti di spensieratezza degli
altri nei vari luoghi di villeggiatura. Ormai i momenti della vita è più
importante condividerli che viverli. La maggioranza dei villeggianti ha scelto
quest’estate di riscoprire l’Italia, a causa delle limitazioni negli
spostamenti imposte da molte altre nazioni; anch'io da qualche anno a questa
parte avevo riscoperto questa tendenza. Quei pochi che si sono recati
all'estero, nei paesi che hanno tenuto aperte le frontiere, stanno tornando
quasi tutti positivi al Covid, idem per alcuni che hanno scelto le vacanze
italiane. Nelle discoteche e negli altri luoghi di svago ci si infetta e
infatti molti di questi locali li stanno chiudendo. Gli assembramenti notturni
nei luoghi di ritrovo e all'aperto sono tornati alla grande, anche qui a Cori, rimettendo
a paro il “deserto” all'inizio della primavera scorsa. Al tempo della chiusura
totale, quando uscivo per brevi passeggiate o per fare acquisti, mi sedevo una
decina di minuti su qualche panchina di Piazza Signina ed era uno spettacolo,
un pezzo raro, gustarsela completamente deserta nei tardi pomeriggi del sabato
e della domenica, c’era solo qualche automobile che passava di rado. Pensavo:
quando ricapiterà tutto questo? Infatti, oggi la citata piazza è tornata più
affollata e caotica di prima, specie queste sere estive, con le solite auto
parcheggiate in mezzo alla strada e nell'area pedonale, e i locali più
frequentati, con i loro complessini notturni, un po’ si stanno rifacendo dei
mancati guadagni dei mesi scorsi. Tornare alla normalità sì ma con prudenza, i
focolai, che non si sa dove potrebbero annidarsi, dal paese alla città, non
sono per niente estinti. Sarà necessario mantenere debita distanza tra
individui nei luoghi pubblici e quando non si potrà, negli spazi chiusi,
ristretti, bisognerà coprirsi bocca e naso, questo è ovvio.
Quello che contesto è che, anche quando è esplosa questa epidemia,
si sarebbe potuto continuare a mantenere aperte le attività essenziali,
seguendo le necessarie precauzioni e misure preventive, come sta avvenendo
adesso. Per le attività superflue, di svago, pazienza se le avessero chiuse per
qualche tempo. Soltanto i soggetti più a rischio avrebbero dovuto obbligare a
rimanere in casa. Nel periodo del confinamento globale ci sono stati molti
danni a famiglie e ad attività imprenditoriali, alcune di quest’ultime hanno
accusato duramente il colpo ed hanno dovuto chiudere i battenti. Non credo si
sia trattato di un complotto mondiale per creare degli stati di polizia, come
sostengono i maliziosi di tutto il mondo, tuttavia coloro che detenevano e detengono
le redini delle molte nazioni avrebbero dovuto riflettere seriamente
sulle conseguenze dannose. Ci sono stati diversi errori del Governo italiano:
all'inizio snobbò l’epidemia, successivamente commise diversi errori nella zona
rossa della Lombardia, permettendo d’infettare altre regioni italiane; quando
si rese conto degli errori esso pensò di rimediare chiudendo tutta Italia. Da una parte doveva pendere: o si salvaguardava l'economia o si evitava il diffondersi del virus. Ma ora i
governanti si rendono conto che se la situazione peggiorerà non potranno
assolutamente richiudere tutto quanto, pure se molti si infetteranno.