FINALMENTE SI PRENDERANNO DEI PROVVEDIMENTI
PER EVITARE L’ECCESSIVA CONTAMINAZIONE DEI FORESTIERISMI NELLA LINGUA ITALIANA.
Mi dissocio dall’ondata di sdegno che sta suscitando la proposta di legge presentata dall’onorevole Fabio Rampelli riguardante la salvaguardia della lingua italiana, contro il dilagare eccessivo dei forestierismi. Nel mio piccolo sono anni che mi batto in questo mio spazio affinché si arrivasse a questo provvedimento. Ci sono dei termini esteri che sono ormai decenni che fanno parte del nostro lessico e nessuno si sognerebbe mai di proibire di farli pronunciare o scrivere, anche se, in molti casi, ci sono dei validi sinonimi italiani, ad esempio: sport (attività fisica, agonistica), computer (dispositivo, elaboratore), internet (rete informatica), bar (caffè, mescita), pullman o autobus (corriera, torpedone), gay (gaio, omosessuale), leader (capofila, trascinatore), garage (rimessa), roulotte, roulette, camper, camion (autocarro, autotreno), made in Italy (fabbricato in, prodotto in), eccetera. Recentemente però c’è stata una vera e propria esplosione di inglesismi senza precedenti, i quali sostituiscono le parole che fino a poco prima si dicevano tranquillamente in italiano, soprattutto nei mezzi di informazione di massa, nelle insegne pubblicitarie e commerciali, nelle istituzioni, insomma nel linguaggio comune di tutti i giorni. In questi ambiti fino a pochi anni fa andava bene l’italiano puro, ora non più, poiché va di moda questo nuovo idioma “italnglese”. Sfogli i giornali, vedi la televisione o ascolti la radio, si legge o si sente una parola straniera ogni cinque italiane. Un esempio: “tickets per il concerto sold aut in poche ore, molti pagati con le cards, inizia il countdown”; ovvero: “biglietti per il concerto esauriti in poche ore, molti pagati con le carte di credito, inizia il conto alla rovescia”.
Non si è mai visto un paese tanto autolesionista verso la propria lingua nazionale come l’Italia, nelle altre nazioni (Francia in testa) si potranno leggere o sentire parole estere una ogni mille o diecimila: hanno da tempo delle leggi che tutelano le loro lingue, tramite le loro accademie di lingue nazionali, e nessuno si è mai scandalizzato. Decenni addietro, dopo il fascismo, si italianizzavano senza problemi i nomi di qualche nuova tecnologia inventata altrove o quelli di battesimo dei personaggi famosi stranieri: televisione deriva da television, si diceva coppa, lega, non cup, league nei tornei internazionali di calcio, i reali britannici vecchi si traducevano in Elisabetta e Carlo; mentre quelli nuovi oggi, segno dei tempi, mantengono i nomi originali: William (Guglielmo), Henry (Enrico). Con l’eccessivo uso dei forestierismi la nostra lingua si impoverisce, di neologismi non ne nascono più e in più bisogna tener presente che questi inglesismi, che vanno tanto di moda e spesso sono storpiati, divenendo d’inglese maccheronico (es: Maicol scritto ufficialmente in quel modo all’anagrafe), sono incompresi dalla maggioranza della popolazione, perché non tutti conoscono l’inglese alla perfezione. Usare l’italiano puro con pochissime parole estere, quelle che da tempo fanno parte del nostro lessico, non sono delle questioni di nazionalismo, d’autarchia o di fascismo, servirà principalmente a far comprendere perfettamente le frasi e i concetti senza ricorrere ai vocabolari di lingue. Questa proposta di legge non è del governo ma di un deputato di maggioranza e non si sa se verrà approvata a breve. Al momento nella Costituzione italiana non c’è un articolo che stabilisce quale sia la lingua nazionale, bisognerà provvedere anche in questo se si vorrà far divenire più efficace la legge sull’uso corretto dell’italiano. Io invito ad andare avanti, magari rivedendo la parte delle sanzioni, non lasciandosi suggestionare dai forti pareri contrari.