Ciao Bar dei Cacciatori, punto della mia vita dalla nascita ad oggi. Il bar ha cambiato gestione, dalla famiglia Cioeta è passato alla signora Anna Rita Del Ferraro, è stato completamente rinnovato ed è stato rinominato Art Cafè. Per molti anni quel caffè è stata l’unica attrattiva e l’unico luogo di ritrovo per i residenti di quello squallido quartiere, se non volevano scendere pochi metri più giù ed arrivare in Piazza Signina, il quale è sorto scompostamente, con le licenze edilizie che venivano rilasciate a vanvera. Dopo la ricostruzione della Cori storica dopo la guerra il sogno degli abitanti del centro storico di Cori Alto era farsi la casa al “lago”, che poi sarebbe divenuto il campo sportivo ed ora è l’area mercato. Mi racconta mia madre che quando era adolescente, una sua vicina disse alla madre: “se nnésce la palla ci facìmo la casa àglio laco!” (Se usciranno i numeri al lotto ci costruiremo una nuova casa vicino al lago). Piano, piano iniziarono a costruire intorno al campo sportivo, il culmine fu tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 e la generazione dei miei genitori, che si sposava in quegli anni, poteva acquistare nuovi alloggi a mutui agevolati. A nessuno venne mai in mente di creare marciapiedi, buone fognature e parcheggi lungo la via principale, solo le traverse interne di Via del Soccorso da quel punto di vista erano sistemate meglio, grazie ai privati però. Oggi la creazione dell’area mercato, con panchine, aiuole, campetto sportivo e baretto ha fatto in modo che quella zona ad altissima densità di popolazione avesse un nuovo luogo di ritrovo e non venisse classificata esclusivamente come quartiere dormitorio; il risanamento sarebbe proseguito su Via del Soccorso e Via del Casalotto se non fosse stato per cinque firme che ci hanno riportato indietro in un periodo tetro, cupo e di squallore che pensavamo fosse definitivamente alle spalle.
Per coloro che nacquero e crebbero lì, il degrado e l’incuria erano cose ovvie, scontate e non parve loro vero quando vennero realizzate opere di recupero. Ora i bambini e i ragazzi che popolavano quelle strade sono cresciuti, alcuni si sono sposati e sono andati a vivere in altre zone di Cori o in altre città, altri invece fanno gli “eterni ragazzi” o per scelta personale o per causa di forza maggiore: la colpa è della società in cui si vive e in cui si è cresciuti. Come già ho detto prima un punto fisso e di riferimento era il Bar dei Cacciatori, dove si incontravano il vecchio mondo contadino di Cori (già si nota dal nome) e le genti nuove della nuova società. I discorsi dei vecchi erano: la campagna, il frantoio, la caccia (alcuni entravano tutti sporchi di fango). I discorsi dei bambini, ragazzi, tra partite di pallone, o nelle strade o sù al campetto sportivo, erano molti: il calcio, dall’U.C. Cori ai grandi campioni stranieri in serie A, riprodotti negli album Panini; la scuola, quando si andava male la colpa era sempre dei professori “gli sono antipatico, mi ha preso di mira”, allora si andava “a segà fóri” o meglio “andare a far sega fòri”; le ragazze che si iniziavano a guardare in modo diverso nell’età dello sviluppo adolescenziale, ma spesso erano sogni impossibili perché erano molto più grandi. Si iniziavano a fare le prime fumate di nascosto, poi quando si cresceva e si andava fuori Cori con la macchina: quel caffè, insieme a quelli delle Piazze, erano sempre le basi. Saluto il Bar dei Cacciatori con una mia poesia omaggio che scrissi alcuni anni fa e che presentai ad un concorso di poesia; la feci leggere pure a Mario Cioeta, gli piacque, mi disse di mandargliela telematicamente che l’avrebbe messa nella sezione poesie dialettali del sito del suo bar. Da Ssina (con due esse) è il titolo, anche se Sina da alcuni anni è andata in pensione la denominazione del bar è rimasta quella ed anche ora che ha cambiato gestione; come i caffè di Piazza Signina, pure se hanno cambiato più gestioni, sono rimaste le denominazioni storiche per citarli: Jo Strammàro, La Coperativa, Ddèa. Grazie alla famiglia Cioeta ed auguriamo un “in bocca al lupo” ai nuovi proprietari.
Da Ssina DA SINA (dim. di Tomassina)
Alle casi mani jo lago, fatte a cazzo, Alle case attorno al Lago, costruite male,
ci sta, amméno, de Ssina jo caffè: c’è almeno di Sina il caffè:
ndo’ Cori contadino e Cori recàzzo dove Cori contadino e Cori ragazzo
ci sta, amméno, de Ssina jo caffè: c’è almeno di Sina il caffè:
ndo’ Cori contadino e Cori recàzzo dove Cori contadino e Cori ragazzo
se ntrùppano e se gghiàppano bbè; si scontrano e si prendono bene;
ci pò sta puro chiglio ‘sse nfrégna ci può stare anche quello che si arrabbia
perché si jettàtto vastùni: comm'è? perché hai giocato bastoni: come mai?
E chine spera ca l’acqua no’ végna: E chi spera che non piova:
«così chélla cria de vaca reccóglio «così quel poco di olive raccoglierò
e jo montano me fa quìnici! Fregna!» ed il frantoio mi farà 15 l x quintale! Caspita!»
ci pò sta puro chiglio ‘sse nfrégna ci può stare anche quello che si arrabbia
perché si jettàtto vastùni: comm'è? perché hai giocato bastoni: come mai?
E chine spera ca l’acqua no’ végna: E chi spera che non piova:
«così chélla cria de vaca reccóglio «così quel poco di olive raccoglierò
e jo montano me fa quìnici! Fregna!» ed il frantoio mi farà 15 l x quintale! Caspita!»
Jo cacciatore: «própia ’n ci ccóglio Il cacciatore: «sono proprio una frana
a schioppettà, mm'è scappato jo céglio!» a sparare, mi è sfuggito l'uccello!»
Sbotta cóglio schioppo a tracóglio. Brontola con il fucile a tracollo
Jo recàzzo se ddimànna se è bbéglio Il ragazzo si domanda se è bello
pe chélla: ci piaciarìa ìccela ‘ppetì; per quella. gli piacerebbe chiedergliela;
la sonnarà “a mmodo sé”, è mméglio, la sognerà a suo modo, è meglio,
’n casa. «Ma subbito, subbito ’n ci ì, a casa. «Ma subito, subito non andare,
levate de dosso jo fumo ‘lla saletta, levati di dosso il fumo della saletta,
sennóra te assolecarào a ddì de sì altrimenti ti picchieranno bene
a schioppettà, mm'è scappato jo céglio!» a sparare, mi è sfuggito l'uccello!»
Sbotta cóglio schioppo a tracóglio. Brontola con il fucile a tracollo
Jo recàzzo se ddimànna se è bbéglio Il ragazzo si domanda se è bello
pe chélla: ci piaciarìa ìccela ‘ppetì; per quella. gli piacerebbe chiedergliela;
la sonnarà “a mmodo sé”, è mméglio, la sognerà a suo modo, è meglio,
’n casa. «Ma subbito, subbito ’n ci ì, a casa. «Ma subito, subito non andare,
levate de dosso jo fumo ‘lla saletta, levati di dosso il fumo della saletta,
sennóra te assolecarào a ddì de sì altrimenti ti picchieranno bene
pecché te si fumata la pipparétta!» perché hai fumato la sigaretta!»
«Jo strunzo professore me gguàglia!» «Lo stronzo professore mi rimprovera!»
«Pe chésso vé “a secà fóri” da’ retta!» «Per questo marina la scuola, dammi retta!»
«Dacci do’ petàte, no’ llo vì, se fraja!» «Dagli due patatine, non vedi, ha l'acquolina!»
«No’ le ò, se fa venì lo sango maro!» «Non le vuole, non vuol farsi compatire!»
«Mah, …jo pórcio refùta l’annàglia!» «Mah, il maiale rifiuta la ghianda!»
«Platinì a Mmaradóna ci sarà paro?» «Platini sarà bravo quanto Maradona?»
«Méglio l’UcciCòri de Capoccìtto!» «E' meglio l'U.C. Cori di Capoccitto!»
Pélla raja de cazzotti ne tira no paro: Per la rabbia tira un paio di pugni
tutti i sòrdi c’j’è panati jo giochìtto; contro il videogioco, dove ha perso i soldi;
cóglio menatùro Ssina o Miliòtto con il mattarello Sina o Emilio
jo ngàrano allo largo che ss’éo restrìtto: lo cacciano verso la loro area esterna allargata:
èo ntiso ssi discùrzi ‘glio giovenòtto, hanno udito questi discorsi del giovanotto,
che ói la vita dàglio bare è levàto, che oggi la vita ha tolto dal bar,
delle Chiùse, 'gl'Arborìto e 'glio Casalòtto. delle Vie Chiuse, V. Arboreto e V. Casalotto.
Ancora mo’ na biretta o nno ggelato, Ancora oggi una birra o un gelato,
dai figli ‘Ssina, fa vedé nn’affanzia dai figli di sina, fa vedere una fantasia
de nno munno ca tegno, ma è sbariàto! di un mondo che ho dentro, ma è scomparso!
«Jo strunzo professore me gguàglia!» «Lo stronzo professore mi rimprovera!»
«Pe chésso vé “a secà fóri” da’ retta!» «Per questo marina la scuola, dammi retta!»
«Dacci do’ petàte, no’ llo vì, se fraja!» «Dagli due patatine, non vedi, ha l'acquolina!»
«No’ le ò, se fa venì lo sango maro!» «Non le vuole, non vuol farsi compatire!»
«Mah, …jo pórcio refùta l’annàglia!» «Mah, il maiale rifiuta la ghianda!»
«Platinì a Mmaradóna ci sarà paro?» «Platini sarà bravo quanto Maradona?»
«Méglio l’UcciCòri de Capoccìtto!» «E' meglio l'U.C. Cori di Capoccitto!»
Pélla raja de cazzotti ne tira no paro: Per la rabbia tira un paio di pugni
tutti i sòrdi c’j’è panati jo giochìtto; contro il videogioco, dove ha perso i soldi;
cóglio menatùro Ssina o Miliòtto con il mattarello Sina o Emilio
jo ngàrano allo largo che ss’éo restrìtto: lo cacciano verso la loro area esterna allargata:
èo ntiso ssi discùrzi ‘glio giovenòtto, hanno udito questi discorsi del giovanotto,
che ói la vita dàglio bare è levàto, che oggi la vita ha tolto dal bar,
delle Chiùse, 'gl'Arborìto e 'glio Casalòtto. delle Vie Chiuse, V. Arboreto e V. Casalotto.
Ancora mo’ na biretta o nno ggelato, Ancora oggi una birra o un gelato,
dai figli ‘Ssina, fa vedé nn’affanzia dai figli di sina, fa vedere una fantasia
de nno munno ca tegno, ma è sbariàto! di un mondo che ho dentro, ma è scomparso!
#1 13 Aprile 2009 - 12:52
RispondiEliminabello questo articolo andrè!
matteo
#2 13 Aprile 2009 - 18:12
RispondiEliminaGrazie della visita. Oggi ho provato a cercare quel museo sulla guerra a Piana delle Orme di cui mi avevi parlato ieri mentre eravamo in viaggio per Assisi. Mi ero documentato telematicamente prima di partire, sono arrivato nei pressi di Borgo Faiti, ispezionando alcune migliare, non sono riuscito a trovarlo. Dovevo solo andare più giù verso Borgo San Michele. Viaggio a vuoto, sarà per un'altra volta.
Anluc
#3 30 Aprile 2009 - 09:09
RispondiEliminaBeh sei più riuscito ad andare??ne vale la pena.....con una bella giornata è l'ideale poi!
utente anonimo
#4 30 Aprile 2009 - 17:29
RispondiEliminaSpero di andarci un giorno nel mese di maggio, quando potrò, magari in concomitanza con la settimana degli alpini. Sto anche pensando di comprare il rullino per la macchinetta fotografica, così potrò farmi immortalare in quel giorno memorabile. Spero che non sia troppo caro il bigletto di ingresso e dovrò farmi spiegare bene il luogo esatto dove questo museo è collocato. Delle volte nei tanti borghi della Pianura Pontina mi capita di ritrovarmi disorientato, la mia bussola comunque sono i Monti Lepini, per tornare verso Cori, li seguo sempre verso nord, alla fine scorgo il mio paese e trovo una strada che conosco che mi ci porta. Tu non puoi fornirmi maggiori dettagli?
Anluc