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giovedì 17 settembre 2009

24) GRAZIE RAGAZZI, ONORE A VOI!!!




QUESTO SILENZIO FUORI ORDINANZA E' DEDICATO AI NOSTRI MILITARI MORTI A NASSIRYA E SI APPROPRIA IN QUESTA ENNESIMA TRAGICA CIRCOSTANZA.

Ho appreso della notizia della morte di 6 militari italiani, paracadutisti della Folgore, deceduti in un attentato in Afghanistan: si tratta del tenente Antonio Fortunato, 35 anni, originario di Lagonegro (Potenza), del primo caporal maggiore Matteo Mureddu, 26 anni, di Oristano, del primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, nativo di Glarus (Svizzera), del sergente maggiore Roberto Valente, 37 anni, di Napoli, del primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, 26 anni, di Orvieto, e del caporalmaggiore Massimiliano Randino, 32 anni, di Pagani (Salerno).


Dall'inizio della missione salgono a 20 i nostri militari caduti, escludendo i caduti in Iraq. Tutta la nostra amata Italia è vicino al dolore delle famiglie, le quali, nonostante il grandissimo strazio sono orgogliose di loro, di quello che hanno fatto e naturalmente le istituzioni staranno loro vicino, non solo ora, anche in futuro. Oggi il lavoro del militare professionista è ben retribuito, soprattutto quando si fanno le missioni all'estero, ma molto rischioso e, nonostante il durissimo addestramento a cui sono sottoposti i nostri soldati, si deve lo stesso mettere in conto che delle volte alcuni potrebbero cadere nell'adempiere del loro dovere. Questa missione in Afghanistan garantisce la nostra sicurezza: limita e riduce la potenzialità di Alqaeda che era annidata e lo è tuttora in quel luogo, seppur ridimensionata dalle azioni militari, e era protetta dagli studenti coranici o Talebani. Se tutte le nazioni occidentali se ne andassero i terroristi si riorganizzerebbero, inizierebbero a preparare altri attentati negli Usa, nelle altre nazioni europee e ci sarebbero tanti altri 11 settembre.  I nostri si battono per loro, per portare democrazia, migliori condizioni di vita, per farli uscire dall'era medioevale e quello è il ringraziamento? La tentazione di andarcene e far scannare tra loro gli ingrati è elevatissima, ma non lo faremo.


IO DA COMUNE CITTADINO ITALIANO VI RINGRAZIO DI CUORE PER QUELLO CHE AVETE FATTO PER ME, ONORE A VOI, FRATELLI MIEI ITALIANI, MORIRE PER LA PATRIA E' UNA DELLE CAUSE PIU' NOBILI E VIVRETE PER SEMPRE IN MEZZO A NOI!
CIAO RAGAZZI E GRAZIE!!!


Voglio dedicare loro anche un inno della Folgore, il loro reparto.


sabato 12 settembre 2009

23) NUOVO BLOG

LA NOVITA' PIU' IMPORTANTE ALLA RIAPERTURA AUTUNNALE DEL MIO DIARIO VIRTUALE E' QUELLA CHE NE HO CREATO UNO NUOVO INTERAMENTE DEDICATO AI MONDIALI DI CALCIO, VISTO CHE TRA POCHI MESI INIZIERA' L'EVENTO SPORTIVO PIU' IMPORTANTE DELLA TERRA.


SE VI INTERESSA FATEVI UN GIRO. HO SPEDITO GLI INVITI DI PARTECIPAZIONE AD ALCUNI DEI MIEI AMICI SPLINDER IN ATTIVITA': SE ACCETTERANNO DIVENTERANNO MEMBRI, POI NON E' DETTO CHE DEBBANO SCRIVERCI PER FORZA.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

martedì 8 settembre 2009

22) L'8 SETTEMBRE: UNA DATA IMPORTANTE


L’8 settembre è una data importante non solo per le note ricorrenze religiose e storiche, anche perché riprenderò ad occuparmi del mio sito dopo la pausa estiva. L’8 settembre 2009 si ricorderà per la scomparsa del conduttore televisivo Mike Bongiorno, mi dispiace molto: mi ha fatto passare tante belle giornate e belle serate dagli anni ’80 fino a oggi con le sue bellissime trasmissioni nelle reti Fininvest, oggi Mediaset, ho letto anche la sua autobiografia che mi avevano fatto per regalo. Raggiunge Corrado, l’altro grande presentatore. Per me è sempre stato un binomio naturale Mike Bongiorno/Mediaset, la televisione commerciale l’aveva nel sangue, non ce lo so vedere agli albori della televisione, nei filmati d’epoca, nelle storiche trasmissione Rai, forse perché l’ho conosciuto in quel contesto e non nell’altro; a coloro che l’hanno conosciuto alla nascita della televisione poteva stonare vederlo a Mediaset. Dei presentatori e dei conduttori televisivi giovani nessuno ha la stoffa dei grandi del passato.

In questo periodo estivo non sono riuscito ad organizzarmi e non sono riuscito ad andare da nessuna parte: avevo ricevuto due inviti, uno nel Nord Italia e un altro in un paese esotico dove non sono mai stato, ma vuoi per un motivo, vuoi per un altro ho dovuto rinviare entrambi i viaggi a data da destinarsi. Uno dei principali motivi era il gran caldo, già era molto caldo qui, figuriamoci in paesi lontani nei pressi dell’equatore. Desidero ringraziare di cuore i miei zii che mi hanno ospitato nella loro piscina di casa, è stato l’ideale immergersi, combattere la grande afa, per poi sentirsi fresco. La piscina è collocata nel terreno nel quale i miei nonni si sono rotti la schiena una vita nel lavorare la terra, mentre noi l’unico sforzo che facciamo è uscire dall’acqua e metterci sdraiati; ma penso che chi ha affrontato quel tipo di vita abbia desiderato condizioni di vita migliori per figli e nipoti e abbia combattuto per farcele raggiungere.


Mio nonno poco più che ventenne, durante il servizio militare, metà anni '30


Oggi 8 settembre, 66mo anniversario dell’armistizio, voglio ricordare mio nonno (Antino Lucarelli 1913 – 1995), che mi parlava spesso di quella data, tra un bicchiere di vino, insieme a una panzanella o una bruschetta con il buon pane che faceva mia nonna nel forno sotto casa. Mi narrò che quando giunse notizia dell'armistizio riuscì a tornare al Boschetto di Roccamassima, dove risiedeva, con tre giorni di cammino a piedi da Gaeta, senza farsi catturare e deportare dagli ex alleati tedeschi, come successe a molti suoi commilitoni.


Mio nonno e mia nonna 1990


Ripropongo allora la poesia “J’àrbiro de nònnimo” che presentai ad un premio “Goccia d’Oro”, a cura dell’Associazione Culturale Centra di Roccamassima, che mi pubblicarono sul loro libretto. Quell’albero, una quercia di sughero, era collocato nella casa dove c’è la piscina, ora non c’è più, è stato tagliato perché si era seccato, chissà forse era stato colpito da un fulmine, hanno lasciato soltanto una parte del tronco per ricordo, perché aveva accompagnato mio nonno nella sua vita: era nato e si era fatto grande insieme a lui.

L'albero poco prima della fine



J’ÀRBIRO DE NÒNNIMO                                       L’ALBERO DI MIO NONNO    

                 I
Chigl’àrbiro, peréntro no giardino,                       
Quell’albero, dentro ad un giardino, 
pe anni è stato a nònnimo vecìno:                       
per anni è stato vicino a mio nonno:
nzùni s’éo spartiti tribolazziùni, fatìe,            insieme si sono divisi sofferenze, fatiche,      
fame, vecchiàja e puro maladìe.                          
fame, vecchiaia ed anche malattie.
Nònnimo era perzóna na cria scardèlla,           Mio nonno era una persona un po’ scorbutica
che, co no bitucciàccio e no cappéglio,              
che, con un vestitaccio ed un cappello,
dalla Rocca recaléva alla tenuta Sbardella,    
da Roccamassima scendeva alla tenuta Sbardella,
ai primi témpi de fascio e manganéglio.              
nei primi anni del Fascismo e del manganello.
Vecìno a chigl’àrbiro i bbòvi ci pascéva               
Vicino quell’albero i buoi pascolava
e, quàche notte, ci sse puro colechéva;               
e, qualche notte, ci dormiva;
a tunno ci steva tutta chélla tera:                         torno torno c’era tanta terra:
dóppo l’8 settembre la ngaré                               
dopo l’8 settembre la spostò
nònnimo, retùrno dalla quéra,                             
mio nonno, tornato dalla guerra,
e nna casetta ci sse costrué.                                 ed una casetta si costruì.
Dapo’, isso tutte le di a zappà passé l’ore            Dopo, lui tutti i giorni a zappare passò le ore
e le sere ai rini ci chiappéva no ngennóre;          
e le sere sentiva un dolore di schiena;
così, stracco dalla fatìa,                                     così stanco dalla fatica
se sedeva sotto j’àrbiro                                   
     si sedeva sotto l’albero
che ci ficéva compagnia,                                    che gli faceva compagnia,
cóllo vino frisco de rótte,                                    con il vino fresco della grotta,
ca se ne scoléva quasi na ótte                          
  che ne beveva quasi una botte
e dóppo, tra córbi e biastéme,                           
 e poi, tra accidenti e bestemmie,
dichéva ca le quinàte erano sceme.                    diceva che le cognate erano sceme.


                 II
Ancora vàglio llòco sotto a camminà
                 
Ancora vado là sotto a camminare
e j’àrbiro pare me óglia parlà:                           
 e l’albero sembra mi voglia parlare:
«Ahi Ntré vè vecìno a mmi                                
«Andrea vieni vicino a me
(me dice) ca nna cosa te óglio dì!                     
  (mi dice), che voglio dirti una cosa!
Jé nònnito jo so’ conosciuto da zzico,                Io tuo nonno l'ho conosciuto bambino,
pe tutta la vita ci so’ stato amico;                      
per tutta la vita ci sono stato amico;
mo’, puro se isso e tant’ari ’n ci stao più,           
ora anche se lui e tanti altri non ci sono più,
tutta ssa’ ngrà bbondànza sta’ mméso a u:       
  tutto questo benessere è in mezzo a voi:
perché i vécchi èo tanto semenàto                     
perché quello che i vecchi hanno seminato
e lo sta’ bbè a tutti u èo portato.                        
l’avete raccolto voi.
Concrudènno te dìcio ca campo,                      
Concludendo ti dico che vivo,
ma senza nònnito ’n ci sàccio sta’                   
  ma senza tuo nonno non so stare
e se no’ m’accidarà quàche lampo,                  
se non mi ucciderà un fulmine,
me tenarìsti própia tanto ‘jutà!»                         mi dovresti aiutare tanto»



Settembre 2001