La Santa Pasqua dà avvio ogni anno alla primavera, periodo in cui inizia un tiepido caldo che si accentuerà sempre più. Le ricorrenze religiose si susseguiranno: Pasqua, Pentecoste, festa padronale della Madonna del Soccorso, Corpus Domini ecc. Si registra da parte della gente una gelosa riscoperta di queste tradizioni religiose, dovuta alle ondate migratorie e alla paura che possano essere soppiantate e sostituite con altre. Questo avviene da noi, in altri paesi industrializzati europei e del mondo per la Chiesa Cattolica non è certo un periodo felice: queste storie di pedofilia influiscono negativamente nell’opinione delle masse verso la Religione Cattolica e la gente tende ad allontanarsi. Forse ci sarà del vero in quello che si dice, i casi di pedofilia ci saranno stati ma molto circoscritti e limitati, non come vorrebbero far credere i media mondiali, che tendono ad ingrossare ed anche a falsificare le notizie perché vogliono colpire questo Papa, dopo aver fallito l’obiettivo col Papa nazista, che a differenza del predecessore suscita in loro antipatia. Comunque condanno gli autori di atti osceni pedofili, non voglio giustificarli: è giusto che siano puniti.
In periodi di crisi economiche e occupazionali come questi, precarietà, casse integrazioni e licenziamenti, le persone perdono la speranza nella vita (togliendosela addirittura). Il nostro paese, che anticamente era prevalentemente un paese agricolo e pastorale, per sé non offre molte possibilità di sbocco occupazionale: c’è una piccola area industriale/artigianale, aziende medio/piccole che impiegano principalmente parenti e conoscenti dei titolari, perciò quasi tutti fanno i pendolari tra Cori e Latina, Roma, Aprilia, Cisterna per lavorare nelle industrie e nei servizi, c’è anche chi prova ad avviare delle attività commerciali sperando che vada tutto bene. Il nostro territorio però non è stato completamente investito dalla crisi: solo poche industrie chiudono, principalmente le multinazionali americane che si trasferiscono nell’Europa dell’Est, dove c’è manodopera a bassissimo costo, le nostre industrie invece si ridimensionano; i più giovani sono le vittime principali di questa crisi: prima erano lavoratori precari, ora neanche più quello. I più fortunati che riescono a trovare buoni posti di lavoro in luoghi pubblici, grazie alle conoscenze o alla politica e sono notati da tutti, sono soggetti a invidie e chiacchiericci, persino le categorie di lavoratori svantaggiati a cui i servizi sociali dei comuni riservano i posti: a chi non piacerebbe avere un lavoro al comune, “sotto casa”, a tempo determinato e soprattutto indeterminato? Se uno per trovare un qualsiasi lavoro ha conoscenze influenti è giusto che le sfrutti, ma almeno si guardi bene dal puntare il dito su coloro che non ne hanno.
Per iniziare a ritrovare fiducia nella società e a guardare con ottimismo il futuro bisogna che il passato riviva in noi: il rilancio degli eventi e delle tradizioni religiose, quali parti portanti della nostra terra e del nostro dna potrebbe essere una soluzione, conseguentemente si rilancerà anche la Religione Cattolica invertendo la tendenza al declino. Il rinnovamento dovrà riguardare a mio avviso la riscoperta dell’antico messale e degli antichi canti, quelli belli e spirituali: messale e parte dei canti in lingua latina; ad esempio io preferisco “Christus Vincit “ (canto pasquale) e non altri canti chitarristici come “Al centro del mio cuore” o “Resta qui con noi”. Allo stesso modo nella processione della Madonna del Soccorso sono sempre state antiche usanze cantare “Viva sempre viva”, gridare “Evviva Maria” e la banda musicale, la quale dava solennità e sacralità all’evento. Il cantare andando scalzi con grossi ceri in mano “Eviva sempre eviva la Madonna de Zoccorso, a Lei famo ricorso ecc.”, piangere per la commozione, era un modo per ringraziare la Madonna per una grazia ricevuta. Come gridare “viva Maria” è un’antica usanza sin dalla notte dei tempi. Ogni paese in passato aveva una banda musicale per ogni evento religioso, civile e delle volte anche per i funerali: la banda musicale in una processione la valorizza e la onora splendidamente, basta che esegua solo inni religiosi durante le pause nelle preghiere; a mio avviso le processioni senza musica sono mosce e troppo tristi. Come i giovani d’oggi imparano a suonare la pianola, la batteria, la chitarra, un tempo i bambini imparavano a suonare gli strumenti a fiato per accedere alla banda del paese e per qualcuno di loro poteva esserci occasione di riscatto sociale: mio padre, ad esempio, ebbe l’occasione di entrare al conservatorio di Santa Cecilia in Roma, di diplomarsi, di fare carriera musicale insieme ad altri, perché visto che c’era stata la guerra molti musicisti erano morti, ne servivano degli altri ed era più facile entrare nei conservatori, così i direttori delle bande musicali di Cori e Giulianello, De Rossi e Marchetti, segnalavano i bambini, gli adolescenti più bravini. Oggi sono sparite quasi tutte le bande musicali paesane, tranne qualcuna, e per commemorare gli eventi importanti, civili e religiosi, si ricorre molte volte agli sbandieratori nostrani ma non sono la stessa cosa.
Quest’anno per quanto concerne la festa civile della Madonna del Soccorso, che ci sarà la seconda domenica di maggio, hanno fatto le cose in grande, l’ho visto dal programma che hanno distribuito quando sono passati a chiedere l’offerta in casa mia: forse è esagerato quel programma ma se l’hanno stilato saranno sicuri che copriranno tutte le spese; quelli del comitato potranno dire "non vi va mai bene niente": quando non si fa quasi nulla la gente si lamenta, quando si esagera c’è sempre chi ha da ridire. Comunque auguro al comitato che vada tutto bene e che sia una splendida giornata da ogni punto di vista.
Un modo di riscatto della Chiesa potrebbe essere quello dei religiosi, preti e frati, che vanno in mezzo alle piazze, alle strade, togliendosi l’abito talare, conoscono la gente, non per sgridarla della latitanza religiosa (otterrebbero l’effetto opposto a quello desiderato), ma per immedesimarsi in essa, per capire i suoi problemi e per aiutarla. Un periodo c’era don Lauro qui a Cori, la cosa positiva che mi ha colpito di lui era quella che riusciva a divenire amico delle persone più atee e miscredenti, perché lo faceva da persona qualunque, non da sacerdote: andava nei caffè, vedeva giocare a carte, commentava, parlava di calcio, di politica, così facendo la gente pian piano si confidava, si apriva, qualcuno sentiva addirittura il desiderio di confessarsi e di andare in chiesa; nei suoi limiti e a suo modo tentava di mettere un freno alle classiche mentalità paesane, bigotte, invidiose, calunniatrici. Egli mi diceva: “se io mi metto a rimproverare la gente, quella mi manda a quel paese e mi pure mena, mi vedrà come un avversario e non si aprirà mai, perché molti non hanno nessuno per parlare, per sfogarsi". Quando a uno scappava una bestemmia e c’era lui gli chiedeva scusa, non rendendosi conto che era prete: egli diceva che col tempo avrebbero capito che non si bestemmia, ma non perché lui era presente. Una volta fatta amicizia con le persone le sensibilizzava nell’aiutare con viveri e con denaro i famigliari bisognosi dei tossicodipendenti di comunità. L’esempio di don Lauro potrebbe essere una nuova idea per rinnovare la Chiesa in questi tempi di crisi e per far avvicinare la gente, possa essere da sprone per i sacerdoti (e per chi sta loro intorno) per stare in mezzo agli altri come persone comuni, amici di tutti: sarà una tattica sicuramente vincente e si sconfiggeranno i pregiudizi da una parte e dall’altra.
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