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mercoledì 27 luglio 2011

102) MAGDI CRISTIANO ALLAM SULLA STRAGE IN NORVEGIA


Dietro all’estremismo dei neonazi o alla jihad la stessa volontà di prevaricazione. Se si vuole fermare l’odio l’Europa deve mettere fine alla politica delle porte aperte.


La strage in Norvegia: Il razzismo è l'altra faccia del multiculturalismo
di
Magdi Cristiano Allam*
    

*(Dal "Il Giornale.it" un interessante articolo di Magdi Cristiano Allam sulla strage accaduta recentemente in Norvegia e sulle sue radici. Magdi Cristiano Allam è un giornalista e scrittore egiziano trapiantato in Italia da molti anni e sposato con un'italiana: è nato musulmano e si è convertito al cattolicesimo; nella notte di Pasqua del 2008 ha ricevuto contemporaneamente il battesimo, l'eucarestia e la cresima dal Papa. Evidentemente aveva frequentato dei corsi accelerati di catechesi. Così ha aggiunto il nome "Cristiano" al suo nome originale Magdi Allam. E' eurodeputato dell'Udc. L'articolo fa riflettere: se lui stesso, che è un immigrato, dice di chiudere le frontiere........)



 La nostra condanna è netta e totale della doppia strage che ha fatto sprofondare in un devastante lutto un’intera nazio­ne. Nessuna giustificazione e nessuna attenuante per il terrorismo di qualsivoglia risma che viola la sa­cralità della vita di tutti, perseguendo  l’imposizione del proprio pote­re attraverso l’uso della violenza. Non sappiamo ancora se en­trambi gli attentati di Oslo e Utoya abbiano la stessa matrice.  

L’unica certezza è l’arresto di un trenta­duenne norvegese, Anders Behrin Breivik, qualificato come un «fon­damentalista cristiano », che trave­stito da poliziotto ha commesso lo sconvolgente massacro sull’isola di Utoya. In precedenza la potente esplosione che ha devastato il quar­tiere governativo nel centro di Oslo era stata rivendicata dai sedicenti Ansar al Jihad al Alami (Seguaci della Guerra santa islamica globa­le). Ammettiamolo: in un primo tempo quando la pista islamica sembrava avvalorata, tutti ci senti­vamo come rincuorati, probabil­mente perché condividiamo la consapevolezza che questo gene­re di odiosi crimini contro l’umani­tà appartiene quasi naturalmente a dei fanatici votati a imporre con la forza ovunque nel mondo la sot­tomissione ad Allah e la devozione a Maometto.

Mentre quando è sta­to arrestato e abbiamo visto il volto di un norvegese che sulla propria pagina di Facebook si presenta co­me «conservatore, di fede cristia­na, ama la musica classica e i video­giochi di guerra », siamo stati come colti dal panico. Perché per noi il cristianesimo è inconciliabile con la pratica della violenza finalizzata ad uccidere il prossimo, indipen­dentemente dalla diversità di et­nia, fede, ideologia o cultura.

La verità è che sia il terrorismo islamico sia quello neonazista, si fondano sulla supremazia della razza o della religione, nel caso di Anders Behrin Breivik indicata co­me «cristiana»,si equivalgono nel­la loro divisione faziosa dell’uma­nità dove loro, detentori di una veri­tà assoluta che deve essere impo­sta con la forza, condividono sia il principio che chi non la pensa co­me loro non ha diritto di esistere sia la pratica della violenza per la re­alizzazione dei loro obiettivi. La dif­ferenza sostanziale è che mentre gli islamici che uccidono gli «infe­deli » sono legittimati da ciò che ha ordinato loro Allah nel Corano e da quanto ha fatto Maometto, i cristia­ni che uccidono per qualsivoglia ra­gione lo fanno in flagrante contra­sto con ciò che è scritto nei Vangeli.

Quanto alla causa di fondo di questi barbari attentati, essa risie­de nell’ideologia del razzismo che, nel caso specifico dell’Occidente che s’ispira alla fede cristiana,è l’al­t­ra faccia della medaglia del multi­culturalismo. Razzismo e multicul­turalismo commettono l’errore di sovrapporre la dimensione della religione o delle idee con la dimen­sione della persona. L’ideologia del razzismo si fonda sulla tesi che dalla condanna della religione o delle idee altrui si debba procede­re alla condanna di tutti coloro che a vario titolo fanno riferimento a quella religione o a quelle idee. Vi­ceversa l’ideologia del multicultu­ralismo è la trasposizi­one in ambi­to sociale del relativismo che si fon­da sulla tesi che per amare il prossi­mo si debba sposare la sua religio­ne o le sue idee, mettendo sullo stesso piano tutte le religioni, cultu­re, valori, immaginando che la civi­le ­convivenza possa realizzarsi sen­za un comune collante valoriale e identitario....

La Norvegia, al pari della Svezia, Gran Bretagna, Olanda e Germa­nia, predica e pratica l’ideologia del multiculturalismo, concepen­do che l’accoglienza degli immi­grati e più in generale il rapporto con il mondo della globalizzazio­ne debbano portare a un cambia­mento radicale della nostra civiltà, fino a vergognarci delle nostre radi­ci giudaico- cristiane, a negare i va­lori non negoziabili, a tradire la no­stra identità cristiana, ad antepor­r­e l’amore per il prossimo alla salva­guardia dei legittimi interessi na­zionali della popolazione autocto­na, al punto da elargire a piene ma­ni agli stranieri diritti e libertà sen­za chiedere loro l’ottemperanza dei doveri e il rispetto delle regole.

Il razzismo che esplode nel con­testo d­el multiculturalismo proce­de in senso letteralmente opposto, emergendo come una brutale e ir­razionale reazione, assolutamen­te ingiustificabile e inaccettabile, da parte di chi arriva a legittimare il massacro di chi è considerato re­sponsabile della perdita della no­stra civiltà. Noi condanniamo totalmente, non riconosciamo alcuna giustif­i­cazione e non concediamo alcuna attenuante a qualsiasi forma di ter­rorismo, compreso il terrorismo neonazista.

Al tempo stesso am­moniamo che il multiculturalismo è il terreno di coltura di un’ideolo­gia razzista­ che fa proseliti tra quan­ti hanno la sensazione di non risie­dere più a casa loro, che presto si ri­durranno a essere minoranza e for­se a esserne allontanati. Ecco per­ché multiculturalismo e razzismo sono di fatto due facce della stessa medaglia. La mia conclusione? Se vogliamo sconfiggere questo razzi­smo d­obbiamo porre fine al multi­culturalismo.  

domenica 24 luglio 2011

101) SE LE CASERME MILITARI DIVENTANO DEI BORDELLI

L’ESERCITO ITALIANO DOVREBBE GARANTIRE LA NOSTRA SICUREZZA, COSI’ NON SARA’ SE SI PENSA A FARE TUTT’ALTRE COSE DA QUANDO SONO ENTRATE LE DONNE. UNA VOLTA INVECE……..

Avrete seguito senz’altro sui mezzi d’informazione nazionale la triste, drammatica e squallida vicenda dell’uccisione della povera Melania Rea, il tutto contornato dalle avventure extraconiugali del marito, il Caporalmaggiore istruttore dell’esercito Salvatore Parolisi, con delle sue allieve soldatesse. Agli inquirenti spetta il compito di fare piena luce su questa vicenda e trovare il colpevole, nel caso non fosse ancora stato trovato. Io voglio soffermarmi su queste nuove realtà delle Forze Armate Italiane. Purtroppo è la prassi avere rapporti carnali nelle caserme: si sa tutto ma i comandanti raramente prendono gli adeguati e severi provvedimenti e nella maggioranza dei casi preferiscono chiudere gli occhi. Sui forum militari, dove ho trovato le inquietanti notizie che hanno ispirato l’articolo, si leggono alcuni commenti che fanno accapponare la pelle. La parte conservatrice dei soldati è molto irritata contro questa piccola ma problematica presenza femminile nelle forze armate e combatte affinché i bordelli nelle caserme cessino le attività. Per la storia della parità tra sessi non si sono potute escludere le donne dagli arruolamenti, ben sapendo che è un mestiere che richiede forza e prestanza fisica: pochissime di loro riescono ad arrivare nei veri reparti operativi. Alcune si esse approfittano del loro fascino per non sgobbare e farsi assegnare negli uffici, ma sono anche gli uomini che le cercano per le loro avventurette e il risultato sono le famiglie distrutte: alcune rassegnate mogli dei militari  si separano, altre più combattive denunciano i fatti alle autorità militari preposte, per rovinare le carriere dei mariti fedifraghi e delle loro amanti. Probabilmente per quel motivo è stata uccisa Melania: perché intendeva denunciare la relazione del marito con l’amante. Da quando non si è sentito più il pericolo delle guerre globali è stata abolita la leva obbligatoria maschile con l’intento di risparmiare nelle spese statali; oggi questi nuovi volontari cercano più lo stipendio, che l’onore e la difesa della patria e nelle caserme, divenute comodi e confortevoli alberghi, hanno anche i casini, senza dover più uscire. I cittadini che mantengono i militari, tramite i contributi versati allo stato, sono disgustati da queste storie: se i presupposti sono questi quale nostra sicurezza garantiranno i difensori della nostra nazione? In questo modo le prenderanno dal più disastrato esercito mediorientale.

STORIA: LE AUSILIARIE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA


Tra i combattenti della Repubblica Sociale Italiana o Repubblica di Salò, c’erano anche circa 6.000 donne ausiliarie. L’arruolamento femminile iniziò nel 1944, fu fortemente voluto dalla gerarca fascista Piera Gatteschi Fondelli, la quale ricoprì il ruolo di generale (l’unico generale donna che l’Italia abbia mai avuto sino ad adesso). Il contesto storico e il modo di pensare dei militi della Rsi erano quelli in cui si combatteva per salvare l’onore dell’Italia, per riscattare il disonore dei tradimenti del 25 luglio e dell’8 settembre da parte del Re e di Badoglio: era una generazione che sin dalla tenera età era stata educata ed esaltata dalle idee fasciste. Alcuni di loro pensavano, senza esternarlo, che quella guerra era stata inutilmente causata dalla follia di una nazione che l’Italia aveva sbagliato a seguire, ma per l’onore non potevano tirarsi indietro, avendo quell’idea di combattimento sino alla fine: erano persone normalissime che per legge rispondevano alla chiamata alle armi. "Le donne non ci vogliono più bene" è un canto di rassegnazione, sentendo ormai la fine vicino, ma ecco le donne ausiliarie a rincuorare e ricaricare i loro colleghi maschi.



UOMINI COMBATTENTI RSI Le donne non ci vogliono più bene/perché portiamo la camicia nera./Hanno detto che siamo da catene,/hanno detto che siamo da galera!/L'amore coi fascisti non conviene:/meglio un vigliacco che non ha bandiera,/uno che non ha sangue nelle vene,/uno che serberà la pelle intera!/Ce ne freghiamo! La signora Morte/fa la civetta in mezzo alla battaglia,/si fa baciare solo dai soldati./Sotto ragazzi, facciamole la corte,/diamole un bacio sotto la mitraglia,/lasciamo le altre donne agli imboscati!/A noi!

DONNE AUSILIARIE RSI Le donne non vi vogliono più bene/perché portate la camicia nera./Non vi crucciate: cosa da galera/Fu giudicato Cristo, e da catene!/A voi fascisti, a voi non si conviene/chi rinnegò la Patria e la Bandiera,/chi si donò al nemico tutta intera,/chi ha stoppa in capo ed acqua nelle vene!/Voi che correte il palio della morte,/la Patria onora, e premio alla battaglia/è il mirto che fiorisce pei soldati./E un cuor di donna vi farà la corte,/che vi ha seguito sotto la mitraglia,/un cuore che disprezza gli imboscati!/A noi!

Un senso di frustrazione e di impotenza prevale tra i militi repubblichini: “Le donne non ci vogliono più bene perché portiamo la camicia nera. Hanno detto che siamo da catene, hanno detto che siamo da galera! L’amore coi fascisti non conviene: meglio un vigliacco che non ha bandiera, meglio uno che non ha sangue nelle vene, uno che serberà la pelle intera!” 
Ma essi “se ne fregano”, hanno nientemeno a che fare con la Signora Morte, la più alta figura femminile, che si fa baciare solo dai soldati, le fanno la corte e le donne da poco le lasciano agli imboscati: “Ce ne freghiamo! La signora Morte, fa la civetta in mezzo alla battaglia, si fa baciare solo dai soldati. Sotto ragazzi, facciamole la corte, diamole un bacio sotto la mitraglia, lasciamo le altre donne agli imboscati! A noi!”

Le donne ausiliarie repubblichine rispondono, rasserenando i loro colleghi maschi, dicendo di non disperarsi se le donne non vogliono loro più bene perché portano la camicia nera, perfino uno come Cristo fu giudicato da catene: Le donne non vi vogliono più bene perché portate la camicia nera. Non vi crucciate: cosa da galera. Fu giudicato Cristo, e da catene!”
Ma cosa ve ne fate di quelle che hanno rinnegato la patria, la bandiera e si sono donate al nemico tutte intere: “A voi fascisti, a voi non si conviene chi rinnegò la Patria e la Bandiera, chi si donò al nemico tutta intera, chi ha stoppa in capo ed acqua nelle vene!”
Per voi, che avete a che fare con la morte, la patria darà in premio qualcosa di speciale, alla fine avrete in ricompensa le donne coraggiose che vi hanno seguito in battaglia e che disprezzano gli imboscati: ”Voi che correte il palio della morte, la Patria onora, e premio alla battaglia, è il mirto che fiorisce pei soldati. E un cuor di donna vi farà la corte, che vi ha seguito sotto la mitraglia, un cuore che disprezza gli imboscati! A noi!”

Ho voluto recensire appositamente il canto “Le donne non ci vogliono più bene” per evidenziare la vera figura di donna combattente, la quale rincuora e incoraggia i suoi colleghi rassegnati alla disfatta e alla morte, in netto contrasto alle tristi realtà delle caserme militari di questi giorni. È anche un canto d’amore e di fedeltà. La canzone ha valenza storica ed anche bene ricordare quel sangue dei vinti dimenticato per forza. Molte di quelle ausiliarie furono violentate e trucidate dopo il 25 aprile 1945 e nessuno ha mai pagato, mentre per i crimini compiuti dall’altra parte hanno giustamente pagato. Per cui non sarà nessuna fonte di scandalo rendere omaggio a queste valorose donne, barbaramente strappate alla vita e dimenticate da tutti, con il loro canto.

domenica 17 luglio 2011

100) LE VACANZE PASSATE ATTRAVERSO LA RELIGIONE


ALCUNI RICORDI DELLE BELLE VACANZE D’INFANZIA, ORGANIZZATE DALLA PARROCCHIA, DI UNO CHE E’ QUASI SEMPRE ANDATO IN CHIESA, MA CHE NON HA MAI FREQUENTATO LE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE E LE SALE PARROCHIALI.


  • Io e la religione

Chi non mi conosce ma leggendo qui qualche tema religioso mi prende per un chierichetto, o roba del genere; chi mi conosce dice che io non sia un grande devoto o un grande credente. Diciamo così: io sono sempre stato un tipo da bar e da piazze con la passione della messa domenicale. Non sono mai stato a mio agio dentro le azioni cattoliche e le sale parrocchiali, forse perché mi sentivo mancare la libertà, l’aria principalmente, che ho sempre trovato al di fuori delle parrocchie. Non è vero che per essere un buon devoto devi necessariamente aderire alle associazioni cattoliche: ad esempio il giornalista e scrittore Camillo Langone è credente in altri modi, in forme spirituali e antiche ed è contro le modernità ecclesiali introdotte dalle azioni cattoliche. Quanti/e ragazzi/e ho visto che una ventina, una decina di anni fa erano ferventi praticanti dei movimenti cattolici organizzati ed oggi sono molto lontani dalla religione. Con ciò non voglio assolutamente dire che io sia un buon cristiano, ho i miei difetti e i miei peccati. Spesso può anche accadere che chi si dice non credente ha nel cuore delle sane virtù che lo portano a comportarsi da vero cristiano osservante.
 
  • Viaggi con la Parrocchia del Monte

I miei principali ricordi legati alla parrocchia di Cori Monte sono legati ai viaggi in giro per l’Europa che la stessa organizzava negli anni della mia infanzia e della mia prima adolescenza: mi portava mia madre, la quale era legata alla parrocchia, qualche volta anche mio fratello o mia sorella venivano. Ricordo alcuni spezzoni del primo viaggio in cui partecipai nell’agosto del 1984: Lourdes, Fatima, con nell’intermezzo tutte le principali città spagnole. La partenza di quel viaggio fu posticipata da mezzanotte all’una, perché un partecipante aveva frainteso la partenza: credeva infatti che dovessimo partire nella successiva mezzanotte e trascorreva tranquillamente il ferragosto sui monti di tirinzania. In quell’ora di attesa un particolare non l’ho dimenticato: il riflesso sul finestrino dell’autobus, fermo in Piazza Signina, dell’insegna “Cooperativa – Casa del Popolo”, sapevo a malapena leggere, ma quella luce riflessa mi dava fastidio, non facendomi dormire. In tutti i viaggi ci muovevamo in autobus, a tappe, raramente con l’aereo. Nei  primi viaggi gli autisti erano i coresi Pietrino e Moro, poi si passò ad altri autisti forestieri forniti dalle agenzie di viaggio. Alcune signore scrissero in cronaca e in versi le testimonianze dei primi due viaggi in cui partecipai, in Spagna/Portogallo nel 1984 e a Parigi nel 1985, che il parroco don Gianni fece fotocopiare per tutti i partecipanti e che in casa mia ancora conserviamo: fanno ritornare alla mente molti divertenti particolari ormai dal tempo dimenticati. Il viaggio più complicato e drammatico, principalmente per motivi ideologici, fu in Austria/Cecoslovacchia/Polonia nell’agosto del 1987; ma la voglia di visitare la terra del Papa dell’est e della sua Madonna di Czestochowa ci fece superare tutte le difficoltà, comprese le molte ore di attesa alla frontiera polacca, i mitra spianati dei militari e la mancanza del visto sul passaporto di un ragazzo del nostro gruppo: un po’ imbrogliando riuscimmo a superare la difficoltà. La situazione nell’est in quel periodo si era molto ammorbidita rispetto ai decenni precedenti, quando potevano valicare la cortina di ferro solo gli aderenti dei partiti comunisti occidentali, ma nessuno poteva minimamente immaginare che poco più di due anni più tardi tutto sarebbe finito. Per qui viaggi quasi sempre il passaporto ci voleva, addirittura per la Spagna, noi bambini eravamo segnati in quello dei nostri genitori; mentre oggi per muoversi da uno stato all’altro dell’Europa non ci vuole più neanche la carta d’identità, persino per andare in Polonia. I viaggi proseguirono con la visita della Germania occidentale nel 1988 e con Parigi/Londra l’anno seguente: quest’ultimo fu un viaggio drammatico per motivi umani perché un membro del nostro gruppo nel corso del viaggio morì d’infarto. La prima parte dei miei viaggi con la parrocchia si concluse nel 1990, con la visita di Belgio, Olanda e Lussemburgo. La seconda parte ha riguardato la visita dell’Egitto (da solo) nelle vacanze natalizie 1993/94, e il viaggio nell’agosto 1995 (con mia madre) a Vienna, Praga, Budapest, nell’Europa dell’est post – comunista. Sono state delle belle esperienze, che ogni tanto mi ritornano in mente come dei sogni, correlate quasi sempre da begli alberghi, poche volte da alberghi scadenti e guide turistiche che spiegavano ogni cosa, ma di voglia di camminare per visitare i luoghi di interesse ne avevo ben poca. Una volta a Monaco di Baviera ci fecero pagare dei danni in un albergo per colpe che non avevamo assolutamente commesso.
 
  • Oltre la Parrocchia

Oltre alle vacanze con la parrocchia ho partecipato ad altre vacanze. Nel 1985 al ritorno da un viaggio da Londra, per motivi familiari, all’aeroporto londinese di Luton mi capitò una disavventura per via di una pistola giocattolo: suonò l’allarme al controllo, i gendarmi capirono sì che non era una vera e propria arma da fuoco, ma per timore che spaventasse i passeggeri del nostro volo, chiudendola in una busta, la diedero in custodia ai membri dell’equipaggio aereo. Durante il viaggio gli stessi mi chiamarono nella cabina di pilotaggio, ricordo un pilota che mi disse che aveva un nipote che si chiamava come me, io tutto intimorito non lo seguivo molto. All’aeroporto romano di Ciampino coloro che erano venuti a prenderci ci dissero che era stato annunciato il ritardo del nostro aereo “per un contrattempo per una pistola giocattolo”, uscì anche un piccolo trafiletto in un giornale. Successivamente sono stato in Tunisia con la mia classe, quando frequentavo le scuole medie superiori; gli ultimi miei viaggi all’estero, con alcuni miei familiari, sono avvenuti nel 2000 in Austria, e nel 2001 in Svizzera.

Nell’ultimo decennio non ho viaggiato molto, tranne che in qualche brevissimo viaggio pasquale nelle storiche cittadine toscane ed umbre. Visto che questo è il periodo delle vacanze ho ritenuto opportuno parlare e ricordare, soprattutto, come io le abbia passate: ognuno il suo blog lo colora in base alle proprie idee e alle sue esperienze vissute, non sono certo delle vanterie. Molti di voi avranno viaggiato molto più di me e molto più lontano grazie ai gruppi di sbandieratori che sono presenti nel paese di Cori, oppure hanno viaggiato per altri motivi. Io negli sbandieratori non ho avuto molta fortuna: all’estero ho partecipato solo ad un’uscita a Le Havre, Francia, nel marzo del 1994, negli stessi giorni in cui Berlusconi e la destra vinsero per la prima volta le elezioni. Nel viaggio del ritorno mi abbandonai a scene di esultanza inconsueta che un mio caro amico (lo stesso che non aveva il visto sul passaporto per entrare in Polonia) ancora me le ricorda.

domenica 3 luglio 2011

99) IL PAESE DEI NO E DEGLI PSEUDO IDEALISTI


UN POPOLO PAUROSO DICE SEMPRE DI NO A TUTTO, DAL NUCLEARE ALL’ALTA VELOCITA’: I NO SONO INCORAGGIATI DA UNA BEN NOTA PARTE POLITICA, DALLA STAMPA E DAI FALSI MORALISTI, CON I GIOVANI CHE INTRAPRENDONO IDEE CONDANNATE E SUPERATE DALLA STORIA.

Siamo il paese dei no: no all’energia nucleare, no all’alta velocità, no alla metropolitana leggera a Latina, ecc. Se avessimo detto sempre di no a tutto a quest’ora staremmo ancora all’età della pietra. Poi non lamentiamoci se non c’è il lavoro! Le notizie di solito vengono strumentalizzate e falsificate a proprio comodo: se la tragedia di Fukushima fosse come la descrivono i media italiani il Giappone non esiterebbe un istante a chiudere tutti i reattori nucleari nel suo territorio, invece nel Sol Levante il progetto nucleare andrà avanti, evolvendosi sempre di più. Le organizzazioni cattoliche mi hanno fatto venire un nervoso perché si sono mobilitate in massa per il referendum; l’altra volta guai a chi votava per la fecondazione assistita, sebbene fosse stata vietata dal governo di centrodestra non era poi tutto quello scandalo: avrebbe consentito di curare la sterilità e le altre malattie. Avete pensato solo a voi, cosa sarà un domani dei vostri figli e dei vostri nipoti quando non ci sarà più il petrolio? Le energie cosiddette alternative non riusciranno a coprire gran parte del fabbisogno nazionale, vuoi per i limiti che dispongono (ad esempio quando c’è poco sole o poco vento) e vuoi perché se si impianteranno enormi quantità di pannelli fotovoltaici rovineranno l’ambiente e lo deturperanno con orrendi spettacoli. Nell’energia nucleare c’è il pro e il contro, come in tutte le altre cose: tutto inquina e provoca danni alla salute. Se domani Al Qaeda, alla vigilia delle politiche, dicesse che se vincerà la destra distruggerà l’Italia, scommetto che gli italiani intimoriti voteranno in massa sinistra. La cosa importante è essere duri e non farsi coinvolgere emotivamente dai singoli episodi, divenendo tutti noi italiani delle signorine fragili e paurose. Uno degli elementi positivi del Regime Fascista era quello che formava gli italiani nel carattere sin dalla tenerissima età, ma è anche vero che allora le notizie del mondo (tramite giornali, radio, cinegiornali) erano un’esclusiva della ristretta classe agiata. Fortunatamente Latina, Aprilia, Pontinia, Pomezia e Sabaudia sono sorte con la bonifica delle Paludi Pontine, sotto il Fascismo: le circostanze odierne, democratiche e da no a tutto, non lo avrebbero certamente consentito.


Le grandi arterie di comunicazione, come le autostrade e le ferrovie, hanno fatto divenire l’Italia una delle nazioni più industrializzate del mondo e bisognerà costruirne delle altre per mantenere tale sviluppo. La metropolitana leggera a Latina avrebbe ridotto il traffico con la diminuzione delle automobili, delle circolari e avrebbe collegato tre punti chiave della città: la stazione, le autolinee e il lido. Benché siano nate le arterie di comunicazioni e le cementificazioni gli alberi sono in progressivo aumento in Italia, ce ne sono molti di più rispetto ai tempi antichi: per esempio nelle aree interne ed incontrollate della penisola, dove l’uomo vi si reca pochissimo. Le “cause nobili” degli ambientalisti non sono del tutto disinteressate: Celentano tutti i miliardi che prendeva alla Rai quando trattava questi temi; nel nostro paese, quando al giardino la giunta di destra fece abbattere una manciata d’alberi scoppiò il finimondo, quando invece nel Parco dell’Impero la giunta di sinistra ne fece tagliare un’enorme quantità nessuno disse nulla. Benigni ogni volta che dice quelle quattro stupidaggini in televisione, pagate sempre fior di miliardi, sembra che si sia reso protagonista di chissà quale straordinaria impresa: la lettura della Divina Commedia, la recensione dell’Inno d’Italia (a questo proposito in internet ci sono migliaia di siti che lo spiegano). Finalmente di Santoro (un altro poverello mantenuto da noi) ci siamo liberati, anche se la sua trasmissione di parte ultimamente era stata controbilanciata dal Radio Londra di Giuliano Ferrara.


 È sempre una questione di interesse e non di purezza ideale e di coerenza. In alcuni angoli d’Italia, come in più ampie zone (le cosiddette regioni rosse), coloro che si definivano comunisti hanno messo su vere e proprie ramificazioni in tutti i settori, coadiuvati dai sindacalisti, raggiungendo un apice economico notevole e dopo fanno i discorsi moralisti: non si sentono in colpa? Non dovrebbero cedere il superfluo agli altri? Puntano il dito sugli avversari politici, ritenendoli carogne, farabutti o peggio, ma non guardano in casa propria, dove spesso si sente sui media di arresti, di indagini per male affari nella loro area politica. (Un amico prete venezuelano mi ha detto che nel suo paese la gente stava bene prima dell’avvento di Chavez, uno che sta al potere antidemocraticamente sopprimendo le opposizioni: sequestra i beni, ma egli i suoi palazzi se li tiene stretti.) 

I giovanissimi vengono attratti da costoro: perché? Hanno istituito un consiglio dei giovani che non si capisce a cosa serva (per le offerte di lavoro e per i concorsi? E prendono tutto da internet?), che ufficialmente si dichiara neutrale, ma che inveisce contro Berlusconi e il Pdl. Degli altri ragazzetti si appuntano nel petto il distintivo della falce e del martello accanto a quello del loro partito politico: sanno cosa voglia dire quel fregio? Milioni e milioni di morti (quasi 100 milioni per essere precisi), da Stalin, a Pol Pot, il dittatore cambogiano che sterminò un terzo della popolazione del suo paese, a molti altri. La stampa, come gli altri mezzi di comunicazione, gioca un ruolo fondamentale nell’influenzare le masse, in Italia è quasi interamente conforme al centrosinistra, tranne rare eccezioni.

I giornali che acquistano i caffè per i clienti, sono quasi tutti di parte avversa al governo e alcuni che tradizionalmente mi sono stati sempre simpatici (Il Messaggero, Latina Oggi) non si possono più leggere. Il Giornale alcuni locali lo continuano a comprare da quando non viene più allegato al maggiore quotidiano della nostra provincia: chiaramente una fascia di clienti vi si è affezionato. Anche “Il Tempo” inizia a farsi vedere, perché viene allegato a “La Provincia. Io un paio di volte, su proposta di politici dell’area di destra, i quali cercavano dei cronisti su richiesta degli editori dei giornali, sono andato vicino a fare il corrispondente per Cori per i quotidiani della provincia di Latina (Latina Oggi alcuni anni fa e recentemente la meteora Corriere Pontino): non sarebbe stato un vero e proprio lavoro, mi avrebbero compensato con una miseria, e se uno avesse avuto un altro impiego avrebbe potuto conciliare benissimo le due cose, tanto si sarebbe trattato solo di trascrivere i comunicati che gli avrebbero inviato. Avrei dovuto lasciar da parte le mie idee, che nel blog posso esprimere liberamente, ed assumere un ruolo imparziale; le proposte però in entrambe le occasioni non sono andate in porto. Da una parte mi sono sentito sollevato perché avrei solo sacrificato il tempo libero a discapito del riposo e dello svago, dall’altra un po’ rammaricato, chiedendomi il perché prima è quasi tutto sicuro e poi non sono più adatto. Meglio così: si dice sempre di sì a queste proposte più per cortesia verso chi propone che per convinzione; è meglio avere il blog e scrivere tutto quello che uno si sente di scrivere, piuttosto che allinearsi per convenienza alle discontinue posizioni di questi quotidiani. La spallata al governo che i suddetti e tutti i politici della parte avversa auspicavano ci fosse con i referendum non c’è stata: il governo andrà avanti col programma e il maggior partito si rinnova, eleggendo Alfano segretario, proiettandosi così nel futuro prossimo. Ma state attenti sempre a Berlusconi: ogni qualvolta che lo danno per morto, per finito, risorge sempre, tirando fuori il meglio di sé!