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domenica 27 maggio 2012

144) LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2012

 

SCONFITTA PER IL PDL, TIEPIDA VITTORIA DELLA SINISTRA, AFFERMAZIONE DELL'ANTIPOLITICA CON IL NON VOTO E CON BEPPE GRILLO.


Per il secondo anno consecutivo il partito del Popolo delle Libertà ha perso le elezioni amministrative, dopo aver rifilato una serie impressionante di vittorie, tra il 2007 e il 2010, in tutti i tipi di elezioni che si sono susseguite. Quest’anno non è stata una sorpresa la sconfitta, era nell’aria, ma io credevo, non rinnegando il collasso elettorale, che sarebbe stata peggiore, molto peggiore. Il partito di Berlusconi solo sei comuni capoluoghi è riuscito a conquistare (tre al primo turno, tre al secondo) e ne ha persi una dozzina; complessivamente ha conquistato quarantaquattro comuni con popolazione superiore ai quindicimila abitanti, molti dei quali nel Lazio. La Lega Nord ha perso sonoramente, salvando la faccia con il solo Tosi a Verona: ha pagato gli scandali e la divisione dal Pdl, che è costata la consegna di molte amministrazioni comunali lombarde, tradizionali feudi leghisti – berlusconiani, alla sinistra. Ci consoliamo con il fatto che le grandi metropoli italiane politicamente sono sempre state in mano alla sinistra, tranne Milano; la quale ora è stata sostituita con Roma: la più grande città d’Italia ed è in mano alla destra, sperando che vi rimanga.  Il segretario del Partito Democratico Bersani mostra con fierezza i risultati raggiunti (la conquista di oltre novanta municipi popolati da oltre quindicimila anime) per ottenebrare le sue batoste nelle principali città: avvenute o per mano dei suoi alleati di sinistra o per opera dei nuovi movimenti apolitici.

Clamorosa è stata l’affermazione del “Movimento Cinque Stelle” a Parma, una formazione che non è un partito politico e si batte contro la politica tradizionale e degli sprechi. Qualcuno ha paragonato questo successo a quello della Lega Nord a Milano con Formentini nel 1993, stesse analogie: un movimento anomalo si afferma, partiti tradizionali in crisi e travolti dagli scandali, crisi economica, ecc.. Il volgarissimo Beppe Grillo, il megafono del movimento, detta legge; i suoi adepti quando conoscono il potere si rendono conto che è facile parlare dall’esterno, ma quando si è al dentro delle cose è tutto un altro mondo, non lo ascoltano più e non rinunciano agli stipendi da politici e ai finanziamenti ai partiti, compreso il Cinque Stelle.
Rileggete questo mio testo del 30 marzo 2010 sulle elezioni regionali, nel periodo in cui si iniziava ad annusare di questo movimento:

“Due parole sulle liste di Grillo: ora a sinistra tutti si sono fissati, o lo elogiano o lo temono, ma cosa deve fare? Son proprio sicuri che quelle briciole di voti li toglie solo a loro? Sogna di ripetere le esperienze della Lega e di imitarla (sempre se supererà l’1% nazionale), radicalizzandosi sul territorio; alla fine tutti i partiti che non trovano collocazione tra gli schieramenti, cercano alleanze politicizzandosi, vedi Lega, Idv, Radicali. Anche i Verdi sembravano chissà che cosa, oggi non esistono più.”



L’ex comico in politica è nato e cresciuto su internet, raccoglie simpatie tra i tradizionali elettori di sinistra, ma delle volte parla come uno di destra, in particolare nella questione migratoria, che per egli fa parte del megacolossale magna – magna politico. Su internet e nei comizi è facile sparlare, di confrontarsi con gli altri politici in televisione, dove non si può urlare, dire parolacce ed inveire, si ha paura. I partiti tradizionali iniziano a corteggiare i grillini, essi in linea di principio non potrebbero coalizzarsi: perderebbero il senso per cui sono nati; serviranno solo a togliere voti e a determinare l’ingovernabilità. Non tutte le opere pubbliche a cui si oppongono i seguaci di Grillo sono inutili, alcune sono essenziali per garantire sviluppo, occupazione e prosperità. Un’opera strategica, come il ponte sullo Stretto di Messina, non si riesce a portare a termine per colpa dei soliti chiacchieroni; se ci avesse pensato a suo tempo Benito, oggi tutti apprezzerebbero ed elogerebbero la grandiosa utilità e non se ne parlerebbe più.

Il partito Udc, amareggiato di non aver intercettato i voti di destra del malcontento berlusconiano, stravolge completamente le sue strategie e pone fine all’esperienza del Terzo Polo, scaricando un Fini che ormai nessuno cerca più. Casini già brama di offrirsi al miglior offerente: Pd o Pdl che sia; se così non fosse non sarebbe da democristiani, non sarebbe da Pierfurby. L’alleanza dei centristi con il Partito Democratico difficilmente  s’attuerà con l’aggiunta di Di Pietro e di Vendola. Un’alleanza tra Pdl e Udc, per noi ala destra Popolo delle Libertà, saprebbe troppo di centro e se si aggiungesse pure Montezemolo……. Attenderò con impazienza le decisioni di La Russa, Gasparri e Matteoli, i quali negli ultimi mesi hanno avuto frequenti diverbi con “i vecchi volponi da Manuale Cencelli” annidati nello stesso partito, primo fra tutti Pisanu. Stiamo apposto se ancora andiamo in giro con Pisanu. Moderati di qua, moderati di là: noi diciamo basta al moderatismo! Occorre trovare una convergenza comune per tenere unito il partito a destra, così da non orientarsi o verso il centro o verso l’estremità.
Sarà anche vero che le elezioni amministrative non sono adatte per svolgere un’analisi politica completa, poiché vota solo una fetta della popolazione, in ogni caso dei messaggi e dei segnali lasciano. L’avviso di quest’anno è la disaffezione alla politica. La cosa essenziale sarà quella di riconquistare la gente, di riportarla nelle cabine elettorali: non dimentichiamolo, che moltissimi non hanno votato, perché sconfortati dalla difficile situazione che si vive. Infatti qualche neosindaco ha capito, dichiarando che non potrà essere il sindaco di tutti.

sabato 19 maggio 2012

143) IL MASSACRO DEI FRATELLI GOVONI

 

67 anni fa i partigiani rossi uccidevano i sette fratelli Govoni. Oggi ne sfregiano le epigrafi



Sette. Come i fratelli Cervi, che in quanto partigiani fucilati dai nazisti sono ricordati dalla storia. Ma ben pochi sapranno che altri sette fratelli sono stati uccisi dai partigiani rossi a guerra finita. Era l’11 maggio 1945. I sette fratelli Govoni si chiamavano Dino, Emo, Augusto, Marino, Giuseppe, Primo e Ida. Solo uno di loro, il primogenito Dino, falegname, ha risposto alla chiamata della Repubblica Sociale, gli altri sono semplicemente sospettati di aver simpatizzato per il fascismo.
La famiglia Govoni, di ceppo contadino, viveva a Pieve di Cento, borgo bolognese al confine con la provincia ferrarese. Era composta dal capofamiglia Cesare Govoni, la moglie Caterina Gamberini e otto figli, sei maschi e due femmine.
Il primogenito Dino, quarantunenne nel 1945, si era iscritto al Partito fascista repubblichino. Dopo Dino veniva Marino, 33 anni, sposato con figlia, che aveva combattuto in Africa. Terzogenita Maria, nata nel 1912, sarà l’unica a salvarsi perché, dopo sposata, si è trasferita con il marito e non è mai stata rintracciata dai partigiani.
E ancora: Emo, 32 anni, artigiano falegname che non aveva aderito alla R.S.I.; Giuseppe, 30 anni, appena sposato, faceva il contadino e neppure lui era iscritto al P.F.R.: quando lo uccisero, era diventato padre da tre mesi; Augusto, di 27 anni; Primo, di 22. Questi ultimi non si erano proprio mai interessati di politica.
E infine la più giovane: Ida, appena 20 anni, sposata da poco e mamma di una neonata.
Al tramonto del 10 maggio 1945, i partigiani rossi della seconda Brigata Paolo danno il via ai prelevamenti dei fratelli Govoni, il primo a cadere nelle loro grinfie è Marino. Brano tratto dal libro “I giorni della strage” di Giorgio Pisanò
In realtà, i partigiani contavano di arrestare, quella sera, tutti i fratelli Govoni. In casa, però trovarono solo Marino, il terzogenito. Gli altri, fatta eccezione per le due figlie che abitavano ormai altrove, erano tutti in giro per il paese. I più giovani si erano recati a ballare. I Govoni, infatti, non sospettavano lontanamente d’essere già tutti in “lista”. Nei giorni successivi all’arrivo delle truppe di soldati angloamericani erano stati convocati dal comando partigiano, interrogati e quindi rilasciati perché a carico loro non era emersa alcun’accusa. Il mancato prelevamento degli altri fratelli indusse i partigiani ad accelerare i tempi dell’azione nel timore di vedersi sfuggire le prede dalle mani”. “Riuscirono così, nella notte, a raccogliere tutti gli altri fratelli, compresa la giovane Ida che implorava di non staccarla dalla bambina che doveva allattare, anzi, presero anche il marito che poi fu scaricato dal camion che li trasportava, cammin facendo.
Il breve convoglio riparte per Argelato con il carico di prigionieri. Ida Govoni implora di essere lasciata andare, ha un neonato che la aspetta a casa. Nessuno le risponde. Verso le otto, i due automezzi raggiungono il podere del colono Emilio Grazia, dove già si trova prigioniero Marino Govoni.
In un vasto interno adibito a magazzino, comincia a sfogarsi la ferocia dei partigiani: pugni, calci e colpi di bastone. Non ci sono solo i fratelli Govoni in quel magazzino: anche altre dieci vittime, tutte di San Giorgio di Piano, vengono prelevate, picchiate e seviziate.
Per comprendere la crudeltà del massacro, non documentabile, basta pensare che nessuna delle vittime muore per colpi da arma da fuoco.
Si era sparsa, frattanto, tra i partigiani della 2ª brigata Paolo e delle altre formazioni, la voce che stava per incominciare una “bella festa” nel podere del colono Emilio Grazia. Dapprima alla spicciolata, poi sempre più numerosi, i comunisti cominciarono a giungere alla casa colonica dove erano già prigionieri i sette Govoni. Non è possibile descrivere l’orrendo calvario degli sventurati fratelli. Tutti volevano vederli e, quel che è peggio, tutti volevano picchiarli. Per ore nello stanzone in cui i sette erano stati rinchiusi si svolse una bestiale sarabanda tra urla inumane, grida, imprecazioni. L’indagine condotta dalla Magistratura ha potuto aprire solo uno spiraglio sulla spaventosa verità di quelle ore. La ferrea legge dell’omertà instaurata dai comunisti nelle loro bande ha impedito che si potessero conoscere i nomi di quasi tutti coloro, e che furono decine, che quel pomeriggio seviziarono i fratelli Govoni”. “Si accertò, quando molti anni furono scoperti i corpi, che quasi tutte le ossa degli uccisi presentavano fratture e incrinature
Ida, la mamma ventenne, muore tra sevizie orrende, invocando la sua bambina. Delle altre 16 vittime, alcune vengono uccise per strangolamento dopo le percosse e torture, altre muoiono prima.
Gli assassini si ripartiscono gli oggetti d’oro in possesso dei prelevati, mentre quelli di scarso o nessun valore vengono gettati in un pozzo: saranno ritrovati in fase di indagini. I corpi vengono sepolti in una fossa anticarro, non molto distante dalla casa colonica.
I resti dei fratelli trucidati saranno recuperati sei anni più tardi. Ci sarà anche un processo, ma gli assassini fuggiranno facendo perdere ogni traccia. Successivamente,  il crimine è stato coperto da amnistia.
Lo Stato italiano, dopo lunghe esitazioni, ha deciso di corrispondere a Cesare e Caterina Govoni una pensione di 7.000 lire mensili per i figli perduti, pari a 1.000 lire per ogni figlio assassinato.
Caterina Govoni, la mamma dei sette fratelli assassinati dai comunisti, si imbatte in un ex partigiano, tal Filippo Lanzoni, un giorno del 1949. Gli si avvicina e lo implora di dirle dove sono sepolti i suoi figli. Lanzoni le risponde: «Vuoi trovarli? Ti procuri un cane da tartufi.» Assieme all’ex partigiano ci sono due donne comuniste, che si lanciano addosso a Caterina Govoni, già settantenne, e la picchiano a sangue.
Testimonianze e ricostruzioni tratte dal libro “I giorni della strage” di Giorgio Pisanò, unico a documentare la follia del massacro dei fratelli Govoni e delle altre dieci vittime.
Tempi andati, che non torneranno più. Tempi di guerra civile e di odio.
O forse no, perché ancora oggi c’è chi si ispira e simpatizza per i partigiani rossi della brigata Paolo.
Ancora oggi c’è c
hi si permette di sfregiare le epigrafi dedicate ai fratelli Govoni, nella loro Pieve di Cento.
Alcune epigrafi, come si può vedere nella foto sotto, sono infatti state deturpate con la falce e martello, la stella a cinque punte e la scritta “spie”.
Degni eredi dei partigiani assassini del 1945. Purtroppo, 67 anni dopo, ci sono ancora.




IN AGGIUNTA A CIO', COPIATO E INCOLLATO, DA UNO DEI SOLITI SITI DI MIA VISIONE CONCLUDO CON LA BELLISSIMA PREGHIERA DEL LEGIONARIO, INZUPPATA DI MISTICISMO E NATURALMENTE PATRIOTTISMO, PER REMINISCENZA VERSO TUTTI I CADUTI.




sabato 12 maggio 2012

142) I DATI SULLE ELEZIONI COMUNALI 2012

 

A CORI (LT) TRAVOLGENTE E SCHIACCIANTE VITTORIA DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA USCENTE




CONTI TOMMASO 4.348 (64,35%)

Afilani Ennio 586/Bilà Domenico 106/Campagna Loretta 38/Centra Paolo 158/Cimini Paolo 146/Cochi Chiara 350/De Cave Roberto 236/De Lillis Mauro 513/Felici Massimo 202/Ferri Diletta 81/Milanini Antonella 101/Nuglio Fausto 226/Palliccia Giovanni 142/Pistilli Sabrina 149/Proietti Aristide 199/Zampi Luca 418.
 
Partiti: Pd, Idv, Sel, Pdci, Prc, Psi, Verdi, movimenti locali




RICCI CRISTINA 2.220 (32,85%)



 
Battisti Fabio 124/Betti Antonio 222/Bianchi Tommaso 287/Canale Bruno 225/Carpineti Quintilio 58/Cecinelli Domenico 88/Ciardi Massimo 133/Cochi Tiziana 80/Fralleoni Massimo 79/Massa Angelo 46/Marchetti Giuseppe 84/Porcari Sandra 150/Proietti Umberto 35/Silvi Evaristo 153/Sorcecchi Angelo 76/Tora Matteo 48.
Partiti: Pdl, Fli, Udc, Api,indipendenti.





PALLICCIA ANGELO 189 (2,80%)



Salviati Mara 35/Lancioli Luca 13/Giovangrossi Sabrina 12/Di Meo Alfiero 11/Innocenti Alessandro 0/Cioeta Roberto 3/Nardocci Maurizio 14/Cappa Valentina 6/Baglieri Giuseppina 0/Giansanti Tatiana 15/Agnoni Angelo 6/Tuzi Giancarlo 5/Pellacchi Alessio 4.








Inscritti: 8.994
Votanti: 7.024 (78,11%)
Voti validi: 6.757 (96, 05%)
Schede bianche: 65 (0,96 %)
Schede nulle: 202 (2,99%)



Consiglio Comunale
Maggioranza: Tommaso Conti (sindaco), Ennio Afilani, Mauro De Lillis, Luca Zampi, Chiara Cochi, Roberto De Cave, Fausto Nuglio, Massimo Felici, Aristide Proietti, Paolo Centra, Sabrina Pistilli, Paolo Cimini.
Minoranza: Cristina Ricci, Tommaso Bianchi, Bruno Canale, Antonio Betti, Evaristo Silvi.




  • LE RAGIONI DI UNA DISFATTA
Nell’ultimo scritto, al totocalcio delle elezioni mi ero giocata la tripla, ma c’è stato il segno 1. Sinceramente non mi sarei mai aspettato un 1 così: è come se i giocatori sul campo avessero vinto 10-0. In casi come questi avverrebbe l’esonero dell’allenatore. Avevo espresso delle perplessità sulla scelta del candidato sindaco, su queste alleanze ricombinate in tre giorni, cancellando di colpo sei anni di feroci scontri, e su chi dettava legge. Avevo altresì invitato a cambiare le strategie nella campagna elettorale: non è certo questo il periodo delle promesse, sia per il lavoro e sia per risolvere completamente i problemi della criminalità. Ripeto: non che fossi contrario ad un’alleanza con l’Udc; tuttavia ciò sarebbe dovuto avvenire attraverso un cammino, un dialogo che doveva iniziare moltissimo tempo prima e non due mesi prima del voto. Ugualmente sarebbe dovuto accadere per le altre fazioni di destra in lotta tra loro. Non si può stare per cinque anni ad affermare con fermezza, durezza e rigore: “mai più con Dolci!” o “mai più con Bianchi!” e poi qualche giorno prima del voto ammucchiarsi nuovamente tutti per convenienza. Si credeva che la Signora Cristina Ricci, sconosciuta da quasi tutti, potesse fare i miracoli: la collaboratrice della Presidente della Regione Lazio che dà una svolta decisiva la paese, occultando le onnipresenti lacerazioni tra coloro che la sostenevano. Non è accaduto esattamente così: probabilmente si riteneva che il popolo avesse la memoria corta. Sentendo le voci del popolo di sinistra, i personaggi centristi che erano dietro le quinte di questo cartello elettorale non hanno influito positivamente, così come nel 2004 non fecero una buona pubblicità “i vecchi personaggi di sinistra” per la sconfitta di quella parte politica. Dell’Udc si salvano Canale e Betti: il primo ha il suo giro di voti a Giulianello, mentre il secondo ha i voti di coloro che sono legati alla Chiesa, in particolar modo delle storiche famiglie della Parrocchia del Monte. Tutto il centrodestra, quello dell’odierna alleanza ricostituita, ebbe la sua occasione otto anni fa, nell’anno della seconda vittoria, che fu una vittoria netta, a differenza della prima fortuita: l’avessero  tutti quanti sfruttata allora quell’opportunità, specialmente coloro che non seppero aspettare il loro turno, che con la maturità e l’esperienza sarebbe arrivato, e vollero bruciarsi subito; le conseguenze di quella rovinosa caduta continuano a perseguitare. Il cercare l’accordo con la sinistra, perché quello con la destra sembrava irrecuperabile, è un altro fattore che non ha influito ai fini dell’affidabilità dei membri del centro, ma pure di tutti gli altri, di “Territorio Comune”. Il signor Vincenzo Afilani avrebbe dovuto fare da traghettatore: ho letto una sua lettera in giro; nel numero elettorale de “Il Corace” sarebbe stato inopportuno. Anch’io in quel giornale ho vissuto un’esperienza analoga qualche anno fa, ma la mia era una situazione diversa: io mi dilettavo per svago, mentre lui ha un ruolo politico. Non è servito mettere in ogni cassetta postale l’ultimo dei tre principali giornalini coresi ancora in vita.

Se la campagna elettorale del 2004 è stata la campagna elettorale dei periodici locali e la campagna elettorale del 2007 è stata la campagna elettorale dei blog, questa è stata una tornata anonima da quei punti di vista: un po’ per la crisi economica, un po’ per la diffusione dei canali telematici Facebook e Twitter, dove ognuno, anche se è imboscato e non è visibile illimitatamente per tutti, si sente realizzato e soddisfatto esternando un pensiero su cose personali e pubbliche, condividendolo con una ristretta cerchia di parenti e amici (e quando sono tantissimi?), e non ha più occorrenza di scatenarsi nell’anonimato sui blog. La diffusione dei canali telematici rende vani gli sforzi economici per stampare un periodico locale; ma esso ha un'utenza totale, soprattutto per gli anziani e per le altre persone che non hanno molta attinenza con i mezzi informatici, mentre un sito internet, per qualunque genere di informazione, c’è bisogno di ritrovare il suo minuscolo pianeta in mezzo a milioni e milioni di galassie.

Il neo costituito circolo Fli, molto attivo dal punto di vista telematico, non è riuscito a far eleggere alcun rappresentante al Consiglio Comunale, neanche Sorcecchi, già consigliere e già assessore. Ha ottenuto un ottimo successo personale l’ex sindaco Bianchi, al debutto come candidato consigliere in questa fase politica, togliendo voti ai compagni di partito Pdl Ciardi e Silvi: il primo non ce l’ha fatta ad essere riconfermato, il secondo ce l’ha fatta per un pelo. Avendo la fama di sindaco che ha lavorato bene, ha raccolto moltissimi consensi: a mio avviso se si fosse ricandidato come primo cittadino per l’ennesima volta, non avrebbe vinto, ma portato “Territorio Comune” a più alti risultati si; comunque peggio di così non avrebbe potuto fare. Si sente dire: “ci vogliono volti nuovi!”  Il volto nuovo è arrivato ed abbiamo perso sonoramente. Ha sicuramente influito in questa grande batosta la crisi economica, il sostegno del Pdl al governo Monti, il governo delle stangate: una parte del nostro elettorato non ha votato ed un’altra parte ha portato i voti a sinistra, contribuendo allo straordinario successo. Il Movimento Civico ha solo pensato a danneggiare il centrodestra e a favorire il centrosinistra.

La sinistra era contornata da candidati giovani, quasi tutti per cinque anni hanno ricoperto un ruolo specifico, divenendo punti di riferimento per i cittadini, ed hanno avuto contatti e collaborazioni con altrettanti giovani (per giovani possono intendersi anche 40enni e passa che non sono pochi) e con le molteplici associazioni presenti sul territorio. L’unico neo per essi è stata la bocciatura dell’assessora Milanini. Gli aspetti negativi di questa amministrazione sono passati in secondo piano per l’elettorato: sporcizia dovuta alla mancanza per le strade dei secchi dell’immondizia, delinquenza, nepotismo e altre cose. Una parte di elettorato cattolico ha dato il suo voto alla vittoriosa compagine, ma non so se ci sono dei propri esponenti eletti, precedentemente c’erano Bruschini e Chiominto che non si sono ripresentati. Siamo tornati agli anni ’70, ’80, alle schiaccianti maggioranze bulgare, così da sconfessare completamente la mia inchiesta sulla crisi della sinistra a Cori di qualche mese fa: elaborata e pubblicata con l’augurio che fosse di buon auspicio per queste elezioni. Nella festante passerella del dopo voto si son riviste sventolare con fervore le vecchie bandiere rosse, falce e martello, sulle note di “Bella Ciao”: quella falce e quel martello furono l’emblema del lavoro, nei campi e nelle officine, dei contadini e degli operai; in quasi tutti gli stadi, ma anche in altri ambiti, i termini "contadino" e "pecoraro" sono usati a fini denigratori, pure dagli ultrà radical chic vicini alla sinistra estrema. La gran parte degli sconfitti ha accettato il verdetto con serenità, ha assistito alla festa degli avversari, senza andarsi a nascondere per la vergogna, ha fatto loro gli auguri per la vittoria, la Signora Ricci per prima: sono stati dei veri signori. Questa donna ricorda tanto i modi di sua madre, l’insegnante Giraldi, la quale oltre alla musica insegnava la vita. Quando è apparsa la figlia mi son tornati di colpo in mente tutti i discorsi morali della madre a distanza di tanti anni: era una che lasciava il segno. Era anche l’unica che era ancora attaccata al patrio valore, trasmettendolo ai suoi alunni: negli anni ’70, ’80 l’inno nazionale e la bandiera italiana, di cui soltanto recentemente di entrambi c’è stata rivalutazione a livello scolastico, erano soltanto segni rappresentativi delle nazionali di calcio ed olimpiche; lei insegnava l’inno ai suoi alunni, andando controcorrente, insieme alla “Canzone del Piave”, a “La Bandiera dei tre colori e a tante altre, narrando la loro storia. Gli ideali patriottici e di destra sociale ora saranno rappresentati dal consigliere di minoranza Evaristo Silvi e, visto che siamo tornati indietro allo strapotere comunista, vestirà i panni che i Ceracchi vestirono in quegli anni. Io dal canto mio continuerò a battermi come un leone per le mie idee, non sono come coloro che vanno come va il vento: quando la nave affonda affondo anch’io, non salgo su quella dei vincitori.

giovedì 3 maggio 2012

141) PRONOSTICI DA TOTOCALCIO


 

PER LE ELEZIONI COMUNALI 2012 GIOCHIAMO AL TOTOCALCIO



Ho ascoltato i molti comizi che si sono tenuti per le elezioni comunali coresi 2012. Questa sarà la quinta volta in cui parteciperò aI voto comunale come elettore. Quanti anni sono trascorsi dalla prima volta: sembra ieri l’aprile 1995, in cui avevo compiuto diciotto anni da pochi giorni e votai, in occasione delle elezioni comunali, provinciali e regionali. Le mie idee sono note a tutti; per le comunali in passato ho votato: Ilardi (Milita) prima e Bianchi (Silvi) poi. Stavolta la competizione non mi ha attratto ed entusiasmato come nelle precedenti occasioni; sinceramente non so come potrà finire, non possiedo le sfere, non faccio pronostici, anche perché potrei rivelarmi un pessimo profeta. Immaginiamo di giocare al Totocalcio e la sinistra gioca in casa, sia perché nel nostro paese è presente una sua discreta tradizione e sia perché quel poco di lista civica proviene da destra, per cui la stessa si presenta divisa, tre potranno essere gli scenari possibili:

1)     la sinistra vincerà nettamente: significherà che negli ultimi cinque anni ha fatto cose  reputate ottime dagli elettori e non ci sarà nulla da dire;
X)        la sinistra vincerà di misura: non ha lavorato bene e a destra ci sarà rimpianto per non aver sfruttato questa occasione, magari cercando un candidato alternativo, propriamente politico, che avrebbe potuto ricucire quel poco di strappo che si è venuto a creare;
2)     la candidata sostenuta dall’alleanza di centrodestra vincerà: i coresi avranno giudicato la sinistra assai negativa, mentre la candidatura di un sindaco vicino al Presidente della Regione sarà visto come un capolavoro strategico ai fini del miglioramento della qualità della vita nel nostro paese e sarà un’ennesima vittoria di chi ha proposto per primo questo nome.

Il segno 2, ovvero il colpaccio, non so se ci sarà, quindi mi gioco la tripla. Tutto dipenderà dal popolo e dallo spirito di comunicazione e di iniziativa di ciascun candidato, battendo porta a porta il comune, tentando di convincere i singoli cittadini a dare il voto a questo o a quello. È assai importante il contatto faccia a faccia, perché nei comizi si ascolta sempre la solita retorica, la solita minestra riscaldata, in cui uno parla male dell’altro.

A sinistra si hanno continuato l’azione avviata dai predecessori per la riqualificazione dei centri storici, fuori da esso non si è visto nulla, a parte qualche intervento urgente per causa del dissesto idrogeologico ( e Via Impero?). I marciapiedi non sono stati creati: certo Piazza Signina e Via del Soccorso avrebbero tutt’altro aspetto adornate di percorsi pedonali, anziché avere i parcheggi selvaggi e improvvisati, come hanno adesso, poi se aggiungiamo i “baracconi” che si costruiscono i pubblici locali, il tutto è proprio un fiore all’occhiello (tempo addietro bastava tirare una piccola tenda nel periodo in cui faceva caldo e si mettevano i tavolini all’aperto). Quelli imboscati negli alberi non si notano, gli altri in mezzo alle strade non sono belli a vedersi esteticamente. Finalmente stanno allargando la Strada del Casalotto, sono anni che se ne parla; un’altra idea potrebbe essere l’allargamento della stradina che da Via San Nicola conduce a San Francesco: potrà essere un veloce e comodo collegamento Monte – Valle, nel frattempo che il desiderio si adempia sarebbe appropriato eliminare il doppio senso di marcia. Nelle aree infestate dalle sterpaglie, vicino al museo e nel cinema Olimpo, potrebbero essere realizzati dei parcheggi. Per i casermoni di Piazza della Croce, gli eterni incompiuti, sarebbe ora che si decidesse che cosa fare (sono più di venti anni che sono in quelle condizioni): o demolirli, o portarli a compimento; perché non giovano all'immagine di Cori a coloro che si trovano a transitare di passaggio nei loro pressi.

Le opportunità di lavoro divengono, come sempre, il principale cavallo di battaglia di tutti i candidati: chi promette e chi si vanta del lavoro che è stato creato. Non solo a Cori, in tutte le parti, per lavorare bisogna rientrare nelle grazie di coloro che detengono le redini di un ente pubblico o di una società privata, mai una volta che si premiasse il merito. Il supermercato Conad ha creato qualche posto di lavoro, allo stesso tempo ha tolto il lavoro ai piccoli commercianti. Sarebbe stato più opportuno farlo aprire in area periferica, lasciando le piccole botteghe alimentari e le altre artigiane, come elemento tipico dei centri antichi e attrazioni dal punto di vista turistico.

La cultura è patrimonio di tutti, non esclusiva prerogativa di una parte, gli uomini acculturati hanno varie idee politiche. È venuto Scalfari a Cori, dal punto di vista politico nettamente schierato; se invece fossero venuti Ferrara o Feltri nel nostro paese che si sarebbe detto?




Come ho detto in un’altra occasione se non si prenderanno provvedimenti drastici a livello nazionale, ben poco si potrà fare per arginare il fenomeno della crescente delinquenza proveniente dall’Est Europa; quel poco che si potrebbe attuare, di competenza dei sindaci (controllo sulla regolarità degli affitti e sui mezzi per il sostentamento) potrebbe non bastare, considerato i molti delinquenti dislocati fuori del nostro comune, ma occorrerà badare anche a questo minimo. Non sono belle mentalità: quelle secondo le quali dobbiamo rassegnarci ad essere sommersi, discriminati, massacrati e guai a reagire. Se un delinquente straniero uccide un nostro connazionale dopo qualche anno sarà fuori, se un italiano, in particolar modo un tabaccaio o un gioielliere, uccide per legittima difesa passerà molti anni in gattabuia; solo se uccide un altro italiano l’attenuante difensiva gli verrà riconosciuta. Diveniamo rigidi e fiscali prima che il razzismo e la xenofobia dilaghino.

Il succo finale del discorso è un appello rivolto a tutti i candidati di rimanere con i piedi per terra, di guardare la realtà, regalando meno sogni e di non  elogiare fatti o cose che sono stati realizzati, quando in verità sono condizionati e non tutto va come si vorrebbe far credere. Buona fortuna e 1, X, 2!

martedì 1 maggio 2012

140) OCCIDENTE SVEGLIATI!!!

 

Massacri di cristiani nell’Africa islamica: è ora di dire «basta»

Basta! Non è più tempo delle denunce! Basta! Non possiamo continuare a piangerci addosso! Basta! Finiamola una volta per tutte con il porgere l'altra guancia! Di fronte all'ennesima strage di cristiani in Nigeria, Kenya e Pakistan, al ripetersi degli attentati terroristici islamici in Siria, alle conquiste territoriali di Al Qaida nello Yemen e nel Mali, alla riconferma della connivenza del governo con gli estremisti islamici in Egitto, alla certezza che i fanatici di Allah sono più che mai attivi dentro casa nostra determinati a imporre la sharia, la legge coranica, in questa Europa che ha perso la propria anima, noi dobbiamo dire: basta!

È stata una domenica di sangue. Sangue sugli altari delle chiese in Nigeria e in Kenya. Nel corso di una funzione religiosa cristiana nell'auditorium dell'università Bayero a Kano, città nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana, i terroristi islamici del Boko Haram legati ad Al Qaida hanno massacrato almeno 20 fedeli. Chi sono? Boko Haram significa «la cultura occidentale è proibita». Considerano «haram», proibito, la democrazia, votare alle elezioni, i diritti fondamentali della persona quale la pari dignità tra uomo e donna, così come condannano a morte gli ebrei, i cristiani, gli infedeli e gli apostati. Il loro nome completo è Jamáatu Ahlis Sunna Liddáawati wal-Jihad, ovvero «Comunità fedele agli insegnamenti del profeta e al Jihad». Che cosa significhi concretamente essere fedeli a Maometto e militanti della Guerra santa islamica l'hanno dimostrato massacrando oltre un migliaio di persone dal 2009, tra cui circa 160 vittime a Kano lo scorso gennaio, l'italiano Franco Lamolinara e l'inglese Cristopher McManus lo scorso marzo nel corso di un tentativo di salvarli dal covo dove erano stati sequestrati.

Domenica di sangue anche a Nairobi, in Kenya, dove un sacerdote è stato ucciso e decine di fedeli sono rimasti feriti durante la celebrazione della messa in una chiesa dopo il lancio di una granata. Anche in questo caso si ritiene che dietro all'attentato terroristico ci sia un'organizzazione locale legata ad Al Qaida.

Sempre ieri si è saputo che il cittadino britannico Khalil Rasjed Dale, di origine yemenita, è stato decapitato. La sua colpa è di operare per la Croce rossa. Era stato rapito lo scorso gennaio in uno Stato dove i cristiani sono istituzionalmente discriminati, sono perseguitati in virtù della legge sulla blasfemia che condanna chiunque viene denunciato, anche arbitrariamente, per aver offeso il Corano o Maometto, così come sono stati a più riprese oggetto di efferati massacri. Lo sgozzamento e la decapitazione di tutti coloro che a vario titolo vengono condannati come nemici dell'islam è una prassi di Al Qaida e dei terroristi islamici che si rifà all'esempio di Maometto che nel 627 alle porte di Medina partecipò di persona alla strage di circa 800 ebrei della tribù dei Banu Qurayza con questo atroce rituale, nel convincimento che in questo modo la testa non si ricongiungerà mai più al corpo nel Giorno del Giudizio universale.

Venerdì scorso, giorno della preghiera collettiva islamica, a Damasco un terrorista suicida si è fatto esplodere di fronte a una moschea. Nove persone sono morte tra cui sette poliziotti. Nello stesso quartiere di Midan lo scorso gennaio un attentato terroristico islamico aveva provocato 26 morti e 63 feriti. Eppure gli Stati Uniti e l'Unione Europea affiancano ciecamente la Lega Araba, ormai sottomessa ai Fratelli Musulmani al potere dal Marocco all'Egitto nonch´ alla teocrazia wahhabita dell'Arabia Saudita, nella condanna cieca e pregiudiziale del regime di Assad, facendo finta che sul fronte opposto non ci siano bande armate dei Fratelli Musulmani siriani e gruppi terroristici di Al Qaida di cui fanno parte degli stranieri.

Sempre in tema di crescita della dittatura islamica, il 24 aprile il tribunale egiziano ha scagionato l'esercito e gli estremisti islamici che lo scorso 9 ottobre avevano ucciso 27 cristiani copti e ferito oltre 320 manifestanti, nel corso di un corteo di protesta di fronte alla sede della Televisione di Stato al Cairo, archiviando per «mancanza di prove» il processo a carico di «ignoti». Secondo i giudici nominati dal ministero della Giustizia sarebbero stati gli stessi cristiani a sparare e ammazzare i propri correligionari, nonostante le immagini diffuse dalle televisioni attestino in modo inconfutabile la responsabilità dei militari e degli estremisti islamici che li affiancavano.

Ebbene come è possibile che di fronte a questo quadro lo scorso 23 aprile il presidente Napolitano, accompagnato dai ministri dell'Interno Cancellieri e della Cooperazione Internazionale Riccardi, si siano recati in visita alla Grande Moschea di Roma nelle stesse ore in cui si annunciava l'arresto di due cittadini italiani legati ad Al Qaida e che attraverso un sito Internet promuovevano la Guerra santa islamica nel nostro Paese? Come hanno potuto Napolitano e Riccardi esaltare la cosiddetta «Primavera araba», attribuendo una legittimità democratica ai regimi islamici al potere che dichiarano pubblicamente la volontà di imporre la sharia, arrivando a sostenere che ora «le ragioni della convivenza sono più forti»?

Basta! Non possiamo più andare oltre in questo deliberato suicidio di un'Italia e di un'Europa ingenui, ignoranti, pavidi, collusi con gli islamici! Basta! È ora di reagire recuperando il diritto a usare la ragione, riscoprendo il sano amor proprio, riscattando il nostro legittimo dovere a salvaguardare la nostra civiltà laica e liberale che, piaccia o no ai catto-comunisti, agli adoratori dell'euro e agli infatuati dell'islamicamente corretto che ci governano, si fonda sulle radici giudaico-cristiane! Basta! Noi non siamo una terra di nessuno e non vogliamo diventare una terra di conquista!

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