SCONFITTA PER IL PDL, TIEPIDA VITTORIA DELLA SINISTRA, AFFERMAZIONE DELL'ANTIPOLITICA CON IL NON VOTO E CON BEPPE GRILLO.
Per il secondo anno consecutivo il partito del Popolo delle Libertà ha perso le elezioni amministrative, dopo aver rifilato una serie impressionante di vittorie, tra il 2007 e il 2010, in tutti i tipi di elezioni che si sono susseguite. Quest’anno non è stata una sorpresa la sconfitta, era nell’aria, ma io credevo, non rinnegando il collasso elettorale, che sarebbe stata peggiore, molto peggiore. Il partito di Berlusconi solo sei comuni capoluoghi è riuscito a conquistare (tre al primo turno, tre al secondo) e ne ha persi una dozzina; complessivamente ha conquistato quarantaquattro comuni con popolazione superiore ai quindicimila abitanti, molti dei quali nel Lazio. La Lega Nord ha perso sonoramente, salvando la faccia con il solo Tosi a Verona: ha pagato gli scandali e la divisione dal Pdl, che è costata la consegna di molte amministrazioni comunali lombarde, tradizionali feudi leghisti – berlusconiani, alla sinistra. Ci consoliamo con il fatto che le grandi metropoli italiane politicamente sono sempre state in mano alla sinistra, tranne Milano; la quale ora è stata sostituita con Roma: la più grande città d’Italia ed è in mano alla destra, sperando che vi rimanga. Il segretario del Partito Democratico Bersani mostra con fierezza i risultati raggiunti (la conquista di oltre novanta municipi popolati da oltre quindicimila anime) per ottenebrare le sue batoste nelle principali città: avvenute o per mano dei suoi alleati di sinistra o per opera dei nuovi movimenti apolitici.
Clamorosa è stata l’affermazione del “Movimento Cinque Stelle” a Parma, una formazione che non è un partito politico e si batte contro la politica tradizionale e degli sprechi. Qualcuno ha paragonato questo successo a quello della Lega Nord a Milano con Formentini nel 1993, stesse analogie: un movimento anomalo si afferma, partiti tradizionali in crisi e travolti dagli scandali, crisi economica, ecc.. Il volgarissimo Beppe Grillo, il megafono del movimento, detta legge; i suoi adepti quando conoscono il potere si rendono conto che è facile parlare dall’esterno, ma quando si è al dentro delle cose è tutto un altro mondo, non lo ascoltano più e non rinunciano agli stipendi da politici e ai finanziamenti ai partiti, compreso il Cinque Stelle.
Rileggete questo mio testo del 30 marzo 2010 sulle elezioni regionali, nel periodo in cui si iniziava ad annusare di questo movimento:
“Due parole sulle liste di Grillo: ora a sinistra tutti si sono fissati, o lo elogiano o lo temono, ma cosa deve fare? Son proprio sicuri che quelle briciole di voti li toglie solo a loro? Sogna di ripetere le esperienze della Lega e di imitarla (sempre se supererà l’1% nazionale), radicalizzandosi sul territorio; alla fine tutti i partiti che non trovano collocazione tra gli schieramenti, cercano alleanze politicizzandosi, vedi Lega, Idv, Radicali. Anche i Verdi sembravano chissà che cosa, oggi non esistono più.”
L’ex comico in politica è nato e cresciuto su internet, raccoglie simpatie tra i tradizionali elettori di sinistra, ma delle volte parla come uno di destra, in particolare nella questione migratoria, che per egli fa parte del megacolossale magna – magna politico. Su internet e nei comizi è facile sparlare, di confrontarsi con gli altri politici in televisione, dove non si può urlare, dire parolacce ed inveire, si ha paura. I partiti tradizionali iniziano a corteggiare i grillini, essi in linea di principio non potrebbero coalizzarsi: perderebbero il senso per cui sono nati; serviranno solo a togliere voti e a determinare l’ingovernabilità. Non tutte le opere pubbliche a cui si oppongono i seguaci di Grillo sono inutili, alcune sono essenziali per garantire sviluppo, occupazione e prosperità. Un’opera strategica, come il ponte sullo Stretto di Messina, non si riesce a portare a termine per colpa dei soliti chiacchieroni; se ci avesse pensato a suo tempo Benito, oggi tutti apprezzerebbero ed elogerebbero la grandiosa utilità e non se ne parlerebbe più.
Il partito Udc, amareggiato di non aver intercettato i voti di destra del malcontento berlusconiano, stravolge completamente le sue strategie e pone fine all’esperienza del Terzo Polo, scaricando un Fini che ormai nessuno cerca più. Casini già brama di offrirsi al miglior offerente: Pd o Pdl che sia; se così non fosse non sarebbe da democristiani, non sarebbe da Pierfurby. L’alleanza dei centristi con il Partito Democratico difficilmente s’attuerà con l’aggiunta di Di Pietro e di Vendola. Un’alleanza tra Pdl e Udc, per noi ala destra Popolo delle Libertà, saprebbe troppo di centro e se si aggiungesse pure Montezemolo……. Attenderò con impazienza le decisioni di La Russa , Gasparri e Matteoli, i quali negli ultimi mesi hanno avuto frequenti diverbi con “i vecchi volponi da Manuale Cencelli” annidati nello stesso partito, primo fra tutti Pisanu. Stiamo apposto se ancora andiamo in giro con Pisanu. Moderati di qua, moderati di là: noi diciamo basta al moderatismo! Occorre trovare una convergenza comune per tenere unito il partito a destra, così da non orientarsi o verso il centro o verso l’estremità.
Sarà anche vero che le elezioni amministrative non sono adatte per svolgere un’analisi politica completa, poiché vota solo una fetta della popolazione, in ogni caso dei messaggi e dei segnali lasciano. L’avviso di quest’anno è la disaffezione alla politica. La cosa essenziale sarà quella di riconquistare la gente, di riportarla nelle cabine elettorali: non dimentichiamolo, che moltissimi non hanno votato, perché sconfortati dalla difficile situazione che si vive. Infatti qualche neosindaco ha capito, dichiarando che non potrà essere il sindaco di tutti.
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