A SESSANT’ANNI DI DISTANZA DALLA NASCITA
DEL MERCATO COMUNE EUROPEO, SARÀ DIFFICILE
COSTITUIRE GLI STATI UNITI D’EUROPA: A CAUSA DELLA DISOMOGENEITÀ DEI VARI STATI, PER L’ESCLUSIONE DEL
CRISTIANESIMO CHE LI ACCOMUNA, PER LE DIFFERENTI FORME DI GOVERNO E PER LE
POTENZE ECONOMICHE CHE SCHIACCIANO GLI STATI PIÙ DEBOLI.
Sessant’anni fa a Roma venivano firmati
gli accordi per la nascita della Comunità
Economica Europea, attraverso la fusione delle varie associazioni formate
precedentemente, che facilitavano gli scambi commerciali tra sei paesi europei:
Francia, Germania Ovest, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Col tempo altre
nazioni entrarono nella Cee: inizialmente
alcune occidentali che facevano parte della Nato,
successivamente, col crollo dei regimi comunisti, anche molte dell’Europa
dell’Est (che facevano parte dell’omologa associazione socialista del Comecon poi disciolta).
Finché si trattava di un organizzazione
che facilitava la cooperazione commerciale, attraverso il Mercato Comune Europeo, la
Cee era un fenomeno positivo; le
problematiche sono arrivate quando hanno deciso di dar vita all’Unione Europea,
stravolgendo le sovranità nazionali, specie delle nazioni più deboli, a
vantaggio delle potenze europee più forti che ingrassano sempre più. Un
ulteriore problema è causato dalla libera circolazione delle persone: molti
delinquenti che hanno leggi severe nei loro paesi si spostano negli stati dove
sanno che godranno di una quasi impunità, per l’eccesivo buonismo e per
l’eccessiva ingenuità. Mi sta bene un Parlamento
Europeo e anche altri organi per regolare i commerci e i rapporti tra le
nazioni; l’importante è che essi non annullino l’indipendenze dei singoli
stati. L’arrivo della moneta unica avrà ridotto l’aumento dell’inflazione,
della svalutazione, ma il singolo cittadino da noi, con il cambio lira/euro, ci ha rimesso attraverso il
dimezzamento del potere d’acquisto. L’Italia avrebbe
potuto aspettare qualche anno e vedere come andava nell’eurozona, per poi decidere se entrare
nell’Euro o no. La Lira non aveva i parametri
per aderire alla nuova valuta, ma i governanti di allora erano impazienti e
fremevano per entrarvi. La Bce è in mano ai
grandi tecnocrati tedeschi, decidendo quando aprire o chiudere i rubinetti, e facendo
indebitare di molto gli stati mediterranei più poveri.
Dall’Unione
Europea vorrebbero arrivare agli ipotetici Stati Uniti d’Europa, emulando i più noti Usa. Come si fa a formare un solo grande stato europeo con un
moltitudine di popoli ben definiti dal corso dei secoli, dal punto di vista
linguistico, culturale, religioso? Il solo elemento che accomuna gli stati
europei è il Cristianesimo e nemmeno lo vogliono; però guai a dir di no ad
altri culti estranei alla millenaria storia europea. La storia degli Stati
Uniti d’America è diversa: essi sono di recente formazione, l’ossatura della
popolazione è anglosassone e protestante, sono accumunati dalla lingua inglese,
che è stata assorbita dalle altre etnie; gli stati che li compongono hanno
tutti un governatore e un consiglio, non hanno certo Re, Regine, Repubbliche
Presidenziali, Repubbliche Parlamentari, con una o due camere. Se volessimo
arrivare al super stato d’Europa (naturalmente federale), l’Italia, la Francia, la Germania, la Spagna e tutti gli altri
stati, dovrebbero avere un governatore, un consiglio statale, un’assemblea
legislativa, dovranno unificare le forze dell’ordine, gli eserciti e tutto il resto. Quante
lingue ufficiali ci saranno? Oltre trenta? Oppure bisognerà sceglierne una, tra
quelle degli stati forti, e imporla a tutti? (retrocedendo così i molti altri idiomi ai livelli dei dialetti)
Queste problematiche descritte sono
percepite dalla maggioranza dei cittadini europei: non stupisce affatto che
l’euroscetticismo cresca a dismisura. La Gran Bretagna è
riuscita a defilarsi dall’Ue, i paesi dell’Est non hanno più quell’entusiasmo e
quella voglia d’Europa che li aveva portati a voler entrare nell’Ue a tutti i
costi. Sentiamo dire che l’Europa unita sia più forte: infatti vediamo come riesce
a tenere a bada la Turchia
e il suo Presidente, a cui si genuflette e ne subisce i ricatti.