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domenica 27 agosto 2017

363) NON CASUALI GLI ATTENTATI A BARCELLONA



Da Karl Marx a Maometto. La diabolica alleanza spagnola tra sinistra e fondamentalisti

Nel 2004, la Fallaci nella "Forza della ragione" scrisse: "A Madrid il processo di islamizzazione procede spedito"

Sab, 19/08/2017 - 19:21

Ma, soprattutto, il discorso vale per la Spagna. Quella Spagna dove da Barcellona a Madrid, da San Sebastian a Valladolid, da Alicante a Jerez de la Frontera, trovi i terroristi meglio addestrati del continente.


(Non a caso nel luglio del 2001, cioè prima di stabilirsi a Miami, il neodottore in architettura Mohammed Atta vi si fermò per visitare un compagno detenuto nel carcere di Tarragona ed esperto in esplosivi). E dove da Malaga a Gibilterra, da Cadice a Siviglia, da Cordova a Granada, i nababbi marocchini e i reali sauditi e gli emiri del Golfo hanno comprato le terre più belle della regione. Qui finanziano la propaganda e il proselitismo, premiano con seimila dollari a testa le convertite che partoriscono un maschio, regalano mille dollari alle ragazze e alle bambine che portano lo hijab. Quella Spagna dove quasi tutti gli spagnoli credono ancora al mito dell'Età d'Oro dell'Andalusia, e all'Andalusia moresca guardano come a un Paradiso Perduto. Quella Spagna dove esiste un movimento politico che si chiama «Associazione per il Ritorno dell'Andalusia all'Islam» e dove nello storico quartiere di Albaicin, a pochi metri dal convento nel quale vivono le monache di clausura devote a san Tommaso, l'anno scorso s'è inaugurata la Grande Moschea di Granada con annesso Centro Islamico. Evento reso possibile dall'Atto d'Intesa che nel 1992 il socialista Felipe González firmò per garantire ai mussulmani di Spagna il pieno riconoscimento giuridico. Nonché materializzato grazie ai miliardi versati dalla Libia, dalla Malesia, dall'Arabia Saudita, dal Brunei, e dallo scandalosamente ricco sultano di Sharjah il cui figlio aprì la cerimonia dicendo: «Sono qui con l'emozione di chi torna nella propria patria». Sicché i convertiti spagnoli (nella sola Granada sono duemila) risposero con le parole: «Stiamo ritrovando le nostre radici»
***
Forse perché otto secoli di giogo mussulmano si digeriscono male e troppi spagnoli il Corano ce l'hanno ancora nel sangue, la Spagna è il paese europeo nel quale il processo di islamizzazione avviene con maggiore spontaneità. È anche il paese nel quale quel processo dura da maggior tempo. Come spiega il geopolitico francese Alexandre Del Valle che sull'offensiva islamica e sul totalitarismo islamico ha scritto libri fondamentali (e naturalmente vituperati insultati denigrati dai Politically Correct) l'«Associazione per il Ritorno dell'Andalusia all'Islam» nacque a Cordova ben trent'anni fa. E a fondarla non furono i figli di Allah. Furono spagnoli dell'Estrema Sinistra che delusi dall'imborghesimento del proletariato e quindi smaniosi di darsi ad altre mistiche ebbrezze avevan scoperto il Dio del Corano cioè erano passati da Karl Marx a Maometto. Subito i nababbi marocchini e i reali sauditi e gli emiri del Golfo si precipitarono a benedirli coi soldi, e l'associazione fiorì. Si arricchì di apostati che venivano da Barcellona, da Guadalajara, da Valladolid, da Ciudad Real, da León, ma anche dall'Inghilterra. Anche dalla Svezia, anche dalla Danimarca. Anche dall'Italia. Anche dalla Germania. Anche dall'America. Senza che il governo intervenisse. E senza che la Chiesa cattolica si allarmasse. Nel 1979, in nome dell'ecumenismo, il vescovo di Cordova gli permise addirittura di celebrare la Festa del Sacrificio (quella durante la quale gli agnelli si sgozzano a fiumi) nell'interno della cattedrale. «Siamo-tutti-fratelli.» La concessione causò qualche problema. Crocifissi sloggiati, Madonne rovesciate, frattaglie d'agnello buttate nelle acquasantiere. Così l'anno dopo il vescovo li mandò a Siviglia. Ma qui capitarono proprio nel corso della Settimana Santa, e Gesù! Se esiste al mondo una cosa più sgomentevole della Festa del Sacrificio, questa è proprio la Settimana Santa di Siviglia. Le sue campane a morto, le sue lugubri processioni. Le sue macabre Vie Crucis, i suoi nazarenos che si flagellano. I suoi incappucciati che avanzano rullando il tamburo Gridando «Viva l'Andalusia mussulmana, abbasso Torquemada, Allah vincerà» i neofratelli in Maometto si gettarono sugli ex fratelli in Cristo, e giù botte. Risultato, dovettero sloggiare anche da Siviglia. Si trasferirono a Granada dove si installarono nello storico quartiere di Albaicin, ed eccoci al punto. Perché, malgrado l'ingenuo anticlericalismo esploso durante il corteo della Settimana Santa, non si trattava di tipi ingenui. A Granada avrebbero creato una realtà simile a quella che in quegli anni fagocitava Beirut e che ora sta fagocitando tante città francesi, inglesi, tedesche, italiane, olandesi, svedesi, danesi. Ergo, oggi il quartiere di Albaicin è in ogni senso uno Stato dentro lo Stato. Un feudo islamico che vive con le sue leggi, le sue istituzioni. Il suo ospedale, il suo cimitero. Il suo mattatoio, il suo giornale «La Hora del Islam». Le sue case editrici, le sue biblioteche, le sue scuole. (Scuole che insegnano esclusivamente a memorizzare il Corano). I suoi negozi, i suoi mercati. Le sue botteghe artigiane, le sue banche. E perfino la sua valuta, visto che lì si compra e si vende con le monete d'oro e d'argento coniate sul modello dei dirham in uso al tempo di Boabdil signore dell'antica Granada. (Monete coniate in una zecca di calle San Gregorio che per le solite ragioni di ordine pubblico il Ministero delle Finanze spagnolo finge di ignorare). E da tutto ciò nasce l'interrogativo nel quale mi dilanio da oltre due anni: ma com'è che siamo arrivati a questo?!?

http://www.ilgiornale.it/news/politica/karl-marx-maometto-diabolica-alleanza-spagnola-sinistra-e-1431783.html

domenica 20 agosto 2017

362) VIAGGIO IN ANDALUSIA



CRONACA DI UNA VACANZA NELL’ANDALUSIA, COLLOCATA NELLA SPAGNA MERIDIONALE, ACCOMPAGNATO DA UN AMICO.


Andalusia

Quest’estate per le vacanze estive ho scelto di recarmi in Andalusia, tramite traghetto ed automobile, visitando principalmente le città di Siviglia e Granada ed effettuando delle brevi soste a Cordoba e a Malaga. Col solito traghetto ho attraversato il Mar Mediterraneo da Civitavecchia sino a Barcellona (ci vogliono all’incirca 20 ore), poi ho proseguito in auto per Toledo, la vecchia capitale del Regno di Spagna, ho prelevato il mia amico, che già mi aveva ospitato qualche anno fa, ed insieme abbiamo raggiunto la Spagna del Sud. Memore dell’esperienza della mia precedente visita in Spagna, allorquando percorrendo qualche autostrada a pagamento fui salassato, questa volta ho studiato bene i percorsi, individuando i numeri delle autostrade gratuite, contrassegnate dalla lettera A (autovia), mentre le arterie a pedaggio hanno la sigla Ap (autopista). Nella larga Spagna c’è una grandissima varietà di arterie a più carreggiate: uno per raggiungere una città può scegliere diversi percorsi. Non ho bisogno del navigatore satellitare per percorrere lunghe distanze, è solo uno spreco della batteria: studio le strade anzitempo sulla cartina, sull’atlante stradale; quel citato strumento tecnologico è utile nel’individuare un indirizzo in una grande città. Il mio navigatore, che non sono riuscito ad aggiornare prima della partenza, ha fatto cilecca a Barcellona: infatti, arrivato in città, mi ha fatto girare per ore a vuoto, portandomi a ben 8 Km di distanza dall’albergo prenotato per passare la notte. Successivamente ho chiesto lumi ad alcuni catalani (già, perché loro dicevano che Barcellona è Catalogna e non è Spagna), i quali mi hanno chiamato un tassì che mi ha guidato nell’indirizzo giusto. Questa è stata l’unica disavventura del viaggio; gli altri indirizzi degli alberghi prenotati a Siviglia e a Granada li abbiamo trovati senza patemi d’animo, grazie al telefono cellulare multimediale del mio compagno di viaggio. 

Siviglia

La città che mi è piaciuta di più è Siviglia: ha una maestosa cattedrale, contenente le spoglie di Cristoforo Colombo, e un mastodontico campanile, che erano rispettivamente moschea e minareto ai tempi della dominazione araba. Le altre attrattive di Siviglia sono la Torre d’oro e la Piazza di Spagna. La Penisola Iberica nell’era della dominazione islamica era chiamata Al – Andalus, da cui appunto deriva Andalusia, il nome della regione più meridionale ispanica, l’ultima ad essere liberata dai cristiani. Nel 1492 con la presa di Granada da parte dei sovrani Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, che tramite matrimonio unirono i loro regni, terminò la reconquista cristiana e il dominio arabo durato otto secoli. Il regno musulmano in Spagna era conosciuto anche come Califfato di Cordoba: in quella città c’è la Grande Moschea, oggi cattedrale cattolica, il simbolo più famoso dell’architettura araba in Spagna. Altro monumento simbolo di Cordoba è un lungo ponte romano che porta alla cittadella. Granada non l’ho trovata interessante, tolti l’Alhambra, l’antica residenza dei califfi, e il grande movimento della gente che vi soggiorna non c’è granché. “Addio Granada, paese dai mille toreri,…….addio Granada romantica, paese di luce, di sangue e d’amor!” La celebre canzone di Claudio Villa ci ha accompagnato in auto mentre lasciavamo la città andalusa e tornavamo a Toledo, la quale la trovo più bella ed affascinante di Granada. Durante questo viaggio c’è scappato un breve bagno sul mare di Malaga, che ha le sue spiagge libere molto più curate ed attrezzate delle nostre, con tanto di spogliatoi, docce e fontanelle per liberarsi dalla sabbia. Nel territorio spagnolo si paga una miseria di tasse, soprattutto quelle che da noi sono molto salate, come l’acqua pubblica e l’immondizia. Anche il pieno di gasolio nell'autovettura costa una decina d'euro in meno rispetto all'Italia.

Cordoba

La Spagna è esplosa in poco tempo e tutta insieme: fino a pochissimi decenni fa non era raro incontrare la gente con gli asini e i muli nelle zone rurali. Per Pil, per produzione industriale e per occupazione va meglio l’Italia, ma per le infrastrutture e per i servizi gli spagnoli sono più avanti rispetto a noi. Noialtri discutiamo per decenni se realizzare una nuova strada, l’alta velocità ferroviaria e non combiniamo niente, loro invece in pochissimo tempo hanno realizzato le migliori vie di comunicazione possibili e immaginabili. Nelle città ispaniche ci sono tantissimi parcheggi sotterranei e molte indicazioni stradali per uscire dai centri cittadini, tramite circonvallazioni e tangenziali; a Roma ce ne sono ben pochi di quei segnali e se uno non è esperto delle strade romane, dovrà ricorrere al navigatore satellitare per raggiungere il raccordo anulare. Sulle autovie spagnole ci si diverte, anche perché di traffico c’è n’è poco: ci sono molte curve, a volte le pendenze sono elevate, ma almeno gli automobilisti rispettano le distanze di sicurezza, non come avviene sulla Roma – Civitavecchia o sulla disastrata Pontina; il paesaggio varia: si passa dalle terre brulle della Castiglia agli sconfinati uliveti dell’Andalusia. Il tratto autostradale che mi è piaciuto particolarmente è stato quello marino percorso da Malaga a Granada, con viadotti, gallerie e dei rilievi, non particolarmente elevati, aperti per consentire il passaggio dell’autostrada. Grazie al mio amico ho potuto gustare alcune pietanze tipiche spagnole: in questo periodo, dopo che è finita la stagione delle corride, si può gustare la coda del toro. In quella nazione ci sono varietà di lingua, parlate ufficialmente a livello regionale: lo spagnolo (o castigliano) è quella che prevale sulle altre.

Granada

Durante la vacanza abbiamo discusso del più e del meno: di religione, di politica, d’immigrazione, di terrorismo, della difficilissima situazione del Venezuela, il paese d’origine del mio compagno di viaggio, e della problematica situazione della sua famiglia in patria: egli dice che un colpo di stato è di difficile attuazione, spera in un intervento militare di Trump, di cui si è parlato in questi giorni, e se fosse chiamato a combattere partirebbe. Egli è un prete in permesso per studiare e lavora, mi ha raccontato del suo cammino a piedi verso Santiago de Compostela, durato un mese e mezzo, con un gruppo di pellegrini, è a favore dell’immigrazione di massa dal mondo verso l’Europa e, nonostante ciò, il Papa Francesco non gli piace, perché, per lui, è troppo legato ai governanti comunisti latinoamericani. Il mio viaggio si è concluso in solitudine da Toledo a Barcellona, bruciando circa 700 Km in diverse ore, e mi sono imbarcato per Civitavecchia a notte fonda. Ho trovato facilmente il porto, seguendo le indicazioni sui cartelli stradali, ho avuto anche il tempo di fare una breve passeggiata sul lungomare, un giorno prima degli attentati terroristici. Ho fatto questo viaggio tranquillo, pensando che la Spagna non fosse a rischio: a differenza  della blindatissima Parigi dello scorso anno, in Spagna di controlli non ce ne erano affatto da nessuna parte, neanche sul traghetto. Torneremo a parlarne a tempo debito, per ora per deterrente basta che citi le secolari lotte iberiche per la riconquista, di cui ho parlato in precedenza.

lunedì 7 agosto 2017

361) L'ONG IUVENTA




Iuventa, "volontari" sì. Ma a diecimila euro al mese

A chi non verrebbe voglia di improvvisarsi taxista del mare, con un fuoribusta del genere? Ecco la verità sui sorridenti alfieri della solidarietà pro immigrati.

di Redazione - 5 Agosto 2017 alle 21:00
I giovani di Iuventa se la ridono aspettando lo stipendio



Si definiscono "volontari", gli operatori di Iuventa - grazie a Dio non sono tutti uguali - ma dimenticano di dire che alcuni di loro vengono ricoperti d'oro, per i servigi di taxisti del mare: fino a 10.000 euro. Un fuori-busta che la volontà la farebbe venire a chiunque, specie in tempo di crisi e di licenziamenti. Altro che balle sulla solidarietà, il "salvare vite", la fratellanza universale e via dicendo. Altro che seguire i precetti cristiani, gli appelli di papa Francesco. Qui non c'è il Dio Trino ma il Dio Quattrino.

La fotografia riguarda l'inchiesta che ha portato al sequestro della nave utilizzata dai tedeschi di Iugend Rettet per trasportare i migranti dalla Libia all'Italia. Non solo i volontari dal sorriso a 32 denti andavano a prendere i migranti nelle acque libiche, a un miglio dalla costa, senza che le imbarcazioni dei disperati fossero in effettivo pericolo. Ma soprattutto facevano tutto in totale accordo con gli scafisti. Tra le intercettazioni scottanti, una apre gli occhi. Un operatore chiede a un altro: "Quali erano secondo te le cose strane che hai visto?". Risposta: "Innanzitutto il fatto che venissero pagati così tanto, il fatto che ci facessero fare queste c... di foto come ..". "Perché loro, aspè perché loro erano pagati come stipendio dici?", ribatte stupito il primo. "Eh, si, cioè .. cioè uno che fa il volontario che si piglia 10.000 euro mi sembra...".

E in un'altra intercettazione: "Quegli altri, quelli là...", continua in un'altra chiacchierata l'operatore riferendosi a un'altra organizzazione di volontari, "quelli erano banditi del mare non erano soccorritori del mare, eh? Quelli erano veramente banditi! Cioè veramente quella è stata proprio scandalosa... hanno fatto più morti loro che loro da soli coi gommoni".