CRONACA DI UNA VACANZA
NELL’ANDALUSIA, COLLOCATA NELLA SPAGNA MERIDIONALE, ACCOMPAGNATO DA UN AMICO.
Andalusia
Quest’estate per le vacanze estive ho scelto di recarmi in
Andalusia, tramite traghetto ed automobile, visitando principalmente le città
di Siviglia e Granada ed effettuando delle brevi soste a Cordoba e a Malaga.
Col solito traghetto ho attraversato il Mar Mediterraneo da Civitavecchia sino
a Barcellona (ci vogliono all’incirca 20 ore), poi ho proseguito in auto per
Toledo, la vecchia capitale del Regno di Spagna, ho prelevato il mia amico, che
già mi aveva ospitato qualche anno fa, ed insieme abbiamo raggiunto la Spagna del Sud. Memore
dell’esperienza della mia precedente visita in Spagna, allorquando percorrendo
qualche autostrada a pagamento fui salassato, questa volta ho studiato bene i
percorsi, individuando i numeri delle autostrade gratuite, contrassegnate dalla
lettera A (autovia), mentre le
arterie a pedaggio hanno la sigla Ap
(autopista). Nella larga Spagna c’è una grandissima varietà di arterie a più carreggiate:
uno per raggiungere una città può scegliere diversi percorsi. Non ho bisogno
del navigatore satellitare per percorrere lunghe distanze, è solo uno spreco
della batteria: studio le strade anzitempo sulla cartina, sull’atlante
stradale; quel citato strumento tecnologico è utile nel’individuare un
indirizzo in una grande città. Il mio navigatore, che non sono riuscito ad
aggiornare prima della partenza, ha fatto cilecca a Barcellona: infatti,
arrivato in città, mi ha fatto girare per ore a vuoto, portandomi a ben 8 Km di distanza dall’albergo
prenotato per passare la notte. Successivamente ho chiesto lumi ad alcuni
catalani (già, perché loro dicevano che Barcellona è Catalogna e non è Spagna),
i quali mi hanno chiamato un tassì che mi ha guidato nell’indirizzo giusto. Questa
è stata l’unica disavventura del viaggio; gli altri indirizzi degli alberghi
prenotati a Siviglia e a Granada li abbiamo trovati senza patemi d’animo,
grazie al telefono cellulare multimediale del mio compagno di viaggio.
Siviglia
La città che mi è piaciuta di più è Siviglia: ha una maestosa
cattedrale, contenente le spoglie di Cristoforo Colombo, e un mastodontico
campanile, che erano rispettivamente moschea e minareto ai tempi della
dominazione araba. Le altre attrattive di Siviglia sono la Torre d’oro e la Piazza di Spagna. La Penisola Iberica nell’era della dominazione
islamica era chiamata Al – Andalus,
da cui appunto deriva Andalusia, il
nome della regione più meridionale ispanica, l’ultima ad essere liberata dai
cristiani. Nel 1492 con la presa di Granada da parte dei sovrani Ferdinando
d’Aragona e Isabella di Castiglia, che tramite matrimonio unirono i loro regni,
terminò la reconquista cristiana e il dominio arabo durato otto
secoli. Il regno musulmano in Spagna era conosciuto anche come Califfato di Cordoba: in quella città
c’è la Grande Moschea,
oggi cattedrale cattolica, il simbolo più famoso dell’architettura araba in
Spagna. Altro monumento simbolo di Cordoba è un lungo ponte romano che porta
alla cittadella. Granada non l’ho trovata interessante, tolti l’Alhambra, l’antica residenza dei
califfi, e il grande movimento della gente che vi soggiorna non c’è granché. “Addio Granada, paese dai mille toreri,…….addio
Granada romantica, paese di luce, di sangue e d’amor!” La celebre canzone
di Claudio Villa ci ha accompagnato in auto mentre lasciavamo la città andalusa
e tornavamo a Toledo, la quale la trovo più bella ed affascinante di Granada. Durante
questo viaggio c’è scappato un breve bagno sul mare di Malaga, che ha le sue
spiagge libere molto più curate ed attrezzate delle nostre, con tanto di
spogliatoi, docce e fontanelle per liberarsi dalla sabbia. Nel territorio
spagnolo si paga una miseria di tasse, soprattutto quelle che da noi sono molto
salate, come l’acqua pubblica e l’immondizia. Anche il pieno di gasolio nell'autovettura costa una decina d'euro in meno rispetto all'Italia.
Cordoba
La
Spagna è
esplosa in poco tempo e tutta insieme: fino a pochissimi decenni fa non era
raro incontrare la gente con gli asini e i muli nelle zone rurali. Per Pil, per
produzione industriale e per occupazione va meglio l’Italia, ma per le
infrastrutture e per i servizi gli spagnoli sono più avanti rispetto a noi.
Noialtri discutiamo per decenni se realizzare una nuova strada, l’alta velocità
ferroviaria e non combiniamo niente, loro invece in pochissimo tempo hanno
realizzato le migliori vie di comunicazione possibili e immaginabili. Nelle
città ispaniche ci sono tantissimi parcheggi sotterranei e molte indicazioni
stradali per uscire dai centri cittadini, tramite circonvallazioni e
tangenziali; a Roma ce ne sono ben pochi di quei segnali e se uno non è esperto
delle strade romane, dovrà ricorrere al navigatore satellitare per raggiungere
il raccordo anulare. Sulle autovie spagnole ci si diverte, anche perché di traffico
c’è n’è poco: ci sono molte curve, a volte le pendenze sono elevate, ma almeno
gli automobilisti rispettano le distanze di sicurezza, non come avviene sulla Roma – Civitavecchia o sulla disastrata Pontina; il paesaggio varia: si passa
dalle terre brulle della Castiglia agli sconfinati uliveti dell’Andalusia. Il
tratto autostradale che mi è piaciuto particolarmente è stato quello marino
percorso da Malaga a Granada, con viadotti, gallerie e dei rilievi, non
particolarmente elevati, aperti per consentire il passaggio dell’autostrada. Grazie
al mio amico ho potuto gustare alcune pietanze tipiche spagnole: in questo
periodo, dopo che è finita la stagione delle corride, si può gustare la coda
del toro. In quella nazione ci sono varietà di lingua, parlate ufficialmente a
livello regionale: lo spagnolo (o castigliano) è quella che prevale sulle
altre.
Granada
Durante la vacanza abbiamo discusso del più e del meno: di
religione, di politica, d’immigrazione, di terrorismo, della difficilissima
situazione del Venezuela, il paese d’origine del mio compagno di viaggio, e
della problematica situazione della sua famiglia in patria: egli dice che un
colpo di stato è di difficile attuazione, spera in un intervento militare di
Trump, di cui si è parlato in questi giorni, e se fosse chiamato a combattere
partirebbe. Egli è un prete in permesso per studiare e lavora, mi ha raccontato
del suo cammino a piedi verso Santiago de Compostela, durato un mese e mezzo, con
un gruppo di pellegrini, è a favore dell’immigrazione di massa dal mondo verso
l’Europa e, nonostante ciò, il Papa Francesco non gli piace, perché, per lui, è
troppo legato ai governanti comunisti latinoamericani. Il mio viaggio si è
concluso in solitudine da Toledo a Barcellona, bruciando circa 700 Km in diverse ore, e mi
sono imbarcato per Civitavecchia a notte fonda.
Ho trovato facilmente il porto, seguendo le indicazioni sui cartelli stradali,
ho avuto anche il tempo di fare una breve passeggiata sul lungomare, un giorno prima degli attentati terroristici. Ho fatto questo viaggio
tranquillo, pensando che la
Spagna non fosse a rischio: a differenza della blindatissima Parigi dello scorso anno,
in Spagna di controlli non ce ne erano affatto da nessuna parte, neanche sul
traghetto. Torneremo a parlarne a tempo debito, per ora per deterrente basta
che citi le secolari lotte iberiche per la riconquista, di cui ho parlato in
precedenza.
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