CENT’ANNI FA CON LA RIVOLUZIONE RUSSA
D’OTTOBE INIZIÒ IL CICLO DEI REGIMI COMUNISTI, DESTINATI COL TEMPO A
TRAMONTARE.
Cent’anni fa, mentre sul fronte
italiano della Guerra 15 – 18 ci fu
la disfatta di Caporetto, in Russia i Bolscevichi
riuscirono a prendere il potere. Nel febbraio del 1917 lo Zar Nicola II era
stato deposto e si era insediato il governo provvisorio dei Menscevichi (la minoranza) a cui si
contrapponevano i Bolscevichi (la
maggioranza). I malcontenti per la Prima Guerra Mondiale e per le sconfitte, unite
all’arretratezza dell’Impero Russo e al
forte divario tra le classi sociali furono alla base della Rivoluzione. Fu firmata la pace tra Russia ed Imperi Centrali,
la quale sancì da parte russa la perdita di vasti territori, che sarebbero
divenuti indipendenti a seguito della vittoria dell’Intesa nella Grande Guerra:
nacquero Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Finlandia; anche Ucraina e Bielorussia in un primo
tempo divennero liberi, successivamente verranno inglobate nel nuovo stato sovietico. Nel 1922, al termine della Guerra Civile Russa tra rivoluzionari e
controrivoluzionari, quest’ultimi erano sostenuti dai grandi stati occidentali,
nacque l’Urss (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) e Lenin ne divenne
il capofila indiscusso. La parola "sovietica/o" deriva da "soviet", cioè i consigli, le asemblee, che erano alle fondamenta della citata nuova nazione di allora. L’eco di quella rivoluzione si diffuse nel resto
d’Europa ma non riuscì a propagarsi in modo vittorioso. Il nuovo stato
sovietico avviò il programma della collettivizzazione e della statalizzazione,
abolendo la grande proprietà privata, attuando così le idee di Marx ed Engels.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, oltre all’Unione Sovietica, molte altre nazioni
divennero comuniste a tutti gli effetti: l’Europa orientale, la Cina ed altre nazioni
asiatiche, Cuba.
Se il socialismo reale avesse funzionato oggi tutti quei regimi comunisti
sarebbero ancora in piedi e molte altre nazioni avrebbero intrapreso quella
strada, invece quelle forme di governo sono cadute da un bel pezzo: nella
stessa Russia e un po’ ovunque. Si parlava di giustizia sociale, di uomini tutti
eguali, senza appartenenza di classe, e poi c’erano coloro che si ritenevano
superiori, ovvero i capi delle dittature comuniste, e se qualcuno osava
contestarli o criticarli finiva incarcerato o finiva al patibolo. Uguaglianza
significa mettersi al paro di tutti gli altri ed accogliere contestazioni e
giudizi; libertà vuol dire accettare più partiti, non imporne uno soltanto.
Comunque il divario tra i dirgenti del partito e il comune popolo, nel possesso e nel tenore di vita, era molto elevato. Complessivamente le vittime del comunismo, nei suoi lunghi decenni, furono
circa 100 milioni, divisi tra Urss, Europa, Cina, Vietnam, Cambogia, Africa,
America Latina. Stalin ebbe la fama di maggiore carnefice. Uno che viveva in
condizioni di vita disagiate, al’inizio era lieto di accettare quelle teorie,
convinto che sarebbe arrivata la tanto sospirata giustizia sociale, col tempo
però capiva che non era tutto oro quel che luccicava. Ammetto che le maggiori
responsabilità dell’affermazione e della diffusione dell’ideologia marxista fu
dovuta all’egoismo delle classi nobili, borghesi, spesso anche clericali, che
detenevano il potere in buona parte del mondo del passato, che pensavano
principalmente ai propri interessi e non si curavano del popolo e dei suoi
bisogni. L‘Unione Sovietica conobbe
uno sviluppo economico, divenendo la seconda potenza del mondo, dopodiché pagò
lo scotto di quelle trasformazioni poggiate su piedi d’argilla, subendo delle
crisi negli anni 1980, nell’economia e in politica, che la fece implodere e
finire. I partiti comunisti d’occidente risentirono di quegli eventi, perdendo
notevoli consensi; gli stessi si resero conto del fallimento del socialismo reale e cambiarono nomi e
simboli. I loro esponenti, i loro militanti, oggi sono in gran parte
benestanti, rappresentano la nuova borghesia. I pochissimi regimi comunisti di
oggi ancora in vita si dividono in due categorie: quelli che si sono aperti al
libero mercato e sono più progrediti e quelli vecchio stile, più arretrati.