OGGI
SONO UTOPIE E SOGNI LE RIVENDICAZIONI TERRITORIALI, CIOÈ IL PORTARE LO STATO
ITALIANO AI SUOI CONFINI NATURALI. LA SITUAZIONE ATTUALE
DEI TERRITORI APPARTENENTI ALL’ITALIA SOLO GEOGRAFICAMENTE.
A cent’anni dalla fine della Prima
Guerra Mondiale, l’ultimo conflitto in cui l’Italia annesse dei nuovi territori
in forma permanente (successivamente una parte delle terre guadagnate furono
perse: con la sconfitta nella Seconda
Guerra Mondiale), i movimenti irredentisti stanno rinascendo
silenziosamente. Questi chiedono, esattamente come un secolo fa, l’estensione
dello stato italiano entro i suoi confini geografici naturali. Gli irredentisti
di oggi, a differenza di ieri, non sono presi in grande considerazione dai
mezzi d’informazione, dalla politica, dalle istituzioni, le quali nel diritto
costituzionale nostrano ed internazionale non prendono iniziative in tal senso. Sono
anche cambiate le mentalità degli stati europei occidentali, i quali è
impensabile che facciano tra loro delle guerre sanguinarie, come hanno fatto
per secoli, per contendersi una porzione di territorio. Con la diplomazia ed i
trattati si potrebbe provare, però dubito sull’ottenimento di risultati
concreti.
Come si può vedere nella mappa del Movimento Irredentista Italiano (https://movimentoirredentistaitaliano.wordpress.com/), i territori rivendicati sono i seguenti:
Corsica, Nizza, Svizzera italiana (Canton Ticino, parte del Canton Grigioni),
San Marino, Istria, Dalmazia, Malta. Di questi luoghi, non considerando San
Marino, solo la Svizzera italiana è totalmente italofona, ma
ben pochi italiani di Svizzera sognano di unirsi alla madrepatria: temono di
perdere il loro alto tenore di vita con la dissoluzione della Confederazione Elvetica. In Corsica ed a Malta l’italiano è
compreso bene, anche se è stato abolito come lingua ufficiale da tempo a
favore del Francese e dell’Inglese, i cognomi della gente si può dire che siano
italiani; anche in queste due isole non ci sono mai stati grandi sentimenti
d’aspirazioni italiane da dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Malta ha molte leggi ispirate al
cattolicesimo intransigente, se la piccola isola si unisse all’Italia dovrebbe
rinunciarvi in nome della laicità dello stato. La Corsica più che l’Italia
sogna l’indipendenza: la lingua corsa, riconosciuta ufficialmente dalla Francia, è molto
simile alle parlate toscane, rappresenta l’orgoglio isolano. Quando la Repubblica di Genova cedette la suddetta isola
alla Francia, per i debiti contratti, per far sedare la rivolta sull’isola dai
francesi, nel trattato c’era una clausola che avrebbe potuto far ritornare la Corsica genovese, sotto
pagamento di denaro, l’acquisizione non fu mai registrata agli organismi
internazionali e sottoposta a plebiscito popolare: su questo puntano i
separatisti corsi; oggi lo Stato Genovese
è stato assorbito dalla Repubblica
italiana, quindi……
Nizza era una città italianissima, tanto è
vero che diede i natali a Giuseppe Garibaldi, il maggior artefice del Risorgimento, il quale soffrì molto per
la perdita e provò nel 1871 a fare tornare italiana
la sua città. Senza l’aiuto francese, i piemontesi non ce l’avrebbero mai fatta
da soli a liberare la
Lombardia e quindi ad unificare l’Italia, il prezzo di
quell’alleanza fu altissimo: la cessione di Nizza e della Savoia (la terra
natale della casa regnante del Piemonte, della Sardegna, poi dell’Italia). La Savoia era già francofona,
Nizza lo diventò in fretta: i cognomi dei nizzardi furono francesizzati in
fretta e senza che nessuno gridasse al razzismo, alla discriminazione etnica
(ad esempio Bianchi divenne Le Blanc, Del Ponte fu trasformato in Dupoint). La Repubblica di San Marino è l’ultimo piccolo stato
indipendente dell’era dei liberi comuni medioevali; nel periodo risorgimentale
non fu unito al resto d’Italia, sia perché, non essendo uno stato assoluto ma liberale, il popolo godeva di alcuni
diritti, sia perché vi avevano trovato rifugio
molti patrioti ed esuli ricercati dai molti regimi preunitari (incluso lo
stesso Garibaldi seguito dalla moglie Anita). Istria e Dalmazia sono appartenute per secoli a Venezia, la
percentuale degli italiani presente era alta fino all’ultimo conflitto mondiale,
dopo ci furono le foibe e l’esodo ed oggi in quelle terre si contano pochi
italofoni. Gli istriani e i dalmati, dopo il loro esodo, formarono interi
quartieri nelle maggiori città d’Italia, oggi i discendenti potrebbero tornare nei luoghi d'origine e convivere
con Croati e Sloveni. La “Grande Italia” nelle condizioni attuali è solo un
sogno, domani chissà.