IL CASO DI ASIA
BIBI (LA
CRISTIANA CONDANNATA A MORTE IN PAKISTAN PER BLASFEMIA E POI
ASSOLTA) NON HA DESTATO LO STESSO CLAMORE CHE DESTANO I RIFUGIATI DI ALTRE
FEDI.
Asia Bibi, la cristiana pakistana accusata di aver offeso il
profeta Maometto, dopo quasi dieci anni di detenzione, in attesa
dell’esecuzione, è stata assolta dalla corte suprema del Pakistan, per le
contraddizioni nelle testimonianze durante i processi a suo carico. La suddetta
assoluzione ha suscitato nella citata nazione proteste, violenze, minacce di
ogni tipo. Durante questo lasso di tempo le fu proposto di convertirsi
all’Islam per avere salva la vita: lei rifiutò. Nella sua assoluzione
probabilmente avranno influito le forti pressioni internazionali. In Pakistan,
come in altri paesi islamici, le leggi coraniche vengono estese nelle
legislazioni statali e non vengono abolite per la sicura reazione violenta dei
fondamentalisti. I pochi cristiani che ci sono, sono visti come una setta
anomala ed essi subiscono quotidianamente vessazioni di ogni tipo, violenze,
massacri. La Chiesa Cattolica
di casa nostra e le sue principali associazioni si indignano con moderazione
per denunciare le persecuzioni ai danni dei cristiani nel mondo, ma quando
parlano di rifugiati di altre fedi, senza stabilire se effettivamente lo sono,
lo fanno con enfasi molto più potente e determinata e si prodigano moltissimo
in loro favore (si veda Comunità di
Sant’Egidio). Negli anni 1990 alle porte di casa nostra c’è stata la guerra,
divisa in diverse fasi, nella ex Jugoslavia: non mi sembra che in quel decennio
siano arrivate da noi massicce ondate di fuggiaschi. Con questo non voglio dire
che oggi non ci siano conflitti nel mondo (qualcuno cessa: Etiopia/Eritrea),
voglio sottolineare che a volte quello della guerre siano delle scuse per
mescolare ai perseguitati, anche chi non lo è (giovani in buone condizioni,
muscolosi), così da incrementare gli affari sull’immigrazione ed attuare il
disegno politico per coloro che cercano un serbatoio di futuri voti.
Il Papa lo scorso anno si è recato di corsa a portare conforto ai
musulmani perseguitati in Birmania: sicuramente ha fatto bene, ma perché non
usa un parametro consolatorio superiore per confortare i cristiani oppressi e
per denunciare le persecuzioni nel mondo nei loro confronti? (è notizia di
queste ore il massacro ai danni dei cristiani nello Stato Centrafricano) Nei
confronti della famiglia di Asia Bibi il Pontefice si limitò a scambiare poche
parole con la stessa in Piazza San Pietro; essi rischiano la vita nel loro
paese: avrebbero le carte in regola per ottenere lo stato di rifugiati. Anche da
noi le loro vite sarebbero a rischio a causa dei loro molti connazionali
presenti; altrettanti cercano di introdursi illegalmente attraverso la rotta
balcanica, passando dalla frontiera del Friuli Venezia Giulia, e non sono di
certo cristiani oppressi. Adesso però la musica sta cambiando da quando quella
regione è amministrata da un presidente leghista, che insieme al Ministro
dell’Interno hanno rafforzato i controlli alla frontiere. Se non si agisce in
questo modo, ma in senso totalmente opposto, anche nel nostro mondo tra qualche
secolo, se non tra qualche decennio, i cattolici (e anche gli atei) si
ridurranno ad una minoranza da finire schiacciare e il sacrificio di tanti uomini, che non fuggivano e che caddero per l’Italia, al fine di unificarla e di migliorare le condizioni di vita,
sarà stato inutile.
Nessun commento:
Posta un commento