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domenica 20 gennaio 2019

413) ABUSIVISMO EDILIZIO E CAPORALATO


L’ABUSIVISMO EDILIZIO A CORI E IL CAPORALATO IN PROVINCIA DI LATINA

 


Negli ultimi mesi a Cori ci sono stati molti casi di abusivismo edilizio segnalati dall’autorità giudiziaria: ci sono stati iscritti nel registro degli indagati, sequestri, dissequestri ed ordini di demolizioni. Come se nulla fosse sono state stravolte delle regole, che dovrebbero essere state redatte dal Comune stesso. Se una zona è destinata ad un determinato scopo non si può fare come si vuole: o ampliando la costruzione più di quanto stabilito oppure costruendo fabbricati diversi da quello che stabilisce il piano regolatore. Il Comune di Cori stesso avrebbe avuto la possibilità di cambiare le destinazioni d’uso della zone interessate con delle delibere di giunta: però prima degli interventi risultati abusivi. Qualche anno fa a Latina, quando la città era commissariata, bloccarono i lavori di ampliamento della stadio, anche se si trattava di una tribuna provvisoria di metallo, perché il piano regolatore della città prevedeva il verde pubblico nella zona dell’impianto sportivo. Una volta terminato il commissariamento nel capoluogo di provincia e insediatasi la nuova giunta municipale la destinazione d’uso della zona fu cambiata e i l’ampliamento della tribuna poté essere effettuata. Si cita questo esempio per far notare di come nelle altre città siano rigidi e scrupolosi nel rispettare alcune regole, pure se non saranno mancati dei casi di illegalità. Il periodo del boom edilizio dovrebbe essere terminato con la cessazione di quello demografico: in molte occasioni è ingiustificato continuare a edificare abitazioni quando in quei paesi o in quelle città la popolazione cala di residenti. Sarebbe più opportuno rivalutare e ristrutturare l’abitato già esistente.

 


In Provincia di Latina ci sono stati molti arresti e denunce per caporalato e per sfruttamento di manovalanza nei campi. Dopo anni e anni di lassismo finalmente sono stati avviati dei rigidi controlli in tutta Italia: tutto è partito la scorsa estate, quando, dopo degli incidenti stradali di alcuni furgoni, che trasportavano lavoratori agricoli, le autorità preposte hanno cominciato ad interessarsi di quella realtà, per fermare la disumana tratta. Di solito sono gli immigrati, irregolari e non, che non hanno nulla da perdere e che finiscono tra le grinfie dei caporali reclutati dai datori di lavoro, i quali li fanno lavorare a condizioni spietate: per moltissime ore e a pochi soldi. Ci sono anche degli Italiani, specie nel meridione, che per disperazione sono disposti ad accettare le stesse condizioni di lavoro degli stranieri. Gli sfruttatori sperano che ci siano sempre più disperati forestieri da poter schiavizzare, per cui, secondo costoro, dovrebbe esserci sempre di più una giungla migratoria. Se in questo campo si fissassero delle rigide regole legali (giusto tempo di lavoro, adeguato compenso, niente lavoro nelle ore più calde estive) molti più italiani accetterebbero di svolgere i lavori agricoli stagionali, poi ovviamente ci sarà sempre un numero consistente di extra-italiani.  


L’importante è che si stia ritrovando la strada della legalità: sia nell’edilizia, sia nella manovalanza agricola.

domenica 6 gennaio 2019

412) LA CITTÀ DI BOLOGNA


BOLOGNA è UN INTERESSANTE CITTà RICCA DI STORIA E DI CULTURA AL CONFINE TRA GLI APPENINI E LA PIANURA PADANA.


Tutte le città d’Italia da nord a sud sono bellissime e ricche di storia e di cultura. Nella gran parte dei casi la loro storia inizia con la fondazione da parte dei popoli preromani o dei romani stessi e si conclude con l'annessione al Regno d’Italia durante il Risorgimento. Nel lungo periodo intermedio tra Roma antica e l’Italia nazione le città della nostra patria hanno lasciato profonde tracce di cultura, vestigia, tradizioni: ogni potentato locale voleva primeggiare sui rivali e per farlo essi cercavano delle smanie di grandezza nell’arte, nell’architettura, nella letteratura, nella musica.  

Anche Bologna rientra tra le grandi città d’arte italiane e rispecchia le considerazioni precedenti. Essa fu fondata col nome di Felsina dagli Etruschi, poi fu occupata dai Galli e dai Romani, questi ultimi la ricostruirono col nome di Bonomia lungo l’importante Via Emilia; durante il periodo del libero comune conobbe le guerre tra Guelfi e Ghibellini, con le città rivali e tra signori bolognesi per accaparrarsi il potere. La citata città finì sotto il potere temporale dei papi sino al periodo napoleonico; il dominio della Chiesa terminò definitivamente nel 1859, quando il popolo, sollevatosi, dopo vari tentativi falliti riuscì a cacciare definitivamente i presidianti Austriaci e Bologna fu unita al Regno Sabaudo. Durante la Seconda Guerra Mondiale e durante gli anni di piombo la città romagnola pagò con un elevato tributo di sangue. Dal punto di vista politico B. è stata amministrata ininterrottamente da amministrazioni di sinistra dal dopoguerra in poi, tranne cinque anni agli inizi degli anni 2000 (ricorda la storia politica di un certo paese sui Monti Lepini). I monumenti simbolo di Bologna sono: la Torre degli Asinelli (una delle poche torri superstiti delle centinaia che c’erano anticamente), la Statua di Nettuno, la Cattedrale di San Petronio (il vescovo patrono) ed altre chiese, i tantissimi portici, uno dei quali, dopo un percorso di oltre tre chilometri, conduce alla collina dove c’è la grande chiesa della Madonna di San Luca, la quale domina la città. Altri simboli di questa città sono le eccellenze gastronomiche che vi sono nate: tortellini, mortadella, tagliatelle al ragù, lasagne. I canali che c’erano nei secoli precedenti sono tutti scomparsi e qualcuno è nel sottosuolo. Nella centralissima Piazza Maggiore, dove c’era il Palazzo della Borsa (o delle poste) e poi il palasport, hanno realizzato un grande centro cultura, con biblioteche, sale video, postazioni internet, bar, quotidiani e riviste a disposizione per leggere ma bisogna attendere pazientemente il proprio turno per sfogliare un giornale o usufruire di una postazione internet; quando tutto è gratuito…... Nella città felsinea sono presenti molti musei, tra i quali spicca la casa del poeta e letterato Giosuè Carducci, divenuta ora un luogo di visita; il mausoleo è diviso in due: c’è il museo risorgimentale e c’è l’abitazione privata dello scrittore rimasta come ai suoi tempi (nel giardino non manca “il verde melograno dai bei vermigli fior”).

Mentre i bolognesi e i turisti in massa spensierati camminano per le strade, le statue di Giuseppe Garibaldi e del Padre Ugo Bassi dall’alto li guardano sorridenti e soddisfatte: si rendono conto che le loro lotte non sono state vane. Nel 1849 proprio a Bologna furono fucilati il padre barnabita emiliano Ugo Bassi e il milanese garibaldino Giovanni Livraghi per aver lottato per la Repubblica Romana, come abbiamo visto nelle ultime scene del film “in nome del popolo sovrano”. Neanche a farlo apposta mentre ero a Bologna, di notte, in televisione, nella camera d’albergo, ho visto la citata pellicola, che, strana coincidenza, stava trasmettendo un canale televisivo. Io l’ho interpretato come un segno: subito dopo aver visto dal vivo la statua di Bassi, voluta anche da Carducci, e la lapide di dedica a Livraghi nel suo basamento (“Giovanni Livraghi milanese capitano di Giuseppe Garibaldi condivise con Ugo Bassi il martirio 8 agosto 1849”) ed aver ripensato alle loro storie, ho rivisto anche il film che le narrava e faceva vedere quel monumento a loro dedicato, così ho pensato di concludere con loro, per non dimenticare il sacrificio di coloro che hanno permesso a noi di farci vivere in un’Italia libera dall’oppressore ed indipendente; oggi lo diamo per scontato, dimenticando con quanta fatica e titaniche imprese varie arrivarono a tale risultato.