BOLOGNA è UN
INTERESSANTE CITTà RICCA DI STORIA E DI CULTURA AL CONFINE TRA GLI APPENINI E
LA PIANURA PADANA.
Tutte le città d’Italia da nord a sud sono bellissime e
ricche di storia e di cultura. Nella gran parte dei casi la loro storia inizia
con la fondazione da parte dei popoli preromani o dei romani stessi e si
conclude con l'annessione al Regno
d’Italia durante il Risorgimento.
Nel lungo periodo intermedio tra Roma antica e l’Italia nazione le città della
nostra patria hanno lasciato profonde tracce di cultura, vestigia, tradizioni:
ogni potentato locale voleva primeggiare sui rivali e per farlo essi cercavano
delle smanie di grandezza nell’arte, nell’architettura, nella letteratura, nella
musica.
Anche Bologna rientra tra le grandi città d’arte italiane e
rispecchia le considerazioni precedenti. Essa fu fondata col nome di Felsina
dagli Etruschi, poi fu occupata dai Galli e dai Romani, questi ultimi la
ricostruirono col nome di Bonomia lungo l’importante Via Emilia; durante il periodo del libero comune conobbe le guerre
tra Guelfi e Ghibellini, con le città rivali e tra signori bolognesi per
accaparrarsi il potere. La citata città finì sotto il potere temporale dei papi
sino al periodo napoleonico; il dominio della Chiesa terminò definitivamente
nel 1859, quando il popolo, sollevatosi, dopo vari tentativi falliti riuscì a
cacciare definitivamente i presidianti Austriaci e Bologna fu unita al Regno Sabaudo. Durante la Seconda Guerra Mondiale e durante gli anni di piombo la città romagnola pagò
con un elevato tributo di sangue. Dal punto di vista politico B. è stata
amministrata ininterrottamente da amministrazioni di sinistra dal dopoguerra in
poi, tranne cinque anni agli inizi degli anni 2000 (ricorda la storia politica di un
certo paese sui Monti Lepini). I monumenti
simbolo di Bologna sono: la Torre degli
Asinelli (una delle poche torri superstiti delle centinaia che c’erano
anticamente), la Statua di Nettuno, la Cattedrale di San Petronio (il vescovo
patrono) ed altre chiese, i tantissimi portici, uno dei quali, dopo un percorso
di oltre tre chilometri, conduce alla collina dove c’è la grande chiesa della
Madonna di San Luca, la quale domina la città. Altri simboli di questa città
sono le eccellenze gastronomiche che vi sono nate: tortellini, mortadella,
tagliatelle al ragù, lasagne. I canali che c’erano nei secoli precedenti sono
tutti scomparsi e qualcuno è nel sottosuolo. Nella centralissima Piazza Maggiore, dove c’era il Palazzo della Borsa (o delle poste) e
poi il palasport, hanno realizzato un grande centro cultura, con biblioteche,
sale video, postazioni internet, bar, quotidiani e riviste a disposizione per
leggere ma bisogna attendere pazientemente il proprio turno per sfogliare un
giornale o usufruire di una postazione internet; quando tutto è gratuito…... Nella
città felsinea sono presenti molti musei, tra i quali spicca la casa del poeta
e letterato Giosuè Carducci, divenuta ora un luogo di visita; il mausoleo è
diviso in due: c’è il museo risorgimentale e c’è l’abitazione privata dello
scrittore rimasta come ai suoi tempi (nel giardino non manca “il verde melograno dai bei vermigli fior”).
Mentre i bolognesi e i turisti in massa spensierati camminano
per le strade, le statue di Giuseppe Garibaldi e del Padre Ugo Bassi dall’alto
li guardano sorridenti e soddisfatte: si rendono conto che le loro lotte non sono
state vane. Nel 1849 proprio a Bologna furono fucilati il padre barnabita
emiliano Ugo Bassi e il milanese garibaldino Giovanni Livraghi per aver lottato
per la Repubblica Romana, come
abbiamo visto nelle ultime scene del film “in
nome del popolo sovrano”. Neanche a farlo apposta mentre ero a Bologna, di
notte, in televisione, nella camera d’albergo, ho visto la citata pellicola,
che, strana coincidenza, stava trasmettendo un canale televisivo. Io l’ho
interpretato come un segno: subito dopo aver visto dal vivo la statua di Bassi,
voluta anche da Carducci, e la lapide di dedica a Livraghi nel suo basamento (“Giovanni Livraghi milanese capitano di
Giuseppe Garibaldi condivise con Ugo Bassi il martirio 8 agosto 1849”) ed
aver ripensato alle loro storie, ho rivisto anche il film che le narrava e
faceva vedere quel monumento a loro dedicato, così ho pensato di concludere con
loro, per non dimenticare il sacrificio di coloro che hanno permesso a noi di
farci vivere in un’Italia libera dall’oppressore ed indipendente; oggi lo diamo
per scontato, dimenticando con quanta fatica e titaniche imprese varie arrivarono a tale
risultato.
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