L’AFRICA NON È SOLO QUEL CONTINENTE DISASTRATO, DOVE L’EMIGRAZIONE È L’UNICA VIA POSSIBILE. OGGI GRAZIE A DEMOCRAZIE E AD INVESTIMENTI STRANIERI (CINESI IN PRIMIS) SI INTRAVEDONO DEI SEGNALI DI DECOLLO, ANCHE SE LA STRADA DA PERCORRERE SARÀ LUNGA.
Nella narrazione dominante l’Africa è un immenso disastro, dominato
soltanto dai conflitti e dalle carestie, dove l’emigrazione è l’unica
soluzione possibile. Generalmente le colpe vengono attribuite al colonialismo
europeo, non importa che la parentesi coloniale sia durata solo 80 anni (dal
Congresso di Berlino del 1884 agli anni 1960), e le migrazioni sono la logica e
conseguente punizione per gli europei. Si dà la colpa all’uomo bianco per tutti
i principali drammi del mondo, senza minimante approfondire e studiare per
bene. L’Africa non è un continente omogeneo, vi sono molte afriche: al suo
interno non sono importanti solo le materie prime, anche il capitale umano. Dopo
la decolonizzazione ci furono delle guerre che provocarono milioni di morti,
tra conflitti e carestie, i vecchi dittatori impedivano lo sviluppo perché
tenevano per loro le ricchezze ricavate dalle risorse naturali; oggi gran parte
delle nazioni africane sono dominate dalla democrazia, questo è stato un
fondamentale passo in avanti.
Investitori cinesi stanno costruendo ferrovie, autostrade,
importanti porti, impiantando industrie, diffondendo canali televisivi; è vero
che gli stati africani si stanno indebitando molto coi cinesi, l’aspetto
positivo è che attorno a questi poli attrattivi, che danno lavoro, si creano
altre attività ad essi collegati. Stanno altresì sorgendo delle Silicon Valley
africane, all’avanguardia nel campo informatico. Il governo cinese sarebbe
intenzionato a far trasferire in Africa circa 400 milioni di suoi cittadini per
sfruttare le molte terre ancora incolte e ciò sta mettendo in allarme il
continente nero. Per contrastare l’avanzare del deserto del Sahara si stanno
ripiantando molti alberi, al fine di restituire vita a delle terre aride e
renderle anche coltivabili. La Russia e la Francia non sono da meno: entrambe
non hanno mai abbandonato l’Africa e contrastano, con l’invio di forze
militari, perfino il terrorismo di matrice islamico. L’Italia, a differenza
degli altri paesi citati, si sta impegnando poco in terra africana, a parte
qualche sporadico caso: dopo la caduta di Gheddafi ha perduto l’esclusiva degli
accordi commerciali con la Libia; l’Eni è impegnato a costruire una grande diga
in Namibia, dove si alternano periodi di siccità e di piogge abbondanti e non
si riusciva a sfruttare qualche fiume, lago, per produrre energia, soppiantando
definitivamente il carbone come combustibile energetico. Attorno a questa
grande opera stanno sorgendo aziende legate alla ristorazione e sempre più
africani apprendono i mestieri di tecnici manutentori.
Per ora tutti questi progressi sono solo delle piccole gocce che non formano un fiume, ma continuando così non è escluso che in futuro diverranno un mare. Sarà importante che l’Africa, per crescere, ampliando le basi che si stanno impiantando, non perda il proprio capitale umano. Molti governi, coadiuvati da illustri personalità africane, stanno lanciando delle campagne per fermare gli esodi di massa, invitando i propri abitanti a rimanere perché si stanno gettando le fondamenta per un futuro sviluppo e il da fare non manca. La faccia della medaglia negativa resta, ma è bene conoscere anche l’altra, quella positiva.