LA RUSSIA, A TRENT’ANNI DALLA FINE DELL’URSS E DOPO UN PERIODO
SUCCUBE DEGLI STATI UNITI, OGGI AMBISCE DI NUOVO AL RUOLO DI SUPERPOTENZA, ASSOGGETTANDO
O CONTROLLANDO GLI STATI EX SOVIETICI E PROVOCANDO TENSIONI CON GLI AMERICANI.
Sta per tornare una guerra fredda (speriamo non oltre) tra Stati
Uniti e Russia? Giusto 30 anni fa, il 25 dicembre 1991, con la fine dell’Unione
delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, l’incubo di una guerra
nucleare tra occidente liberale americano ed oriente comunista sovietico
sembrava definitivamente scongiurato. Il fallimento del metodo del socialismo
reale avviò nell’est comunista delle crisi economiche e politiche che
culminarono col crollo di quei regimi attraverso delle sollevazioni popolari,
violente e pacifiche. L’ultimo capo sovietico Gorbaciov percepì che era
necessario rinnovare quel sistema, che stava lentamente scricchiolando, al fine
di evitare l’implosione tra le molte etnie dell’Urss; la vecchia nomenklatura cercò
invano di fermarlo con un tentativo di colpo di stato, che accelerò soltanto la
temuta dissoluzione e la fine del comunismo di stato, ma anche l’uscita di
scena dello stesso Gorbaciov e la consacrazione del suo rivale: il Presidente
della Repubblica Russa Boris Eltsin.
La vecchia Madre Russia, dalla sua religione Ortodossa
sopravvissuta all’ateismo di stato, lo stato più grande e il più importante tra
le repubbliche ex sovietiche, tornava in auge e rimaneva una potenza con armi
nucleari. La debolezza politica ed economica della nuova Russia fece sì che essa
venisse sottomessa agli Stati Uniti, i quali fornivano aiuti economici. Ci fu
quel famoso convegno internazionale di Pratica di Mare nel 2002, nel quale la
Russia si impegnava a fornire collaborazione all’alleanza militare occidentale
della Nato, con l’allora Presidente del Consiglio dei ministri Italiano
Berlusconi che svolse il ruolo di mediatore.
Oggi sembrano lontano anni luce quei tempi, vedendo come si sta muovendo ora la Russia, la quale, sotto – sotto, cerca di riaccaparrarsi i territori delle ex Repubbliche sovietiche, oggi stati sovrani, con la scusa degli abitanti di etnia russa che le popolano in minoranza. Dopo l’avvento del Presidente Russo Putin, successore di Eltsin, la Russia pian piano iniziò a riprendersi dal grande crollo sovietico e crebbe sempre più, fino a tornare decisiva come grande potenza nello scacchiere internazionale. Nel 2014 la Russia strappò all’Ucraina, con un referendum, la Crimea popolata dai Russi (tale annessione ancora oggi non è riconosciuta dalla comunità internazionale), da allora altre province a maggioranza russa dell’Ucraina iniziarono una lotta per la loro autodeterminazione, sotto la protezione della grande potenza madre. Altre minoranze russe hanno provocato e provocano tensioni e lotte un po’ ovunque nello sterminato territorio ex sovietico, naturalmente sotto la regia di Mosca. Ci sono varie forme di associazioni, economiche e militari, tra le repubbliche ex sovietiche, che porta la Russia ad interferire legittimamente su richiesta degli interessati: Csi (Comunità degli stati indipendenti), Unione Euroasiatica (sul modello dell’Unione Europea). L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono infastiditi dal ritorno in auge della potenza russa: probabilmente miravano ad allargarsi o ad estendere la loro influenza in quelle aree strategiche; invece hanno dovuto accontentarsi solamente dei tre stati baltici. Se altri territori vorranno unirsi alla Russia saranno liberi di farlo, a livello pacifico però. Gli Stati Uniti per mantenere la pace mondiale non dovranno fare troppo la voce grossa, sottovalutando i potenziali rivali.
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