IL GOVERNO DRAGHI INIZIA A SCRICCHIOLARE, TRA CINQUE STELLE, GUERRA E CAROVITA.
Si intravedono le
prime avvisaglie della crisi, nel Governo guidato da Mario Draghi. Questo
esecutivo, in cui dentro ci sono praticamente tutti i partiti, è guidato da una
figura istituzionale indipendente, fu creato al fine di mettere tutti d’accordo
ed evitare le elezioni politiche anticipate. Alla lunga però i contrasti e le
divisioni ideologiche tra i vari componenti di questo esecutivo sono iniziati a
venire a galla.
C’è il caso del Movimento
Cinque Stelle, il quale ha subìto una scissione ad opera del vecchio capo Luigi
Di Maio, il quale, notando il dissenso del suo vecchio movimento nei confronti
del governo, temendo così di perdere la poltrona da Ministro degli Esteri,
ha creato un suo piccolo partito, strappando al M5s molti parlamentari. Proprio
lui che non poteva vedere le banderuole lo è divenuto per necessità e per
aspirare ad un terzo mandato da parlamentare, non previsto dal partito creato
da Beppe Grillo. Oramai non sorprendono più le mille giravolte dei
pentastellati ed ex, a cui abbiamo assistito in questi anni (spesso nate dall’interesse):
ci abbiamo fatto l’abitudine. C’è tuttavia da apprezzare il fatto che il Cinque
Stelle sta ritrovando la propria coerenza, a costo di rinunciare alle
ambite cariche, nel contrastare il proprio governo contro le politiche di
sostegno agli armamenti dell’Ucraina in guerra contro la Russia.
In un momento in cui
tutti i prezzi dei vari beni di consumo volano alle stelle, lo Stato italiano
impiega molte risorse finanziarie del proprio bilancio negli armamenti pro
Ucraina e concede delle briciole per gli aiuti alle famiglie. Si sentono,
eccome, gli effetti di un conflitto inaspettato, dall’esito incerto, che col
tempo potrebbe allargarsi, coinvolgendo più nazioni, fino a divenire mondiale. In
questo caos c’è chi gode di piccoli privilegi, come coloro che beneficiano del
reddito di cittadinanza, il quale aiuta sì le famiglie in difficoltà, generando
non poco mancanza di personale per i lavori stagionali, soprattutto estivi. Ci
sono molti che ne approfittano, gongolandosi, rinunciando a quello che un tempo
era l’agognato lavoro, per cui arriverà la giusta stretta a questo sussidio; è
un controsenso effettuare mega-sanatorie per le regolarizzazioni dei lavoratori
stranieri, quando ci sono tanti nostri connazionali disoccupati e col sussidio.
Anche alla Lega
converrà lasciare questo esecutivo se non vorrà farsi portare via tutti i voti
da Fratelli d’Italia, all’opposizione e in forte crescita (si parla di
una possibile lista unica FI – Lega per ostacolare Giorgia Meloni
e non farla arrivare prima nei consensi nel centrodestra). Essendo dentro
l’esecutivo, molti notano da parte leghista poche lotte (abbaia ma non morde) in
quelle che erano le sue battaglie storiche, come il contrasto agli sbarchi
illegali di immigrati che, nonostante non se ne parli più, non si sono mai
fermati.
Il Pd e FI
sono stabili nei consensi: essendo i due partiti più moderati dei due
tradizionali schieramenti (centrosinistra e centrodestra) per essi Mario Draghi
è la figura ideale. Non si sa se nelle prossime politiche questi due partiti torneranno
ai loro originali schieramenti o faranno una grande ammucchiata centrista con i
piccoli gruppi che si sono staccati da essi (capeggiati dai vari Renzi, Calenda,
Toti, aggiungendo Di Maio), auspicando la continuazione dell’incarico di Presidente
del consiglio a Mario Draghi.
Nelle ultime
amministrative nelle città capoluogo e nei comuni superiori ai 15.000 abitanti si
sono contrapposti come sempre centrodestra e centrosinistra (spesso alleata con
i cinque stelle), finendo complessivamente in un pareggio; spesso accadeva che
quando centrodestra e centrosinistra si presentavano divise nelle singole
città, venivano penalizzate, perdendo.
Se cadrà questo
governo non credo che si andrà ad elezioni anticipate in autunno: come al solito
troveranno dei compromessi trasversali tra partiti e i soliti voltagabbana che
non vorranno perdere i loro seggi.
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