DOPO SETTANT’ANNI DI REGNO LA REGINA ELISABETTA II DEL
REGNO UNITO È PASSATA A MIGLIOR VITA. ONORE E RISPETTO PER LA SUA FIGURA, PERÒ
NON POSSIAMO STARE GIORNO E NOTTE A SENTIRE LE CHIACCHIERE SULLA FAMIGLIA REALE
BRITANNICA, COME SE FOSSERO QUESTIONI DI STATO ITALIANE.
Con la morte della sovrana del Regno Unito di Gran
Bretagna ed Irlanda del nord Elisabetta II, avvenuta a settant’anni esatti
dalla sua ascesa al trono, si chiude un’era che sembrava non dovesse terminare
mai, non solo per i suoi reami, per il mondo intero. Prima o poi doveva
succedere: ci arrivassero tutti a quella veneranda età. Le prime avvisaglie
della fine si erano manifestate con la morte di suo marito, il Principe consorte
Filippo, avvenuta un anno e mezzo fa. Il Principe ereditario (denominato del
Galles) Carlo, primogenito di Elisabetta II, è divenuto il nuovo re, col nome
di Carlo III e dopo una vita in attesa si metterà al lavora all’età della
pensione. I suoi nuovi sudditi sembra che l’abbiano accettato subito con
entusiasmo, nonostante sia stato molto chiacchierato per le sue vicende private
e per aver fatto cambiare le norme costituzionali che regolano la salita al
trono britannico, in modo da potervi egli giungere; con le vecchie normative
suo zio, il Re Edoardo VIII, dovette abdicare dopo pochi mesi dalla salita al trono per sposare una
divorziata. Tutto (o quasi) perdona un popolo che stravede per la sua famiglia
reale e che per questo motivo sta manifestando scene di profonda commozione per
la sua defunta e longeva sovrana.
Secoli addietro la
monarchia, specie quella assoluta, era la forma di governo più gettonata, dopo
varie rivoluzioni, avvenute ovunque nel mondo, la citata forma di governo è
rimasta esistente solamente in pochi stati e molto spesso deve sottostare ai
parlamenti nazionali e ai governi democraticamente eletti. Oggi è prassi che le
donne regnino nelle monarchie europee (dipende dalla primogenitura); in passato
accadeva solamente quando la famiglia regnante non aveva eredi maschi. Tra i
pochi regni esistenti nel globo, quello britannico forse sarà il più importante
e prestigioso: vuoi perché esso è ultramillenario, vuoi perché il suo sovrano non
regna solo nelle isole britanniche, ma in molti paesi ex colonie del suo
vecchio e sterminato impero (tra cui Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova
Guinea, Canada, Giamaica), che oggi pur essendo stati indipendenti, mantengono
questo legame con l’ex madrepatria (Reame del Commonwealth) e vuoi perché essa detiene una religione cristiana (Chiesa Anglicana). La Regina
Elisabetta per 70 anni è stata una figura importante mondiale, capo di stato di
un’ampia fetta di mondo, attraversando due secoli di storia: quindi sono giusti
e doverosi i tributi e le altre forme di cordoglio in forma solenne a lei rivolti.
Queste grandi attenzioni mediatiche sono legittime, quando poi le varie forme di chiacchiere e di pettegolezzi sui reali britannici ci sommergono notte giorno non va più bene. Se essi commettono atti ritenuti scandalosi e provati, s’indignasse la popolazione britannica a noi cosa importa? Non si possono fare delle questioni di stato italiane sui principi e sui duchi dei reali inglesi che litigano tra loro o che tradiscono i loro famigliari, a discapito dei nostri veri e gravi problemi.
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