DOPO UN ANNO DI GOVERNO
GUIDATO DA GIORGIA MELONI È ANCORA PRESTO PER TIRARE LE SOMME DEFINITIVE: DEI
PRIMI PASSI SONO STATI FATTI IN FUNZIONE DEL PROGRAMMA QUINQUENNALE (PENSIONI, GRANDI
OPERE, SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE E ALLA NATALITÀ,
CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ, AGLI SCAFISTI), IN UN CONTESTO INTERNAZIONALE NON
ROSEO.
È già passato un anno dall’insediamento del governo in cui per la prima volta nella storia dell’Italia unita c’è a capo una donna, rispondente al nome di Giorgia Meloni. Penso che sia ancora molto presto per tirare i bilanci definitivi, poiché è passato solo un quinto del tempo a disposizione per realizzare quanto era stato promesso. Anch’io fino a questo momento avrei qualcosa da ridire, ma rimango cauto ed attendo che è ancora presto; poi se al termine del mandato ci sarà qualche promessa non mantenuta sarò uno dei primi a farlo notare. Oggi tutti hanno da ridire sui prezzi dei carburanti dei veicoli che volano alle stelle, mentre un anno fa il problema erano le astronomiche bollette dell’energia per i consumi domestici e commerciali. Sull’ultimo punto nessuno esulta per la drastica riduzione dei costi. La chiave di svolta per questo governo è la famiglia e la natalità: infatti quasi tutto ruota intorno ad una popolazione giovane, che non fugge altrove, per far sì che i settori economici chiave vengano occupati, espandendo il lavoro e la ricchezza e mantenendo gli anziani che hanno fatto il loro tempo, godendo del meritato riposo. I sussidi che creano inoccupazione non sono più d’ostacolo, sono stati sostituiti da altre forme di aiuti per coloro che per problemi psico – fisici non sono in grado di lavorare e da piccoli sostegni per chi frequenta i corsi di formazione. Dopo questo provvedimento c’è stata una discesa della disoccupazione (7%) ed era da circa un quindicennio che non raggiungeva simili livelli.
Per le pensioni minime l’obbiettivo sarà
raggiungere i 1.000 € entro la fine della legislatura, come aveva promesso il
compianto Silvio Berlusconi, sostenitore col suo partito di questo governo. Per
andare in pensione questo esecutivo punta decisamente verso quota 103 (62 anni
di età + 41 di contributi); quota 100 (età 62, contributi 38) è inammissibile
con un basso tasso di natalità come il nostro. Si proseguirà sulla riduzione della
pressione fiscale per imprese e lavoratori. Le grandi opere sono vitali per
rimanere al passo delle altre grandi potenze economiche ed industriali e sembra
che si sia partiti spediti e decisi verso la loro realizzazione, tutelando e
salvaguardando gli ambienti naturali. La piaga dell’immigrazione illegale e dei
trafficanti di uomini sembra non avere mai fine, divenendo terreno di attacchi
spietati verso il governo, nonostante ciò si sta facendo molto: accordi con i
paesi di partenza, aiuti economici per piani di sviluppo con il coinvolgimento
del resto d’Europa, canali per l’immigrazione legale, al fine di proteggere le
frontiere per garantire la sicurezza e di evitare le tragedie in mare. I venti
di guerra soffiano ovunque e sono un ostacolo in più per il lavoro del governo
che gode di poca simpatia da parte della grande stampa. Di quanto seminato
ancora non si vedono i frutti all’orizzonte, il tempo a disposizione ancora ce
n’è, anche per correggere qualche piccola pecca, come quella di cancellare gli
sprechi e i privilegi della politica.