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sabato 24 dicembre 2011

115) BUONE FESTE, SENZA MANGIAR TROPPO



CANTO M.S.I.

Buon Natale Camerata 




Le statistiche dicono che ogni anno nel mondo le vittime dell’abbondanza sono di più di quelle della miseria: vale a dire che muoiono più persone per il troppo mangiare, rispetto ai malfamati. Certo è massacrante e allo stesso tempo angosciante, stare nelle occasioni particolari di festa a mangiare per ore. Noi italiani all’estero abbiamo la fama di gran magioni ma di gran beoni no. Una volta ho domandato ad un mio cugino, che dalla parte della madre ha molti cugini inglesi, che cosa pensano dell’Italia (e degli italiani) gli inglesi, mi ha risposto: a parte il solito discorso dei miliardari con le Ferrari che non pagano le tasse, che ci irridono perché mangiamo abbondantemente soltanto e non beviamo (lo credono loro!), mi ha inoltre portato l’esempio di alcuni suoi cugini, che io conosco, i quali durante le occasioni speciali vanno sul pesante con i superalcolici.


Non hanno tutti i torti: che senso ha, per chi non è astemio, abbuffarsi col mangiare e non bere neanche una goccia di vino o di altri alcolici? Bevendo di più, senza esagerare e divenire ubriaconi o alcolizzati, all’estero avranno una nostra immagine di gente un po’ più tostarella e non ci sfotteranno più. Ogni tanto, in occasioni delle ricorrenze religiose, dei pranzi dei matrimoni, delle comunioni e delle cresime, questi piaceri sono concessi, alla lunga se esagerassimo col mangiare e col bere ci rovineremmo. Come dice il proverbio: “un bicchiere di vino fa buon sangue” ed è vero, ma non troppi. Mi torna alla mente un divertente siparietto tra Terence Hill e Bud Spencer, in uno dei molti film in cui hanno recitato assieme. I due si domandano tra loro se reggono l'alcol, Terenze dichiara di averlo nel sangue, anzi nel sengue, mentre Bud risponde: "mah, i primi due galloni (un gallone equivale a circa quattro litri) li reggo bene, è al terzo che divento nostalgico e potrebbe scapparci la rissa!"




C’è chi si lamenta che il sabato sera le forze dell’ordine, anziché appostarsi vicino alle discoteche e fermare i veri ubriachi e drogati, si mettono vicino ai ristoranti, bloccando persone di una certa età, colpevoli soltanto di aver bevuto un paio di bicchieri di vino in più durante i pasti, ma ancora lucidissime, non costituendo nessun pericolo al volante. In ogni modo, normalmente durante l’anno, cerchiamo di non mangiare troppo e pratichiamo le attività fisiche.

È importante combattere le cattive abitudini alimentari sin dall’infanzia, per cui l’attività fisica andrebbe rafforzata nelle scuole e potrebbe allo stesso tempo essere introdotta l’educazione paramilitare. L’età che avanza è un altro problema per il sovrappeso, o può avvenire tutto l’opposto, si diviene scheletrici: dipende dai problemi di salute o dagli acciacchi dell’età. In un periodo di magra economica è importante limitare i consumi allo stretto necessario, tornando ad una sana autarchia, così da non consegnarci agli speculatori finanziari internazionali che mi hanno reso orfano, ci hanno reso orfani, del nostro governo nazionale legittimo.

sabato 17 dicembre 2011

114) LOTTE PROLETARIE ADDIO


Napolitano e Pisapia lotte comuniste addio, meglio il palco reale


Il capo dello Stato e il sindaco di Milano sembrano lontani anni luce dal loro passato di battaglie per il proletariato


di Alessandro Gnocchi -
Che cattivo Robert Carsen, regista del Don Giovanni all’esordio l’altroieri alla Scala di Milano. Nel finale, il fantasma del Commendatore, ucciso dal protagonista all’inizio dell’opera, è riapparso a sorpresa nel palco reale, alle spalle di Giorgio Napolitano, Mario Monti e Giuliano Pisapia.
Una vera mazzata nei confronti del potere politico, sfuggita a molti ma non ad Armando Torno sul Corriere della sera. L’editorialista cita le note di regia del libretto originale (Praga, 1787). Secondo le indicazioni, la scena si deve svolgere in un «loco chiuso in forma di sepolcreto». Tradotto: in un cimitero.
Qualcuno ha visto in tutto ciò una metafora del futuro corso politico. Quello in cui i comunisti risorgono e, dopo una vita passata a lottare contro il capitalismo, stringono all’occorrenza una alleanza con i tecnocrati dell’alta finanza internazionale. Forse è una esagerazione. In fondo le batoste elettorali, per Bersani e soci, potrebbero non essere finite. Che impressione, però, quelle foto in cui la sinistra istituzionale (il presidente della Repubblica Napolitano) sta accanto a quella extraparlamentare (il sindaco di Milano Pisapia). E tutte e due stringono la mano al professore ex consulente della banca d’affari Goldman Sachs (il presidente del Consiglio Monti). Lontanissimi, per fortuna, i tempi in cui Napolitano, a lungo responsabile della commissione culturale del Pci, spiegava sulle colonne dell’Unità e di Rinascita il motivo per cui la cacciata del dissidente Aleksandr Solgenitsyn dall’Unione Sovietica fosse la «soluzione migliore». In realtà il Premio Nobel per la letteratura aveva le sue colpe: diamine, non poteva starsene quieto, invece di scrivere Arcipelago Gulag? È innegabile, argomentava Napolitano, «la natura di grave misura restrittiva dei diritti individuali; ma solo commentatori faziosi e sciocchi possono prescindere dal punto di rottura cui Solgenitsyn aveva portato la situazione». Gli stessi «commentatori faziosi e sciocchi» che dimenticavano come «il capitalismo e l’imperialismo tendano a ridurre l’uomo a semplice congegno di una macchina disumana e a manipolarne la coscienza». Era il 1974, un’altra epoca. Ancora più lontano, quasi preistorico, il 1956, anno in cui Napolitano giustificava i carri armati dell’Armata Rossa per le strade di Budapest. Secondo lui, gli insorti ungheresi erano controrivoluzionari asserviti all’imperialismo, mentre i soldati di Mosca diffondevano «la pace nel mondo». (Il presidente però su quella repressione cambierà idea, facendo autocritica, nella sua autobiografia, a circa mezzo secolo di distanza dagli eventi). E Pisapia, il sindaco arcobaleno? In passato i militanti di Democrazia proletaria, movimento a cui lo stimato avvocato era vicino, alla Prima della Scala ci andavano soltanto a tirare i pomodori alle borghesi impellicciate. Ieri, al termine di un percorso che lo ha portato a governare Milano con l’aiuto dei vendoliani, al Piermarini è entrato in smoking. Dal Soccorso al Tappeto rosso (di velluto).
Oggi l’Italia sembra aggrapparsi agli ex comunisti, al presidente della Repubblica soprattutto, a lungo applaudito dal pubblico milanese, perché mostrano attaccamento alle istituzioni italiane, dopo averle a lungo messe un gradino sotto a quelle sovietiche. Comunque sia, questi uomini hanno definitivamente detto addio al proletariato, anche se qualcuno di loro si balocca col socialismo. Solo a parole, per carità. La rivoluzione, alla fine, era proprio un pranzo di gala, anzi: una raffinata cena alla Scala.




CONSIDERAZIONI PERSONALI ISPIRATE ALL'ARTICOLO

Non è una novità che parli degli stravolgimenti politici. I comunisti di una volta si imborghesiscono salendo sul palco reale del teatro della Scala di Milano per la prima della stagione e il giornale di famiglia dell’odiato miliardario prende le difese del popolino. Il palco reale dei teatri erano riservati agli aristocratici di una volta, non andrebbero bene neanche per borghesi costruitisi da soli sul modello americano, anche se sono tra gli uomini più ricchi del mondo. Il capo morale del Partito Democratico, partito discendente diretto di quello Comunista, è tale De Benedetti, un altro miliardario: è un partito che attira molti ricchi rivali di Berlusconi. Il Popolo delle Libertà sembra fare gli interessi del popolo: non ha avuto coraggio di attuare misure impopolari, andando contro la propria natura, ed ha lasciato la patata bollente ad altri, per non essere usato come capro espiatorio per le vicende finanziarie internazionali, così da colare a picco alle elezioni. I dati sui risparmi degli italiani dimostrano che la frase sui ristoranti pieni non era così allucinante; la domenica nel nostro paese si notano. Però ci sono pure casi di povertà diffusa. Il Pd e i centristi sono stati ben lieti, felici di approvare l’aumento delle tasse operate da un governo tecnico, per dei provvedimenti più morbidi del precedente governo avrebbero elevato le barricate.

Il conservatorismo, il liberismo e l’interesse del popolo sono gli elementi che accomunano le diverse anime del Pdl: ricordiamo una netta parte viene dall’esperienza missina, quindi patriottica, nazionalista, un’altra parte dall’esperienza dei partititi che hanno dominato i primi decenni della Repubblica (Dc, Psi e anche Pci); qualche settimana fa c’è stato uno scontro Frattini/La Russa: il primo non vuole i fascisti nel partito, il secondo ha minacciato la scissione degli ex An per l’eccessiva subordinazione al Governo Monti. Sono fieri di appartenere al Partito Popolare Europeo (Ppe), io no di certo, come Magdi Cristiano Allam, che lo ha abbandonato per assumere posizioni più estreme, come dimostrano i suoi scritti ospitati da un giornale.
Tra gli elementi positivi del fascismo ci sono quelli del lancio delle basi per il futuro benessere degli italiani: tutte le più grandi aziende italiane sono nate a quei tempi. E' proprio durante il Fascismo che la classe media iniziava a conoscere il benessere: dalle vacanze, alle gite fuori porta, ai fine settimana alle terme o a sciare: il regime favoriva ciò con delle agevolazioni sui viaggi o sugli alberghi in modo da rendere a tutti accessibile qualcosa fino a lì nemmeno sognato. Venivano cancellate le divisioni sociali! Arrivarono sempre a quei tempi le 8 ore di lavoro, le ferie pagate, la liquidazione (poi TFR), le pensioni di vecchiaia. La sanità con gli ospedali che sorgevano ovunque, diventava gratuita per tutti. Il lavoratore italiano veniva guardato con estrema invidia dall'estero. E le innovazioni? I primi al mondo in tantissimi campi. La prima autostrada al mondo: la Torino-Milano. Nonostante ciò il deficit non esisteva: si aprivano scuole, ospedali, si costruivano incredibili opere di ingegneria tutto senza debito e in tempi record.
Ricordiamo anche le bonifiche delle paludi della Maremma e Pontine. La bonifica non ha dato un sacco di opportunità a tutti noi dei Monti Lepini? Senza avremmo dovuto accalcarci tutti a Roma e provincia, che è una zona già popolosissima per sé, per campare. Immagino le urla di Grillo, degli ambientalisti, dei soliti moralisti, se oggi si proponesse la bonifica delle paludi: “non è vero che arriverà lo sviluppo e l’occupazione, è solo la scusa per favorire i grandi costruttori, amici del potere, con le inutili cementificazioni!” Così non si riusciranno mai a realizzare altre grandi opere, che creerebbero ulteriore crescita: vedi l’alta velocità e il ponte sullo stretto di Messina. Vorrebbero tenerci in un cupo medioevo, a tal proposito il giornale “L’Unità” negli anni ’50 scriveva che le televisioni a colori non sarebbero servite a nulla e solo i ricchi se le sarebbero potute permettere.  

Guardiamo inoltre le differenze nel nostro paese di Cori tra questa amministrazione e la precedente: questa amministrazione non ha realizzato quasi nulla per rendere il paese più bello, più vivibile, più attrattivo per i forestieri che portano denaro, all’opposto della precedente. Voi direte che ognuno tira l’acqua al suo mulino, a fare i propri interessi, potrete avere anche ragione, ma l’area mercato, il centro storico e le altre opere non sono a disposizione di tutti i cittadini che vi abitano, sia di destra, che di sinistra? Per lunga parte di questa consiliatura non si è approfittato del fatto che il comune e la regione avevano lo stesso colore politico: avrebbero potuto richiedere dei finanziamenti. Hanno ottenuto solamente finanziamenti per dei lavori urgenti per gli smottamenti dovuti al maltempo. In questi anni per le opportunità di lavoro che si sono create avrebbero dovuto favorire le persone bisognose, indipendentemente dal pensiero politico: così dovrebbe essere la loro natura di partito proletario, come lo era un tempo. Il lavoro, il lavoro: è il punto debole di quasi tutte le famiglie il giovane che cerca lavoro, per accalappiare voti nelle elezioni comunali. Favorire i grandi supermercati, punendo i piccoli commercianti , non è tradire lo spirito proletario? Il mio vuol essere un punto di vista puramente ideologico, poi se il supermercato, piace, non piace, è frequentato o no, le questioni tecniche sono altri discorsi. Possono vincere come possono perdere, Cori non è più una loro esclusiva proprietà: stanno acquisendo nuovamente le vecchie mentalità, basta vedere ad ogni elezione, anche il più insignificante referendum, che belle ramificazioni mettono su: dalle solite pattuglie a tutto il resto. La gente non ha più timore di schierarsi con fierezza dall'altra parte e di andare contro di essi.

sabato 3 dicembre 2011

113) CHIUSURA DI SPLINDER


ATTENZIONE!
A partire dal 31 Gennaio 2012 il servizio Splinder verrà dismesso.
A breve verrà inviata una comunicazione con le indicazioni da seguire per recuperare tutti i contenuti dei blog ospitati. Sarà inoltre possibile attivare un redirect su un nuovo indirizzo web.




  • INTERVISTE DALLA RETE

 Banzai si offre di salvare Splinder
Andrea Santagata, che partecipò alla nascita della piattaforma, ne racconta la storia e propone una via d'uscita per gli utenti

Dopo che voci sulla sua imminente dismissione giravano in rete da qualche settimana, martedì la società Dada che gestisce la popolare piattaforma per blog Splinder ha annunciato che Splinder sarà chiuso il 31 gennaio prossimo, e i suoi servizi interrotti. Significa che decine di migliaia di blog – al 2008 risultavano 400 mila blogger su Splinder, anche se probabilmente diminuiti da allora – non esisteranno più tra due mesi, e moltissimi utenti stanno cercando di attrezzarsi per faticosi e complessi traslochi su altre piattaforme. Splinder fu creato nel 2001 da un gruppo italiano a cui partecipò Andrea Santagata, oggi responsabile di Banzai Media (il gruppo Banzai partecipa anche alla società che edita il Post, ndr), a cui abbiamo chiesto di raccontarcene la storia e spiegare cosa sia successo dopo.
Come nacque Splinder?
Eravamo un gruppo di amici al bar. Marco (Palombi) Francesco (Delfino) e Paolo (Werbrouck) di Tipic, avevano sviluppato un embrione di piattaforma di creazione blog su base Drupal. Fabio (Cabula) ed io seguivamo la sera per passione Bloggando, un sito che recensiva i blog italiani, allora ben 900 (fra cui quello di Luca Sofri, il peraltro direttore del Post). Una sera ci siamo incontrati insieme per un aperitivo ed è nata l’idea di Splinder: un sistema facile, in italiano, per creare e gestire il proprio blog. Marco si è inventato il nome e faceva girare il gruppetto, Fabio e io abbiamo progettato usability e funzionalità, Paolino ha scritto tutto il codice.
Come mai ebbe questo grande successo?
Perché fu la prima piattaforma disponibile in lingua italiana. Perché era estremamente facile da usare. Perché offriva funzionalità molto interessanti per allora come ad esempio i commenti … e soprattutto perché era iniziata in tutto il mondo l’era dei blog.
E in questi dieci anni cosa è successo?
Il successo di Splinder è stato immediato, decine di nuovi blog aperti ogni giorno di tutti i generi (c’era pure il blog di Platinette, per dire). Poi negli anni sono arrivate nuove piattaforme sempre più evolute, come WordPress, e Splinder ha perso un po’ di terreno, ma è comunque rimasta una delle più importanti piattaforme di blogging in Italia.
C’è mai stato un modello di business?
Forse questo è il problema delle piattaforme di creazione di blog. Tanti utenti attivi che fanno molto traffico ma è traffico “loro” che porta scarsi ricavi pubblicitari a chi offre il servizio e fare pagare il servizio non è realistico visto quante piattaforme gratis ci sono nel mondo.
Tu hai mai avuto un blog su Splinder?
Non ufficialmente (ok, per un paio di anni sì, ma non lo avevo detto a nessuno).
Come mai c’è stato un declino, negli ultimi anni?
Credo che sia molto difficile per una piattaforma italiana competere a lungo con piattaforme internazionali che godono di economie di scala molto diverse, ma soprattutto di comunità di utenti che contribuiscono alla loro evoluzione. Se pensiamo che già si fa fatica, come abbiamo detto, a far quadrare i conti, il gioco è fatto: a favore degli altri, purtroppo.
Come ti spieghi la decisione di Dada di chiudere Splinder?
Immagino abbia a che fare con questo: non riuscire non dico a farci soldi ma neanche a coprire tutti i costi, e forse a essersi resi conto che ormai la piattaforma era rimasta indietro. Però dispiace molto anche perché ci sono ancora moltissimi utenti attivi su Splinder: e poi rappresenta un brand importante nella storia del web italiano. Come Banzai, anche visto il legame affettivo, potremmo proporre a Dada di prendere noi in gestione il servizio per continuare ad erogarlo.
La chiusura di Splinder sta dentro un declino complessivo dei blog rispetto ai social network, secondo te?
No. Credo che il fenomeno dei social network stia anzi riqualificando l’uso dei blog. Prima di Facebook e Twitter, se volevo segnalare una notizia , o postare un video, potevo solo usare un blog. Adesso tutte questa informazione legata a segnalazioni, conversazioni o contenuti personali, si sta spostando sui social, lasciando ai blog il ruolo di approfondimento che era poi secondo me lo spirito originario con cui i blog erano nati.

 
Grazie Banzai, ma Splinder chiude

Claudio Corbetta, l'amministratore delegato di Dada, spiega che cosa succederà ai blog e perché ha rinunciato all'offerta di far gestire il servizio da altri


Martedì scorso Dada ha annunciato di voler chiudere la piattaforma per blog Splinder, confermando le voci circolate nelle ultime settimane sulla probabile interruzione del servizio. Il sistema andrà offline il 31 gennaio prossimo e molti blogger si dovranno attrezzare nelle prossime settimane per trasferire i loro blog e tutte le cose pubblicate in questi anni da qualche altra parte. Abbiamo chiesto all’amministratore delegato di Dada, Claudio Corbetta, di raccontarci le motivazioni che hanno spinto la società a decidere la chiusura e a rinunciare all’offerta di Banzai, che si era proposta di prendere in gestione Splinder per evitare che finisse offline.
Perché Dada ha deciso di chiudere Splinder?
Dada nell’ultimo anno ha rifocalizzato la propria attività per concentrarsi esclusivamente su due business: Domini&Hosting e Performance Advertising. Si inquadrano in questa strategia la vendita di Blogo a Populis a inizio anno e la cessione di Dada.net a Buongiorno a fine maggio.

Che fine faranno le migliaia di blog ospitati sulla piattaforma?
Al momento gli iscritti realmente attivi su Splinder sono qualche migliaio. Le centinaia di migliaia di utenti di cui si è sentito parlare sono purtroppo inattivi da tempo. Dal 31 gennaio 2012 permetteremo a chi lo vuole di re-indirizzare il sottodominio del proprio blog ad un nuovo dominio scelto dall’utente.
I loro contenuti dopo il 31 gennaio saranno cancellati?
I contenuti saranno messi a disposizione dell’utente stesso in un file XML in modo che possa essere importato su una delle molteplici piattaforme gratuite o a pagamento presenti in Rete.
Dopo dieci anni di esistenza non era praticabile mantenere gli attuali blog, chiudendo le nuove iscrizioni?
Mantenere attiva la piattaforma richiede risorse e tempo e in questo momento in Dada dobbiamo concentrarci sulle nostre attività chiave. Inoltre gestire Splinder comporta anche essere responsabili nei confronti dell’esterno; negli ultimi tempi nonostante la diminuzione del numero di utenti abbiamo riscontrato un aumento delle denunce e interventi delle Forze dell’Ordine per segnalarci contenuti non appropriati od offensivi.
Alcuni iscritti lamentano di non aver ricevuto informazioni puntuali, avete solo messo un avviso sul sito di Splinder?
Purtroppo le voci si sono diffuse prima di una nostra comunicazione puntuale che sta per partire in questi giorni. In sostanza spiegherà nei dettagli quanto dicevo prima e darà tutte le indicazioni utili a chi vorrà trasferire il proprio blog.
Qual era il modello di business che pensavate potesse tenere in piedi Splinder?
Splinder avrebbe dovuto fungere da motore dell’iniziativa di Social Networking di Dada, ma purtroppo il progetto non si è mai concretizzato secondo le attese.
Splinder continuerà a esistere facendo altro o sparirà anche il marchio?
Al momento non abbiamo altri progetti in cantiere, ma non escludo che in futuro ci possa essere un diverso utilizzo del dominio legato ad altre iniziative.
Banzai si è offerta di prendere in gestione Splinder pur di evitarne la chiusura, che ve ne pare?
Ringraziamo gli amici di Banzai per l’offerta pubblica! Abbiamo in effetti sondato in passato la possibilità di cedere la piattaforma ma non abbiamo riscontrato l’interesse sperato né ottenuto offerte concrete. Visto lo stato attuale della piattaforma e i numeri di Splinder a oggi, dopo un’attenta riflessione, abbiamo valutato che le complicazioni tecniche e legali di una migrazione siano superiori a una chiusura controllata e gestita. Per questo motivo, pur con dispiacere, crediamo che gli utenti potranno continuare ad esprimersi in Rete su altre piattaforme, conservando quanto scritto fino a ora.


 
  • COMMENTI PERSONALI

Da qualche tempo circolava la voce della chiusura della piattaforma Splinder: infatti da alcuni mesi non era più possibile iscriversi al servizio per creare nuovi blog. È un annuncio che ha destato scalpore, incredulità, rabbia per i molti utenti, alcuni pagavano, avendo sottoscritto un abbonamento per migliorare la veste grafica e per avere più spazio a disposizione per le fotografie e per i filmati. Delle persone con i blog ci lavorano, ora si ritrovano migliaia di post e un numero ancor più consistente di commenti da esportare in altre piattaforme: le operazioni sono già iniziate e ciò ha comportato un rallentamento di Splinder. Questo canale per creare i blog versava in stato di abbandono da circa un paio d’anni: la redazione non era più attiva come un tempo, ultimamente la sede fiorentina era stata chiusa; così gli utenti, nei blog della redazione per segnalare anomalie e disservizi, hanno potuto sfogare la propria rabbia e frustrazione per questo annuncio, insultandosi pesantemente tra loro e bestemmiando, senza che i moderatori censurassero il tutto. Oltre a ciò c’è chi fornisce in modo dettagliato soluzioni per migrare su altri siti, salvando il lavoro di anni. Il metodo che fornisce Splinder per esportare non funziona, non so se funzionerà successivamente, io non sono molto esperto di programmazione, come lo sono altri che riescono con facilità a trasportare il tutto. Iobloggo è una piattaforma creata da ex splinderiani, dove c’è un apposito metodo per importare i blog da Splinder: già l’ho sperimentato, ma i risultati non sono stati soddisfacenti: il Tutto... è quasi perfetto, tranne marzo 2010, l’altro blog dei mondiali di calcio è un disastro (avevo pensato di lasciarlo perdere, ma sarebbe un peccato: avrei buttato l'anno nel quale lo realizzai). Vorrei affidarmi a siti più efficienti e sicuri, come ad esempio Blogger o Wordpress: sarà più complicato il metodo per trasferire tutto, non è escluso che debba farlo manualmente, però non è facile come Splinder e Iobloggo gestire ed elaborare. Un neo saranno certamente le visite che ripartiranno da zero, a meno che non si voglia iscriversi ad uno dei siti dove si personalizzano il numero dei visitatori per il proprio spazio internet.
Sulla scia del Blog di Cori, che è stato l’apripista, nel nostro paese molti si sono iscritti a Splinder e sono nati blog politici e personali. Sono grato a questo canale telematico di avermi consentito di avere un mio spazio dove guardare il mondo che mi circonda secondo il mio punto di vista, non avendo la possibilità di poterlo fare sui giornali: mi ha consentito di difendermi, maturare, crescere di post in post (guardate le insicurezze, le paure, il rifugio nel passato dell’inizio e la sicurezza, la combattività, la determinazione di oggi), ho ottenuto il rispetto, seppur attraverso antipatia e ostilità verso la mia persona, ma è sempre meglio delle irrisioni di coloro che apparentemente giudicano senza conoscere. A uno viene il vago sospetto, essendo troppo malizioso, che è letto da chi non dovrebbe, ma se così fosse le persone che leggono si canterebbero e si suonerebbero da sole perché io qui non ho mai invitato nessuno di loro. Non bisogna essere invidiosi degli altri e non certo di me che non ho raggiunto nessun traguardo importante nella mia vita, che allo stesso tempo me ne frego di coloro che stanno meglio: possono tenersi tutto, non voglio niente, l’importante è stare bene, condurre una vita dignitosa, concedersi degli sfizi ogni tanto e avere delle idee per cui combattere. Ho parlato di argomenti di pubblico dominio, non mi sono mai impicciato delle vite personali delle persone: primo perché non sono affari miei, secondo "come fai a giudicare le vite degli altri, se non sai un cazzo delle vite degli altri e dai retta a dei pettegolezzi?" “Nessuno può giudicare. Ciascuno conosce la grandezza della propria sofferenza o la dimensione della totale mancanza di significato della propria vita. Paulo CoelhoÈ una bellissima frase, di commenti me ne lasciavano altrettanto belli i pochi utenti Splinder incontrati in questa avventura, che successivamente non sono venuti più perché venuti a mancare e perché il blog non piaceva loro più. È meglio avere pochi commenti ma belli, piuttosto che molti stupidi. Credo che questa mia avventura continuerà ancora per qualche tempo da un’altra parte, con un po’ di rammarico perché stava andando a gonfie vele: spero che chi mi segue continuerà a farlo. Entro fine gennaio comunicherò il nuovo e definitivo indirizzo del mio blog, per ora resto ancora qui. Sono troppo preciso e metodico, vorrei raggiungere tre anni esatti sullo stesso posto: il blog nacque il 3 febbraio 2009 e il 31 gennaio 2012 mancherà pochissimo al 3° compleanno, peccato non poterlo raggiungere su Splinder.

domenica 27 novembre 2011

112 ) RIALZIAMOCI, MAI MOLLARE!

CON IL CAMBIO AL VERTICE TUTTO TENDEREBBE A PERDERE SAPORE, MA FACCIAMO IN MODO CHE NON SIA COSI’: RIALZIAMOCI, LOTTIAMO, COMBATTIAMO, RISORGIAMO!



È un novembre 2011 nero, segnato dalla caduta del Governo Berlusconi e dall’annunciata  chiusura della piattaforma Splinder a partire dal 31 gennaio prossimo. Lo sconforto e l’abbattimento sono totali, novembre per sé è un mese già triste per via dei defunti: in più, ora, ogni piccolo ed insignificante ricordo del recentissimo passato perde sapore, sapendo che non c’è più l’esecutivo precedente, così come il mio entusiasmo per preparare gli articoli degli ultimi mesi sul blog, soprattutto quelli riguardanti il 150° dell’Unità d’Italia. Dal grigiore di novembre, si ripensa al calore dell’estate, al mese di luglio, al quale anch’io voglio molto bene, perché è nel suo cuore e ci si prepara con serenità al riposo del mese succesivo; giugno sa troppo di primavera, agosto è troppo caotico, superaffollato per le vacanze e malinconico perché ne segna la fine, con la conseguente ripresa di tutte le attività. Il luglio di quest’anno per dei tratti è stato afoso, per degli altri la temperatura è stata un po’ più mite, troppo. Nelle giornate di calura era bello nel tardo pomeriggio recarsi sulla spiaggia, ascoltare il giornale radio con le ultime novità politiche e non (tra le notizie ho appreso  della strage in Norvegia, che mi ha portato a pubblicare l’articolo di Allam), mentre sul parcheggio, all’interno dell'autovettura, si indossava l’abbigliamento marino, per poi immergersi nelle acque, sentendosi così rifocillato e ritemprato, dalle afose e dure ore della giornata. In quel periodo già si tramava per far saltare i vertici governativi italiani e per arrivare alla situazione attuale, come si dimostra dalla prima pagina de “Il Giornale” di lunedì 25 luglio, che io non ho letto: nel dopocena non è detto che si trovino ancora, o in buono stato, i quotidiani nei caffè e l’edizione internet non è come la classica.
De Benedetti, Bazoli, Prodi e Passera sponsorizzano un governo Monti. Martino: "questa sinistra ama i colpi di stato".


Fino ad allora l’Italia era rimasta lontana dalla crisi economica iniziata nel 2008, nel mese di luglio di quest’anno se ne sono avvertite le prime avvisaglie, ci sono state le prime bozze di manovre economiche e i contrasti tra Berlusconi e Tremonti, ministro economico. Nel mese d’agosto potevo godermi le vacanze o al mare o in qualche piscina o altrove nell’arco dell’intere giornate a disposizione, era altresì bello stare sul letto e gustarsi dei film o in dvd o sulla rete informatica. Mentre ad agosto tutti si riposano, i politici quest’anno non si sono riposati per via della manovra finanziaria che era da approvare in tempi rapidi ed è stata approvata in settembre. Il governo, pur avendo una maggioranza molto sottile alla Camera, sembrava dover superare tutti gli scogli senza problemi: le sfiducie ai singoli e all’intero esecutivo sono state scongiurate più volte. La crisi finanziaria ancora ci perseguitava, le forti pressioni nazionali ed internazionali, hanno portato alle dimissioni di Berlusconi per senso di responsabilità: ormai era troppo debole, si rischiava di non veder approvate più le leggi economiche, perché dei deputati, presi dalla paura, convinti da altri e sotto la pressione delle alte sfere, si sono defilati. “È un miracolo! E i miracoli esistono!”  Come ha scritto l’esponente Pd Enrico Letta (nipote di Gianni) su un foglietto (non si può dire altrettanto per i problemi precedenti, che ancora ci perseguitano, smentendo così "l'effetto Monti"). Ecco perché l’estate, quando c’era la destra al potere ed ero felice, ora è da buttare, nonostante i bei momenti, e luglio si veste di novembre, il mese odierno che ha segnato questo ribaltone.

Il gabinetto tecnico Monti si insedia e qual è il suo primo provvedimento? Il decreto su Roma capitale. E tutta quell’urgenza per la crisi allora? Vorrebbero mettere un solco più profondo possibile tra il Pdl e la Lega Nord. Ma non si rendono conto che l’Italia non è solo Roma? Il cinema italiano parla solo romano, le olimpiadi se verranno assegnate all’Italia dovranno disputarsi a Roma un’altra volta e addirittura avrebbero voluto far disputare la Formula Uno per le strade del quartiere Eur, alla faccia dei due autodromi mondiali di Monza e di Imola. Nessuno mette in discussione Roma capitale e il ruolo che quella città ha avuto nella storia, ma oltre a Roma c’è anche un ricchissimo nord che mantiene le aree più arretrate e meno sviluppate d’Italia, Roma compresa. Mario Monti ufficialmente sarebbe un tecnico indipendente, ma indubbiamente sappiamo tutti in quale direzione andrà: verso il cattocomunismo, sulla scia di Ciampi. Aumenterà le tasse, ma egli la carica di senatore a vita mica l’ha rifiutata (un ulteriore spreco), con tutti gli oneri che gli porterà, e già riceve molte pensioni e stipendi milionari. Gli esponenti del Terzo Polo lo lascerebbero a vita a capo della nazione: quelli giusto così possono dire di poter governare. Recentemente è scoppiato il caso delle tangenti Enav, che vede coinvolto l’Udc, a questo proposito non mi pronuncio, non condannando nessuno, perché le indagini sono ancora in corso, al contrario di essi non hanno fatto altrettanto con gli altri. Il Presidente della Repubblica, che è stato il principale fautore della svolta politica con la scusa della recessione detta l’agenda di governo, ormai siamo una repubblica presidenziale, ovvero quando il capo dello stato è anche il capo del governo. Egli suggerisce all’esecutivo politiche pro – immigrazione; anche in questo caso, non c’era urgente necessità di fronteggiare la crisi? Le leggi in quella materia ci sono già, sono anche abbastanza agevoli, si vorrebbe renderle ancora più permissive; in quel campo i comunisti, i democristiani e ora si sono accodati anche i finiani, si sono messi in testa strambe idee in cui si deve per forza dire si e chi si oppone è etichettato come pazzo. Quelle proposte potranno proporle nella prossima campagna elettorale, se il popolo sarà d’accordo li voteranno, altrimenti no: è così che funziona, non possono quando non hanno ricevuto il mandato popolare. Anche all’euro si doveva dire per forza si: oggi non iniziano ad avere ragione i pochi pazzi che dicevano di no?


Il colpo di stato del centrosinistra con l’apporto dei banchieri e dei finanzieri internazionali è riuscito benissimo, la voglia di politica va così scemando: trasmissioni tipo il Tg1 serale, con gli editoriali del direttore Minzolini, e il Radio Londra che vien dopo di Giuliano Ferrara non si trova più gusto nel seguirli. Cerchiamo di non deprimerci troppo: ripartiamo, lottiamo, combattiamo, “boia chi molla” come direbbe l’esponente missino e sindacalista Ciccio Franco, autore di quella famosa rivolta, che porta quel nome, a Reggio Calabria nel 1970, quando il capoluogo regionale calabrese fu spostato a Catanzaro e che ricordo perchè in questi giorni è ricorso il 20° anniversario della sua dipartita. E NON MOLLARE MAI, l’inno calcistico che adatto in campo politico. 

domenica 13 novembre 2011

111) CANCELLATA LA SOVRANITA’ POPOLARE ITALIANA


INCREDIBILE: GLI SPECULATORI FINANZIARI EUROPEI FRANCO – TEDESCHI PARTONO ALL’ASSALTO DEL NOSTRO PAESE, CACCIANO, CON LA COMPLICITA’ DEL CAPO DELLO STATO, UN GOVERNO ELETTO DAL POPOLO ITALIANO E LO COMMISARIANO CON DEI LORO UOMINI.













Oggi come ieri, governi per le esigenze dei tempi imposti dagli stranieri: governo militare in tempo di guerra, presieduto dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio; governo delle banche nei tempi della globalizzazione economica mondiale e delle crisi da essa generate, presieduto dall’economista Mario Monti


I governi devono essere scelti dai cittadini italiani, non dalla finanza e dalle banche estere! Ribelliamoci: dobbiamo decidere noi italiani le sorti della nostra patria e non gli stranieri. Silvio Berlusconi potrà piacere o non piacere, ma era perfettamente legittimato a governare, perché aveva vinto le elezioni. Sarkozy, Merkel e Obama tempestano di telefonate il Presidente della Repubblica Napolitano per dare consigli sul da farsi, il quale di buon grado ringrazia: è stano che un comunista come lui si sia ridotto ad essere schiavo degli Usa, delle potenze capitalistiche europee e della politica atlantica. Addirittura in un discorso ha elogiato il Governo Pella (Dc) del 1953, quale esempio di concordia nazionale, che sicuramente in quei tempi aveva osteggiato.


Purtroppo solo da noi succedono queste cose: qualche parlamentare voltagabbana, della scuola del “Manuale Cencelli” che si ricicla nei partiti odierni e che cade nelle perfide trame, si trova sempre, solo ed unicamente in casa nostra si trova. È il paese del bengodi, dove tutto è possibile. Col cavolo che le altre nazioni si facciano fregare così. Anziché serrare le fila attorno all'esecutivo per affrontare tutti insieme la crisi ed uscirne, se ne vanno per il timore che si vada a votare, non si ritorni più nel Parlamento e addio privilegi. La loro fortuna è che da un ventennio, per la votazione al Parlamento Italiano, i candidati li decidono i partiti e non li scelgono i cittadini, i quali avrebbero schedato ed identificato subito i gira bandiera per interesse.



Avrebbero potuto collaborare anche le opposizioni con il governo, come ad esempio fece l’allora “Polo delle Libertà”, all’opposizione nel 1999 e che garantì i voti a D’Alema per la missione in Kosovo. Invece votano la legge finanziaria e non fanno ostruzionismo solo perché il Governo sta per andarsene, dicendo che votando fanno il bene dell’Italia; se  fosse rimasto si sarebbero opposte con tutte le loro forze, andando contro l’Italia. Sono anti italiani, traditori della patria: si sono venduti al nemico, agli speculatori internazionali, l’importante è che se ne vada colui che non sono mai riusciti a piegare, da avversari e da alleati, tutto il resto poi non conta. Coloro che festeggiavano in piazza, cosa avevano da festeggiare? Mica avevano vinto le elezioni! Ricordo loro che il Cavaliere se n’è andato di sua spontanea volontà, ha vinto tre volte le elezioni, è colui che ha governato di più nella storia della Repubblica Italiana ed è il terzo assoluto dal 1861 dopo Mussolini e Giolitti. Il loro Prodi ha raggiunto simili traguardi? Ed è anche stato sfiduciato per due volte. Fu anche colui che volle introdurre per forza l'euro, che ci ha provocato non pochi grattacapi, ora è troppo tardi per uscirne, siamo entrati nel vortice dei pilastri economici dell'Ue. Come se la godono oggi nazioni come la Gran Bretagna, la Svezia e la Danimarca che ne sono rimaste fuori volontariamente.


Di Pietro fa quei gesti volgari con la folla, finché li fanno persone comuni che non sono nessuno non c’è nulla di male, ma uno come lui se ne dovrebbe guardare bene. Sono loro la rovina d’Italia, non Berlusconi: si erigono a rappresentanti del popolo, hanno occupato posti chiave, hanno titoli di studio elevati e non sono capaci a parlare, a mettere due parole assieme. Bisogna che anche quelli della nostra corrente assedino pacificamente la sede del quotidiano “La Repubblica”, dopo tutte le sue campagne d’odio, che hanno screditato e delegittimato Berlusconi e il suo governo all’estero; senza ombra di dubbio molti giornalisti senza di lui resteranno disoccupati. A proposito, le notizie che non fanno loro comodo non suscitano clamore nelle loro pagine, sono inesistenti: le assoluzioni di Berlusconi in qualche processo o il deputato Pdl Papa agli arresti, che dichiara che lo avrebbero liberato se avesse parlato contro il primo ministro in carica.


Se il prossimo governo tecnico aumenterà le tasse, chi si assumerà la responsabilità di approvare e poi rispondere agli elettori? Un governo politico cercherebbe dei sotterfugi, visto che è eletto dal popolo, come ha fatto recentemente l’ultimo nella manovra estiva. Non tutto il male verrebbe per nuocere visto che il Pdl, in caso di imminenti elezioni sarebbe indietro nei sondaggi: però c’è un’altissima percentuale di indecisi che potrebbero capovolgere le sorti delle elezioni politiche, per quello la sinistra non le ha volute ad ogni costo. Si può sperare in un miracolo: il Pdl ricostituisce la sua maggioranza e Berlusconi torna in questa legislatura prima del 2013 con un nuovo esecutivo, una volta superata la crisi. Il coltello dalla parte del manico lo ha sempre il Popolo delle Libertà: potrà staccare la spina quando vorrà a Monti. La Lega Nord è contenta di andare all’opposizione perché tra i suoi militanti c’è malcontento: un partito da strada e da battaglia non è più tale quando assapora il potere.



Ripensando allo spirito del 2008, c’è una grande amarezza e una grande delusione per ciò che è avvenuto. Partecipai a quelle elezioni come rappresentante di lista (“le sentinelle della libertà” eravamo definiti da politici provinciali in visita a Cori): ricordo i gazebo in piazza, gli entusiasmanti post di TitoSperi sul blog “I Coresi”, la coesione con i militanti di An, ora confluiti nel Fli, il loro stesso entusiasmo e volontà di vittoria. Le delusioni e le amarezze sono le stesse provate con la fine anticipata dell’esperienza di destra a Cori, dopo la splendida campagna elettorale del 2004. A uno non cambia nulla, chi comanda, comanda: resta il dispiacere di aver creduto in dei progetti che potessero dare una svolta decisiva, cambiare il tuo paese e la tua nazione. Neanche stavolta è arrivato il tanto atteso e benedetto governo di legislatura di cinque anni, quando sembravano esserci ottime speranze: inutile illudersi, tanto siamo in Italia. Le responsabilità maggiori nella fine del governo eletto dal popolo nel 2008 le ha Fini: se non avesse remato contro, rimanendo fedele al patto con gli elettori, non sarebbe stato dichiarato incompatibile con il Pdl (non fu espulso nessuno) e la sua corrente non avrebbe fondato un nuovo partito. Dall’altra parte c’è stata contro una campagna stampa di Feltri, tramite “Il Giornale”, per farlo rientrare nei ranghi, che ha finito per ritorcersi contro. Il governo era finito già l’anno scorso, con l’uscita di Fini, provarono a fare il ribaltone, non vi riuscirono e si cercò di tirare a campare il più possibile: alla fine un anno in più è durato. 

domenica 6 novembre 2011

110) IL PDL E’ PIU’ VIVO CHE MAI!


NONOSTANTE SI FACCIA CREDERE CHE IL PARTITO DEL “POPOLO DELLE LIBERTA’” SIA ORAMAI ALLO SFASCIO, GRANDE STAMPA ITALIANA ED ESTERA POLITICAMENTE AVVERSA CHE REMA CONTRO, COSI’ COME IL CAPO DELLO STATO SERVENDOSI DEI PROFESSIONISTI DEI RIBALTONI E DEI TRADIMENTI, NON SI DA’ MOLTA IMPORTANZA A QUATTRO FATTI RILEVANTI:

  1. LA CAMPAGNA TESSERAMENTO HA RAGGIUNTO 1.000.000 DI ISCRITTI (DI CUI CIRCA 50.000 IN PROVINCIA DI LATINA);
  2. VITTORIA ELETTORALE NELLE ELEZIONI REGIONALI IN MOLISE;
  3. RIPRESA DEL PARTITO NEI SONDAGGI;
  4. IL DEBITO PUBBLICO E’ DIMINUITO E LA DISOCCUPAZIONE E’ ALL’INCIRCA ALL’8%, BEN LONTANA DAL 20% DELLA SPAGNA, DALL'11% DEGLI USA E DI ALTRI PAESI.


In queste settimane la maggioranza di governo dovrà attraversare le forche caudine della Camera, dove il numero dei suoi parlamentari è molto risicato, per far approvare le leggi finanziarie di stabilità promesse all’Europa. L’Europa chiede, le opposizioni gufano, l’Europa e gli Usa approvano, si replica che i provvedimenti non sono adeguati solo perché li propone Berlusconi? I provvedimenti di un governo tecnico che proporrebbe le stesse cose si voterebbero, eccome! È iniziata una campagna acquisti da parte dell’Udc, promettendo ai nuovi acquisiti in caso di governo tecnico delle poltrone ministeriali. Nessuno si indigna di questa campagna acquisti e non partono inchieste della magistratura. Quel partito ha addirittura riesumato (politicamente) nientemeno che Paolo Cirino Pomocino! Ohi noi! Fa parte di quelIa classe politica dei vecchi maneggioni, responsabili del debito pubblico: ce li hanno fatti godere gli anni ’60, gli anni’80, le minipensioni, e tutto il sistema che avevano creato? Mentre loro erano presi dai loro giochi di potere che vorrebbero riapplicare (ad esempio Andreotti che silura Craxi, Spadolini che pensiona Andreotti e via dicendo); così oggi si pagano le conseguenze. 

Già lo scorso anno quando volevano far fuori Berlusconi, lo stesso dichiarò che mai e poi mai avrebbe lasciato ai vecchi volponi della politica, quando per l’età si sarebbe dovuto ritirare, ma la sua eredità sarebbe ricaduta nelle mani delle nuove generazioni politiche; è stato di parola: la risposta è Angelino Alfano. Un ipotetico governo tecnico, al senato non avrebbe i numeri, ma poniamo il caso che qualche senatore dell’odierna maggioranza lo appoggiasse, non sarebbe ugualmente un governo con maggioranza molto esile in entrambi i rami del parlamento? Non lo sanno neanche loro quello che vogliono, a parte cacciare il Capo del Governo attuale: alle elezioni non vogliono andare, i numeri per un altro governo non li hanno e allora? E la legge elettorale? Se cade il governo, si voterà con quella vigente e addio referendum. La soluzione migliore sarebbe quella di approvare i provvedimenti richiesti dall’Europa (la cosa più importante di tutte), sotto il monitoraggio del FMI, vedere come va e valutare nei primi mesi del 2012 se è il caso di sciogliere le camere o proseguire un altro anno. Se si farà così Berlusconi se ne andrà, in caso contrario sarà costretto a ricandidarsi per non darla vinta agli sfascisti. Dalle elezioni regionali molisane è emersa una novità a favore del Pdl: il nuovo partito di Pionati (staccatosi da Casini per stare a destra), il quale ha ottenuto un buon risultato, sperando che sottrai anche in ambito nazionale i voti all’Udc. I parlamentari non possono tradire il patto con gli elettori per interesse, per aspirare ad incarichi. Non si ritengono già dei  privilegiati rispetto alla gente comune (megastipendi e vitalizzi)? Cosa vogliono di più rispetto alla popolo che si spacca la schiena per due lire, ma che allo stesso tempo ha delle idee, li vota perché crede in loro. Bisogna lavorare per il popolo prima di tutto, non per le lobbie di potere (Montezemolo, Marcegaglia) e sindacali. Negli altri paesi europei non c’è un accanimento contro i capi di stato e di governo per la crisi economica: per caso perseguitano in modo spietato Obama, Merkel e Zapatero? Quest’ultimo lo meriterebbe, visto come è ridotta la Spagna. Non si dimette il Primo Ministro Greco e il suo paese è sull’orlo della bancarotta, perché dovrebbe farlo il nostro Primo Ministro? Ce ne vuole per paragonare la Grecia all’Italia: il primo storicamente è sempre stato un paese povero, il secondo da sempre rientra tra gli otto paesi più industrializzati del mondo. I giornali italiani ed esteri possono dire ciò che vogliono: l’avversione dei tedeschi verso gli italiani è un fatto storico (lotte tra Ghibellini e Guelfi, per l’Unità d’Italia, voltafaccia italiani nelle due guerre mondiali), sono anti-italiani, Berlusconi è la scusa, il motto “Spaghetti, Pizza, Mandolino e Mafia”  è vecchio, gli stessi giornali negli anni di piombo mettevano le stesse copertine che mettono oggi sull’Italia. I giornali inglesi si inventano menzogne: ad esempio che Tremonti avrebbe chiesto a Berlusconi di andarsene, Tremonti ha seccamente smentito; negano l'evidenza: il governo italiano è stato promosso dal G20.


I COMMENTI SUL MIO BLOG E IL FLI




Sono circa due anni e mezzo, quasi tre, che ho questo blog, per molto tempo non è mai importato granché di tutto quello che annotavo, anche se qualcuno mi leggeva, da qualche settimana invece sento un’atmosfera pesantissima nei miei confronti: eppure la linea politica del mio sito è tale e quale dal febbraio 2009 ad oggi, si può benissimo controllare sulla destra, in “archivio”. Mi chiedono, scrivendolo qui sopra e in forma provocatoria, chi siano gli esponenti del Pdl locale o mi accusano di non essere solo nel rispondere a dei commenti, così da essere manipolato, chissà perché: forse per ottenere qualche favore grazie alla politica. Internet ho la possibilità di usarlo solo in casa mia, tranne nelle rarissime occasioni che per dei problemi alla connessione devo cercare un punto pubblico a pagamento: chi dovrebbe esserci in casa mia oltre a me e ai miei familiari? I miei pensieri sono liberi e disinteressati. Quando mi è stato offerto qualcosa, non ho avuto difficoltà a rilevarlo, come ad esempio quando mi proposero delle candidature a corrispondente per qualche quotidiano della provincia. Non c’è niente di male: io non ho chiesto nulla, coloro che me lo hanno proposto sono venuti di loro iniziativa da me; se lo avevano chiesto loro gli editori di cercare qualcuno, a qualcuno lo dovevano pur dire, no? Poi fare il semplice corrispondente è un lavoro scomodo e scarsamente retribuito. Lo scrutatore elettorale non so di preciso con quali criteri venga selezionato, l’essere chiamato quest’anno è stata una sorpresa anche per me. Nelle occasioni in cui avevo fatto il rappresentante di lista mi si accennò alla possibilità di fare lo scrutatore, passate alcune elezioni non ci speravo e non ci pensavo più. Nei seggi elettorali ci sono sempre gli stessi volti, è anche giusto che vada chi non è mai andato.

Ora veniamo all’anonimo o agli anonimi di corrente Fli che ultimamente si è attaccato o si sono attaccati a questo blog. Studiando il vostro blog ho notato che usate degli schemi, per attaccare il Pdl e il suo capo, usati dalla sinistra per anni; gli stessi compagni si sono resi conti che quei metodi non vanno, visto che così facendo hanno perso molte volte le elezioni, e cambiano strategia. Giornali tipo Repubblica, trasmissioni tipo Ballarò ed Anno Zero non li avete potuti vedere per anni, ma ora è tale il rancore verso Berlusconi da farveli tornare utili. La metamorfosi di una parte dei nipotini di Almirante, che da estrema destra ora sono arrivati a sinistra: l’Fli neanche per il centro e per la componente cattolica va bene. I cambiamenti tipici del Fli sono quelli che ha attraversato Gianfranco Fini: da Mussolini il più grande statista del secolo al male assoluto, dalle legge Bossi - Fini alla proposta del voto agli stranieri, dal presidenzialismo al proporzionale alla tedesca, dalla pena di morte per i reati gravi all'indulto e via discorrendo. La gente lascia i propri beni ad Alleanza Nazionale, perché credeva in qualcosa (una buona causa, un ideale), tra cui il famoso appartamento a Montecarlo, ed egli lo fa svendere per farlo acquistare a suo cognato. Vuoi farlo acquistare ad un tuo familiare? Benissimo, ma lo paga al valore di mercato (tanto che gli mancano i soldi) ed il ricavato va al partito. Un partito da 2 – 3 % (la media del risultato raggiunto nelle ultime amministrative), neanche nell’insieme il cosiddetto “Terzo Polo” va molto bene: almeno il Pdl le partite se le è giocate a Napoli e Milano. 

martedì 1 novembre 2011

109) LIBIA: IL CORAGGIO NELLE STORIE DI OGGI E DI IERI

  • La fine del regime di Gheddafi


In Libia dopo sette mesi di guerra l’ultraquarantennale regime del Colonnello Gheddafi è stato abbattuto, lo stesso Colonnello, con alcuni membri della sua famiglia, sono stati linciati e giustiziati dai ribelli. Nel recente passato avevo espresso molte perplessità su quest’operazione militare della Nato, che ha consentito ai rivoltosi di vincere (e quando si sarebbero affermati senza gli aiuti esterni!), e continuo ad averne perché c’è un grosso rischio che le lotte tra le opposte fazioni ed etnie continuino ed i fanatici religiosi alla fine riusciranno a spuntarla, sempre se le nazioni occidentali lo consentiranno. Le suddette nazioni (Francia in testa) già iniziano a presentare il conto al nuovo Consiglio Nazionale provvisorio libico: ciò equivale ad un neocolonialismo, cioè allo sfruttamento di tutte le risorse naturale presenti in Libia, così col tempo l’Italia perderà il ruolo di nazione privilegiata nei rapporti commerciali. La Nato di tutto quello che sta succedendo in Siria però non si cura: evidentemente non ci sono risorse da sfruttare a proprio vantaggio. Il governo italiano aveva sottoscritto un accordo di amicizia col governo libico di Gheddafi: era un accordo vantaggioso per entrambe le parti, la partecipazione dell’Italia agli attacchi in Libia perciò è stata quasi un’infamia. Al Capo del Governo Italiano gli ha pianto il cuore quando ha dovuto cedere alle insistenze degli alleati internazionali e del Capo dello Stato. Non solo l’Italia con i suoi governi di destra aveva delle relazioni con Gheddafi, in passato le avevano avute anche i governi di sinistra e democristiani, fallendo nel trovare degli accordi commerciali e per chiudere le controversie coloniali; ma tutto il mondo, prima che lo scaricasse, invitava ovunque il Colonnello di Tripoli, ben sapendo che era stato la mente di alcuni atti di terrorismo internazionale e di sanguinose repressioni nel suo paese. All’inizio della rivolta se egli non avesse ordinato di sparare sui manifestanti, sarebbe stato costretto alla fuga, a cedere la mano e gli occidentali non gli avrebbero mosso guerra, un po' come è avvenuto in Tunisia e in Egitto. Un merito bisogna riconoscerlo: ha combattuto sino alla fine, evitando la fuga, ed è caduto sul campo; è stato sì nel corso della sua vita un assassino, ma allo stesso tempo un vero combattente. Le macabri immagini della sua esecuzione (una sorta di "Piazzale Loreto" Libico), teletrasmesse in tutto il mondo, hanno persino suscitato pietà e misericordia (per uno come lui). Bisogna elogiare anche i rivoltosi che, per il loro ideale e senza temere la morte, hanno combattuto contro un nemico molto superiore, lo avrebbero fatto anche senza la Nato, al loro grido di guerra: “Allah akbar!” (Dio è grande). Lo stesso Dio di Gheddafi, che il Colonnello ha pregato all’alba del suo ultimo giorno di vita. Il coraggio, quello dei libici, che non tutti i giovani occidentali avrebbero avuto, qualcuno però c’è che lo ha, tra i molti giovani d’oggi con orecchini, scritte e scarabocchi sulle braccia: i militari volontari dei reparti operativi. Alcuni di loro perdono la vita per le loro idee nelle missioni di pace all’estero. Oltre al soldato operativo, il carabiniere, il poliziotto e il finanziere sono dei mestieri che richiedono coraggio, perché non sempre tutto fila liscio.



  • Eroi e martiri d’Italia dimenticati
Rimanendo in tema di Libia e di coraggio, c’è una storia che non viene narrata nelle scuole di oggi; certamente sarebbe stata raccontata nelle scuole degli anni successivi all’Unità d’Italia. Di Cefalonia se ne parla tanto (giustamente), di Giarabub non se ne parla affatto (ingiustamente). Giarabub è una località libica al confine con l’Egitto, nel corso della Seconda guerra Mondiale, qualche tempo prima di El Alamein, si scontrarono italiani e britannici. In questi giorni che si ricordano tutti i defunti e per la ricorrenza delle forze armate del 4 novembre, ricordiamoci anche di loro, che sono stati dimenticati per tanto tempo.






N.B.: per chi volesse leggere l'articolo completo (da dove provengono le notizie che seguono e che ho tagliato per motivi di spazio):


La battaglia di Giarabub è un episodio della seconda guerra mondiale che le nuove generazioni, probabilmente, non hanno mai sentito nominare; ma che, in un Paese normale, dovrebbe essere conosciuto da tutti e insegnato nelle scuole; non per una becera forma di nazionalismo o di militarismo, ma semplicemente per rispetto della verità storica e per rispetto di quei soldati che caddero eroicamente nel compimento del proprio dovere, strappando parole di ammirazione allo stesso nemico. Situata nel deserto della Cirenaica, presso il confine con l'Egitto, a circa 200 km. dalla costa del Mare Mediterraneo, l'oasi di Giarabub costituiva un punto strategico di notevole importanza, difeso da poco più di 2.000 soldati fra Italiani e ascari libici, al comando del colonnello Salvatore Castagna. Dopo che, partendo da Sidi el Barrani, gli Inglesi ebbero lanciato l'offensiva che travolse le nostre difese e respinse il generale Graziani fino alla Tripolitania, la guarnigione di Giarabub, che disponeva solo di pochi pezzi d'artiglieria di piccolo calibro, si trovò isolata, a partire dal settembre del 1940. All'inizio di gennaio gli Inglesi gettarono centinaia di volantini dagli aerei, invitando il presidio alla resa; ma, non avendo ottenuto quanto sperato, iniziarono una serie di durissimi attacchi, che vennero tutti respinti, e che si protrassero fino al 21 marzo 1941, allorché, sopraffatti dal numero e a corto di armi e munizioni, gli ultimi difensori vennero neutralizzati, respingendo fino all'ultimo le offerte di resa. Il colonnello Castagna, ferito, venne fatto prigioniero; le perdite erano state alte da entrambe le parti, a testimonianza dell'accanimento con cui era stata condotta la battaglia, spesso con le bombe a mano e all'arma bianca.

A questo eroico episodio, riportato nel nostro bollettino di guerra numero 288 del 22 marzo 1941, il regista Goffredo Alessandrini decise di ispirarsi per girare un film destinato a ricordare il sacrificio di quei valorosi. Nacque così «Giarabub», che fu realizzato nel 1942, ma che gli Italiani ebbero l'occasione di vedere per poco; sopraggiunta la sconfitta, ragioni politiche consigliarono - a torto, crediamo - di non far circolare troppo questa imbarazzante pellicola, che esaltava la guerra voluta dal fascismo e presentava gli Alleati come i nemici e non come i liberatori, secondo la Vulgata resistenziale e democratica.
Eppure era un bel film, e Goffredo Alessandrini era stato un regista di tutto rispetto; e, quand'anche si vogliano prendere per buone le ragioni che suggerirono una larvata censura della pellicola dopo il 1945 (ma adesso, a sessantaquattro anni dalla fine del conflitto, ci domandiamo perché sia ancora tanto difficile vederla, almeno su qualche rete televisiva), resta il fatto che ragioni puramente artistiche consiglierebbero di non tenere nascosta un'opera che fa onore alla miglior tradizione del nostro cinema.
Alessandrini aveva chiamato a recitare un gruppo di attori di notevole bravura ed esperienza: Carlo Ninchi (nel ruolo del comandante Castagna), Mario Ferrari, Doris Duranti (nella parte di una prostituta che non si sa se sia un personaggio storico o di fantasia),  Carlo Romano, Annibale Bertone, Vittorio Duse, Carlo Duse, Emilio Cigoli, Erminio Spalla. C'è perfino un giovane Alberto Sordi che interpreta…il tenente Sordi. Un secondo personaggio femminile, una prostituta interpretata da Diana Torrieri, è stata poi soppresso in fase di montaggio, per ragioni che non risultano ben chiare (se queste ragioni erano di tipo morale, perché lasciare la Duranti, in un ruolo del tutto  analogo?).
Sono pagine eloquenti, ove non c'è posto per la retorica, perché questo è stato uno di quei casi in cui la realtà, la realtà della storia, supera la fantasia di scrittori, pittori o registi.
Se un episodio storico del genere avesse visto come protagonisti dei soldati americani, o inglesi, possiamo star certi che nessuno studente di quelle nazioni lo avrebbe ignorato, perché la cultura ufficiale ne avrebbe fatto uno di quegli episodi che scandiscono le pagine di gloria della propria storia nazionale. Il pubblico americano, ad esempio, continua a essere bersagliato da sempre nuove rielaborazioni - letterarie, cinematografiche e televisive - della battaglia di Alamo: forse perché fu uno dei pochissimi casi in cui gli Americani dovettero battersi in condizioni di chiara inferiorità, sia in fatto di uomini che di mezzi.
Ma in Italia, quanti ragazzi sanno che cos'è stata la battaglia di Giarabub?
E quanti appassionati della decima musa hanno potuto vedere e apprezzare, nel nostro ingrato Paese dalla memoria corta, il bel film di Goffredo Alessandrini?
È mai possibile che, al contrario, le nostre sale cinematografiche continuino incessantemente a essere inondate da film americani - quelli sì, scopertamente propagandistici, e raramente riusciti sul piano artistico - dedicati alla battaglia aeronavale di Midway, o al «proditorio» attacco di Pearl Harbour (che in realtà gli aggrediti conoscevano in anticipo, ma avevano bisogno del «casus belli») o allo sbarco in Normandia, o alla battaglia delle Ardenne, con i soliti soldati tedeschi e  giapponesi cattivissimi? E tuttavia, non vogliamo fare un discorso ideologico, ma artistico.
«Giarabub» è un bel film, e per questo merita di essere visto e conosciuto. E quanti non lo vorrebbero ricordare, quelli sì, sono mossi da un pregiudizio ideologico; un pregiudizio meschino, come se, a quasi settant'anni da quelle vicende storiche, non fosse ancora possibile confrontarvisi con animo rasserenato ed equanime.

domenica 23 ottobre 2011

108) NO ALL’ABORTO



PENSIERI NEGATIVI SULL'ABORTO





Perché si sopprimono le vite nel ventre materno? Perché non si dà la possibilità di vivere e conoscere la vita umana? Ora non voglio giudicare i singoli episodi, potrete giustamente dire: “tu che ne sai tutto quello che abbiamo passato, prova a metterti nei nostri panni e vedremo come ti saresti comportato!” Certamente non so tutto quello che c’è dietro quando si decide di abortire, le cause che portano a quella drastica e dolorosa scelta e come mi comporterei se per un valido motivo mi trovassi ad optare per quella possibilità, ma la mia tendenza e la mia idea principale sono: “no all’aborto, si alla vita, anche se il nascituro dovesse presentare degli handicap e delle malformazioni”.  La causa principale degli aborti forse sarà proprio quella, oppure il concepimento in una violenza sessuale. Neanche hanno una degna sepoltura i feti soppressi, si inceneriscono. Un’alternativa all’aborto è la possibilità di mettere alla luce il bambino e non riconoscerlo, delle strutture pubbliche specializzate si occuperanno di lui, un’altra è la possibilità di darlo in adozione a delle coppie che vorrebbero disperatamente avere dei figli e non vi riescono.






Effettivamente non so però se convenga davvero sopprimere la legge sull’aborto (la legge italiana 194/78 consente questa pratica alle donne entro i primi tre mesi dall’ultima mestruazione): non tutti cesseranno di praticarlo ed alcuni si daranno alla clandestinità; ma la maggioranza tra coloro che lo cercherebbero non andrà contro la legge. Sugli aborti spontanei, non volontari, non si può dire nulla, neanche quando sia la mamma, sia il bambino sono in pericolo di vita, dovendo scegliere chi salvare e si sceglie la madre. In altri paesi dove non è molto sentita la presenza religiosa l’aborto è la prassi, da noi qualche scrupolo di coscienza c’è. In una vecchia lettera, in versi, di un bambino rifiutato, ritrovata su un giornale locale, si dà la voce ad un bambino mai nato, secondo la visione religiosa tra i mille dubbi e le incertezze che attanagliano l’uomo sull’esistenza delle divinità, trovando il facile alibi del bambino in creazione, che per questo non può svelare tale mistero. 

Cara mamma, il dì di tua festa scrivo: (1)
per dirti che ti voglio bene lo stesso,
pur se grazie al tuo rifiuto non vivo.

Si, hai capito bene! E non son fesso:
dal mio cuor piccin voglio perdonar
perché sei sempre mamma da amar!


 Ti vorrei dir nella mia infantil veste (2)
che Qualche Persona m’ha accolto:
un Creator ed una Mamma Celeste;
tu rideresti dall’adulto capo assorto:
l’alba dell’esistenza dal nulla spunta,
fa luce, al tramonto al nulla ripunta.


    Grazie a te il cervello non è evoluto (3)
per capir chi abbia dei due ragione;
se il Dio c’è premierà il mio rifiuto,
bensì se fossi campato in situazione
ch’avrei meritato il supplizio eterno
e spero che tu non vada all’inferno!


In modo che potremo abbracciarci (4)
e d’affetto non rimarrem mai senza:
perciò nessuno potrà mai separarci
e tu non potrai più negar l’evidenza;
come l’immortalator, ribelle a realtà,
che si cimenta nelle ottuse volgarità.


Quindi, se sia arrivederci o “a Dio”, (5)
attendo che codesta lettera arriverà
al mondo ove non son cresciuto io:
che sia privazione o fortuna chissà?
Or in quel ch’è vostro ignoto vado!
Son il tuo bambino ch’hai rifiutato.
  1. Il giorno della festa della mamma il bambino scrive per dire alla madre che la perdona, perché nonostante tutto rimane sua madre.
  2. Il riferimento è al Vangelo: solo chi nella ragione è semplice come i bambini riesce a concepire il Regno dei Cieli, mentre per un adulto rimane più difficile proprio perché ha le sue logiche, le sue teorie e l’intelligenza, la quale dà una risposta a tutto ciò che vede e non a quello che non vede.
  3. Proprio perché non è mai venuto al mondo, non è mai divenuto bambino, non sa dare la risposta giusta; ma per egli può essere considerato un bene che non sia mai vissuto in Terra, perché avrebbe potuto intraprendere strade che non gli avrebbero consentito di raggiungere un’immediata salvezza eterna, che ha raggiunto grazie a questa situazione, e spera che anche tutti gli altri (per lui specialmente la madre) la raggiungano.
  4. In modo che potrà trovare l’affetto materno che non ha mai avuto, non potendo più la madre negare il fatto di essere sua madre. Si aggiunge una similitudine dell'artista in generale che nelle sue realizzazioni, sfuggendo dalle reali situazioni, va a cercare delle alternative che non sempre sono piacevoli.
  5. I saluti finali: arrivederci, addio o “a Dio”? Il non essere nati è una fortuna o una privazione? Dopodiché c'è Il dissolvimento nel nostro ignoto e la firma.