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domenica 27 novembre 2011

112 ) RIALZIAMOCI, MAI MOLLARE!

CON IL CAMBIO AL VERTICE TUTTO TENDEREBBE A PERDERE SAPORE, MA FACCIAMO IN MODO CHE NON SIA COSI’: RIALZIAMOCI, LOTTIAMO, COMBATTIAMO, RISORGIAMO!



È un novembre 2011 nero, segnato dalla caduta del Governo Berlusconi e dall’annunciata  chiusura della piattaforma Splinder a partire dal 31 gennaio prossimo. Lo sconforto e l’abbattimento sono totali, novembre per sé è un mese già triste per via dei defunti: in più, ora, ogni piccolo ed insignificante ricordo del recentissimo passato perde sapore, sapendo che non c’è più l’esecutivo precedente, così come il mio entusiasmo per preparare gli articoli degli ultimi mesi sul blog, soprattutto quelli riguardanti il 150° dell’Unità d’Italia. Dal grigiore di novembre, si ripensa al calore dell’estate, al mese di luglio, al quale anch’io voglio molto bene, perché è nel suo cuore e ci si prepara con serenità al riposo del mese succesivo; giugno sa troppo di primavera, agosto è troppo caotico, superaffollato per le vacanze e malinconico perché ne segna la fine, con la conseguente ripresa di tutte le attività. Il luglio di quest’anno per dei tratti è stato afoso, per degli altri la temperatura è stata un po’ più mite, troppo. Nelle giornate di calura era bello nel tardo pomeriggio recarsi sulla spiaggia, ascoltare il giornale radio con le ultime novità politiche e non (tra le notizie ho appreso  della strage in Norvegia, che mi ha portato a pubblicare l’articolo di Allam), mentre sul parcheggio, all’interno dell'autovettura, si indossava l’abbigliamento marino, per poi immergersi nelle acque, sentendosi così rifocillato e ritemprato, dalle afose e dure ore della giornata. In quel periodo già si tramava per far saltare i vertici governativi italiani e per arrivare alla situazione attuale, come si dimostra dalla prima pagina de “Il Giornale” di lunedì 25 luglio, che io non ho letto: nel dopocena non è detto che si trovino ancora, o in buono stato, i quotidiani nei caffè e l’edizione internet non è come la classica.
De Benedetti, Bazoli, Prodi e Passera sponsorizzano un governo Monti. Martino: "questa sinistra ama i colpi di stato".


Fino ad allora l’Italia era rimasta lontana dalla crisi economica iniziata nel 2008, nel mese di luglio di quest’anno se ne sono avvertite le prime avvisaglie, ci sono state le prime bozze di manovre economiche e i contrasti tra Berlusconi e Tremonti, ministro economico. Nel mese d’agosto potevo godermi le vacanze o al mare o in qualche piscina o altrove nell’arco dell’intere giornate a disposizione, era altresì bello stare sul letto e gustarsi dei film o in dvd o sulla rete informatica. Mentre ad agosto tutti si riposano, i politici quest’anno non si sono riposati per via della manovra finanziaria che era da approvare in tempi rapidi ed è stata approvata in settembre. Il governo, pur avendo una maggioranza molto sottile alla Camera, sembrava dover superare tutti gli scogli senza problemi: le sfiducie ai singoli e all’intero esecutivo sono state scongiurate più volte. La crisi finanziaria ancora ci perseguitava, le forti pressioni nazionali ed internazionali, hanno portato alle dimissioni di Berlusconi per senso di responsabilità: ormai era troppo debole, si rischiava di non veder approvate più le leggi economiche, perché dei deputati, presi dalla paura, convinti da altri e sotto la pressione delle alte sfere, si sono defilati. “È un miracolo! E i miracoli esistono!”  Come ha scritto l’esponente Pd Enrico Letta (nipote di Gianni) su un foglietto (non si può dire altrettanto per i problemi precedenti, che ancora ci perseguitano, smentendo così "l'effetto Monti"). Ecco perché l’estate, quando c’era la destra al potere ed ero felice, ora è da buttare, nonostante i bei momenti, e luglio si veste di novembre, il mese odierno che ha segnato questo ribaltone.

Il gabinetto tecnico Monti si insedia e qual è il suo primo provvedimento? Il decreto su Roma capitale. E tutta quell’urgenza per la crisi allora? Vorrebbero mettere un solco più profondo possibile tra il Pdl e la Lega Nord. Ma non si rendono conto che l’Italia non è solo Roma? Il cinema italiano parla solo romano, le olimpiadi se verranno assegnate all’Italia dovranno disputarsi a Roma un’altra volta e addirittura avrebbero voluto far disputare la Formula Uno per le strade del quartiere Eur, alla faccia dei due autodromi mondiali di Monza e di Imola. Nessuno mette in discussione Roma capitale e il ruolo che quella città ha avuto nella storia, ma oltre a Roma c’è anche un ricchissimo nord che mantiene le aree più arretrate e meno sviluppate d’Italia, Roma compresa. Mario Monti ufficialmente sarebbe un tecnico indipendente, ma indubbiamente sappiamo tutti in quale direzione andrà: verso il cattocomunismo, sulla scia di Ciampi. Aumenterà le tasse, ma egli la carica di senatore a vita mica l’ha rifiutata (un ulteriore spreco), con tutti gli oneri che gli porterà, e già riceve molte pensioni e stipendi milionari. Gli esponenti del Terzo Polo lo lascerebbero a vita a capo della nazione: quelli giusto così possono dire di poter governare. Recentemente è scoppiato il caso delle tangenti Enav, che vede coinvolto l’Udc, a questo proposito non mi pronuncio, non condannando nessuno, perché le indagini sono ancora in corso, al contrario di essi non hanno fatto altrettanto con gli altri. Il Presidente della Repubblica, che è stato il principale fautore della svolta politica con la scusa della recessione detta l’agenda di governo, ormai siamo una repubblica presidenziale, ovvero quando il capo dello stato è anche il capo del governo. Egli suggerisce all’esecutivo politiche pro – immigrazione; anche in questo caso, non c’era urgente necessità di fronteggiare la crisi? Le leggi in quella materia ci sono già, sono anche abbastanza agevoli, si vorrebbe renderle ancora più permissive; in quel campo i comunisti, i democristiani e ora si sono accodati anche i finiani, si sono messi in testa strambe idee in cui si deve per forza dire si e chi si oppone è etichettato come pazzo. Quelle proposte potranno proporle nella prossima campagna elettorale, se il popolo sarà d’accordo li voteranno, altrimenti no: è così che funziona, non possono quando non hanno ricevuto il mandato popolare. Anche all’euro si doveva dire per forza si: oggi non iniziano ad avere ragione i pochi pazzi che dicevano di no?


Il colpo di stato del centrosinistra con l’apporto dei banchieri e dei finanzieri internazionali è riuscito benissimo, la voglia di politica va così scemando: trasmissioni tipo il Tg1 serale, con gli editoriali del direttore Minzolini, e il Radio Londra che vien dopo di Giuliano Ferrara non si trova più gusto nel seguirli. Cerchiamo di non deprimerci troppo: ripartiamo, lottiamo, combattiamo, “boia chi molla” come direbbe l’esponente missino e sindacalista Ciccio Franco, autore di quella famosa rivolta, che porta quel nome, a Reggio Calabria nel 1970, quando il capoluogo regionale calabrese fu spostato a Catanzaro e che ricordo perchè in questi giorni è ricorso il 20° anniversario della sua dipartita. E NON MOLLARE MAI, l’inno calcistico che adatto in campo politico. 

domenica 13 novembre 2011

111) CANCELLATA LA SOVRANITA’ POPOLARE ITALIANA


INCREDIBILE: GLI SPECULATORI FINANZIARI EUROPEI FRANCO – TEDESCHI PARTONO ALL’ASSALTO DEL NOSTRO PAESE, CACCIANO, CON LA COMPLICITA’ DEL CAPO DELLO STATO, UN GOVERNO ELETTO DAL POPOLO ITALIANO E LO COMMISARIANO CON DEI LORO UOMINI.













Oggi come ieri, governi per le esigenze dei tempi imposti dagli stranieri: governo militare in tempo di guerra, presieduto dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio; governo delle banche nei tempi della globalizzazione economica mondiale e delle crisi da essa generate, presieduto dall’economista Mario Monti


I governi devono essere scelti dai cittadini italiani, non dalla finanza e dalle banche estere! Ribelliamoci: dobbiamo decidere noi italiani le sorti della nostra patria e non gli stranieri. Silvio Berlusconi potrà piacere o non piacere, ma era perfettamente legittimato a governare, perché aveva vinto le elezioni. Sarkozy, Merkel e Obama tempestano di telefonate il Presidente della Repubblica Napolitano per dare consigli sul da farsi, il quale di buon grado ringrazia: è stano che un comunista come lui si sia ridotto ad essere schiavo degli Usa, delle potenze capitalistiche europee e della politica atlantica. Addirittura in un discorso ha elogiato il Governo Pella (Dc) del 1953, quale esempio di concordia nazionale, che sicuramente in quei tempi aveva osteggiato.


Purtroppo solo da noi succedono queste cose: qualche parlamentare voltagabbana, della scuola del “Manuale Cencelli” che si ricicla nei partiti odierni e che cade nelle perfide trame, si trova sempre, solo ed unicamente in casa nostra si trova. È il paese del bengodi, dove tutto è possibile. Col cavolo che le altre nazioni si facciano fregare così. Anziché serrare le fila attorno all'esecutivo per affrontare tutti insieme la crisi ed uscirne, se ne vanno per il timore che si vada a votare, non si ritorni più nel Parlamento e addio privilegi. La loro fortuna è che da un ventennio, per la votazione al Parlamento Italiano, i candidati li decidono i partiti e non li scelgono i cittadini, i quali avrebbero schedato ed identificato subito i gira bandiera per interesse.



Avrebbero potuto collaborare anche le opposizioni con il governo, come ad esempio fece l’allora “Polo delle Libertà”, all’opposizione nel 1999 e che garantì i voti a D’Alema per la missione in Kosovo. Invece votano la legge finanziaria e non fanno ostruzionismo solo perché il Governo sta per andarsene, dicendo che votando fanno il bene dell’Italia; se  fosse rimasto si sarebbero opposte con tutte le loro forze, andando contro l’Italia. Sono anti italiani, traditori della patria: si sono venduti al nemico, agli speculatori internazionali, l’importante è che se ne vada colui che non sono mai riusciti a piegare, da avversari e da alleati, tutto il resto poi non conta. Coloro che festeggiavano in piazza, cosa avevano da festeggiare? Mica avevano vinto le elezioni! Ricordo loro che il Cavaliere se n’è andato di sua spontanea volontà, ha vinto tre volte le elezioni, è colui che ha governato di più nella storia della Repubblica Italiana ed è il terzo assoluto dal 1861 dopo Mussolini e Giolitti. Il loro Prodi ha raggiunto simili traguardi? Ed è anche stato sfiduciato per due volte. Fu anche colui che volle introdurre per forza l'euro, che ci ha provocato non pochi grattacapi, ora è troppo tardi per uscirne, siamo entrati nel vortice dei pilastri economici dell'Ue. Come se la godono oggi nazioni come la Gran Bretagna, la Svezia e la Danimarca che ne sono rimaste fuori volontariamente.


Di Pietro fa quei gesti volgari con la folla, finché li fanno persone comuni che non sono nessuno non c’è nulla di male, ma uno come lui se ne dovrebbe guardare bene. Sono loro la rovina d’Italia, non Berlusconi: si erigono a rappresentanti del popolo, hanno occupato posti chiave, hanno titoli di studio elevati e non sono capaci a parlare, a mettere due parole assieme. Bisogna che anche quelli della nostra corrente assedino pacificamente la sede del quotidiano “La Repubblica”, dopo tutte le sue campagne d’odio, che hanno screditato e delegittimato Berlusconi e il suo governo all’estero; senza ombra di dubbio molti giornalisti senza di lui resteranno disoccupati. A proposito, le notizie che non fanno loro comodo non suscitano clamore nelle loro pagine, sono inesistenti: le assoluzioni di Berlusconi in qualche processo o il deputato Pdl Papa agli arresti, che dichiara che lo avrebbero liberato se avesse parlato contro il primo ministro in carica.


Se il prossimo governo tecnico aumenterà le tasse, chi si assumerà la responsabilità di approvare e poi rispondere agli elettori? Un governo politico cercherebbe dei sotterfugi, visto che è eletto dal popolo, come ha fatto recentemente l’ultimo nella manovra estiva. Non tutto il male verrebbe per nuocere visto che il Pdl, in caso di imminenti elezioni sarebbe indietro nei sondaggi: però c’è un’altissima percentuale di indecisi che potrebbero capovolgere le sorti delle elezioni politiche, per quello la sinistra non le ha volute ad ogni costo. Si può sperare in un miracolo: il Pdl ricostituisce la sua maggioranza e Berlusconi torna in questa legislatura prima del 2013 con un nuovo esecutivo, una volta superata la crisi. Il coltello dalla parte del manico lo ha sempre il Popolo delle Libertà: potrà staccare la spina quando vorrà a Monti. La Lega Nord è contenta di andare all’opposizione perché tra i suoi militanti c’è malcontento: un partito da strada e da battaglia non è più tale quando assapora il potere.



Ripensando allo spirito del 2008, c’è una grande amarezza e una grande delusione per ciò che è avvenuto. Partecipai a quelle elezioni come rappresentante di lista (“le sentinelle della libertà” eravamo definiti da politici provinciali in visita a Cori): ricordo i gazebo in piazza, gli entusiasmanti post di TitoSperi sul blog “I Coresi”, la coesione con i militanti di An, ora confluiti nel Fli, il loro stesso entusiasmo e volontà di vittoria. Le delusioni e le amarezze sono le stesse provate con la fine anticipata dell’esperienza di destra a Cori, dopo la splendida campagna elettorale del 2004. A uno non cambia nulla, chi comanda, comanda: resta il dispiacere di aver creduto in dei progetti che potessero dare una svolta decisiva, cambiare il tuo paese e la tua nazione. Neanche stavolta è arrivato il tanto atteso e benedetto governo di legislatura di cinque anni, quando sembravano esserci ottime speranze: inutile illudersi, tanto siamo in Italia. Le responsabilità maggiori nella fine del governo eletto dal popolo nel 2008 le ha Fini: se non avesse remato contro, rimanendo fedele al patto con gli elettori, non sarebbe stato dichiarato incompatibile con il Pdl (non fu espulso nessuno) e la sua corrente non avrebbe fondato un nuovo partito. Dall’altra parte c’è stata contro una campagna stampa di Feltri, tramite “Il Giornale”, per farlo rientrare nei ranghi, che ha finito per ritorcersi contro. Il governo era finito già l’anno scorso, con l’uscita di Fini, provarono a fare il ribaltone, non vi riuscirono e si cercò di tirare a campare il più possibile: alla fine un anno in più è durato. 

domenica 6 novembre 2011

110) IL PDL E’ PIU’ VIVO CHE MAI!


NONOSTANTE SI FACCIA CREDERE CHE IL PARTITO DEL “POPOLO DELLE LIBERTA’” SIA ORAMAI ALLO SFASCIO, GRANDE STAMPA ITALIANA ED ESTERA POLITICAMENTE AVVERSA CHE REMA CONTRO, COSI’ COME IL CAPO DELLO STATO SERVENDOSI DEI PROFESSIONISTI DEI RIBALTONI E DEI TRADIMENTI, NON SI DA’ MOLTA IMPORTANZA A QUATTRO FATTI RILEVANTI:

  1. LA CAMPAGNA TESSERAMENTO HA RAGGIUNTO 1.000.000 DI ISCRITTI (DI CUI CIRCA 50.000 IN PROVINCIA DI LATINA);
  2. VITTORIA ELETTORALE NELLE ELEZIONI REGIONALI IN MOLISE;
  3. RIPRESA DEL PARTITO NEI SONDAGGI;
  4. IL DEBITO PUBBLICO E’ DIMINUITO E LA DISOCCUPAZIONE E’ ALL’INCIRCA ALL’8%, BEN LONTANA DAL 20% DELLA SPAGNA, DALL'11% DEGLI USA E DI ALTRI PAESI.


In queste settimane la maggioranza di governo dovrà attraversare le forche caudine della Camera, dove il numero dei suoi parlamentari è molto risicato, per far approvare le leggi finanziarie di stabilità promesse all’Europa. L’Europa chiede, le opposizioni gufano, l’Europa e gli Usa approvano, si replica che i provvedimenti non sono adeguati solo perché li propone Berlusconi? I provvedimenti di un governo tecnico che proporrebbe le stesse cose si voterebbero, eccome! È iniziata una campagna acquisti da parte dell’Udc, promettendo ai nuovi acquisiti in caso di governo tecnico delle poltrone ministeriali. Nessuno si indigna di questa campagna acquisti e non partono inchieste della magistratura. Quel partito ha addirittura riesumato (politicamente) nientemeno che Paolo Cirino Pomocino! Ohi noi! Fa parte di quelIa classe politica dei vecchi maneggioni, responsabili del debito pubblico: ce li hanno fatti godere gli anni ’60, gli anni’80, le minipensioni, e tutto il sistema che avevano creato? Mentre loro erano presi dai loro giochi di potere che vorrebbero riapplicare (ad esempio Andreotti che silura Craxi, Spadolini che pensiona Andreotti e via dicendo); così oggi si pagano le conseguenze. 

Già lo scorso anno quando volevano far fuori Berlusconi, lo stesso dichiarò che mai e poi mai avrebbe lasciato ai vecchi volponi della politica, quando per l’età si sarebbe dovuto ritirare, ma la sua eredità sarebbe ricaduta nelle mani delle nuove generazioni politiche; è stato di parola: la risposta è Angelino Alfano. Un ipotetico governo tecnico, al senato non avrebbe i numeri, ma poniamo il caso che qualche senatore dell’odierna maggioranza lo appoggiasse, non sarebbe ugualmente un governo con maggioranza molto esile in entrambi i rami del parlamento? Non lo sanno neanche loro quello che vogliono, a parte cacciare il Capo del Governo attuale: alle elezioni non vogliono andare, i numeri per un altro governo non li hanno e allora? E la legge elettorale? Se cade il governo, si voterà con quella vigente e addio referendum. La soluzione migliore sarebbe quella di approvare i provvedimenti richiesti dall’Europa (la cosa più importante di tutte), sotto il monitoraggio del FMI, vedere come va e valutare nei primi mesi del 2012 se è il caso di sciogliere le camere o proseguire un altro anno. Se si farà così Berlusconi se ne andrà, in caso contrario sarà costretto a ricandidarsi per non darla vinta agli sfascisti. Dalle elezioni regionali molisane è emersa una novità a favore del Pdl: il nuovo partito di Pionati (staccatosi da Casini per stare a destra), il quale ha ottenuto un buon risultato, sperando che sottrai anche in ambito nazionale i voti all’Udc. I parlamentari non possono tradire il patto con gli elettori per interesse, per aspirare ad incarichi. Non si ritengono già dei  privilegiati rispetto alla gente comune (megastipendi e vitalizzi)? Cosa vogliono di più rispetto alla popolo che si spacca la schiena per due lire, ma che allo stesso tempo ha delle idee, li vota perché crede in loro. Bisogna lavorare per il popolo prima di tutto, non per le lobbie di potere (Montezemolo, Marcegaglia) e sindacali. Negli altri paesi europei non c’è un accanimento contro i capi di stato e di governo per la crisi economica: per caso perseguitano in modo spietato Obama, Merkel e Zapatero? Quest’ultimo lo meriterebbe, visto come è ridotta la Spagna. Non si dimette il Primo Ministro Greco e il suo paese è sull’orlo della bancarotta, perché dovrebbe farlo il nostro Primo Ministro? Ce ne vuole per paragonare la Grecia all’Italia: il primo storicamente è sempre stato un paese povero, il secondo da sempre rientra tra gli otto paesi più industrializzati del mondo. I giornali italiani ed esteri possono dire ciò che vogliono: l’avversione dei tedeschi verso gli italiani è un fatto storico (lotte tra Ghibellini e Guelfi, per l’Unità d’Italia, voltafaccia italiani nelle due guerre mondiali), sono anti-italiani, Berlusconi è la scusa, il motto “Spaghetti, Pizza, Mandolino e Mafia”  è vecchio, gli stessi giornali negli anni di piombo mettevano le stesse copertine che mettono oggi sull’Italia. I giornali inglesi si inventano menzogne: ad esempio che Tremonti avrebbe chiesto a Berlusconi di andarsene, Tremonti ha seccamente smentito; negano l'evidenza: il governo italiano è stato promosso dal G20.


I COMMENTI SUL MIO BLOG E IL FLI




Sono circa due anni e mezzo, quasi tre, che ho questo blog, per molto tempo non è mai importato granché di tutto quello che annotavo, anche se qualcuno mi leggeva, da qualche settimana invece sento un’atmosfera pesantissima nei miei confronti: eppure la linea politica del mio sito è tale e quale dal febbraio 2009 ad oggi, si può benissimo controllare sulla destra, in “archivio”. Mi chiedono, scrivendolo qui sopra e in forma provocatoria, chi siano gli esponenti del Pdl locale o mi accusano di non essere solo nel rispondere a dei commenti, così da essere manipolato, chissà perché: forse per ottenere qualche favore grazie alla politica. Internet ho la possibilità di usarlo solo in casa mia, tranne nelle rarissime occasioni che per dei problemi alla connessione devo cercare un punto pubblico a pagamento: chi dovrebbe esserci in casa mia oltre a me e ai miei familiari? I miei pensieri sono liberi e disinteressati. Quando mi è stato offerto qualcosa, non ho avuto difficoltà a rilevarlo, come ad esempio quando mi proposero delle candidature a corrispondente per qualche quotidiano della provincia. Non c’è niente di male: io non ho chiesto nulla, coloro che me lo hanno proposto sono venuti di loro iniziativa da me; se lo avevano chiesto loro gli editori di cercare qualcuno, a qualcuno lo dovevano pur dire, no? Poi fare il semplice corrispondente è un lavoro scomodo e scarsamente retribuito. Lo scrutatore elettorale non so di preciso con quali criteri venga selezionato, l’essere chiamato quest’anno è stata una sorpresa anche per me. Nelle occasioni in cui avevo fatto il rappresentante di lista mi si accennò alla possibilità di fare lo scrutatore, passate alcune elezioni non ci speravo e non ci pensavo più. Nei seggi elettorali ci sono sempre gli stessi volti, è anche giusto che vada chi non è mai andato.

Ora veniamo all’anonimo o agli anonimi di corrente Fli che ultimamente si è attaccato o si sono attaccati a questo blog. Studiando il vostro blog ho notato che usate degli schemi, per attaccare il Pdl e il suo capo, usati dalla sinistra per anni; gli stessi compagni si sono resi conti che quei metodi non vanno, visto che così facendo hanno perso molte volte le elezioni, e cambiano strategia. Giornali tipo Repubblica, trasmissioni tipo Ballarò ed Anno Zero non li avete potuti vedere per anni, ma ora è tale il rancore verso Berlusconi da farveli tornare utili. La metamorfosi di una parte dei nipotini di Almirante, che da estrema destra ora sono arrivati a sinistra: l’Fli neanche per il centro e per la componente cattolica va bene. I cambiamenti tipici del Fli sono quelli che ha attraversato Gianfranco Fini: da Mussolini il più grande statista del secolo al male assoluto, dalle legge Bossi - Fini alla proposta del voto agli stranieri, dal presidenzialismo al proporzionale alla tedesca, dalla pena di morte per i reati gravi all'indulto e via discorrendo. La gente lascia i propri beni ad Alleanza Nazionale, perché credeva in qualcosa (una buona causa, un ideale), tra cui il famoso appartamento a Montecarlo, ed egli lo fa svendere per farlo acquistare a suo cognato. Vuoi farlo acquistare ad un tuo familiare? Benissimo, ma lo paga al valore di mercato (tanto che gli mancano i soldi) ed il ricavato va al partito. Un partito da 2 – 3 % (la media del risultato raggiunto nelle ultime amministrative), neanche nell’insieme il cosiddetto “Terzo Polo” va molto bene: almeno il Pdl le partite se le è giocate a Napoli e Milano. 

martedì 1 novembre 2011

109) LIBIA: IL CORAGGIO NELLE STORIE DI OGGI E DI IERI

  • La fine del regime di Gheddafi


In Libia dopo sette mesi di guerra l’ultraquarantennale regime del Colonnello Gheddafi è stato abbattuto, lo stesso Colonnello, con alcuni membri della sua famiglia, sono stati linciati e giustiziati dai ribelli. Nel recente passato avevo espresso molte perplessità su quest’operazione militare della Nato, che ha consentito ai rivoltosi di vincere (e quando si sarebbero affermati senza gli aiuti esterni!), e continuo ad averne perché c’è un grosso rischio che le lotte tra le opposte fazioni ed etnie continuino ed i fanatici religiosi alla fine riusciranno a spuntarla, sempre se le nazioni occidentali lo consentiranno. Le suddette nazioni (Francia in testa) già iniziano a presentare il conto al nuovo Consiglio Nazionale provvisorio libico: ciò equivale ad un neocolonialismo, cioè allo sfruttamento di tutte le risorse naturale presenti in Libia, così col tempo l’Italia perderà il ruolo di nazione privilegiata nei rapporti commerciali. La Nato di tutto quello che sta succedendo in Siria però non si cura: evidentemente non ci sono risorse da sfruttare a proprio vantaggio. Il governo italiano aveva sottoscritto un accordo di amicizia col governo libico di Gheddafi: era un accordo vantaggioso per entrambe le parti, la partecipazione dell’Italia agli attacchi in Libia perciò è stata quasi un’infamia. Al Capo del Governo Italiano gli ha pianto il cuore quando ha dovuto cedere alle insistenze degli alleati internazionali e del Capo dello Stato. Non solo l’Italia con i suoi governi di destra aveva delle relazioni con Gheddafi, in passato le avevano avute anche i governi di sinistra e democristiani, fallendo nel trovare degli accordi commerciali e per chiudere le controversie coloniali; ma tutto il mondo, prima che lo scaricasse, invitava ovunque il Colonnello di Tripoli, ben sapendo che era stato la mente di alcuni atti di terrorismo internazionale e di sanguinose repressioni nel suo paese. All’inizio della rivolta se egli non avesse ordinato di sparare sui manifestanti, sarebbe stato costretto alla fuga, a cedere la mano e gli occidentali non gli avrebbero mosso guerra, un po' come è avvenuto in Tunisia e in Egitto. Un merito bisogna riconoscerlo: ha combattuto sino alla fine, evitando la fuga, ed è caduto sul campo; è stato sì nel corso della sua vita un assassino, ma allo stesso tempo un vero combattente. Le macabri immagini della sua esecuzione (una sorta di "Piazzale Loreto" Libico), teletrasmesse in tutto il mondo, hanno persino suscitato pietà e misericordia (per uno come lui). Bisogna elogiare anche i rivoltosi che, per il loro ideale e senza temere la morte, hanno combattuto contro un nemico molto superiore, lo avrebbero fatto anche senza la Nato, al loro grido di guerra: “Allah akbar!” (Dio è grande). Lo stesso Dio di Gheddafi, che il Colonnello ha pregato all’alba del suo ultimo giorno di vita. Il coraggio, quello dei libici, che non tutti i giovani occidentali avrebbero avuto, qualcuno però c’è che lo ha, tra i molti giovani d’oggi con orecchini, scritte e scarabocchi sulle braccia: i militari volontari dei reparti operativi. Alcuni di loro perdono la vita per le loro idee nelle missioni di pace all’estero. Oltre al soldato operativo, il carabiniere, il poliziotto e il finanziere sono dei mestieri che richiedono coraggio, perché non sempre tutto fila liscio.



  • Eroi e martiri d’Italia dimenticati
Rimanendo in tema di Libia e di coraggio, c’è una storia che non viene narrata nelle scuole di oggi; certamente sarebbe stata raccontata nelle scuole degli anni successivi all’Unità d’Italia. Di Cefalonia se ne parla tanto (giustamente), di Giarabub non se ne parla affatto (ingiustamente). Giarabub è una località libica al confine con l’Egitto, nel corso della Seconda guerra Mondiale, qualche tempo prima di El Alamein, si scontrarono italiani e britannici. In questi giorni che si ricordano tutti i defunti e per la ricorrenza delle forze armate del 4 novembre, ricordiamoci anche di loro, che sono stati dimenticati per tanto tempo.






N.B.: per chi volesse leggere l'articolo completo (da dove provengono le notizie che seguono e che ho tagliato per motivi di spazio):


La battaglia di Giarabub è un episodio della seconda guerra mondiale che le nuove generazioni, probabilmente, non hanno mai sentito nominare; ma che, in un Paese normale, dovrebbe essere conosciuto da tutti e insegnato nelle scuole; non per una becera forma di nazionalismo o di militarismo, ma semplicemente per rispetto della verità storica e per rispetto di quei soldati che caddero eroicamente nel compimento del proprio dovere, strappando parole di ammirazione allo stesso nemico. Situata nel deserto della Cirenaica, presso il confine con l'Egitto, a circa 200 km. dalla costa del Mare Mediterraneo, l'oasi di Giarabub costituiva un punto strategico di notevole importanza, difeso da poco più di 2.000 soldati fra Italiani e ascari libici, al comando del colonnello Salvatore Castagna. Dopo che, partendo da Sidi el Barrani, gli Inglesi ebbero lanciato l'offensiva che travolse le nostre difese e respinse il generale Graziani fino alla Tripolitania, la guarnigione di Giarabub, che disponeva solo di pochi pezzi d'artiglieria di piccolo calibro, si trovò isolata, a partire dal settembre del 1940. All'inizio di gennaio gli Inglesi gettarono centinaia di volantini dagli aerei, invitando il presidio alla resa; ma, non avendo ottenuto quanto sperato, iniziarono una serie di durissimi attacchi, che vennero tutti respinti, e che si protrassero fino al 21 marzo 1941, allorché, sopraffatti dal numero e a corto di armi e munizioni, gli ultimi difensori vennero neutralizzati, respingendo fino all'ultimo le offerte di resa. Il colonnello Castagna, ferito, venne fatto prigioniero; le perdite erano state alte da entrambe le parti, a testimonianza dell'accanimento con cui era stata condotta la battaglia, spesso con le bombe a mano e all'arma bianca.

A questo eroico episodio, riportato nel nostro bollettino di guerra numero 288 del 22 marzo 1941, il regista Goffredo Alessandrini decise di ispirarsi per girare un film destinato a ricordare il sacrificio di quei valorosi. Nacque così «Giarabub», che fu realizzato nel 1942, ma che gli Italiani ebbero l'occasione di vedere per poco; sopraggiunta la sconfitta, ragioni politiche consigliarono - a torto, crediamo - di non far circolare troppo questa imbarazzante pellicola, che esaltava la guerra voluta dal fascismo e presentava gli Alleati come i nemici e non come i liberatori, secondo la Vulgata resistenziale e democratica.
Eppure era un bel film, e Goffredo Alessandrini era stato un regista di tutto rispetto; e, quand'anche si vogliano prendere per buone le ragioni che suggerirono una larvata censura della pellicola dopo il 1945 (ma adesso, a sessantaquattro anni dalla fine del conflitto, ci domandiamo perché sia ancora tanto difficile vederla, almeno su qualche rete televisiva), resta il fatto che ragioni puramente artistiche consiglierebbero di non tenere nascosta un'opera che fa onore alla miglior tradizione del nostro cinema.
Alessandrini aveva chiamato a recitare un gruppo di attori di notevole bravura ed esperienza: Carlo Ninchi (nel ruolo del comandante Castagna), Mario Ferrari, Doris Duranti (nella parte di una prostituta che non si sa se sia un personaggio storico o di fantasia),  Carlo Romano, Annibale Bertone, Vittorio Duse, Carlo Duse, Emilio Cigoli, Erminio Spalla. C'è perfino un giovane Alberto Sordi che interpreta…il tenente Sordi. Un secondo personaggio femminile, una prostituta interpretata da Diana Torrieri, è stata poi soppresso in fase di montaggio, per ragioni che non risultano ben chiare (se queste ragioni erano di tipo morale, perché lasciare la Duranti, in un ruolo del tutto  analogo?).
Sono pagine eloquenti, ove non c'è posto per la retorica, perché questo è stato uno di quei casi in cui la realtà, la realtà della storia, supera la fantasia di scrittori, pittori o registi.
Se un episodio storico del genere avesse visto come protagonisti dei soldati americani, o inglesi, possiamo star certi che nessuno studente di quelle nazioni lo avrebbe ignorato, perché la cultura ufficiale ne avrebbe fatto uno di quegli episodi che scandiscono le pagine di gloria della propria storia nazionale. Il pubblico americano, ad esempio, continua a essere bersagliato da sempre nuove rielaborazioni - letterarie, cinematografiche e televisive - della battaglia di Alamo: forse perché fu uno dei pochissimi casi in cui gli Americani dovettero battersi in condizioni di chiara inferiorità, sia in fatto di uomini che di mezzi.
Ma in Italia, quanti ragazzi sanno che cos'è stata la battaglia di Giarabub?
E quanti appassionati della decima musa hanno potuto vedere e apprezzare, nel nostro ingrato Paese dalla memoria corta, il bel film di Goffredo Alessandrini?
È mai possibile che, al contrario, le nostre sale cinematografiche continuino incessantemente a essere inondate da film americani - quelli sì, scopertamente propagandistici, e raramente riusciti sul piano artistico - dedicati alla battaglia aeronavale di Midway, o al «proditorio» attacco di Pearl Harbour (che in realtà gli aggrediti conoscevano in anticipo, ma avevano bisogno del «casus belli») o allo sbarco in Normandia, o alla battaglia delle Ardenne, con i soliti soldati tedeschi e  giapponesi cattivissimi? E tuttavia, non vogliamo fare un discorso ideologico, ma artistico.
«Giarabub» è un bel film, e per questo merita di essere visto e conosciuto. E quanti non lo vorrebbero ricordare, quelli sì, sono mossi da un pregiudizio ideologico; un pregiudizio meschino, come se, a quasi settant'anni da quelle vicende storiche, non fosse ancora possibile confrontarvisi con animo rasserenato ed equanime.