I PROBLEMI PER LA SICUREZZA, CAUSATI DALLA SEMPRE PIU' MASSICCIA PRESENZA DI POPOLAZIONE STRANIERA.
Nei giorni scorsi in Francia è avvenuta una strage ad opera di un pazzo, che ha causato la morte di cinque persone ebraiche. I media mondiali per qualche giorno hanno montato l’ipotesi di una pista neonazista, si è parlato di ex militari simpatizzanti neonazisti autori degli omicidi; poi quando si è venuti a conoscenza della verità gli stessi mezzi di informazione hanno smorzato i toni, non suscitando per il terrorismo islamico lo stesso clamore che avevano esternato per l’altro ipotetico movente ideologico. È stata un’orribile tragedia che va condannata in ogni caso: sia se è commessa, come è avvenuto, da terroristi islamici e sia se fosse stata commessa da estremisti politici nostrani. La pista nazista sembrava un po’ fuori luogo, perché ultimamente delle frange politiche di estrema destra europea, abbandonando le tesi antisemite, hanno stretto alleanze con i partiti di destra e di estrema destra israeliani; entrambi si sentono minacciati dall’islamismo: gli europei per la sempre più massiccia penetrazione in Europa dell’Islam, con conseguente perdita della propria identità storica e culturale, gli israeliani temono per la sopravvivenza dello Stato di Israele. Una di queste sere, appunto, il canale di storia della Rai ha trasmesso un interessante documentario che parlava di ciò. È anche vero che non tutti gli estremisti di destra europei la pensano così: alcuni, rimanendo antisemiti, sono filoarabi, altri ancora sono sia antisemiti, sia anti islamici. Adesso più che altro nell’estrema sinistra si registrano rigurgiti antisemiti e filopalestinesi.
Agli israeliani di destra che si alleano con l’estrema destra europea, pur non dimenticando la sciagura della shoah, preoccupa più il futuro del passato. Si smentisce la teoria che con la concessione delle cittadinanze facili agli stranieri si favorisca l’integrazione e si allontani il fanatismo religioso: infatti l’autore del massacro in Francia era un francese di origine algerina, nato e cresciuto nel paese transalpino, che nell’apparenza si comportava come tutti gli altri veri francesi, ma che aveva il sogno riposto nel cassetto di combattere per Al Qaeda, il quale l’aveva addestrato. A Londra qualche anno fa avvenne la stessa cosa con gli attentati nelle metropolitane: gli autori erano immigrati nati e cresciuti in Gran Bretagna con tanto di cittadinanza. Gli altri paesi europei un po’ si pentono di essersi portata in casa tanta di quella gente (sono stati costretti perché avevano una quantità sterminata di colonie) e di aver loro concesso con facilità cittadinanze; da noi invece alcuni partiti politici raccolgono le firme per quegli scopi. Perché tutta questa urgenza e necessità? A quale scopo? Per attirare milioni e milioni di partorienti, che poi con i ricongiungimenti familiari quintuplicheranno? Queste politiche possono attuarle le nazioni delle Americhe che hanno ancora sconfinati spazi da riempire e non certo noi, che li abbiamo limitati e già sovrappopolati.
In un periodo di difficoltà economiche in cui il lavoro scarseggia saranno costretti a darsi alla delinquenza: già la nostra sicurezza non c’è ora, figuriamoci in futuro se si attueranno quei progetti. Il razzismo e l’odio si diffonderanno sempre di più e potrebbero essere generati altri mostri, come quello che la scorsa estate uccise tutte quelle persone in un’isoletta della Norvegia. Continuassero pure, vedranno che brusco calo di voti avranno. Così facendo potrebbero arrivare dei movimenti neonazisti che potrebbero riscuotere un notevole successo. Perché la gente si sente esasperata:
- la notte vuol dormire tranquilla, senza il rischio di vedersi portar via tutto quello che ha acquistato (arredamenti, oro, televisioni, computer, automobili) con i sacrifici;
- vuole avere la precedenza nel lavorare e nell’assistenza pubblica;
- la sera chi abita in case isolate di campagna vuol stare nella serenità familiare, senza il rischio di vedersi massacrato per compiere delle rapine;
- i bambini devono giocare sereni nei giardini pubblici senza temere di essere molestati o rapiti;
- le signore che la sera vanno a fare la spesa, e percorrono i tratti isolati delle città, come dei paesi, devono tornare a casa senza temere violenze e uccisioni.
Sentendo alcuni accenni dei comizi per le prossime elezioni comunali sono stati trattati questi temi dalle forze di opposizione: loro cosa pensano di fare? Che hanno la bacchetta magica? (anche per la questione lavoro: è facile promettere, ben sapendo che quelle promesse non potranno essere mantenute e questo la gente lo sa) Non potranno fare nulla se non cambiano le leggi nazionali. Molti paesi dell’Est fanno parte dell’Unione Europea e vige la libera circolazione. Se alcune delle persone dell’Est non hanno il lavoro potranno anche essere rimpatriate, ma dopo un mese saranno di nuovo nelle nostre strade perché alle frontiere terrestri non ci sono più i controlli. Dipendesse da me, manderei i soldati e i carri armati a presidiare i nostri confini sulla Alpi già da domani; i nostri politici nazionali non avranno mai il coraggio di fare ciò: vuoi perché ci sono troppi interessi economici in ballo nell’Est Europa, con i molti imprenditori nostrani che vi trovano terreno fertile e vuoi perché non avranno mai il coraggio di mettersi contro l’Ue o di uscirne. I politicanti non possono capire: hanno le guardie del corpo, le macchine e le ville blindate. Qualcuno potrà anche dire: ma non ci sono anche i delinquenti italiani? Appunto perché ci sono già i delinquenti italiani è necessario fare di tutto per allontanare quelli stranieri (il 38% della popolazione carceraria è straniera e siccome queste persone non avranno nulla da perdere, andranno volentieri in carcere, anche perché le carceri italiane sono viste da loro come alberghi), bisognerà fare in modo di far rimanere in Italia solo chi ha mezzi certi per il proprio sostentamento. Queste saranno parole al vento: sono anni che si dice così, senza che si faccia nulla di concreto.
http://coriintempesta.altervista.org/blog/immigrati-e-banalita-lesempio-del-rapporto-sulla-popolazione-di-cori-2012/
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