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martedì 15 gennaio 2013

169) IN VISTA DELLE ELEZIONI POLITICHE 2013


SI VANNO DELINIANDO I PRINCIPALI SCHIERAMENTI DELLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE IN PROGRAMMA IL 23 E 24 FEBBRAIO 2013:

·        CENTROSINISTRA (PD, SEL E ALTRI): BERSANI CANDIDATO PRESIDENTE;
·        CENTRODESTRA (PDL, LN, LA DESTRA, FDI E ALTRI): BERLUSCONI CAPO DELLA COALIZIONE;
·        CENTRO (ITALIA FUTURA, UDC, FLI): MONTI CANDIDATO PRESIDENTE;
·        SINISTRA (IDV, FDS, VERDI E ALTRI): INGROIA CANDIDATO PRESIDENTE;
·        MOVIMENTO CINQUE STELLE: GRILLO CANDIDATO PRESIDENTE.


I grandi partiti scaldano i motori in vista delle prossime elezioni politiche nazionali del febbraio prossimo. L’interesse dei cittadini va crescendo, così da lasciarsi alle spalle l’astensione delle elezioni amministrative e quell’antipolitica, cavallo di battaglia del “Movimento Cinque Stelle” di un Beppe Grillo in caduta libera; in autunno era dato al 20%. Se qualcuno potrà rovinare la festa al favorito Bersani, quel qualcuno sarà ancora una volta Berlusconi e non certo Mario Monti. Quest’ultimo schierandosi e scendendo direttamente in campo si è giocata la possibilità dell’elezione alla Presidenza della Repubblica o la conferma alla guida di un governo super-partes, nel caso che nessuna coalizione dovesse avere la maggioranza nei due rami del parlamento. L’informazione di sinistra italiana, dopo la luna di miele iniziale che ebbe con lui nonostante l’attuazione di scelte impopolari, sembra averlo scaricato, cosi come gli organi di stampa internazionale. Egli si era impegnato a non ripresentarsi: era il fondamento su cui il Pdl diede l’appoggio per la nascita del suo governo. È l’uomo delle banche, della Germania, delle tasse che strangolano la gente e Casini e Fini gioiscono per la sua “discesa in politica”: è l’unico modo per conservarsi i seggi parlamentari? La nascente “Italia Futura” di Montezemolo ridimensionerà di molto l’Udc; il Fli non ci sarebbe stato in ogni caso, perché i propri componenti sono nati in un’altra zona.


Molti tecnici di quell’area centrista poco più di un anno fa, prima che Napolitano li nominasse senza aver ricevuto il mandato popolare, erano anonimi, ora si sono montati la testa; invece tutti gli altri peccherebbero di immodestia. Il Vaticano ha smorzato gli entusiasmi per Monti in campo, per il crescente imbarazzo di molti di quella lista per i temi etici. E come potrebbero i centristi opporsi ai programmi di sinistra, se come da previsione si coalizzeranno con essa? Al momento l’ipotesi più accreditata è la seguente: Pd e Sel otterranno la maggioranza alla Camera ma non al Senato, così per via del bicameralismo perfetto in atto, il centro soccorrerà solo il Pd, formando con esso il futuro governo. Il Pd, da due elezioni politiche a questa parte, ha abbandonato le litigiose coalizioni, preferendo dare importanza ad un solo partito alla volta (2008 Idv, 2013 Sel) e lasciano tutti i piccoli movimenti di sinistra estrema soli per la loro strada, rischiando di non superare lo sbarramento in % previsto, come è già accaduto nel 2008.



Non si fanno i conti senza l’oste. All’inizio l’oste non era considerato, era irriso, ma dopo aver vinto i duelli nella tana dei lupi, contro Santoro e Travaglio, inizia a preoccupare. Nel Pdl dopo più di un anno di incertezze e di lotte tra fazioni, ora finalmente c’è certezza. Primarie si, primarie no, Alfano si, Berlusconi no, moderati si, moderati no, Forza Italia 2 e  nuova An si, Pdl no, Monti si, Monti no. Sono contento che abbiano mantenuto la denominazione “Popolo delle Libertà” al partito, anche perché tutti iniziano a stufarsi degli infiniti cambi di nomi (e delle scissioni) nei partiti negli ultimi venti anni. Il nome è rimasto invariato, per cui non si capisce perché una piccola componente ex An abbia dato vita al piccolo partito “Fratelli d’Italia”, alleato del Pdl: la scissione avrebbe avuto un senso se avessero fatto una Forza Italia 2. Neanche il capo del partito “La Destra” Storace sembra particolarmente entusiasta della nascita di questo movimento e non pensa minimamente alla fusione tra i due partiti.

Berlusconi, protagonista indiscusso della scena politica italiana degli ultimi due decenni, ha deciso di scendere nuovamente in campo per tre motivi:

1.      per la mancanza di un successore dotato di carisma, conosciuto dal popolo, in grado di trascinare e coinvolgere (Fini avrebbe potuto ambire a quel ruolo se non avesse cambiato opinioni politiche);
2.      per l’ennesima condanna in Primo Grado in un processo (ha pensato: “neanche adesso che mi sono ritirato mi lasciano in pace!”);
3.      per la vittoria di Bersani alle primarie: egli è convinto che il candidato del centrosinistra sia un avversario alla sua portata, se il candidato fosse stato il giovane Renzi, probabilmente avrebbe sfidato un altro giovane promettente, Alfano.



Il Cavaliere è stato altresì abile e saggio a bleffare, proponendo Monti alla guida di tutti i moderati, ben sapendo che il Professore e gli alleati si sarebbero tenuti alla larga dal Pdl: ha preso tempo quietando le ire di tutta l’Europa, ha giustificato con quel rifiuto il suo ritorno ed ha evitato la scissione dei montiani nel suo partito (c’è stata solo qualche piccola defezione). La partita a scacchi è proseguita con la Lega Nord, al quale interessa solo portarsi a casa la Presidenza della Regione Lombardia (se vi riuscirà tutte le presidenze delle grandi regioni del nord saranno nelle proprie mani) e non è interessata molto alle poltrone romane: ci credo, alcuni suoi rappresentati ci sono stati sopra per molti anni senza riuscire ad avere il federalismo (fiscale ed amministrativo), con  maggiore autonomia regionale rispetto allo stato centrale. I leghisti per riuscire nel loro intento hanno dovuto allearsi per l’ennesima volta con quelli del Pdl: essendo la Lombardia una delle regioni chiave al Senato, senza l’alleanza su scala nazionale, il partito berlusconiano non avrebbe mai appoggiato quella regionale lombarda. Così si è giunti ad un compromesso: Berlusconi capo della coalizione, in seguito ed in caso di vittoria sarà deciso il nome del Presidente del Consiglio ed alleanza Ln – Pdl, in Lombardia, alla Camera e al Senato.  Potrebbero ripetersi le sorprendenti esperienze del 1994 (vittoria del Polo delle Libertà e del Polo del Buongoverno contro un centro e una sinistra separati) e del 2006 (vittoria di strettissima misura, contro tutte le aspettative, del superfavorito centrosinistra e straordinario recupero del centrodestra). Anche se quelle prestazioni passate non si ripeteranno, sarà già un grosso successo arrivare ad un governo di compromesso e di larghe intese, mandando all’aria gli inciuci catto-comunisti a causa del Pdl, che per la sua prestazione elettorale dovrà essere coinvolto per forza. Berlusconi, protagonista della campagna elettorale, potrebbe fare la differenza ancora una volta, però, visto che inizia ad avanzare inesorabilmente negli anni, mi chiedo: che cosa sarà del suo partito quando non potrà scendere più in campo?

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