IL SENATORE SILVIO BERLUSCONI È STATO GIUDICATO COLPEVOLE PERCHÉ DA VENTI ANNI A QUESTA PARTE HA VINTO SEMPRE LE ELEZIONI, ANCHE QUELLE CHE HA PERSO.
In queste ore cresce sempre di più la protesta del popolo del Pdl e della destra in generale per la condanna definitiva in Corte di Cassazione ai danni del suo capo e trascinatore indiscusso, Senatore Silvio Berlusconi. Egli che, personalmente e con le sue aziende, di cui non si è più occupato da quando è sceso in politica, versa miliardi al fisco ogni anno, secondo la condanna che ha ricevuto, lo avrebbe evaso per “pochi milioni” di euro. Sarà da rivedere l’interdizione dai pubblici uffici: si sono resi conto che milioni e milioni di persone lo hanno votato ed è il loro rappresentante, di conseguenza non potrà essere allontanato dalla vita politica con estrema facilità. In Italia i procedimenti giudiziari hanno l’andamento della lumaca, specie quelli che finiscono in Corte di Cassazione; al contrario stavolta hanno fatto tutto in tempi celerissimi e in un periodo in cui sono sacre le ferie per i magistrati. Nessuno potrà mai conoscere la verità su questa storia che ha visto condannato Berlusconi, ma una cosa si può certamente notare: le inchieste giudiziarie degli altri imprenditori più in vista finiscono spesso con delle bolle di sapone, così come quelle su qualche esponente di sinistra; nessuno di questi uomini viene torchiato così a lungo e messo alla sbarra, sia dal punto di vista mediatico, sia dal punto di vista giudiziario. Alcuni giornalisti ed esponenti della sinistra, da sempre invidiosi, gioiscono per questa sentenza, inveendo con parole piene di rabbia e di odio: nessuno s’indigna gridando “razzisti, razzisti” o “portatori d’odio” ?? Noi che avevamo esultato per la riconferma di Napolitano alla Presidenza della Repubblica e per la nascita dell’esecutivo Letta, concedendoci un periodo di tregua per il bene dell’Italia e per i suoi problemi, ora saremo costretti nostro malgrado a tornare in prima linea. Se da un lato questa condanna provoca indignazione, dall’altro lato si inizia a ragionare sulla successione e sulle prospettive future per il centrodestra: prima o poi sarebbe dovuto accadere, Berlusconi mica è eterno. La sinistra pensa che ora tolto di mezzo tutto potrà vincere senza neanche presentarsi; non sarà così perché almeno per ora il Cavaliere continuerà a rimanere in campo, seppur indirettamente e questa infausta faccendo potrebbe fargli incrementare di molto i consensi.
La giustizia italiana consegna a Berlusconi il potere assoluto
01 agosto, 2013 di Silvia Cirocchi
Così era stato deciso. Così è stato. Fiumi di champagne – festeggiare col prosecco sarebbe stato troppo nazionalista è evidente – trombette, cappellini, stelle filanti, a passeggiar per le strade d’Italia sembra quasi che sia capodanno o carnevale. Ecco, l’idea del carnevale si avvicina forse di più alle pagliacciate organizzate da quella parte d’Italia che festeggia qualcosa che in realtà non è avvenuta. La fine politica di Berlusconi.
Per intenderci, che sia chiaro, parliamo delle stesse persone che a novembre del 2011 festeggiavano con tanto di orchestra davanti al Quirinale le dimissioni dell’allora presidente del Consiglio. Forse a queste persone che hanno tirato fuori gli avanzi conservati da quel dì nel frigorifero bisogna ricordare come sono andate le cose. Già allora lo davano per finito, già allora credevano nella liberazione dal “tiranno”, ma dopo essersi mangiati anche i tappi dello champagne con cui avevano festeggiato, vista la fame che ci ha fatto patire il governo Monti, cosa è successo? Nuove elezioni. E lui era ancora lì, ma non da spettatore, bensì da protagonista della scena politica. Tanto protagonista da entrare nell’attuale governo con gli uomini a lui più vicini.
Dopo che saranno ricalcolati i tempi di interdizione in Appello, l’ex premier non potrà entrare fisicamente in Parlamento, ma lo farà in altro modo. Basti pensare a Beppe Grillo, leader di un movimento ma nemmeno candidato. E crediamo che nessuno possa negare la sua influenza politica.Quindi, popolo in festa, spiegate a tutti perché questo non sia possibile anche a Berlusconi.
Tra un trenino e l’altro ricordate che l’elettorato del centrodestra è un po’ pigro, poco disciplinato e difficilmente indottrinabile, ma c’è una sola cosa che riesce a ricompattarlo. Ed è appena avvenuta. Chi non sta festeggiando, in questo momento aspetta con ansia il momento di votare, unica risposta concreta a ciò che reputa come un sopruso. Perché in un Paese in cui i magistrati sono famosi, qualcosa non funziona come dovrebbe.
A settembre rinascerà Forza Italia in una situazione politica nazionale che vede il PD allo sfascio, il M5S indebolito da una attività parlamentare dei suoi grillini paragonabile allo zero assoluto (a fine legislatura il ricavato della vendita degli apriscatole sarà devoluto in benificienza) e ad una destra che balbetta tremendamente nel trovare la sua strada. Per non parlare del famoso “centro” la cui morte clinica pare dichiarata da tempo.
Quindi? Il potere che questa condanna dà a Berlusconi è probabilmente superiore a quello che ha avuto negli ultimi vent’anni all’interno della scena politica italiana.
Ed ora tornate ai vostri trenini… Pe pe pe pe pe pe pe
Marco Travaglio quando vuole sa essere davvero simpatico. E in questi giorni, lo ha voluto fortemente. Aiutato anche dagli eventi recenti. La condanna in via definitiva comminata a Silvio Berlusconi, assieme al caldo di agosto, ha creato un mix esplosivo nel turbinio di emozioni del vicedirettore del Fatto. Il quale, dopo aver scritto un articolo infarcito di retorica pessimista il giorno prima dell’udienza in Cassazione, lasciando intendere che “anche in caso di condanna non sarebbe cambiato nulla”, arrivato al dunque non è riuscito a trattenere espressioni di giubilo e gaudio dopo la pronuncia della sentenza.
RispondiEliminaAltro che “non cambia mai nulla”, per Marco Travaglio il 1 agosto è stato il giorno più bello della sua vita.
L’adrenalina, a quanto pare, è destinata a trascinarsi per giorni. Proprio oggi la penna più giustizialista d’Italia se n’è uscito con un articolo dal titolo più che eloquente: “Berlusconi può finire in carcere”. Il generoso Travaglio ha voluto regalare un po’ di gioia per tutti i suoi fans, che in effetti hanno risposto presente, scatenandosi nei commenti tra insulti all’odiato Cav e inviti a pene più pesanti. Perché si sa, per chi legge Il Fatto neppure il carcere ad un ultra-settantenne è sufficiente. Esecuzioni di massa stile piazzale Loreto, torture, pena di morte o torture corporali appagano in modo più idoneo i bassi istinti del popolo travagliano.
Ma in buona sostanza, cosa dice Travaglio nel suo articolo? Che la legge “ex Cirielli” contempla la possibilità, non l’obbligo, che un ultra-settantenne non vada in carcere. E che ci possono essere eccezioni. Travaglio le elenca:
Dunque l’ultrasettantenne “può” finire ai domiciliari (e nella gran parte dei casi ci finisce), ma “può” pure finire in carcere. Dipende dal grado del suo ravvedimento, dalla sua consapevolezza della gravità del reato commesso, dalla sua intenzione di riparare al danno arrecato e dunque dal suo maggiore o minor livello di pericolosità sociale. Che si misura anche dal numero degli altri processi pendenti. E non ci vuol molto a comprendere che il condannato Silvio Berlusconi non s’è affatto ravveduto, anzi continua a negare il reato per cui è stato appena condannato e insulta i giudici che l’hanno condannato.
Secondo Travaglio, Berlusconi è pericoloso socialmente. E di questo non ci stupiamo. Il problema è che il vicedirettore del Fatto motiva questa sua tesi con cantonate abbastanza grossolane. Innanzitutto, che l’ex premier si ritenga innocente o no, non è fondamentale. Inoltre non ha altre condanne alle spalle, se non in primo grado. Anche se Travaglio argomenta:
E soprattutto ha altri cinque procedimenti pendenti: due già approdati a condanne in primo grado (7 anni per concussione e prostituzione minorile, 1 anno per rivelazione di segreto); tre in fase di indagine (corruzione giudiziaria del teste Tarantini; corruzione di decine di testimoni al processo Ruby; nonché per corruzione del senatore De Gregorio); senza contare le innumerevoli prescrizioni: 2 per corruzione giudiziaria (Mills e Mondadori) e 5 per falso in bilancio.
Ciò che Travaglio ignora è che le prescrizioni non sono condanne. E che dei cinque procedimenti pendenti, tre sono solo in fase di indagine, come ammette lo stesso vicedirettore del Fatto. Altri due sono sì “approdati a condanne in primo grado”, ma il procedimento per rivelazione di segreto (caso Unipol) è già caduto in prescrizione esattamente pochi giorni prima della condanna definitiva in Cassazione per la frode fiscale di Mediaset. Dunque non arriverà neppure al secondo grado.
RispondiEliminaQuesto, probabilmente, l’informato Travaglio non lo sapeva.
Per chiudere in bellezza, alla fine dell’articolo arriva il roboante esempio con pretese di paragone: Calisto Tanzi. In effetti, la sua carcerazione da settantaduenne per giunta malato ha stupito i più.
Ma, nonostante Travaglio ci provi in tutti i modi, i casi Tanzi e Berlusconi non sono paragonabili in alcun modo.
L’ex premier è stato condannato a 4 anni, di cui solo uno da scontare in virtù dell’indulto, per frode fiscale. E ha dovuto risarcire una somma di 10 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate. Punto e basta.
Non ha danneggiato risparmiatori, rovinato famiglie, ridotto sul lastrico 32.000 persone, tanti sono coloro che si sono costituiti parte civile.
Calisto Tanzi è stato condannato in via definitiva il 4 maggio 2011 a 8 anni e 1 mese per aggiotaggio e per il crac Parmalat di oltre un miliardo di euro, nonché ad un risarcimento di ben 105 milioni di euro per i 32.000 piccoli risparmiatori truffati che si sono costituiti parte civile.
Non solo. L’ex patron della Parmalat aveva altri procedimenti pendenti in corso, ben più pesanti: nel dicembre 2010 era già stato condannato a ben 18 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, pena poi sostanzialmente confermata nell’aprile 2012 dalla Corte di Appello di Bologna che ha condannato l’imprenditore a 17 anni e 10 mesi di reclusione. E un risarcimento di circa 30 milioni di euro ai risparmiatori e 2 miliardi di euro alla nuova azienda sorta dalle ceneri della precedente fallita.
A dicembre 2011 è invece arrivata la condanna a 9 anni e 2 mesi per il processo relativo al crac “Parmatour”.
Gli anni totali di condanna per Tanzi corrisponderebbero quindi a 31 anni e un mese. Senza contare i risarcimenti.
Oltre al paragone improprio con Berlusconi, c’è da dire che l’ex patron della Parmalat non gode affatto di buona salute. Nel marzo 2013 gli sono stati concessi gli arresti domiciliari in ospedale. D’altra parte, per un ultra-settantenne che pesava 43 kg e con problemi cardiaci, era il minimo si potesse fare.
Tanzi ha fatto del male a famiglie intere, ha pagato e sta pagando.
Ma definirlo “proprio il ritratto di Berlusconi”, come sfacciatamente fa Travaglio a conclusione del suo articolo, è davvero fuori luogo.
di Riccardo Ghezzi © 2013 Qelsi
Davvero un peccato fargli pubblicità, ma siamo nuovamente costretti a parlare di Maurizio Crosetti, giornalista di Repubblica. Lo stesso che lo scorso dicembre ha esultato per l’arresto di Sallusti, un collega. In spregio alla solidarietà professionale.
RispondiEliminaInutile soffermarsi su chi sia Crosetti, l’abbiamo già scritto nell’articolo relativo al precedente delirante tweet. Non deve aver ricevuto alcun rimprovero, perché oggi il giornalista di Repubblica è tornato alla carica, prendendo stavolta di mira l’odiato nemico Berlusconi in persona. E i berlusconiani presenti in piazza, definiti “minchioni”.
E' DIFFICILE SOFFERMARE LA STESSA DENSITA' DI MINCHIONI PER METRO QUADRATO
“Difficile organizzare una stessa densità di minchioni per metro quadro”, dice Crosetti, che sul suo profilo twitter continua a specificare che i tweet sono sue opinioni personali (su cui non è spesso nemmeno troppo d’accordo, come da suo profilo), e che quindi non hanno alcunché a che vedere con la sua deontologia professionale.
Il Crosetti che scrive su twitter non è il Crosetti giornalista. E’ fuori servizio, bontà sua.
Peccato che generalmente un giornalista non possa permettersi certe libertà.
Ad esempio non dovrebbe augurare la morte ad un politico o a chi manifesta in suo onore.
Leggete invece cosa ha scritto Crosetti, sempre su twitter, in riferimento a Berlusconi e ai manifestanti (solo quelli anziani) che oggi erano in piazza per lui.
MA NON SI ERA MAI DETTO CHE L'ESTATE UCCIDE I VECCHI
La consapevolezza dell’impunità garantita dall’essere di sinistra, evidentemente, genera mostri
di Riccardo Ghezzi © 2013 Qelsi
Un editoriale al vetriolo
RispondiEliminaPapa Francesco non giudica Don Sciortino invece sì: "Berlusconi via per sempre"
Furibondo attacco del direttore di Famiglia Cristiana contro il Cav: "Ammaliatore, padre-padrone difeso da amazzoni e soldatini". Poi invita Alfano a ribellarsi
Don Sciortino
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224
Come spiega Antonio Socci, Papa Francesco non incrimina e non giudica: il Pontefice sa comprendere ed abbracciare, questo è il segreto del suo successo. Al contrario, Famiglia Cristiana e Don Sciortino (non è certo cosa nuova) giudicano. Il verdetto? Sempre anti-Cav. Questa volta l'affondo del direttore del settimanale cattolico è durissimo: "Ora Silvio Berlusconi lasci per sempre". Scrive Don Sciortino: "Dopo avergli espresso affettuosa solidarietà, fatta anche di piaggeria e sudditanza, e dopo aver elaborato il lutto, sarebbe bene che a chiedergli di fare un passo indietro - e questa volta per sempre - fossero proprio i suoi parlamentari".
Contro tutti - Don Sciortino, parlando di coloro che dovrebbero - a suo giudizio - chiedere di fare un passo indietro a Silvio Berlusconi cita "le irruenti amazzoni, pronte a immolarsi per il capo, i solerti capigruppo pidiellini, Schifani e Brunetta, già all'assedio del Quirinale per strappare la grazia a Napolitano per il loro padre padrone, condannato definitivamente per frode fiscale. In ballo - sostiene il direttore di Famiglia Cristiana - non c'è solo il futuro politico dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ormai settantasettenne, ma la stessa sopravvivenza del Centrodestra e dei milioni di cittadini che, finora, l'hanno votato, sedotti dalle ammalianti promesse di una rivoluzione liberale che avrebbe arricchito gli italiani e reso prospero il Paese. Sogno miseramente svanito in un declino inarrestabile, come dimostrano i sei milioni di voti persi alle recenti elezioni di febbraio scorso".
Alfano e il quid - "Né serve, a risollevare le sorti - aggiunge un don Sciortino al veleno - il patetico e nostalgico annuncio di un ritorno al passato e a una nuova 'Forza Italia' con promesse già consunte prima ancora di cominciare. E' il momento buono, invece, per dimostrare che all'ombra del padre-padrone è cresciuta una nuova classe politica di destra, matura e preparata, allontanando ogni malevola accusa d'essere dei servili cortigiani il cui destino, nel bene e nel male, è strettamente connesso alle sorti del 'principe'. O, peggio, di anteporre al bene del Paese le sorti e gli interessi del loro leader, nella devastante logica del detto: ''muoia Sansone e tutti i Filistei'. Primo fra tutti - continua nella sua arringa Don Sciortino - è chiamato in causa Angelino Alfano. Dopo aver espresso, con abbondanza di lacrime, fedele sudditanza al suo demiurgo e padre-padrone - prosegue nel furibondo attacco il direttore - come segretario del Pdl, vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno, ha finalmente l'occasione di mostrare d'essere dotato di quel 'quid' che molti del suo stesso partito, invece, faticano a riconoscergli, nonostante le importanti cariche ricoperte. Per non fare la fine della 'trota' dopo essere stato a lungo annunciato come il 'delfino'".