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giovedì 20 marzo 2014

220) OPERAZIONE "MARE NOSTRUM"

"Così l'Italia fa fare affari alle milizie islamiste"

I pericoli sulla rotta dalla Libia. Un funzionario rivela: "Traffico d'uomini in mano a un capo filo Al Qaida".

Gian Micalessin - Gio, 20/03/2014 - 08:44
da Tripoli
«Dall'inizio dell'anno gli sbarchi in Italia hanno raggiunto livelli senza precedenti (14mila ad oggi ndr). In Libia stanno arrivando frotte di clandestini e migranti provenienti da zone dell'Estremo Oriente che in precedenza non avevano alcun interesse per queste rotte.


Ahmed Asnawi, uno dei leader della rivolta anti Gheddafi, vicino ad Al Qaida, è ora a capo delle milizie islamiche che gestiscono il traffico di profughi
E dietro a quelli già sbarcati ci sono quelli in attesa.

Oggi abbiamo più di diecimila persone pronte a partire ammassate nei centri di raccolta o nelle case alla periferia di Tripoli, Zwara e Misurata. Ormai si è sparsa la voce che la traversata è facile e le navi dell'operazione Mare Nostrum salvano tutti. A fine inverno verremo sommersi dai nuovi arrivi». GUARDA IL REPORTAGE
Il funzionario italiano che a fine febbraio passa al Giornale queste informazioni dai suoi uffici di Tripoli è un veterano della lotta all'immigrazione clandestina. Parla a titolo personale e non vuole veder pubblicato il proprio nome, ma fa chiaramente intendere come l'esodo senza precedenti sia diretta conseguenza dell'operazione «Mare Nostrum» messa in piedi dal governo Letta lo scorso autunno. «Quell'operazione spiega il funzionario - ha generato aspettative in centinaia di migliaia di persone. La notizia delle navi italiane pronte a salvare chiunque si metta in mare ha fatto il giro del mondo. Per questo ormai arrivano dai quattro angoli del globo. E l'aumento della domanda moltiplica l'offerta. Ogni giorno compaiono nuove bande di trafficanti di uomini che non offrono più neppure le precarie garanzie del passato. Pur d'incassare li fanno salire su bagnarole di fortuna convinti che si salveranno grazie alle nostre navi. Ma quelle barche rischiano di colare a picco ad un miglio dalla coste libiche».
Oggi a tre settimane di distanza le previsioni del funzionario si stanno puntualmente avverando. E intanto l'operazione Mare Nostrum genera un'altra situazione tanto prevedibile quanto paradossale. «Quando i fondi di Mare Nostrum finiranno la Marina Militare sarà costretta a smettere di operare, ma le traversate non si fermeranno. I mercanti di uomini pur d'incassare continueranno a metter barche in mare e noi rischieremo nuove ecatombi. Per questo avvisava già a fine febbraio l'anonima Cassandra - bisogna trovare una via d'uscita prima di venir nuovamente messi sotto accusa dalla comunità internazionale». Ora anche quella previsione si sta avverando . Proprio ieri il capo di Stato maggiore della Difesa Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ha annunciato la fine dei fondi. L'anticamera dell'ennesima tragedia con l'inevitabile coda di accuse al nostro paese è dunque già aperta. Ma i rischi per l'Italia non si fermano qui. «Nel sud della Libia spiegava la gola profonda - la situazione è fuori controllo. A Saba, la capitale del sud, gli scontri fra le milizie filogovernative e i cosiddetti anti gheddafiani, hanno creato una situazione apocalittica. I confini non esistono più, e nessuno sa quante centinaia di migliaia di persone stiano risalendo da Sudan, Mali e Niger. In quelle zone desertiche non esiste alcuna autorità, comandano i più forti e si muove di tutto dalla droga, alle armi, agli esseri umani».
In questo caso l'allarme non riguarda solo l'esodo di centinaia di migliaia di disperati, ma anche il rischio terrorismo. Nell'immenso deserto a sud di Saba il lucroso affare dell'immigrazione clandestina è ormai sotto il controllo di una milizia alqaidista interessata non solo ai lucrosi proventi in denaro, ma anche alla possibilità d'infiltrare informatori e militanti sui barconi diretti in Italia. A spiegarlo al Giornale, a patto di non veder rivelato il proprio nome, è un inquirente della procura di Tripoli impegnato in una difficile indagine condotta dai settori dei servizi d'intelligence libici sfuggiti al controllo dei Fratelli Musulmani. «Al sud il gruppo di Al Qaida più attivo - spiega - è quello legato Ahmed Asnawi un comandante molto vicino ad Al Qaida. Lui e i suoi uomini sono stati i primi a cercar di mettere le mani sul commercio di esseri umani. Li prendono sotto il proprio controllo li trasferiscono verso la Cirenaica e la Sirte e da lì organizzano la partenza verso l'Italia su grosse imbarcazioni. A differenza dei trafficanti tradizionali garantiscono barche più sicure a prezzi inferiori, intorno ai mille dollari. Quei soldi oltre a finanziare il gruppo di Asnawi garantiranno l'arrivo nel vostro paese e nel resto d'Europa di molti terroristi».

http://www.ilgiornale.it/

3 commenti:

  1. L'assalto dei migranti e il fallimento Italia

    Il boom degli sbarchi è figlio del messaggio che l'Italia manda al mondo: sbarcare in Italia non è più reato. Un governo, un ministro come la Kyenge e un intero apparato mediatico hanno veicolato questo messaggio. A essi si è aggiunto l'effetto-Papa

    Marcello Veneziani - Ven, 21/03/2014 - 17:37

    Quasi nessuno lo dice e lo scrive, tra politici, media, Europa e istituzioni, ma rispetto allo scorso anno sono decuplicati gli sbarchi di immigrati clandestini.

    Nei primi mesi dell'anno scorso non arrivavano a 800, quest'anno superano già gli 8mila. Con questa media passano da 43mila a 400mila all'anno. Altro che spending review. È un dato allarmante, in vista del boom di primavera-estate. Un traffico umano in mano alle milizie islamiste, come ha denunciato il Giornale. Da dove nasce questa improvvisa impennata, considerando che non ci sono nuove emergenze-esodo a sud del Mediterraneo rispetto a un anno fa? Nasce dal messaggio che l'Italia manda al mondo: sbarcare in Italia non è più reato, i verbi usati non sono respingere, rimandare indietro o frenare ma salvare, accogliere e smistare. Un governo, un ministro come la Kyenge e un intero apparato mediatico hanno veicolato questo messaggio. A essi si è aggiunto l'effetto-Papa, a Lampedusa e non solo: per carità, è missione del Papa esortare all'accoglienza, ma poi la gestione, i costi, l'ordine pubblico non toccano alla Chiesa ma al fragile e inguaiato Stato italiano. A tale proposito non è arrivato ai migranti il messaggio aggiunto, il fallimento dei nostri centri di accoglienza, l'incapacità di fronteggiare la marea di immigrati, la malagestione delle strutture «umanitarie» che pure costano l'ira di dio, le casse ormai vuote. Se si decuplicano gli sbarchi che cosa succederà? Per ora silenzio & baci, #staisereno, in attesa del primo naufragio. Loro o nostro.

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  2. «Cacciato perché italiano»: il tam-tam del web mette in ginocchio la sinistra e la Boldrini
    di Francesco Signoretta/mar 1 aprile 2014/20:30/Un commento

    Il commento
    Storie diverse, messe una di fronte all’altra. Storie che smascherano ipocrisie politiche e un ideologismo perverso. Il web non perdona e riesce a stangare, a polverizzare il falso buonismo della sinistra, un buonismo che finisce per condizionare in peggio la vita di chi tira avanti tra mille sacrifici. Così accade che la migliore risposta alle dichiarazioni di Laura Boldrini su turisti e immigrati venga data da Facebook. Ed è una risposta efficace: viene infatti riproposta, con un tam-tam incessante, la vicenda di Fausto, finito per strada «perché italiano». E a questa vengono affiancate tutte le iniziative dei Comuni che mettono mano al portafogli per gli extracomunitari arrivando a ristrutturare scuole dismesse e abitazioni per dar loro un alloggio, in nome dell’integrazione. Ecco dunque che il parallelo con Fausto mette in moto la protesta: non è un immigrato e nel centro di accoglienza non ci può stare, così i responsabili lo hanno cacciato via (loro sostengono che si è allontanato volontariamente). Ma Fausto, un disoccupato di Lomagna di 63 anni, non sa dove andare e non ha nulla da mettere sotto i denti. Così il suo peso è sceso di venti chilogrammi (adesso ne pesa meno di cinquanta) e continua a dimagrire. Le sue giornate le passa su una panchina del centro commerciale Auchan di Merate, ma la notte non si può. E i servizi sociali fanno orecchie da mercante, perché risulta senza residenza. Vive di qualche spicciolo, ma vorrebbe un lavoro che nessuno gli offre. Dove non c’è il pubblico , per fortuna, può arrivare qualche volenteroso. Un conoscente lo ospita per qualche notte, ma così non può andare avanti: è una situazione troppo precaria, presto si ritroverà di nuovo in mezzo a una strada. Al centro di accoglienza la situazione era difficile, perché di giorno doveva comunque sloggiare, ma almeno la notte aveva un tetto sopra la testa. Così rimpiange di non essere un immigrato, per quelli – argomenta – «una soluzione si trova sempre e anche a me qualche sostegno sarebbe stato garantito». Gli italiani, invece, devono vivere per forza da barboni. A Fausto nemmeno questo viene garantito. Qualche mese fa è stato sfrattato dall’atrio d’ingresso dell’ospedale San Leopoldo Mandic, ma da lì era passato al centro per immigrati di Lecco adesso, invece, sta in mezzo a una strada e c’è il pericolo che anche il fisico ceda. «Non ce l’ho con gli extracomunitari– afferma – ma con i nostri politici che si dimenticano di noi cittadini». In Brianza, infatti, non esistono luoghi da destinare a persone come lui, a italiani che hanno perso il lavoro e pagato a caro prezzo gli errori del passato. «È così – fa rilevare – inutile illudersi oltre o rammaricarsi di scelte che non posso cambiare, meglio non guardare al futuro, perché è già troppo penoso e umiliante il presente. Ma è davvero incredibile che mentre agli immigrati si fa di tutto per garantire addirittura un fisso mensile e per i rom si approntano campi attrezzati, per lui non c’è soluzione alcuna. Dovrebbe vivere d’aria ed essere invisibile. E invisibili si sentono gli italiani in difficoltà, per scelte che – fatte da una certa sinistra “buonista” – finiscono per alimentare la tensione.

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  3. Pensionati e disoccupati Lo sbarco della speranza L’«approdo» dei nostri connazionali in Sicilia

    Nessuno scoop né tantomeno aneliti di sensazionalismo: la fotografia, nota, è quella di un’Italia in barca, in balìa delle onde di un buonismo mai considerato né tantomeno rispettato da un’Europa sorniona e scaribarili. Ovviamente, sempre nel Mare nostrum, in quell’emisfero acqueo di guai, omonimo di un’operazione dove la solidarietà del popolo italiano emerge e cerca di restare a galla, ma viene affogata dal colpevole disinteresse di una comunità europea sempre più finta e ipocrita. Concetti chiari a molti e assolutamente distinti dalle sverniciature dei «soliti buoni», pronti ad agitare il rischio di vessilli xenofobi. Per denunciare questa sorta di «cartina muta» dell’immobilismo Ue, Fratelli d’Italia-An ha organizzato ieri un finto sbarco di pensionati e disoccupati, rigorosamente italiani, nel porticciolo di Ognina, a Catania.

    Decisa la posizione di Giorgia Meloni, presidente di Fdi-An: «Lo Stato, a causa dell'egoismo dell'Ue, investe più risorse per gli immigrati: per ciascuno che sbarca in Italia investe 30 euro al giorno, che fanno 900 euro al mese. Come fa un pensionato minimo che vive con 380 euro o un invalido che è accudito con 280 euro? Noi chiediamo al governo che le spese dell'accoglienza siano a carico dell'Ue».

    Così facendo, secondo l’ex ministro «si potrebbero spendere i 900 euro al mese per i nostri anziani, i nostri disabili, i nostri pensionati e i nostri disoccupati. Siamo contro ogni intolleranza e, a maggior ragione, di quella che sembra avere lo Stato che con l’operazione "Mare nostrum" ha finito per peggiorare la situazione: nei primi tre mesi di quest'anno gli immigrati arrivati in Italia sono cresciuti di 15 volte rispetto a quelli sbarcati nel 2013».

    Infine, per dovere - in questo caso quotidiano - di cronaca segnaliamo gli sbarchi «veri» di ieri: 1.800 migranti arrivati in Sicilia (Pozzallo e Augusta) e altri 27 in Puglia, a Marina di Serra.

    Marino Collacciani

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