L’ULTIMO VOLUME DI GIAMPAOLO PANSA
PARLA, ATTRAVERSO DEI COLLOQUI DELLO SCRITTORE CON L’EX PARTIGIANO E POLIZIOTTO
GIORGIO MORSI, DEI TANTI ANEDOTTI RELATIVI AI VARI PERSONAGGI, PICCOLI E
GRANDI, DELLA DESTRA.
Il giornalista e scrittore Giampaolo
Pansa col suo ultimo volume “La destra siamo noi”, una controstoria italiana da Scelba a
Salvini (oltre 400 pagine, edito da Rizzoli),
parla dei molti personaggi quasi anonimi, ma anche dei più importanti, che
hanno fatto la storia della destra dal dopoguerra ad oggi. Il volume inizia con
una prefazione, in cui si spiega che oggi la parola destra non deve metter più
paura come un tempo e si riconosce in Silvio Berlusconi colui che l’ha sdoganata
in chiave moderna nell’odierno sistema democratico, togliendole l’etichetta
anacronistica “fascista”. È fuori luogo nel mondo d’oggi parlare
di fascismo, antifascismo, comunismo, anticomunismo; il pericolo maggiore per
l’Europa è costituito soprattutto dall’integralismo e terrorismo islamico.
Il libro si articola completamente
attraverso i colloqui tra Giampaolo Pansa e il poliziotto novantenne in
quiescenza Giorgio Morsi, già partigiano bianco nei tempi della guerra civile
italiana. L’ex poliziotto è molto esperto nei dettagli delle vite pubbliche e
private dei molti protagonisti della vita politica italiana, avendo lavorato
per molti anni nella Divisione Affari
Riservati del Ministero dell’Interno. Morsi faceva parte dei partigiani
liberali e monarchici e fu infiltrato nella polizia partigiana di Savona,
costituita principalmente dai social – comunisti. Nel dopoguerra egli
assistette a molte esecuzioni, ma ebbe occasione di salvare da morte certa una
ausiliaria della Rsi, con cui nel corso degli anni a venire consumò dei
rapporti amorosi clandestini in occasione delle ricorrenze del 25 aprile, sino
alla prematura morte dell’ex combattente di Salò, divenuta nel frattempo
professoressa universitaria e che era rimasta legata sentimentalmente a colui
che l’aveva salvata e che aveva sposato un’altra.
Si parla di Giovanni Guareschi e delle storie accantonate di
molti altri militari e carabinieri come lui: dopo l’armistizio del 1943 rimasero fedeli al Re,
rifiutando di aderire alla Repubblica Sociale e furono deportati nei campi di
concentramento tedeschi. Guareschi in occasione delle politiche del 1948 coniò il suo famoso motto: "dal segreto della cabina elettorale Dio ti vede"; successivamente scontò un anno di carcere per diffamazione a mezzo stampa. Sono descritti i più famosi giornalisti di destra: da
Pisanò a Gianna Preda, soprannominata Tigre
del Borghese (il settimanale di destra in cui scriveva) per i suoi modi
aggressivi in cui distruggeva gli avversari politici. Scelba era ben visto
dalle sinistre finché non divenne Ministro dell’Interno. È narrata la storia di Alfa Giubelli,
la ragazzina che vide la madre uccisa dai partigiani, venendo traumatizzata e
per questo aveva delle difficoltà ad avere figli; un giorno decise di
vendicarsi, uccidendo il sindaco del suo paese che aveva ordinato l’esecuzione
della madre, si costituì, scontò la pena, dopodiché riuscì a concepire. Sono
altresì raccontate molte storie di prostituzione e di omosessualità che hanno
riguardato alcuni personaggi politici e non. Una ausiliaria della Rsi e una esponente del Cln si conobbero, instaurarono una
relazione, fuggirono, attendevano la fine della guerra quando furono
mitragliate ed uccise, in una strada mentre erano in bicicletta, da un aereo britannico. Un
senatore ultraconservatore e legato all’Opus
Dei casualmente incontrò un transessuale di cui rimase invaghito, ma non
era più un ragazzino e morì mentre era in intimità. Miriam Z. era una
prostituta, ebrea e missina, che sapeva distinguere tra nazifascismo e il nuovo
corso di Almirante: si suicidò quando perse la sua bellezza venendo sfigurata
con l’acido da un folle. Almirante non rinnegò il passato, nel suo ufficio
aveva un vaso con la sabbia di El Alamein,
la località egiziana in cui l’esercito italiano si era battuto eroicamente
nell’ultima guerra, ma era considerato troppo democratico da alcuni esponenti
missini, tra cui Pino Rauti, che uscirono e fondarono “Ordine Nuovo”, poi visto l’insuccesso rientrarono. Achille Lauro,
il monarchico napoletano e grande serbatoio di consensi, era un dongiovanni
incallito: in privato preferiva parlare di donne piuttosto che di politica. Ci
fu anche un deputato che improvvisamente passò dal Pci all’Msi e fu accolto
a braccia aperte. Anche a Ciccio Franco, l'autore della rivolta di Reggio Calabria "Boia chi molla" (futuro slogan della destra), a seguito della decisione di fare di Catanzaro il capoluogo regionale calabrese, è dato risalto.
I giornalisti di centrosinistra
infangarono la memoria dei figli del segretario missino Mattei della Sezione Giarabub (altra località
dell’eroismo italiano nell'ultimo conflitto cancellata dalla memoria) del
quartiere romano di Primavalle, i
quali furono trucidati e la grande stampa parlò a sproposito di guerre tra
neofascisti, mentre i veri assassini, esponenti del terrorismo rosso, rimasero
quasi impuniti. Altri tristi episodi degli anni di piombo sono descritti, ma
anche misteri, intrecci tra mafia e politica, loggia massonica P2, Licio Gelli,
tangentopoli. Secondo Pansa e Morsi il Principe Borghese, già comandante della X Mas, non organizzò mai un colpo di
stato: infatti qualche giorno prima del presunto golpe concesse un’intervista
al giornalista. Nella strage della stazione di Bologna del 1980, oltre ai
colpevoli ufficiali, si parla di una pista palestinese come ritorsione sull'Italia per aver fermato un traffico d’armi, dopo che il Governo, trattando
con i terroristi, aveva acconsentito a tenere gli occhi chiusi.
Ci sono le storie dei democristiani di
destra: oltre al già citato Scelba, si parla di Fanfani, soprannominato
Fanfascista (si batté da solo a favore del si nel referendum sul divorzio e pagò solo lui le conseguenze della sconfitta), e degli andreottiani Evangelisti, Sbardella, Ciarrapico, che per
convenienza preferirono lo scudo crociato alla fiamma. Don Gianni Baget Bozzo era il figlio di una ragazza madre
catalana e fu adottato dalla famiglia Bozzo di Genova: politicamente aderì al Psi, fu eletto europarlamentare, fu
giornalista politico, dopo la fine dei partiti storici ebbe un debole per Berlusconi . C'è la vita di Indro Montanelli, il quale nel 1995 fu invitato ad una
festa di sinistra e si lamentò che in quel momento lo trattavano da eroe, per
non essersi allineato a Berlusconi sul quotidiano “Il Giornale”, coloro che nel 1977, quando subì un attentato, si
rammaricarono che non fosse morto, perché era considerato un conservatore
reazionario. L’ultimo capitolo è la storia di oggi: si parla di come Salvini in
poco tempo sia diventato un capo carismatico che si appresta a prendere in mano
le redini della destra.
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