BREVE RECENSIONE SULLA TRILOGIA CINEMATOGRAFICA DE “IL PADRINO” (TITOLO ORIGINALE “THE GODFATHER”): DIRETTA DA FRANCIS
FORD COPPOLA, ISPIRATA ALL’OMONIMO ROMANZO DI MARIO PUZO, CHE HA COME ATTORI
PRICIPALI MARLON BRANDO, AL PACINO E ROBERT DE NIRO.
Qualche mese fa ho acquistato la
trilogia cinematografica de “Il Padrino”
su dvd, sfruttando un’offerta promozionale. A suo tempo quelle pellicole ebbero
uno strepitoso successo e vinsero molti Premi
Oscar . Io non ho avuto mai occasione di vederle in televisione perché
generalmente le hanno sempre trasmesse molto tardi e perché durano tantissimo.
Dopo l’acquisto ho potuto visionare quelle opere cinematografiche con calma ed
approfondirle fino in fondo.
- Il padrino I – L’emigrato siciliano Vito Corleone è divenuto dopo anni di crimine il più potente capomafia di Nuova York: i sui affiliati fanno la fila per essere ricevuti e chiedergli favori. È assistito dai figli Santino, Fredo e dal figlio adottivo Tom Hagen, un brillante avvocato che tutela gli affari di famiglia. Nel 1945 Don Vito, dopo il matrimonio della figlia, riceve, da un rappresentante di un’altra famiglia mafiosa, la proposta di partecipare ad un traffico di stupefacenti: gli si chiede d’offrire il suo appoggio finanziario e di sfruttare le sue conoscenze politiche. Egli rifiuta e dopo alcuni giorni subisce un attentato in cui viene ferito gravemente. L’altro figlio di Vito Corleone, Michael, che voleva rimanere fuori dagli affari di famiglia, decide di difendere il padre, commettendo degli omicidi, per poi rifugiarsi a Corleone in Sicilia. Lì si sposa con Apollonia, che dopo pochi mesi morirà in un attentato. In America, il fratello Santino cade in un’imboscata e viene trucidato. Nel frattempo Vito Corleone, ripresosi, riassume il comando della sua famiglia e, incontratosi con le altre famiglie mafiose, ristabilisce la pace: per guadagnare tempo, far rientrare Michael dalla Sicilia e lasciargli il posto di comando. Michael parte deciso nell’affermarsi, così da intralciare gli interessi della altre famiglie; suo padre lo consiglia, onde evitare di venire eliminato. Don Vito muore di morte naturale. Michael durante il battesimo del nipote (figlio della sorella), a cui fa da padrino, anticipa le mosse degli avversari, mandando dei sicari ad uccidere i capi della altre famiglie mafiose newyorkesi, successivamente si vendica di alcuni traditori nella sua famiglia, tra cui il cognato, coinvolto nell’uccisione del fratello. Sua sorella Connie, rimasta vedova, si scaglia con ira contro Michael e mette in guardia la sua nuova moglie su chi sia veramente il marito: il nuovo Don Corleone, il nuovo Padrino, a cui i suoi scagnozzi giurano fedeltà, baciandogli la mano.
- Il padrino II - La seconda parte di questa saga è divisa in due narrazioni che si alternano sullo schermo: c’è la storia di Vito Corleone da bambino e da giovane, tra i primi del ‘900 e gli anni ’20 e si continua la storia del Padrino I con Michael Corleone, ambientata negli anni ’50. A Corleone in Sicilia il boss locale Don Ciccio uccide per ritorsione l’intera famiglia Andolini; il bambino Vito, venendo aiutato, riesce a fuggire negli Usa. Arrivato a destinazione, l’addetto al controllo passaporti confonde la località di provenienza (Corleone) col cognome: così da quel momento Vito Andolini sarà Vito Corleone. Da giovane Vito si imbatte in Peter Clemenza e Salvatore Tessio ed inizia con essi delle attività malavitose. Sono ostacolati da Don Fanucci che li ricatta pretendendo il pizzo. Vito uccide Fanucci: da quel momento inizia la sua scalata che lo porterà ad essere un malvivente temuto e rispettato. Successivamente egli torna a Corleone, con la moglie e i figli piccoli, per compiere la sua vendetta nei confronti di Don Ciccio. Negli anni ’50 Michael, figlio di Don Vito, è nel Nevada e guida l’organizzazione criminale. Egli riesce a scampare ad un attentato organizzato dal potente capitalista ebreo Roth, che guida il giro degli affari a Cuba. Michael si reca a Cuba per partecipare ai loschi affari e vendicarsi. Tutti vengono spiazzati quando il dittatore Batista annuncia la rinuncia al potere per evitare un bagno di sangue contro la guerriglia. Successivamente Roth, tramite il pentito Pentangeli, fa incriminare da una commissione d’inchiesta giudiziaria Michael Corleone per i suoi crimini; l’imputato verrà scagionato quando il pentito ritratterà le accuse a causa della presenza del fratello in aula: fatto arrivare dalla Sicilia per tutelare l’onore. Seguono le solite vendette di Don Corleone contro Roth, Pentangeli e perfino contro il fratello Fredo, coinvolto nell’attentato alla sua persona. Michael viene abbandonato dalla moglie: gli rivela che quando era incinta del loro terzo figlio, aveva abortito volontariamente per non mettere al mondo un altro futuro mafioso assassino. Il protagonista, ormai rimasto solo con i figli piccoli, ripensa al compleanno di suo padre Vito nel 1941 (il giorno in cui giapponesi attaccarono gli Stati Uniti), allorquando la sua famiglia era riunita al completo, ed annunciò che si era arruolato anch’egli per combattere, suscitando le ire del fratello Santino e le perplessità degli altri familiari che avevano in mente per lui un futuro da grande uomo politico.
- Il padrino III – Michael Corleone ha iniziato l’opera di estromissione della propria famiglia dalla malavita e ormai gode della fama di un rispettabile miliardario. Alla fine degli anni ’70 riceve a Nuova York un’onorificenza da parte del Papa Paolo VI per le sue opere benefiche. Tenta di convincere il figlio Anthony a lavorare per lui, ma egli preferisce la carriera di cantante lirico. Ben presto entra nelle grazie del Padrino il nipote Vincent Mancini, il figlio illegittimo del fratello Santino, ed inizia a lavorare con lo zio. Michael entra in affari con la Banca Vaticana, investendo 600 milioni di dollari. Tale investimento serve all'Arcivescovo Gilday per evitare il rischio di una bancarotta fraudolenta causata dalle manovre di un gruppo di avidi uomini d'affari cattolici, guidati dal potente Licio Lucchesi, un influente uomo politico italiano, che guida la maggior parte dei clan mafiosi in Italia. Lucchesi ordina l’eliminazione di Michael ma fallisce; il nipote, con l’appoggio della zia Connie, organizza una vendetta contro un malavitoso che aveva partecipato all’agguato. La famiglia Corleone si reca a Palermo per assistere al debutto all’opera di Anthony. Il nuovo Papa Giovanni Paolo I è intenzionato a preferire Corleone a Lucchesi: quest’ultimo fa avvelenare il suo tè. Michael si ritira, lasciando il comando della sua famiglia al nipote, che assume il nome di Don Vincent Corleone, ma pone una condizione: dovrà rinunciare alla relazione che ha con sua figlia Mary. Viene organizzato un ennesimo attentato contro l’anziano Corleone, al Teatro Massimo di Palermo, ma per errore viene uccisa la figlia Mary. Anche Lucchesi viene ucciso quella sera. Michael, ormai anziano, molti anni dopo la morte di Mary, è tornato a vivere in Sicilia. Il boss si spegne roso dal rimorso, completamente solo e abbandonato da tutti mentre è nella quiete desolata del giardino della sua villa.
Questa saga cinematografica, nonostante sia una
narrazione criminale, ha ricevuto molto successo e molti premi. L’autore del
romanzo e i produttori cinematografici hanno realizzato queste pellicole per
condannare la vita criminale, non penso per elogiarla, descrivendo una triste
realtà della nostra società. La maggioranza degli omicidi, nella finzione e
nella realtà, rimane impunita perché nessuno è disposto a testimoniare: per delle
questioni d’omertà e d’onore; se uno lo fa dovrà cambiare vita nascondendosi. Non
in tutto il pubblico queste storie violente provocano indignazione e condanna:
molte persone, specie alcuni meridionali, elogiano queste scalate al potere con
metodi violenti dei boss mafiosi; infatti nella rete sono presenti alcuni
spezzoni di questi film in cui ci sono dei commenti di approvazione, invece che
di dissociazione. Uno, pensando che la finzione sia come la vita reale, non si rende conto che finirà in galera o sottoterra se proverà ad emulare questi racconti cinematografici. La colonna sonora de “Il
Padrino” (postata sopra) è diventato un mito: viene suonata ai funerali degli “uomini d’onore”
e anche nelle processioni paesane quando si passa davanti alle case dei grandi capimafia.
È una mentalità tipica in vaste aree delle regioni del sud chiedere favori e
protezione ai padrini locali; e poi se un giorno chiederanno di ricambiare i
favori e diranno di compiere azioni criminali? Penso anche a me: probabilmente
non avrei avuto tanta libertà nel trattare temi di politica locale su un blog
se fossi nato o fossi residente in un paese del Sud Italia con forte presenza
della criminalità organizzata.