L’INIZIO DEL 2017 TRA I
FESTEGGIAMENTI ED UNA BREVE VISITA A SOFIA, CAPITALE BULGARA.
L’inizio del 2017 è
iniziato con i consueti festeggiamenti e con i tradizionali cenoni. Anch’io
sono stato invitato ad una cena: dopo aver atteso la mezzanotte mi sono
ritirato per ritemprare le forze per affrontare la giornata del 1° dell’anno,
che per me tradizionalmente inizia con la funzione religiosa.
Alla vigilia
dell’Epifania sono partito per un breve viaggio di tre giorni a Sofia, la
capitale della Bulgaria, distante appena un’ora e mezza di aeroplano. È stata
una vacanza economicamente conveniente, più delle altre: sia per quanto
riguarda i voli aerei nelle compagnie a basso costo e l’albergo (che ho
prenotato entrambi nel mese di novembre, nel giorno promozionale del risparmio
nelle spese telematiche), sia per le altre spese relative al soggiorno
(mangiare, visite ai musei ed ad altri luoghi d’interesse); la moneta locale, il Lev (rinnovato e simile nella forma alla
valuta europea), vale la metà di un Euro.
Infatti c’erano moltissimi italiani a Sofia, i quali hanno approfittato di
questo cambio monetario conveniente. Il clima rigido era il vero problema: ero
tentato di rinunciare per via delle previsioni atmosferiche, che sarebbero arrivate
sino a – 18° C nei giorni della mia visita, non immaginando che da quelle parti
sono abituati a quelle temperature e tutto funziona come se nulla fosse. Da noi,
nel nostro clima mite mediterraneo, le
ondate di gelo d’inverno e quelle d’afa d’estate sono di breve durata, mentre
nei Balcani si passa da un eccesso all’altro, a seconda delle stagioni, e uno
deve sopportare per mesi. La neve che non smetteva mai di scendere dava più
fastidio del freddo: le strade per le macchine le tenevano costantemente pulite,
sui marciapiedi creavano qualche passaggio dove si rischiava spesso di
scivolare per il ghiaccio.
I Bulgari sono un
popolo slavo che nel VII Secolo D. C.
si spostarono dal Caucaso, penetrando nell’odierna Bulgaria, scacciando i Bizantini e convertendosi al Cristianesimo.
La nazione ha avuto due zarine italiane, consorti degli zar regnanti: Maria
Luisa di Borbone Parma, moglie di Ferdinando I, e Giovanna di Savoia, moglie di
Boris III. Dal punto di vista turistico Sofia, anche se non è una meta
prediletta come Praga, Budapest, Cracovia, è interessante anch’essa come le
citate città dell’Europa dell’Est. Ci sono delle chiese e dei siti archeologici
patrimonio Unesco. C’è il complesso archeologico di Sérdica (l’antica città preesistente
fondata dai Traci) con le rovine
romane, situata all’interno dell’omonima stazione della metropolitana
cittadina. Ci sono statua, basilica e cappella dedicate a Santa Sofia, che dà
il nome ala città. C’è il Monte Vitoša, alto oltre 2.200 m.: un’attrattiva
sciistica che sovrasta Sofia col suo parco naturale. Diverse chiese e basiliche
sono state costruite per gratitudine verso i Russi, con il quale la Bulgaria ha un rapporto
di fratellanza e che liberarono la nazione dal dominio ottomano, tra cui
spicca la Cattedrale di Aleksandăr Nevski, il
simbolo di Sofia. Poche sono le testimonianze del periodo del Socialismo Reale. Nel centro storico c’è
anche una moschea: un 7% della popolazione bulgara è discendente dei turchi,
che per oltre quattro secoli sottomisero la Bulgaria. Molti
monasteri e chiese storiche durante la dominazione turca furono profanati e
trasformati in moschee; quando la
Bulgaria riacquisì l’indipendenza gli stessi torarono al culto
Cristiano di rito Greco – Ortodosso, praticato da quasi tutta la popolazione bulgara.
Di recente a Sofia è stata costruita una chiesa cattolica per i pochi cattolici
locali e per qualche straniero di passaggio; anch’io ne ho approfittato per la
messa dell’Epifania. Mi aspettavo di
trovare situazioni di degrado e di disagi sociali, ma ho visto ben poco di
tutto quello: non c’era nessun venditore ambulante e raramente incontravo
questuanti. Bisogna solamente fare attenzione ai tassì, individuando quelli
provvisti di licenza che non imbrogliano, i quali hanno la scritta “ok”. Per il resto tutto funziona perfettamente: le metropolitane, le corriere di linea, i grandi centri commerciali che vi hanno messo piede. Ormai anche nell’est l’inglese ha
preso il sopravento come lingua internazionale (ai tempi del comunismo la lingua
internazionale era il russo), tutti lo parlano: nelle attrattive turistiche,
negli alberghi, nei ristoranti e ovunque ci sono le doppie scritte (lingua
bulgara in caratteri cirillici e lingua inglese in caratteri latini). A dire la
verità, io che non sono un esperto e conosco quelle poche parole di base
anglosassoni per farmi capire, per capire gli altri, e che perfeziono di
viaggio in viaggio, sentendo alcuni commenti di altri italiani, si diceva che
il loro inglese non è perfetto.
A questo punto i paesi dell’Europa dell’Est si avviano verso un processo
di evoluzione, di modernizzazione, d’aumento positivo della qualità della vita
che li porterà un giorno al livello dei paesi dell’Europa Occidentale. Si evolvessero,
ma non esagerassero, altrimenti subiranno le conseguenze negative che stiamo
subendo noi: immigrazioni, islamizzazioni, caos, terrorismo, eccetera. E soprattutto lasciassero perdere l'euro.
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