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domenica 30 aprile 2017

351) LA CONNIVENZA TRA ONG E TRAFFICANTI DI UOMINI



MENTRE ALCUNI ITALIANI NON CE LA FANNO PIÙ A TIRARE AVANTI GLI AFFARI SULL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA NON CONOSCONO LIMITI (MA GIÀ SI SAPEVA): ORA ANCHE QUALCHE ONG È COINVOLTA.




In questi giorni ci sono state molte polemiche sui grandi mezzi di informazione, inerenti ai salvataggi in mare (o presunti tali) delle grandi navi delle associazioni umanitarie (Ong) verso gli immigrati clandestini. Secondo le fonti Frontex e dalla documentazione con prove, sembra che i trafficanti di uomini diano appuntamento a quelle navi, addirittura in acque territoriali libiche. Il codice nautico prevede il salvataggio dei naufraghi, dicendo che devono essere scaricati nel porto più vicino; in quei casi i porti più vicini sono situati in Libia, in Tunisia. Seconda cosa: nella nostra circostanza il termine naufrago è inappropriato, poiché questi viaggiatori marittimi si buttano volontariamente alla deriva, sfruttando eccessivamente il dovere di salvataggio delle motovedette, che sono appositamente presenti in quei mari per loro.



Se essi sapessero che su quelle carrette galleggianti nessuno li soccorrerebbe, per poi essere serviti e riveriti in Italia, quasi nessuno si avventurerebbe in mare aperto.  Infatti prima arrivavano via mare molte meno persone e soltanto nel periodo estivo, non tutto l’anno come adesso. Il numero degli arrivi è cresciuto, ma anche quello delle vittime. Tra tutta questa gente che ci portano di profughi ce ne sono pochissimi, lo si nota anche dai loro fisici, la maggioranza o è migrante economico o uno che sfrutta il dovere dell’accoglienza, con tutti gli annessi e i connessi: difatti oltre la metà delle domande di asilo politico è stata bocciata. Le grandi navi delle Ong hanno altissimi costi che neanche la Marina Militare può permettersi: qualche voce sussurra che i loro occulti finanziatori, vogliano destabilizzare la nostra economia. Perché queste organizzazioni non impiegano quel denaro per opere umanitarie? Se proprio tengono ad andare a prelevare gli immigrati clandestini, perché non li portano in altre nazioni d’Europa, tra le quali Francia e Spagna, visto che l’Italia e anche la Grecia non ce la fanno più: ne hanno già accolti tantissimi.  



Ormai questo traffico è diventato un nuovo ramo economico, non solo per i grandi trafficanti, che dalla droga si sono spostati sul commercio umano. Ci sono coloro che affermano che questi arrivi sono un fenomeno positivo, per fattori demografici (infischiandosene delle problematiche che comporta): se fosse così bisognerebbe premiare i responsabili di queste disumane tratte e non perseguirli penalmente. In televisione raccontano storie di tanti italiani in crisi che nessuno tratta coi guanti bianchi. Anche così si ingrossano le tensioni sociali e il razzismo.

sabato 22 aprile 2017

350) TURISMO A VENEZIA



VENEZIA, CON LA SUA GLORIOSA STORIA E CON LE SUE CARATTERISTICHE DI CITTÀ SORTA IN MEZZO ALLA LAGUNA E ATTRAVERSATA DA MOLTISSIMI CANALI, DA UN LATO LA FA UNA CITTÀ AFFASCINANTE E INTERESSANTE, MA DA UN ALTRO LATO È SCOMODA PER VIVERCI ED È MOLTO CARA ECONOMICAMENTE. 


A Venezia quasi non si cammina per i moltissimi turisti (Anglo – Americani, Francesi e Giapponesi in prevalenza) che la prendono d’assalto e sono affascinati da questa città unica al mondo, che ha anche una storia prestigiosa. La città fu fondata alla caduta dell’Impero Romano da molti esuli veneti, che fuggivano dalle invasioni barbariche e dalle loro devastazioni: dalla terraferma e si rifugiarono nelle isolette lagunari. All’inizio fu un ducato, che si rese autonomo dai Bizantini, poi divenne una Repubblica, la cui massima autorità era il doge, che era eletto dalla nobiltà veneziana.  In un periodo in cui il temine “Italia” era solo un’espressione geografica ed i suoi territori erano controllati direttamente o indirettamente dalle grandi potenze europee dei secoli passati, con l’assenso della Chiesa che aveva anche un suo stato, Venezia seppe costruire una potente nazione autonoma, totalmente indipendente. La sua autorità ricadeva sui territori odierni del Veneto, del Friuli, in una parte della Lombardia, sull’Istria, sulla Dalmazia e per un breve periodo pure in alcune zone della Grecia. Venezia riuscì a tenere testa ai Turchi, ma nulla poté contro Napoleone che nel 1797, dopo più di un millennio, pose fine alla sua autonomia. Dal 1815 al 1866 la città fece parte dell’Impero Asburgico, nell’ambito del Regno Lombardo – Veneto; durante i moti del 1848 ci fu un tentativo, represso nel sangue, ad opera di Daniele Manin di riacquistare l’indipendenza. Nel 1866, dopo la Guerra tra Austria e Prussia, Venezia e il Veneto vennero annessi al Regno d’Italia: un voto unanime plebiscitario sancì l’unione.



Nel Palazzo Ducale, nella Basilica di San Marco, nel Ponte di Rialto, nei musei e in altri luoghi, ci sono i segni artistici dell’apogeo della potenza veneziana del passato. Interessanti sono le altre isole lagunari: Murano, famosa per il vetro, Burano, nota per le casette colorate, Torsello, Pellestrina, ecc. Il Principale mezzo di comunicazione a Venezia è il vaporetto: è come la circolare nelle altre città; i tassì e le ambulanze sono dei motoscafi. Ma nelle parti cittadine lontane dai canali bisognerà necessariamente camminare a piedi. Soltanto una piccola porzione di Venezia, la più vicina alla terraferma, è accessibile alle automobili e ai torpedoni e lì sono presenti dei grandi parcheggi. Almeno la ferrovia, che con l’alta velocità consente di raggiungere le altre grandi città italiane lontane in poche ore, arriva nel cuore storico della città. Per raggiungere l’aeroporto bisogna servirsi del vaporetto o del treno. Le grandi navi da crociera sono ancorate ad inizio città; in lontananza, nei cantieri navali di Marghera, si vede qualcuna di queste imbarcazioni in assemblaggio. A Venezia c’è un grandissimo giro d’affari tra alberghi, ristoranti, negozi di ricordi; i commercianti veneziani hanno le classiche botteghe, gli extracomunitari le bancarelle, in cui spiccano i ricordi di Venezia e dell’Italia in generale, tra cui le magliette del Padrino, con l’effigie di Marlon Brando. Figuriamoci se i veneziani si mettono a vendere quelle maglie. In un negozio ho acquistato un bel libro di Venezia con molte illustrazioni colorate e la storia delle attrazioni principali; con mia piacevole sorpresa ho trovato all’interno anche  un cd. 


Insomma Venezia è interessante ed affascinante (sembra che ci sentiamo soddisfatti solo quando facciamo le vacanze all’estero, non rendendoci conto del grande patrimonio artistico italiano che abbiamo), ma la vita è cara dal punto di vista economico ed è scomoda per viverci. Economicamente i viaggi all’estero con l'aeroplano a volte sono più convenienti (in Italia solo Venezia è un’eccezione?); l’unico inconveniente fuor d’Italia è la lingua.

domenica 9 aprile 2017

349) SOLITA IMMIGRAZIONE E NUOVA EMIGRAZIONE



LA POPOLAZIONE STRANIERA (E ISLAMICA) IN ITALIA È IN COSTANTE AUMENTO, MENTRE È RICOMINCIATA L’EMIGRAZIONE DEGLI ITALIANI (GIOVANI E NON) VERSO L’ESTERO. NON SAREBBE OPPORTUNO EVITARE LE PARTENZE DEGLI ITALIANI E IMPORTARE ORIUNDI ITALICI PER SALVAGUARDARE L’IDENTITÀ DI UN POPOLO E PER SCONGIURARE GLI ATTI DI UN TERRORISMO DILAGANTE IN TUTTA EUROPA?




Sono impressionanti i numeri dei mussulmani presenti in Italia, considerando che negli anni ’70 erano alcune migliaia, perlopiù studenti universitari di passaggio e personale delle ambasciate e dei consolati di alcuni stati islamici, e considerando che gli stessi hanno avuto un’impennata vertiginosa in presenze dal 2000 in poi. In totale essi sono 1.700.000, oltre il 3,5% della popolazione, 1/3 degli immigrati presenti in Italia. Il basso numero in percentuale è dovuto ad altre provenienze religiose della maggioranza degli stranieri soggiornanti nel Belpaese.  



La popolazione italiana è in diminuzione: a causa della scarsa natalità e a causa della nuova emigrazione degli italiani verso l’estero. I residenti italiani all’estero (emigrazione recente) sono oggi quasi 5 milioni; il loro numero è raddoppiato rispetto al 2000, quando erano oltre 2 milioni e trecentomila unità. Assistiamo quindi ad una progressiva sostituzione etnica della popolazione italiana nella nostra nazione. Se sempre più italiani se ne vanno, evidentemente essi ritengono che l’Italia non offra più opportunità e non si possa più vivere dignitosamente. Queste motivazioni non sono note ai molti stranieri malinformati che si fanno sempre più numerosi. 




In questi ultimi giorni il Parlamento Italiano ha approvato una legge che tutela indiscriminatamente i minori stranieri non accompagnati che entrano illegalmente in Italia, non facendo distinzioni tra rifugiati politici ed immigrati economici; al compimento del diciottesimo anno di età avranno il permesso di soggiorno, il lavoro ed eventualmente potranno farsi raggiungere dagli altri parenti. In pratica porte spalancate a tutti attraverso l’immigrazione irregolare minorile: ad una famiglia basterà far partire un figlio minorenne e poi potrà immigrare tutta. Non dimentichiamo che colui che nel dicembre scorso commise un attentato terroristico a Berlino, arrivò in Europa alla minore età. Non sarebbe il caso di liberarsi di questo eccessivo mondialismo e di concentrarsi sui problemi degli italiani in difficoltà? Evitando che se ne vadano e aiutando chi non ha le possibilità di andarsene. Pensiamo prima a risolvere i nostri problemi, dopodiché, nei nostri limiti e nelle nostre possibilità, penseremo alle cose altrui.



In futuro saremo destinati a non vivere più tranquillamente, poiché capiterà spesso che sempre più città d’Europa saranno prese di mira da azioni terroristiche. Sarebbe importante che le nazioni europee che ancora sono in tempo non sacrifichino le loro identità nazionali agli altari della globalizzazione. Non tutti gli islamici saranno terroristi, ma non tutti si integrano con i valori della nostra società e più aumenteranno e più crescerà la piccola percentuale di coloro che, indottrinati, sogneranno di immolarsi, commettendo delle stragi. Suggerirei dunque di adottare delle politiche a salvaguardia della nostra identità storica – culturale, della nostra italianità: creando le condizioni affinché i nostri connazionali non se ne vadano, attuando delle politiche a sostegno della famiglia, della natalità e creando una nuovo tipo d’immigrazione, vale a dire quella degli oriundi italiani (nel mondo sono oltre 80 milioni), i discendenti della remota emigrazione italica.