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sabato 11 novembre 2017

370) DALLE ELEZIONI SICILIANE A QUELLE POLITICHE



LA VITTORIA DI NELLO MUSUMECI NELLE ELEZIONI REGIONALI DELLA SICILIA RILANCIA LA COALIZIONE DI CENTRODESTRA, CHE A QUESTO PUNTO PARTE FAVORITA PER LE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE NAZIONALI.



Dopo la netta affermazione del centrodestra nelle votazioni amministrative della scorsa primavera, anche nelle elezioni regionali siciliane di questo autunno ha tirato lo stesso vento. Nel 2012 Musumeci perse per la divisione delle forze di centrodestra; oggi invece, anche se tutta la sua area l’ha sostenuto, non ha vinto facilmente come si poteva pensare, a causa della crescita del Movimento Cinque Stelle che ha sfiorato quasi un testa a testa con il vincitore. Per il centrosinistra il risultato conseguito è stato molto deludente; la stessa coalizione da un anno a questa parte ha incassato un filotto di sconfitte: referendum costituzionale, elezioni amministrative, regionali siciliane.

Evidentemente le politiche  che attua in campo nazionale ed internazionale non sono gradite dal popolo. Neanche il M5S riesce a sfondare: dopo aver avuto un’inaspettata esplosione di consensi al debutto, non riesce più ad allargarsi, complici le non cristalline gestioni dei comuni di Roma e di Torino, amministrate proprio dai penta – stellati. In questi contesti appare favorito il centrodestra per la vittoria alle prossime elezioni politiche nazionali: secondo gli ultimi sondaggi manca poco per ottenere la maggioranza che gli consentirà di governare senza larghe intese. 


C’è l’incognita Berlusconi: potrà partecipare alla campagna elettorale, ma in caso di vittoria non potrà avere ruoli diretti nel governo prima del 2019. Egli potrebbe fare, a legislatura inoltrata, come Renzi fece con Letta, oppure attenderà la scadenza del mandato di Mattarella e si farà eleggere Capo dello Stato? Si, e quando ce lo manderanno sullo scranno più alto dello stato! Si scatenerà una campagna mediatica e giudiziaria, che al confronto quelle viste finora sembreranno barzellette. Hanno stabilito un patto secondo il quale il partito che prenderà più voti tra Lega Nord (che forse eliminerà “Nord”, lanciandosi come partito per tutto il territorio nazionale), Fratelli d’Italia e Forza Italia, indicherà, nell’eventualità di un successo, il Presidente del Consiglio dei Ministri. Berlusconi continua a parlare di moderati, di governo composto in maggioranza da professionisti non politici, nonostante il periodo che viviamo suggerisca tutt’altro, comprese le scelte estreme e radicali. Il moderatismo in questi tempi particolari non paga più: tant’è vero che le piccole particelle di centro disseminate di qua e di la (a seconda delle convenienze), ormai hanno delle percentuali irrisorie. Il nuovo centro è il movimento di Beppe Grillo: i suoi elettori, i suoi militanti, sono i nuovi centristi atipici e ribelli.

La legge elettorale è stata approvata finalmente, così non ci sono più ostacoli per andare alle elezioni: dovranno essere fissate tra fine febbraio e l’inizio marzo 2018, non oltre (l’ultima volta votammo il 24 e 25 febbraio 2013). Non si pensi di spostare le suddette votazioni ad aprile o a maggio prossimi.

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