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lunedì 26 febbraio 2018

381) L’INCERTEZZA DELLE POLITICHE 2018



L’ALLEANZA DI CENTRODESTRA CE LA FARÀ AD AVERE LA MAGGIORANZA PARLAMENTARE? SARÀ FONDAMENTALE CIÒ CHE SCEGLIERANNO COLORO CHE NON SI ASTERRANNO E CHE IN QUESTO MOMENTO SONO ANCORA INDECISI, MA SE IL VENTO TIRA A DESTRA……


Gli ultimi sondaggi delle prossime elezioni politiche davano la coalizione politica di centrodestra sul 36 – 38%, cioè le stesse percentuali in cui si attestava da mesi. Non bisogna mai fidarsi completamente di quei rilevamenti: qualche indicazione certamente la danno (ora va di moda la destra, ora va di moda la sinistra), ma in passato ci sono state spesso sorprese impreviste. Di solito sono coloro che si dichiarano indecisi nelle interviste, che decidono per chi votare solo all’ultimo minuto e che fanno pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra, sconfessando o confermando tutti i sondaggi. Se la tendenza positiva al centrodestra sarà confermata, la stessa coalizione non avrà difficoltà a superare la soglia del 40%. Alcune indagini davano diversi collegi dell’uninominale in bilico, non ancora assegnati con certezza: se gli stessi andranno al centrodestra quella fazione politica potrà avere la maggioranza al parlamento, una maggioranza risicata, ma pur sempre maggioranza.

Per quanto riguarda le votazioni della Regione Lazio penso che si decideranno sul filo di lana a favore di Zingaretti o di Parisi. Se si fosse votato solo per la regione, Zingaretti avrebbe chiuso la partita a proprio favore senza troppe ansie, invece considerando che si vota pure per le politiche, dove c’è alta affluenza e la propensione  è a favore del centrodestra, Parisi potrebbe pure farcela. Se non si fosse messo di mezzo Pirozzi, divenuto famoso per il terremoto ad Amatrice e che l’ha lanciato per le sue ambizioni, le cose  sarebbero state più semplici, tant’è vero che Renzi mesi fa considerava il Lazio perso. Male si fa a credere che avere il proprio comune e la propria regione dello stesso colore politico sia un bene: è quello che abbiamo avuto a Cori per sette anni su dieci e senza che ci fossero degli stravolgimenti positivi.
Queste elezioni politiche quasi certamente passeranno alla storia per la bassa % dei votanti: sicuramente sarà battuto il primato negativo del 2013, quando votò poco più del 75% degli avanti diritto (-5% rispetto al 2008). Sono ben lontani i tempi in cui le masse credevano ciecamente nella politica e votava oltre il 90% degli elettori. Le elezioni politiche nazionali ancora si salvano: l’elettore si sente più motivato a recarsi al seggio rispetto alla tornata amministrativa o al referendum abrogativo, dove ormai non vota quasi più nessuno. Per l’importanza dell’evento avrebbero dovuto far votare in due giorni per non affossare troppo l’affluenza alle urne.

Sarà necessaria un’attenta riflessione dopo essersi documentati per bene sui vari programmi dei partiti e sulle molte promesse (da marinai) che essi fanno, prima di decidere su quale simbolo mettere la croce. Anch’io personalmente ancora non so quale partito votare tra quelli delle mia tendenze politiche: quasi sicuramente sceglierò uno tra quelli dell’alleanza che ha maggiori possibilità di vittoria, al fine di non far disperdere il voto e fare il favore agli altri schieramenti; poi come andrà, andrà. La mia scelta sarà motivata dal far mantenere la nostra identità sulla nostra Italia, tutelare i nostri valori tradizionali, le nostre usanze, dare priorità alle nostre emergenze e riprenderci le chiavi di casa nostra, dipendendo di meno dagli  altri e non facendoci sottomettere da essi.

domenica 18 febbraio 2018

380) L’UTOPIA DEL FASCISMO



ALCUNE FRANGE POLITICHE ESTREME (ANTAGONISTI, CENTRI SOCIALI) SCENDONO IN PIAZZA CONTRO UN FASCISMO CHE NON ESISTE PIÙ DA SETTANTATRE ANNI E INTANTO COMMETTONO ATTI DI VIOLENZA, INNEGGIANO ALLE FOIBE, AGGREDISCONO I POLIZIOTTI E COMPIONO ALTRI GESTI DI TEPPISMO. 


La campagna elettorale per le prossime politiche è entrata nel vivo. La sinistra cerca di distogliere l’attenzione dai problemi reali italiani odierni, parlando del fascismo, cioè di un regime, di un’ideologia, finito da ben settantatre anni. Quello è un argomento che attrae poco agli italiani, ai quali interessano principalmente sicurezze economiche, lavoro, meno tasse e famiglia. Dopo decenni ancora è viva l’ossessione fascista, però, come scrissi tempo fa, oggi tutti apprezzano le grandi opere pubbliche e le iniziative di quel famigerato regime: parchi cittadini, manifestazioni folcloristiche, città e quartieri di nuova fondazione che attualmente danno molto lavoro, pensioni, Inps, Inail, ecc. Per essere coerenti col proprio ideale antifascista si dovrebbe cancellare ogni traccia fascista, anche ciò che si gradisce; è impossibile. In pochi anni sorgevano imponenti infrastrutture, mentre oggi passano i decenni e neanche si riesce ad approvare un progetto.


Gridare al ritorno fascista per degli atti isolati di persone folli, per poi commettere quelle stesse azioni di violenza per cui si scende in piazza a condannarle, come linciare alcuni membri delle forze dell’ordine, inneggiare a Tito e alle foibe, devastare tutto, non ha alcun senso.  Ora si spera che quegli episodi di violenza riguardino soltanto esigue minoranze che dovranno essere isolate ed allontanate dai partiti politici e da altre aggregazione sociali. Il Pd, che pur tenendosi lontano da quelle manifestazioni per non perdere altro consenso, cavalca anch’esso la medesima onta emotiva legata ai fantasmi di oltre sette decenni fa, istituendo l’anagrafe antifascista. Cosa ne direbbero se gli altri istituissero l'anagrafe anticomunista? Alcune città, tradizionalmente rosse, negano i comizi ad alcuni esponenti dei maggiori partiti di destra e li aggrediscono. Secondo me è poco conveniente andare alla caccia dei vecchi fantasmi, anche perché i partiti additati come creature orribili non hanno mai commesso nulla contro le leggi vigenti. La campagna elettorale dovrebbe essere incentrata sui veri problemi reali, sulle  reali priorità, che attanagliano gli italiani, cioè quello che stanno facendo gli altri schieramenti.

venerdì 9 febbraio 2018

379) PER GRAZIA RICEVUTA



“PER GRAZIA RICEVUTA” È UNA PELLICOLA DEL 1971, DIRETTA E INTERPRETATA DA NINO MANFREDI, CHE TRATTA I TEMI DEL DIBATTITO TRA RELIGIOSITÀ E INTEGRALISMO, TRA CONFORMISMO E TRADIZIONE, TRA IL CREDERE AI MIRACOLI O CONSIDERARLI FRUTTO DEL CASO. 


Navigando in rete si possono trovare e visionare integralmente dei film interessanti, dei veri capolavori della cinematografia italiana. Solitamente quando uno carica su internet un’opera cinematografica completa dopo qualche tempo viene fatta rimuovere da coloro che ne detengono i diritti e per vederla bisogna andare nei siti cinematografici a pagamento; qualcuno conosce dei trucchi per evitare la rimozione: l’inserimento dei sottotitoli in qualche lingua estera, oppure l’inserzione di un’introduzione prima dell’inizio dello spettacolo vero e proprio. Talvolta accade che sono gli stessi autori dei film che caricano le loro rappresentazioni cinematografiche e le lasciano visionare gratuitamente a tutti. Il film “Per grazia ricevuta” lo hanno caricato da diversi mesi ed è stato visualizzato quasi 40.000 volte. Espongo una breve trama, avvalendomi di varie recensioni.

Benedetto Parisi è un bambino orfano che vive con una zia in Ciociaria, dove inspiegabilmente parlano romano (probabilmente per far capire in tutta Italia). Egli vive la vigilia della prima comunione in un clima di religiosità esasperata; non ha il coraggio di confessare al prete che ha visto sua zia ignuda, per cui, colpito dai sensi di colpa, non riesce ad ingoiare l’ostia consacrata e scappa via, mentre corre scivola da un muro alto molti metri, rimanendo illeso. Tutti gridano al miracolo e il bimbo viene fatto entrare in un convento nell’attesa che arrivi la vocazione. Gli anni passano e Benedetto, ormai adulto, ancora non ha scelto, vivendo un conflitto: è attirato dal mondo esterno ed ha desideri sessuali ma allo stesso tempo ha quegli scrupoli religiosi su cui è stato educato sin dall’infanzia. Quando egli pensa che sia arrivato il segno per consacrarsi, i frati, da cui è ospitato, lo interpretano in maniera opposta e, vedendo che è tormentato ancora di più, lo staccano da loro, mandandolo nel mondo. Benedetto fa la conoscenza di un farmacista ateo, il quale col tempo, senza fretta, lo allontana dai suoi conflitti e scrupoli interiori e si fidanza con sua figlia. Per non offendere il farmacista i due, in procinto di sposarsi, dicono di no al prete che li sta unendo in matrimonio, vivendo da concubini, e facendo come egli fece anni prima, mettendo incinta la madre della ragazza e rifiutando di sposarla, e l’anziana signora, ancora dopo tanti anni, minaccia di denunciarlo per stupro. Seconda la sua teoria l’avrebbe fatta diventare una combattiva ed aggressiva, invece se l’avesse sposata sarebbe divenuta una vecchietta mogia – mogia. Dopo alcuni anni il farmacista si sente male e sta per morire, la madre di sua figlia chiama il prete per impartire l’estrema unzione ed egli, poco lucido, bacia il crocifisso. Benedetto assiste alla scena, interpretandola come una conversione, come un tradimento, del suocero suo mito, e sconvolto tenta di suicidarsi. Benedetto è sotto i ferri in clinica, mentre la mancata moglie incinta e sua madre attendono: la prima spera che si salvi, la seconda che muoia, così da far sposare la figlia con un avvocato per coprire lo scandalo della gravidanza. Alla fine il moribondo si salva e il professore che l’ha operato esclama che è stato (ironia della sorte) un vero miracolo.

Il racconto è il frutto dello scetticismo religioso di Nino Manfredi, ma allo spettatore è lasciata libertà di giudizio e di valutazione.