POCHI ITALIANI VANNO A COMBATTERE IN UCRAINA (DA AMBO LE PARTI): MOLTI DI ESSI VANNO PER FARE DELLE ESPERIENZE NUOVE, ESOTICHE, SENZA SAPERE NULLA DI COSA SIA UNA GUERRA.
In questi giorni è stata diffusa, da fonti russe, la
notizia di alcuni mercenari combattenti italiani in Ucraina che sarebbero
stati passati per le armi dai russi in quanto tali: difatti per i mercenari,
in caso di cattura, non valgono le convenzioni internazionali per i prigionieri
di guerra. In particolare si sta parlando del calciatore Ivan Luca Vavassori
(di origini russe ma adottato da una famiglia italiana) che, partito per
combattere con gli Ucraini, è sparito misteriosamente. Il Governo italiano ha
confermato la scomparsa di alcuni nostri connazionali, smentendo seccamente
la notizia delle esecuzioni.
Non ci saranno folle oceaniche di stranieri che partono
volontari per l’Ucraina; quei pochi che ci sono, per svariate nazioni (in
maggioranza ex militari nei paesi di provenienza), nel complesso formano un
grande numero che fa molto comodo all’Esercito ucraino. Agli Ucraini non
cambia nulla e, anzi, non potrà essere che positivo l’allargamento del
conflitto e l’afflusso nei loro ranghi di volontari da tutto il mondo, mentre
al resto d’Europa cambierebbe molto, eccome, ma in peggio. Idem per i
familiari di quei volontari combattenti. Tra questi certamente ci saranno
coloro che, rendendosi conto di un popolo che soccombe, prendono a cuore la
causa, volendo dare una mano; ci sono altresì molti altri che vanno per
fare delle esperienze insolite, particolari, pensando che la guerra sia una
scampagnata, poi quando “si fanno male” piangono (magari piangere fosse l’unica
avversità!). Bisogna considerare che le leggi italiane vietano gli arruolamenti
mercenari nelle varie legioni straniere. I volontari nostrani cercano di
imbucarsi, pensando di potersela cavare, rendendosi conto che sia tra i Russi,
che tra gli Ucraini, ci sono, tra i soldati regolari, semplici ragazzini di
leva, che fino a poco tempo fa non avevano mai impugnato un’arma, non ci
sono solo i combattenti professionisti, che da anni hanno appreso una
preparazione militare sofisticata, particolareggiata, e che sono ben addestrati,
sia allo scontro in prima linea, sia alla guerriglia nelle retrovie.
Tutti si aspettavano che in pochi giorni i Russi
chiudessero la partita, invece l’Ucraina, ben armata dagli occidentali, ha
resistito tenacemente, perdendo poche porzioni di territorio e si
percepisce che lo scontro bellico andrà per le lunghe. Qui si tratta di una
guerra tradizionale, con due eserciti regolari che si fronteggiano tenacemente;
nelle guerre recenti, che vedevano protagonista una grande potenza, di solito
la nazione meno potente si lasciava occupare facilmente e poi fronteggiava gli
occupanti tramite guerriglia, mettendoli in seria difficoltà e costringendoli,
alla lunga, ad andarsene (vedasi Vietnam, Afghanistan varie volte, Iraq,
Palestina).
Agli Ucraini non importa nulla delle guerre lampo, delle azioni di sabotaggio nelle retrovie, dei vari pericoli: molti di loro, anche se non hanno mai impugnato un’arma, vedono la loro gente che soccombe, la loro terra invasa, martoriata, e vogliono difenderla a tutti i costi, a sacrificio delle loro stesse vite. Si tratta della loro stessa esistenza e non è solo un gioco, un’esperienza esotica o televisione, come per il resto del mondo.