LA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI HA CAUSATO LA FINE ANTICIPATA DI UNA LEGISLATURA CARATTERIZZATA DAI MOLTI CAMBI DI PARTITO PER CONVENIENZA E CHE HA AVUTO COME PROTAGONISTA IL MOVIMENTO CINQUE STELLE: UN PARTITO CHE, NON ESSENDO DI PURA NATURA POLITICA E TRA CAMBI DI OPINIONI, S’È DISGREGATO POCO ALLA VOLTA ED HA RITROVATO LA SUA NATURA DETERMINANDO LA FINE DEL GOVERNO DI LARGHE INTESE.
Le dimissioni di
Mario Draghi da Presidente del Consiglio dei ministri hanno determinato la fine
anticipata della XVIII legislatura della Repubblica italiana. Infatti non
c’erano più i presupposti per proseguire e per formare l’ennesimo governo. Si
voterà il prossimo 25 settembre, in autunno: un evento inedito dall’istituzione
della Repubblica. Mario Draghi avrebbe potuto proseguire per i restanti mesi
della legislatura anche senza l’apporto del M5s (avrebbe avuto una larga
maggioranza parlamentare ugualmente), ma ha preferito mollare, infischiandosene
delle pressioni nazionali ed internazionali: evidentemente si era stancato.
Egli, non essendo un politico di professione e avendo ricoperto in passato incarichi
in ambito economico dirigenziali ed in piena autonomia, non è abituato alle
bagarre politiche e alle sue liti: forse pensava di dare ordini e basta. Queste
elezioni anticipate convengono principalmente allo stesso Movimento Cinque
Stelle e alla Lega, che stavano precipitando nei consensi da quando sono
entrati nel Governo Draghi, mentre rimangono stabili nei sondaggi i partiti,
sia di centrodestra, sia di centrosinistra, dell’area più moderata. Secondo queste
intenzioni di voto il partito che va per la maggiore adesso è Fratelli
d’Italia, che soffierebbe il primato del 2018 ai grillini, ed è sempre
stato all’opposizione in questa legislatura. I sondaggi un’idea approssimativa
la danno, ma gli indecisi e gli astenuti rimangono il primo partito, i quali
possono confermare le indicazioni o stravolgerle tutte.
Questa legislatura
era iniziata nell’incertezza: nelle ultime politiche il centrodestra non aveva
raggiunto la maggioranza assoluta, il Cinque Stelle arrivò primo con
oltre il 30% e ci vollero tre mesi per far sì che due partiti avversari, i
vincenti delle politiche 2018 (Il già citato M5s e la nuova Lega
di Salvini), si accordassero tra loro per formare un governo guidato
dall’indipendente Giuseppe Conte, simpatizzante Cinque Stelle, onde
evitare lo scioglimento immediato delle camere. Il movimento di Grillo ha fatto
la parte del leone in questa legislatura, spesso rinnegando e cambiando le sue teorie e idee per convenienza, specie quando si è passati dal Conte I al Conte
II, con il relativo cambio di alleato (la Lega che aveva mollato è stata
sostituita dal fino ad allora odiato Partito Democratico): i maggiori
successi ottenuti sono stati l’introduzione del reddito di cittadinanza (di
nullafacenza per gli approfittatori), la drastica riduzione del numero di
parlamentari dalla prossima legislatura, la riduzione del compenso nelle pensioni dei parlamentari. Invece la quota cento sulle pensioni e
i decreti sicurezza, cari alla Lega, sono stati rinnegati dai grillini in seguito
all’arrivo del Pd al governo, dopo l’uscita dei leghisti. I cambi di casacca e
di convenienza non hanno riguardato solamente i pentastellati, che hanno subito
la recente scissione del loro vecchio capo Di Maio: Renzi e Calenda del Pd,
Toti ed altri forzisti hanno formato i loro piccoli gruppi parlamentari,
uscendo dai loro partiti d’origine. Infine, dopo le dimissioni del Conte II
abbandonato da Renzi, è arrivato il governo dalle larghissime intese guidato
dall’ex Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, caduto
esso, le camere sono state sciolte senza problemi: il vitalizio per i
parlamentari, seppur ridotto, è stato assicurato e il mandato del Presidente della repubblica, a
vantaggio del centrosinistra, è stato appena rinnovato. L’economia in questi
anni è andata in pezzi a causa dell’imprevista Pandemia Covid 19 e della
guerra Russo – Ucraina, cha ha dato il colpo di grazia all’ultimo
esecutivo.
Questo Movimento
che doveva aprire il palazzo del potere si è dimostrato un partito come tutti
gli altri, anche peggiore; ai suoi albori Grillo diceva: basta con i partiti e
la politica tradizionale, ora liste a Cinque Stelle. Queste liste Cinque
Stelle sono dovute giungere a compromessi con tutti i partiti tradizionali
per arrivare al potere e sono nelle mani di un paio di persone che dettano
regole rigide: i molti che non le rispettano, perché, essendo nuovi e inesperti
nel campo politico non riescono a rinunciare al richiamo del potere e dei
privilegi, sono buttati fuori senza pietà. Ora però un po’ di coerenza e dignità
costoro l’hanno ritrovata: determinando con la loro mano la caduta del Governo
dei banchieri e dei tecnocrati, perché andavano contro i loro princìpi, e
andando ad elezioni anticipate, ben sapendo che nel futuro prossimo
difficilmente andranno al governo.