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martedì 13 novembre 2012

161) STATI UNITI E OBAMA AL BIVIO DELLA STORIA


DELLE NUOVE SFIDE ATTENDONO GLI USA, NELLA LORO METAMORFOSI ETNICA ED ECONOMICA, E IL RICONFERMATO PRESIDENTE BARACK OBAMA: O SOCCOMBERE ED ESSERE TRAVOLTI O CERCARE SOLUZIONI ESTREME PER MANTENERE IL RUOLO GUIDA DI NAZIONE PIU’ FORTE E PIU’ POTENTE DELLA TERRA.



Il Presidente uscente e democratico Usa, Barack Obama (primo presidente afroamericano), è stato riconfermato dagli elettori americani per un secondo mandato di altri quattro anni. Gli Usa hanno uno strano sistema elettorale: spesso accade che il candidato che piglia più voti perde perché i numeri elettorali variano da stato a stato statunitense. I media italiani si sono schierati per Obama: hanno cercato in tutti i modi di favorirlo e di boicottare l’avversario. Lo sfidante repubblicano Mitt Romney si aspettava di giocarsi la partita e poterla anche spuntare, sfruttando l’onta negativa del tracollo finanziario internazionale, partito proprio dagli Usa. Due fattori hanno fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte del presidente uscente: l’uragano Katrina che si è abbattuto sulla costa orientale degli Usa, in cui Obama ha vestito i panni di angelo soccorritore, assistendo in prima persona le popolazioni colpite dal cataclisma naturale; la sempre crescente popolazione ispanica degli Stati Uniti, la quale ha privilegiato un candidato più aperto alle tematiche migratorie e alla regolarizzazioni di immigrati latini che si introducono illegalmente nel suolo statunitense (la medesima tattica che vorrebbe adottare la sinistra italiana per allargarsi il proprio bacino elettorale). Per il futuro si prevede che gli ispanici (messicani in testa) faranno divenire gli Usa una nazione latinoamericana (cattolica?) e ne decideranno sempre più le sorti; come potete vedere dalla composizione etnica della nazione, ancora prima potenza mondiale, fra poco diverranno il primo gruppo etnico.


ORIGINE DELLA POPOLAZIONE USA (totale 308,7 milioni):

Afroamericani (compresi neri ispanici): 40,7 milioni;
Bianchi non ispanici: 223.553.265 (tedeschi 50,7 milioni, britannici 36,5 milioni, irlandesi 33,5 milioni, italiani 18 milioni, francesi 11,8, polacchi 10 milioni, ebrei 6,4 milioni, olandesi 5 milioni, altri 18,8)
Bianchi ispanici: 50,4 milioni;
Asiatici: 15 milioni;
Arabi: 2,6milioni;
Nativi americani (pellerossa): 4,1 milioni.


Il gruppo etnico Wasp (bianco, anglosassone, protestante), originario delle tredici colonie britanniche che diedero vita agli Usa, detiene ancora le leve del potere politico ed economico della nazione ma non costituisce più la maggioranza. Gli amerindi (o pellerossa) sono quasi estinti e vivono nelle riserve: a pensare che il Nord America era la loro terra, prima della penetrazione europea che ha segnato la loro fine. Quello americano, a differenza dell’Europa e delle sua nazioni, piccole e già formate da millenni di storia, era un immenso continente da riempire, da popolare, da formare: sfido io che si sia riempito senza limiti da gente delle più svariate etnie. La formazione dello stato è avvenuta prima con la guerra d’indipendenza contro gli inglesi, poi attraverso l’espansione a ovest (il selvaggio west) nelle guerre contro gli indiani d’America e con la guerra civile di secessione, in cui gli stati del sud degli Stati Uniti proclamarono l’indipendenza per non abolire la schiavitù. Col passare dei decenni l’America conobbe uno sviluppo economico non indifferente, divenendo terra di opportunità per tutti e prima democrazia del mondo. Le due guerre mondiali l’hanno fatta divenire la nazione più potente del globo, togliendo lo scettro a Francia e a Gran Bretagna, le quali difficilmente le avrebbero vinte senza l’apporto decisivo americano e così entrarono nella sua sfera d’influenza. Per circa un cinquantennio è stata contrastata dall’Urss e dal suo sistema economico socialista, all’opposto di quello capitalista su cui poggiavano i fondamenti degli Stati Uniti. Cessato il pericolo sovietico e con esso l’incubo di una guerra atomica totale, la nazione non ebbe più nessun rivale temibile che potesse contrastarla e continuò a prosperare sempre di più. Il suo ruolo egemone nel decidere le sorti di tutto il pianeta, in particolare nell’area mediorientale, lo fece divenire un paese inviso ed odiato, per cui dei gruppi terroristici, spinti anche da motivi di fanatismo religioso e di guerra santa contro l’occidente, lo presero di mira ed arrivò l’11 settembre 2001. Due lunghissime e costosissime guerre di contrasto al terrorismo islamico in Afghanistan ed in Iraq comportarono per gli Usa l’inizio dei loro guai attuali. In contemporanea con le guerre iniziò la crisi dei mutui bancari e del marcato immobiliare. Molte persone acquistavano le case e le automobili di lusso senza avere i soldi, affidandosi a finanziamenti che non erano coperti: denaro virtuale, telematico.



Molte banche e molte imprese sono fallite: tutto l’occidente è stato travolto e con esso buona parte del mondo. Con l’illusione che il capitalismo avesse prevalso sul comunismo, le nazioni occidentali non si diedero più limiti nell’adottare politiche sempre più liberali, senza controlli statali, abbandonando la teoria di Keynes su domanda ed offerta, attraverso la vigilanza dello stato, e i tecnocrati della finanza dettarono le nuove leggi. I tecnici che governano l’Italia sono le conseguenze dei mercati e dei finanzieri internazionali che impongono il loro volere: costoro farebbero pagare persino un caffè con le carte bancarie telematiche. Se la situazione non migliorerà gli Stati Uniti d’America potrebbero trovarsi nello stesso bivio in cui si trovava l’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’80, quando la sua economia era al collasso per stare al passo con l’America nel campo degli armamenti: o accettare il crollo del sistema politico ed economico e non decidere più i destini del mondo intero, acconsentendo di essere superata da nazioni emergenti come da una Cina aperta al libero mercato e da altre, oppure cercare una “grande guerra” per risollevarsi e mantenere l’egemonia mondiale. Ricordiamo che gli Stati Uniti Americani superarono definitivamente la grande depressione del 1929 con la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Il merito della ripresa non fu solo del “nuovo corso” di lavori pubblici voluti dall’allora presidente Roosevelt. Ora non so dire come finirà, però è certo che le condizioni economiche della gente comune peggiorano sempre di più e quest’ultima sarà costretta a cambiare mentalità e stili di vita.

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